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CASANOVELA

Post n°1314 pubblicato il 25 Febbraio 2016 da atapo
 

DISAMORATA


 

"...si torna alla solita vita." Così concludevo il post precedente. Cioè si torna a fare slalom tra gli scatoloni, a scrutare il cielo sperando nella clemenza metereologica, a sospirare telefonate e accordi spesso poco favorevoli...

Alludo alla situazione dei lavori per la casa. Non ne parlavo in dettaglio dal 3 dicembre, qualche accenno il 12 dicembre, sono andata a rileggere per constatare con tristezza che si sta continuando a procedere a passo di lumaca! Non ne parlavo più per lo sconforto...

Nelle vacanze natalizie, tra feste e "ponti" non hanno fatto nulla, in gennaio ci si è messo (come temevo) il maltempo a rallentare ancora d più.

Perchè i lavori di ora, cappotto e tinteggiature esterne, si devono fare senza pioggia, poi tra un passaggio e l'altro sono necessari alcuni giorni ASCIUTTI per asciugarsi e consolidare... Figuriamoci! Proprio questo il periodo giusto, col maltempo invernale che ha deciso ora di cominciare! Così si trascina in eterno, ogni mattina si guarda il cielo: pioverà o no? Verranno o no? Magari arriva qualcuno, poi comincia a piovere e se ne vanno... Se piove al mattino, ma verso le dieci esce stabilmente il sole, mica è detto che arrivino nel pomeriggio, può darsi che siano andati a lavorare da un'altra parte...

Il cappottista ha detto: "Il maltempo ci rema contro." Ma se avesse fatto il suo lavoro alla fine dell'autunno, come doveva, ora sarebbe finito da un pezzo! Cioè, finito il finibile, perchè la parete sul davanti non si potrà "cappottare" finchè il Comune non darà le sue ultime risposte, fra un mese? Fra due?

Nel frattempo, tutto ciò che poteva essere iniziato lo è stato: inizio della pavimentazione sul davanti (non finita per ciò che ho detto appena sopra) e sotto il portico, scelta definitiva del cancello, che però deve ancora arrivare, ristrutturazione del casotto nel giardino, ora arenata perchè non sono ancora arrivati tetto, porte e finestre: ricoperto con teli e assi sta diventando il rifugio per gli amori notturni e diurni dei gatti della zona...

Così capita che per giorni non venga nessuno a lavorare, poi qualcuno per qualche ora, oppure tutto il mondo arriva all'improvviso con fracasso di strumenti e impalcature più o meno provvisorie che a volte ci rendono difficoltoso anche l'entrare e uscire di casa. Magari durante la settimana nulla, si decidono il venerdì e, per recuperare, eccoli anche il sabato e talvolta la domenica! E mettono in crisi ancora di più le mie possibilità di usare la lavatrice e, soprattutto, di stendere, ho sempre montagne di roba da lavare, ora spesso cose pesanti e lunghe da asciugare che finiscono per restare appese qua e là nelle stanze alle maniglie dei mobili, per giorni e giorni..

Mi sono chiesta se il lavoro alla casa nostra l'hanno preso come hobby... perchè è agli hobby che ci si dedica nel weekend!

Insomma, tutto iniziato ma quasi niente concluso... nè si ipotizzano tempi.

Il giardino continua ad essere un misto fra discarica e deposito attrezzature del cantiere, uno squallore unico, non spunta nemmeno un filo d'erbaccia mentre nei giardini attorno ci sono già violette e margherite: fa tristezza a guardarlo.

Ma è tutto un cantiere, anche dalla strada la casa appare così...

E l'interno non è messo meglio: ancora accumulato ciò che dovrà ritornare nel casotto una volta finito, ancora da tentare di aprire la cassapanca, ancora manca l'ultima colonna della libreria che mio marito deve adattare, ancora non risolta la questione "mobile del soggiorno" e tutto questo si traduce in scatoloni ammucchiati. Inoltre sono ancora presenti gli scatoloni dell'eredità dei suoceri, che mio marito sposta qua e là secondo le necessità di spazio così da farmi impazzire quando voglio cercarvi qualcosa o che mi serva per il teatro o che voglia sistemarla per venderla. Tutto questo ci preclude il poter tenere a casa nostra i nipotini o l'invitare qualcuno.

