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ANDARE E VENIRE

Post n°1704 pubblicato il 13 Settembre 2020 da atapo
 

 

DI QUA e DI LA’

 

Cleo nell'orto

Al peggio non c’è mai fine… beh, non dovrei arrivare a dire questo, potrebbe andare certamente MOOOLTO peggio, però… insomma… non è mica facile…

Siamo al periodo “un po’ qui e un po’ là”: una camera da letto è agibile (stando attenti a dove si mettono i piedi, tra fili, attrezzi e scale), quindi saliamo in montagna e ci restiamo per qualche giorno di seguito, poi scendiamo a Firenze per qualche altro giorno, poi risaliamo e così via.

Non è riposante: lassù il marito è alle prese con l’impianto elettrico, dice che ne avrà ancora per solo una settimana, c’è da crederci?

Io sono alle prese con tutto il resto. Perchè, siamo chiari, il fatto che io stia lassù vuol dire che lui non deve pensare a fare la spesa, a cucinare (il minimo, perché fortunatamente il supermercato ha una buona rosticceria e almeno per i pasti cerco di sentirmi un po’ in vacanza), a riordinare e a gestire la lavapiatti. Lui lavora, stacca per mangiare, di sera non deve rifare il viaggio di ritorno verso Firenze ormai al buio perché le giornate si sono accorciate.

E io pulisco. Ciò che è possibile, perché i suoi lavori implicano spargimenti di polvere e pedate appiccicose, gli ho detto che è inutile che mi sprechi dove ancora lui deve lavorare o sta lavorando: oltre a trovarmelo in mezzo ai piedi sarebbe tutto da rifare dopo. Mi sono dedicata soprattutto a porte, vetri e vetrate, mobili, pareti di mattonelle, per togliere, oltre a polvere e sudicio di anni, tutti gli schizzi di vernice lasciati dai muratori durante l’imbiancatura. La chicca è stata la pulizia di alcuni antichi lampadari in ottone, che sono venuti belli lucidi e che riutilizziamo nelle camere con i mobili inizio 1900.

Ecco la mia giornata-tipo lassù: mi sveglio al mattino con il bel panorama dell’orto, del paese più oltre e dei monti sullo sfondo, col fruscio del torrente sotto l’orto; dopo colazione vado in paese al supermercato e per il giornale, al ritorno lavoro fino a pranzo.

Dopo pranzo faccio un sonnellino (la temperatura è ottima per dormire), poi vado nell’orto.

Un signore che abita poche case più in là ci ha chiesto se poteva divertirsi a coltivare qualcosa nel nostro pezzo di terra: figuriamoci se mio marito l’avrebbe fatto, e tutto restava pieno di rovi, ortiche ed erbacce. Lui invece ne ha ripulito una parte e ha piantato diversi prodotti: ora pian piano cresce qualcosa. Il patto è che noi prendiamo ciò che ci serve e non è certo molto, siamo solo due e restiamo lassù poco, comunque nelle mie passeggiate unisco l’utile al dilettevole e raccolgo qualcosa per i pasti: zucchine, fiori di zucca, fagiolini, peperoni, insalata, prezzemolo. I cetrioli li lasciamo tutti a lui perché non ci piacciono, i pomodori crescendo si ammalano quasi tutti con macchie nere, chissà… Ma anche lui è un dilettante.

Il melo ora è pieno di mele, quelle raggiungibili le abbiamo già raccolte, più in alto ce ne sono tante… Vedremo se cadono da sole, però da un lato l’albero pende su una discesa dell’orto ancora piena di ortiche, per raccogliere le mele cadute bisognerebbe abbattere queste ultime. Guardo le mele lassù belle rosse e penso alla favola della volpe e l’uva: però io le ho già assaggiate e non poterne raggiungere di più mi dispiace.

L’orto è in discesa, un po' a terrazze, arriva fino al torrente, da cui è separato da siepi selvatiche e da una rete; ho scoperto che in un punto si potrebbe spostare la rete, mettere un pezzo di recinzione mobile, così da scendere sulla riva del torrente, prendere il sole sui sassi e perché no, farsi un mini-bagno tra i sassi e le pozze: sai che divertimento per i nipotini! Sarà, spero, per l’estate prossima.

In queste spedizioni agricole spesso mi accompagna Cleo, una bella gattina tigrata che appartiene al nostro ortolano e che credo abbia deciso che l’orto è anche suo. E’ molto chiacchierona, miagola spesso per attirare l’attenzione e risponde se le si dice qualcosa. E' un po’ lunatica: a volte si struscia in continuazione alle gambe e reclama carezze, altre volte le rifiuta e sfugge spostandosi con eleganza, mai troppo però, resta sempre nei paraggi, seduta o sdraiata, ad osservare le mosse di noi umani, a meno che una lucertola o un insetto non la “invitino” a giocare.

Dopo l’orto riprendo a lavorare fino… allo sfinimento, allora leggo il libro che mi porto lassù, poi la cena, ancora un po’ di lettura, controllo sul cellulare posta e facebook, per quel che si può vista la mia imbranataggine, poi a nanna.

Si dorme con una bella coperta, anche se per fortuna ancora non ha fatto troppo freddo, ma ho dovuto già coprirmi, soprattutto verso sera, con una maglia autunnale in più.

Resta inteso che se la stagione si rompesse e cominciassero pioggia e maltempo io lassù non mi fa più vedere, a rischio nevralgie e male alle ossa.

Quando scendiamo a Firenze ci sono tutte le faccende accumulate: fare le lavatrici, lassù la lavatrice c’è, ma non per stendere; varie incombenze burocratiche o cose da fare al computer, che lassù ancora non abbiamo; spese particolari; le telefonate e gli accordi per i miei scambi e appuntamenti vari…

I giorni a Firenze volano… e si ricomincia.

Mio marito spesso risale qualche giorno di seguito anche quando io resto a Firenze, mi lascia così qualche giorno di “libertà”, ma c’è sempre tanto da fare qui da sola! Per lo meno gestisco gli orari come mi pare e tiro il fiato, ma sono così stanca che non ho voglia di fare molto o di andare in giro, mi sono accontentata, finora, di qualche incontro con amiche che aspettavano il mio libro, almeno qualche ora in chiacchiere e relax!

E arrivo alla sera, sia a Firenze sia in montagna, che non vedo l’ora di addormentarmi...

 

 
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