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ANCORA TEATRO

Post n°498 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da atapo
 

TEATRO VERO, STAVOLTA !

Ho assistito ad uno spettacolo teatrale, questo:

“NEMICO DI CLASSE” di Nigel Williams


Voglio presentarlo con alcune parole che ho trovato in internet, nel sito www.nonsolocinema.com:

“...Si tratta di un testo messo in scena per la prima volta in Italia nel 1983 al Teatro dell’Elfo da Elio De Capitani (con dei giovanissimi Claudio Bisio, Paolo Rossi, Antonio Catania, Riccardo Bini, Sebastiano Filocamo e lo stesso De Capitani) e che oggi Massimo Chiesa e sette giovani attori della The Kitchen Company cercano di riproporre e riattualizzare.

Nemico di Classe racconta alcune ore di sei ragazzi chiusi dentro un’aula di una scuola di periferia di una grande città. Sono abbandonati, sono isolati dal mondo, sono soli, in attesa dell’arrivo di qualcuno che li possa salvare e introdurre nella vita… ma sono anche loro stessi che vogliono emarginarsi. Sono sei ragazzi isolati in uno spazio ben delimitato che fa emergere con forza le tensioni, le urla, la cattiveria, la violenza unita a una profonda umanità. Questi sei giovani sono i ragazzi della 5 C: indomabile, teppistica, violenta, distruttiva, annoiata, con un’evidente compiacimento per questa loro condizione; una classe dove i banchi rovesciati creano delle barricate, i muri imbrattati, un luogo all’interno del quale nessun professore ha potuto resistere. La scuola, al di fuori di quest’aula, prosegue nella sua normalità mentre la 5 C resta abbandonata a se stessa in attesa di un insegnate che, probabilmente, non arriverà mai: l’azione si svolge in questa attesa. I ragazzi aspettano qualcuno che porti loro la conoscenza di cui hanno bisogno, che non è soltanto quella dei libri, prestabilita, è qualcosa di più e di diverso. È in questa attesa che decidono di organizzarsi e autogestirsi provando a insegnarsi da soli qualcosa che gli sia utile, qualcosa che sia loro.

Uno spettacolo denso che emerge per la sua violenza, per la sua crudezza di linguaggio e di gesto, per i suoi significati ma soprattutto per i suoi rimandi a una realtà talmente contemporanea da rendere questo spettacolo quanto mai attuale. Ma questa pièce non comprende solo violenza e rabbia il tutto è velato da sarcasmo e umorismo capace di far ridere e sorridere lo spettatore; uno spettacolo ricco in grado di creare momenti di tensione, momenti di vuoto, momenti comici e poetici. Uno spettacolo che divertirà il pubblico lasciandolo alla fine senza respiro...”

Ora è stato messo in scena dalla compagnia The Kitchen Company, nei giorni prossimi sarà a Roma.

Mentre vedevo le “imprese” ed ascoltavo le parole e le parolacce su quel palcoscenico, man mano che la storia procedeva mi tornavano in mente tante situazioni scolastiche che ho vissuto nella mia vita da insegnante, ho rivisto in quegli attori altri alunni che ho conosciuto, con (o contro?) i quali ho dovuto combattere, chi faceva sudare sette camicie perchè nella scuola portava il suo mondo difficile, i suoi grossi problemi familiari, il suo disagio che gli impediva di adeguarsi al gruppo, alla disciplina, alle richieste di ordine e di impegno tranquillo e costante.

Anche se ho lavorato nella scuola elementare, non crediate che fossero molto diverse certe manifestazioni di irriverenza, di insubordinazione, di ribellione e di violenza a cui ho dovuto assistere ed alle quali ho dovuto far fronte, in qualche modo. E non sempre uscendone vincente, almeno sul momento. Ma questi elementi hanno lo stesso bisogno di una scuola per loro, bisogno di una guida e di qualcuno che li accetti e riesca, anche se con enorme fatica, a partire dal loro mondo per costruire qualcosa insieme: spesso la scuola non basta, ci sono altri enti che dovrebbero lavorare in sinergia per aiutare le situazioni difficili e purtroppo ciò avviene raramente.

Però, riuscire a far vivere ad un ragazzo con disagio delle soddisfazioni nella scuola, insieme ai suoi coetanei e ad adulti che scommettano su di lui e gli diano fiducia...è una crescita importante e positiva per lui e per noi insegnanti una gioia che non ha prezzo!

Pensavo soprattutto ad una classe terribile che ebbi dalla terza alla quinta, forse la peggiore della mia carriera...il direttore quando me la presentò disse “Non farei questo regalo al mio peggior nemico”...dove, anche se gli scolari avevano “solo” otto-nove anni, si svolgevano scene simili a quelle rappresentate sul palcoscenico...ma allora io c'ero in mezzo...e bisognava resistere...e in tre anni io e il collega, molto uniti tra noi, riuscimmo davvero a costruire qualcosa...

Ecco perchè durante lo spettacolo mi sentivo dentro un dolore quando il personaggio-prof diceva “Noi non sappiamo più cosa fare, vi consideriamo perduti” NO, nessuno deve essere considerato perduto, la scuola ha il compito di cercare strade adatte, dignitose e soddisfacenti anche per lui...

E mi commuovevo quando uno dei ragazzacci sulla porta spiava con ansia se finalmente sarebbe arrivato un insegnante anche per loro, magari l'avrebbero trattato malissimo, ma se lui avesse dimostrato di tenerci a loro, di considerarli importanti, non la solita feccia...

Poi mi arrabbiavo dentro di me, pensando a quanto ancora questi discorsi, questo teatro sia attuale, a come più o meno subdolamente la scuola in Italia voglia ritornare ad essere sempre più selettiva ed escludente, tagliando fondi, personale, materie, laboratori in una parola le opportunità educative che servono a tutti, ma soprattutto a quei ragazzi che non hanno nulla (e non mi riferisco solo ai beni materiali...)

Insomma, chi sta a Roma lo vada a vedere, ugualmente se arriverà in altre città...

e chi lo vede ne parli...

esiste anche il testo teatrale originario, pubblicato da Einaudi...potrebbe servire per rifletterci sopra nelle scuole, anche tra i ragazzi...

 

 

 

 
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