E io mi sto sentendo sempre più depressa, ormai mi sono disamorata di ciò che ho intorno e dell'impossibilità di conclusioni a breve tempo...ormai è un anno di questa vita precaria, molto di più se consideriamo quando tutto cominciò ed io sento di avere esaurito ogni forza: mi alzo al mattino per inerzia come uno zombi e non vedo l'ora di tornare a dormire...

Notizia positiva di oggi: hanno montato le persiane a 2 finestre, nel bagno grande e in camera matrimoniale. Sono stati tolti finalmente i cartoni appoggiati da giugno sui vetri, da oggi la mia camera non sarà più al buio per tutto il giorno! Era una delle cose che mi angosciavano di più, questo buio...

 
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AMICIZIA

Post n°1313 pubblicato il 22 Febbraio 2016 da atapo
 

IL POKER



 

Finiti i festeggiamenti per il quarantesimo compleanno...

La torta storica è venuta bene, molto apprezzata e gustata, con vari bis e a fatica mio figlio è riuscito a portarsene a casa una larga fetta avanzata per prolungarne la delizia alla colazione di stamattina.

Invece della decorazione a fiorellini di zucchero quest'anno ho trovato gli animaletti che hanno mandato in visibilio i nipotini, ognuno si sceglieva la fetta con l'animale preferito e ne elemosinava altri dagli adulti.

Insomma, una festa di compleanno durata tre giorni: mio figlio era particolarmente contento perchè sabato era riuscito a radunare a pranzo a casa sua i suoi tre più cari amici insieme a mogli e figli. Si sono conosciuti alle scuole superiori, Istituto Agrario, già da allora venivano chiamati IL POKER, un quartetto conosciuto da tutti, con le imprese di quell'età che li vedeva uniti, anche se insieme pareva che ben poco li accomunasse. L'amicizia è continuata negli anni: ognuno ha preso strade molto diverse, i due che sono rimasti nel settore "agrario" sono uno veterinario e l'altro occupa una posizione di responsabilità in una nota azienda vinicola toscana. Ora hanno tutti mogli e figli e sabato deve essere stato proprio un bell'incontro animato... anche perchè, tra gli impegni di tutti e quattro, si telefonano spesso, ma è sempre molto difficile che riescano ad accordarsi per una cena o un pomeriggio insieme.

Mio figlio era molto contento di esserci riuscito e ieri ci raccontava allegro le ultime novità degli altri tre, che anche noi conosciamo bene da quando, ragazzini, venivano a casa nostra per studiare insieme, più o meno... Credo proprio che per lui questo sia stato un bellissimo regalo...

E da oggi si torna alla solita vita.

 
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COMPLEANNO

Post n°1312 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da atapo
 
Tag: memoria

I  PRIMI  40


Quaranta anni fa, a Bologna, oggi era giovedì, in una mattina soleggiata ma fredda la neve caduta nei giorni precedenti si ammucchiava ai lati delle strade ed io con la valigetta e la pancia enorme entravo di buon'ora in ospedale. Il bebè (a quel tempo il sesso era una sorpresa alla nascita) avrebbe dovuto già nascere il 14 (che data romantica...), ma ancora non si era deciso. Invece si era deciso il mio ginecologo: dopo cinque giorni era ora di fare un'induzione del parto, magari il giorno successivo dopo le visite e le analisi di protocollo.

Ma verso le tre del pomeriggio, quando (come scoprii successivamente) il sole quell'anno entrava nella costellazione dei Pesci, l'ospite della mia pancia ritenne che era giunto il momento di farsi vedere e tutto cominciò... Non ho ricordi particolarmente terribili delle ore successive, era più che altro un' emozione enorme che mi aveva invaso per questa avventura che stavamo vivendo insieme, che visualizzavo come un percorso dentro ad una galleria di cui, molto in fondo, vedevo l'uscita luminosa.

Mio figlio Marco nacque alle 22,45: c'era un medico molto tranquillo, l'ostetrica era una mia amica che stava terminando il corso di specializzazione nello stesso ospedale quindi aveva tutte le carte in regola per esserci e per merito suo anche mio marito era presente, cosa che non sempre era concessa a quei tempi.

Marco era biondo, incredibilmente biondo, nessuno se lo aspettava da due genitori di capelli scuri ed era così diverso dalle mie fantasie nei mesi dell' attesa. Era anche molto bello già alla nascita e... parecchio grosso: 3,800 Kg! L'ostetrica disse che per fortuna si era messo nell'unica posizione possibile per poter uscire senza complicazioni.

Poi in camera restammo soli io e lui: io ero come incantata, lui non dormiva, ma zitto zitto si guardava in giro, mi guardava... Io ero emozionatissima, non riuscivo a smettere di guardarlo e lo rivedo ancora adesso nella penombra con gli occhi spalancati e il ciuffo biondo ritto in testa... mi pareva un sogno che finalmente lui fosse lì, così reale, così bello...

Ero diventata mamma ed oggi sono già passati quaranta anni. Un numero tondo, come tutti i numeri tondi spingono di più ai bilanci, alle riflessioni. Che bilanci e riflessioni fai oggi, figlio mio? Non li racconti di certo a me, altri ti stanno più vicini a cui puoi confidarti, però mi piacerebbe saperlo, sapere se sei felice, se sei soddisfatto per i traguardi che hai raggiunto: moglie, figlio, lavoro, casa nuova... Avrai i tuoi rimpianti, come tutti, il tuo carattere un po' perfezionista, a volte così simile a tuo padre, temo che ti possa rendere difficile un po' di leggerezza nelle situazioni della vita, forse lo capirai nella prossima decina d'anni...

Mi dispiace che non abitiamo più vicini, vorrei essere più presente nella tua vita anche oggi, senza essere invadente beninteso, e so che anche tu lo vorresti: dicono che andiamo d'accordo, che c'è un buon rapporto tra noi.

Ma sono contenta perchè mi pare che i tuoi quarant'anni tutto sommato non ti siano troppo difficili... Ripenso ai miei quarant'anni, che furono in salita perchè avevo appena preso la decisione di fare di tutto per concludere finalmente l'università e si aggiunse un peso gravoso ad una quotidianità già pesante di lavoro, marito e figli adolescenti...però raggiunsi una consapevolezza nuova delle mie energie e possibilità.

Intanto, figlio mio, i tuoi quarant'anni hanno ancora due giorni sospesi, perchè ti festeggeremo tutti insieme al pranzo di domenica, per il quale, dopo qualche anno di interruzione, è stato deciso dagli altri familiari che a sorpresa ti preparerò di nuovo la storica “torta di Marco”!

Ecco, ho rintracciato la foto di quella che avrebbe dovuto essere l'ultima, qualche anno fa... quella di domenica dovrà essere ancora più bella!








 

 
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TEATRO FIORENTINO

Post n°1311 pubblicato il 15 Febbraio 2016 da atapo
 
Tag: teatro

"L'ULTIMO HAREM", l'ultimo.

 


In queste settimane di fine inverno a Firenze c'è uno spettacolo teatrale che viene replicato ogni anno senza interruzione da ben 12 anni: si tratta di "L'ultimo harem", regia di di Angelo Savelli, liberamente ispirato ai racconti di Nazli Eray, alle “Le mille e una notte” e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi. I molti personaggi sono recitati da tre attori: Valentina Chico, Riccardo Naldini (che è stato mio insegnante per alcune lezioni al teatro delle Spiagge)e Serra Yilmaz, conosciuta per i suoi ruoli nei film di Ozpetek.

E' uno spettacolo sul mondo femminile, sono storie dentro alla storia principale secondo schemi narrativi delle Mille e una notte come del Decamerone e altre raccolte di novelle: il ruolo della donna al tempo della caduta dell'impero turco, quindi della scomparsa degli harem, a confronto col ruolo della donna oggi che, nonostante i cambiamenti della società, spesso riproduce situazioni e forme mentali non distanti da quelle del passato.

E' uno spettacolo affascinante, la scenografia ha elementi essenziali , ma molto evocativi aiutati dalla proiezione di diapositive sullo sfondo, per gli attori c'è un grosso impegno fisico oltre che recitativo, il pubblico siede su scalinate e su cuscini ad anfiteatro attorno al palco per ricreare l'atmosfera orientale.

Pensate: in ben 12 anni ha sempre fatto il tutto esaurito e i biglietti vanno prenotati molto per tempo! Il fatto curioso è che non è mai stato rappresentato fuori Firenze... non so il motivo, sono certa che avrebbe successo anche altrove.

Noi andammo a vederlo uno dei primissimi anni, ci tornammo mi pare cinque anni fa (il Naldini ancora non era stato mio maestro), cosa eccezionale per noi soprattutto per mio marito che non ha interesse a rivedere gli spettacoli, ma... udite udite, abbiamo deciso di tornarci anche quest'anno!!!

Di più, abbiamo invitato anche la coppia dei nostri amici di Bologna, convinti che valesse la pena di fare un centinaio di chilometri per vederlo.

Così ieri pomeriggio, che era l'ultima replica di quest'anno, ci siamo accomodati per la terza volta sui cuscini damascati nella penombra intrigante dell'atmosfera dell'harem... E per la terza volta la magia ci ha avvolto senza deluderci... Anche gli amici sono rimasti affascinati.

Uscendo dalla sala alla fine dello spettacolo, sono passata davanti al regista. Io, che mi considero ormai facente parte della gente di teatro, so quanto faccia piacere ricevere complimenti, allora gli ho detto:-E' già la terza volta che lo rivedo, ma è sempre bellissimo! Complimenti!-

Lui mi ha risposto:-Grazie! Penso che sarà l'ultima volta...-

-Come?! Non si farà più?-

-No, ho deciso che almeno per due o tre anni lo sospenderò...-

-Che peccato!-

Questa notizia ancora non è diffusa... insomma, credo di avere avuto una confidenza...uno scoop!

Però... che delusione... spero che cambierà idea...

Vi lascio un piccolo assaggio...

 
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AMORE per SAN VALENTINO

Post n°1310 pubblicato il 13 Febbraio 2016 da atapo
 

LEGGIMI LA MANO

 


 

Cena tra nuovi amici, risate, chiacchiere, battute...

-Io so leggere la mano.-

-Ah, non lo sapevo! -

-Vuoi che te la legga? Dammi la sinistra...-

Osserva la mia mano, di colpo alza gli occhi e mi fissa quasi sorpreso: -La linea dell'amore... Qui c'è un amore... forte. C'è un amore grandissimo, ma grande davvero!-

Ritiro la mano un po' imbarazzata e sorrido, come gli altri che stanno ascoltando.

Ripenso a quando, tantissimi anni fa, un "quasi pirata" mi lesse la mano e la sua reazione fu molto simile: -Qui c'è un grande amore, ma sarà molto difficile...-

Io e le mie giovani amiche allora ridevamo delle parole che diceva quel vecchio marinaio ad ognuna di noi, però non le ho mai dimenticate.

Buon San Valentino a tutti voi amici ...

...e a chi passa di qua!

 
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MORTE 2.0

Post n°1309 pubblicato il 10 Febbraio 2016 da atapo
 

COSA RESTA

 


 

Domenica sera su facebook un amico del gruppo di scrittori, aspiranti tali e simpatizzanti, di cui anch'io faccio parte (noi che ogni settimana ci lanciamo nella scrittura di mini-racconti di 400 caratteri spazi compresi... e certuni, ma non io, scrivono anche altro), ci ha comunicato una triste notizia: la morte di una signora, T.D.

Era la direttrice di una casa editrice piccola ma coraggiosa, come devono esserlo oggi le piccole edizioni indipendenti, specializzata nel genere giallo. Lei non scriveva i 400 settimanali, ma diverse volte aveva lanciato fra noi giochi-concorsi per scrivere 400 “gialli”: sceglieva i vincitori, ma con scrupolo leggeva e commentava le nostre prove, ci dava suggerimenti per migliorare. Io ero stata vincitrice di uno di questi concorsi, così avevo avuto contatti con lei attraverso mail, per definire la pubblicazione del mio raccontino in coda a un romanzo della sua casa editrice. Mi era sembrata una persona squisita, oltre che molto disponibile e competente.

Uguali impressioni ho trovato scritte nei commenti facebook da chi la conosceva di persona e da chi, come me, aveva avuto solo contatti epistolari. Per ricordarla e onorarla, in questa settimana i nostri 400 saranno a tema “giallo”, lei li leggerà da dove è ora, per puro piacere, senza più l'incombenza di commentare, correggere, scegliere...

Oltre al dispiacere per una perdita dolorosa e precoce (malattia...), mi sono sorpresa a ripensare a qualcosa che ogni tanto mi torna in mente...

Da anni ormai sui questi social network abbiamo creato un mondo virtuale, con vicende, incontri, rapporti e conoscenze che a volte diventano reali, più spesso restano in questo mondo tra file, messaggi ed emoticon, pur mantenendo una intensità forte.

Poi, all'improvviso capita che... puff! Qualcuno sparisce e si viene a sapere in qualche modo, ma non sempre, che se ne è andato “definitivamente”, che non scriverà più né risponderà agli amici... Il dolore è grande come una perdita nella vita reale, ciò che sta scritto qui però resta, quasi sempre ci si può aggiungere a commento parole, pensieri, ricordi... Per quanto tempo? Forse all'infinito, forse finchè la tecnologia non renderà obsoleti questi spazi e queste realtà sospese affonderanno in qualche modo nel nulla...

E' come un cimitero virtuale, dove il ricordo di qualcuno ti può permettere, rileggendo, di rivivere con emozione il rapporto che hai avuto, di fingere che ci sia ancora e che domani forse tornerà a scrivere qualcosa... E' bello questo? E' un fenomeno nuovo, non riesco ancora bene a definirlo, ho capito però che emotivamente può essere molto forte, almeno per me.

Una volta restavano lettere, scritti, foto, ora restano i file in rete e nel PC.

Già, il mio PC... Le mie cartelle, i miei documenti... che per la maggior parte interessano solo me. Mi sorprendo a immaginare il dito di qualcuno che, quando non ci sarò più, clicca sulla scritta ELIMINA e sparisce tutto insieme a me... Oppure che in famiglia qualcuno apre, legge, si sorprende: “...Toh, lei era anche così...”, ma ciò non accadrà: troppo incasinato è il mio pc, ci vorrebbe una vita a seguire certi miei tortuosi percorsi.

E' anche questa un'eredità, per fortuna meno ingombrante di quella che hanno lasciato i miei suoceri, ma... in quanto eredità sarebbe il caso di lasciare disposizioni nel testamento: cosa farne di tutto ciò che sta in un PC? O in un blog o siti simili? Abbandonare al destino? Cancellare? Salvare qualcosa, ma cosa, e il resto via?

Penso ad alcune mie cartelle in cui ho raccolto storie di famiglia e di vita che, dopo, avrei piacere che i miei figli conoscessero... il mondo che c'era prima di loro, da cui loro provengono. E dei social network di cui faccio parte nessuno conosce le password: lì sarò muta all'improvviso, resteranno abbandonati testimoni di ciò che è passato...

Medito se sarebbe il caso di lasciare disposizioni in proposito.

 

 
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TEATRO SERIO

Post n°1308 pubblicato il 06 Febbraio 2016 da atapo
 
Tag: teatro

IL MAESTRO


presentazione della stagione teatrale alla Pergola

 

All'ultimo incontro per il nuovo spettacolo in gestazione (ne parlerò, prima o poi...) l'amica-regista è arrivata raggiante, sprizzava entusiasmo e allegria.

-Ora vi racconto, vi racconto...-

Lei da anni segue corsi e stage di vario genere sul teatro, soprattutto di regia, che è la sua passione. Per questo ha viaggiato, ultimamente andava a Bologna, poi qui a Firenze quest'anno è un po' più comoda, il gruppo in cui ora è inserita ho capito che si ritrova, come base d'azione, al teatro della Pergola, il più importante della città. Da qualche anno ne è direttore Gabriele Lavia, che ha dato nuovi impulsi con iniziative di vario genere: incontri, attività didattiche, concorsi, corsi specialistici di alto livello (e costi). Anche le giornate di "prove aperte" degli spettacoli, a cui ho partecipato diverse volte, rientrano in quest'ottica di aprire il teatro alla città e agli appassionati.

Naturalmente la mia amica nella sua posizione privilegiata ha spesso biglietti omaggio per gli spettacoli... e ultimamente c'era una lettura di Lavia di testi leopardiani...

Insomma, nell'ultimo incontro di questi registi o aspiranti tali, a sorpresa è arrivato Lavia e si è messo a discutere con loro del suo ultimo spettacolo e dei precedenti.

La mia amica si è super emozionata a parlare con lui... Poi, da maestro, li ha "interrogati" se per caso stavano preparando qualche spettacolo e ad ognuno chiedeva in particolare come avrebbero allestito la prima e l'ultima scena (si sa, sono le più importanti), commentando e dando suggerimenti.

Quando la mia amica ha detto il suo (e nostro) progetto, Lavia ha ammirato il coraggio di mettere in scena proprio quello, che non è semplice. Ha poi apprezzato le modalità sceniche pensate per l'inizio e la fine dello spettacolo e figuratevi la gioia della mia amica... che ha voluto condividere con noi, appena ci siamo incontrati!

Me l'ha trasmessa, questa emozione, insieme a un po' di invidia...

Ha detto che Lavia era stato molto gentile e "umano" anche se rigoroso e pignolo, io le ho confermato che nelle prove a cui avevo assistito avevo avuto la stessa impressione, tranne una volta in cui era nervosissimo e a stento si tratteneva dal sacramentare... ma a tutti capitano le giornate storte.

Noi abbiamo subito fantasticato: -E se lo invitassi al nostro spettacolo? Dici sempre che siamo così bravi...-

La regista si schermiva. Però se gli facesse sapere la data... chissà...

Da alcuni giorni avevo saputo che alla Pergola stanno preparando un'iniziativa teatrale per cui ricercano persone, anche attori non professionisti, ci meditavo sopra: dopo la conversazione con la mia amica sulla spinta dell'entusiasmo ho preso coraggio e ho mandato la mia candidatura...di nuovo chissà...

 
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LA MIA FRANCIA 2

Post n°1307 pubblicato il 02 Febbraio 2016 da atapo
 

 

AVIGNONE



 

L'imprinting. Non ero mai stata in Francia, all'estero solo una settimana in Grecia in viaggio di istruzione e una settimana in Austria anni prima col marito.

Una grossa novità per me quindici giorni di aggiornamento linguistico ad Avignone con cinque colleghe insegnanti, la borsa di studio, gli adempimenti burocratici, le relazioni di progetto da scrivere in gruppo... finalmente la partenza, a metà luglio.

Un avvicinamento lento e graduale: per spendere meno facevamo il viaggio in treno, cambi a Pisa, Genova, Ventimiglia e Marsiglia, la costa e le stazioncine, partenza all'alba e arrivo nel tardo pomeriggio, ore di chiacchiere e, per me, di meraviglie e novità.

Avrei abitato a mezza pensione insieme ad una collega, nel centro della città, nella casa di un signore che affittava stanze a studenti. Gentilissimo, ci venne a prendere all'arrivo in stazione e dopo cena ci impose di non ascoltare la stanchezza per accompagnarci in una passeggiata a fare la conoscenza di Avignone. E che conoscenza! Fummo catapultate subito nell'atmosfera incredibile dell'annuale festival di teatro: luci, musiche, spettacoli dappertutto nei teatri, nelle strade e nelle piazze... E il nostro accompagnatore informava, spiegava, raccontava... come avrebbe fatto per tutto il nostro soggiorno, con una squisita gentilezza che ci fece subito sentire a nostro agio.



 

Dalla mattina successiva, dopo questo iniziale bagno colorato e chiassoso, aiutata dalla scuola di lingue, cominciai a immergermi nel francese che capivo abbastanza, ma parlavo ancora con poca disinvoltura, e a prendere confidenza con le case di pietra bianca,la Renaissance francese, le chiese, le stradine pedonali acciottolate, l'enorme palazzo dei papi, i piccoli supermercati Casino e Monoprix dove scoprivo cose ancora mai viste in Italia, le piazze e piazzette ombreggiate dai grandi platani, i café e le brasseries, l'ile flottante (un dolce che così buono l'ho trovato quasi solo da quelle parti), le cicale degli afosi pomeriggi, le stampe dei tessuti provenzali, il Rodano che pareva così placido ma che era capace di inondazioni rovinose, il famoso ponte incompiuto sul Rodano che fino ad allora conoscevo solo attraverso la canzoncina che insegnavo ai miei alunni. "Sur le pont d'Avignon, on y danse, on y danse..."

 

le pont Saint Bénézet


le palais des Papes

 

Intorno la Provenza delle bianche rocce calcaree, dei cupi cipressi, delle casette rosate ad uno o due piani nascoste fra i giardini, dei colori forti dei pittori, soprattutto Van Gogh.

Tutti ci parlavano del terribile vento mistral, che avrei conosciuto in una successiva visita invernale in questa città, davvero potente come mi era stato descritto...

Ci dicevano anche che eravamo al sud, che come tutti i sud c'erano strade sporche, disordine, furti e poca sicurezza... a me non sembrava tanto diverso dall'Italia.

Il nostro padrone di casa amava l'antiquariato, aveva amici e amiche con la stessa passione che spesso invitava a cena affinchè stimolassero la conversazione con noi studenti ospiti: per me non era facile... Avevo maggior soddisfazione invece quando ci mostrava i suoi acquisti, i suoi bellissimi cataloghi d'arte e il giorno (sabato o domenica non ricordo) in cui ci accompagnò a Fontaine la Vaucluse (cittadina dove passò il Petrarca) in cui si teneva uno dei più importanti mercati di antiquariato della regione. Un piccolo mercatino di "brocante", cioè robivecchi c'era anche ad Avignone in place de Carmes la domenica mattina e naturalmente non mancai di visitarlo...

 

marché aux puces, place des Carmes

Ma il teatro rendeva in quei giorni tutta la città un immenso palcoscenico: c'erano spettacoli costosissimi, ma anche molto meno cari, soprattutto quelli d'avanguardia. Io andai a vedere un "Candide" (che per fortuna avevo letto per un esame di francese all'università), messo in scena in modo molto originale, comprendendo a sufficienza per divertirmi parecchio. Le mie colleghe non si azzardarono ad andare a nessuno spettacolo, dicevano che non ci avrebbero capito nulla...

Per caso la nostra scelta del periodo di studio aveva coinciso con il festival, quando le prenotazioni di soggiorno sono esaurite già da mesi prima, ma per noi aveva organizzato la scuola di lingue!

Finiti i quindici giorni di studio, finito il festival, invece di rientrare in Italia, mi raggiunse in auto mio marito che fu ospitato insieme a me. Ormai ero esperta, la città era tornata tranquilla, il padrone di casa ci suggeriva le escursioni da fare nei bellissimi dintorni provenzali... ma questa può essere un'altra storia.

Avignone è rimasta per me come il primo amore e ci sono tornata successivamente: in inverno, e lo raccontai anche qui, e un'estate ancora in tempo di festival, quando eravamo al mare poco lontano e trascinai in questa città marito e figli, poi lasciai che per qualche ora i ragazzi girassero la città sotto la guida del padre e della mappa, io invece me ne andai a teatro, stavolta per "L'uccellino azzurro" di Maurice Maeterlink, opera che raramente viene rappresentata e non volevo lasciarmi sfuggire l'occasione.

Questa è la MIA Avignone... per le guide turistiche non c'è che l'imbarazzo della scelta, per esempio qui..

Ecco perchè dico che il mio imprinting francese, anche nella pronuncia, è quello del sud...


 
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