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DOVE VORREI TORNARE

Post n°1824 pubblicato il 30 Maggio 2022 da atapo
 
Tag: viaggi

MOLISE

 

 

"Il Molise non esiste” così come “La Basilicata non esiste”: frasi cattive che girano su queste due piccole regioni che hanno tante bellezze, come tutte le altre regioni italiane, però meno pubblicizzate, quindi meno conosciute, sono luoghi per intenditori.

Nella seconda non ero mai stata fino al viaggio-avventura dell’estate 2011 (chi volesse saperne di più è anche raccontato abbondantemente in questo blog), nella prima andai tanti anni fa.

Erano i tempi dei figli piccoli e delle vacanze in campeggio col carrello-tenda, da fare santo subito per la sua comodità: si attaccava all’auto, arrivati in campeggio si staccava, si premevano alcuni pulsanti e si apriva tutto, ferri di supporto, teli di copertura, piani aggiuntivi, un po’ come i furgoncini degli ambulanti. Entro cinque minuti potevamo già andarci a letto dentro, se eravamo arrivati alla sera tardi. Poi, con comodo, il mattino dopo si aggiungeva la veranda. E se volevamo fare gite nei dintorni si lasciava lì il carrello e si partiva con l’auto.

Insomma, quell’anno eravamo finiti in Molise, in un campeggio sul mare vicino a Campomarino; quasi sempre sceglievamo un po’ a caso le mete delle nostre vacanze, ma sempre al mare, che faceva bene a me e ai bambini, forse quella volta aveva influito anche la mia curiosità di conoscere qualcosa sui popoli antichi precedenti ai Romani. Non ricordo molti dettagli di quei giorni, soprattutto la tranquillità del luogo, insieme alla sua ricchezza di un ambiente ancora molto naturale. Ci stavamo bene, i figli erano sempre all’aperto con gli altri bambini ospiti del campeggio, passavano i contadini con uova, verdure e formaggi squisiti, c’era vicino un maneggio appena aperto con prezzi irrisori, lì ho scoperto la bellezza dell’andare a cavallo, anche mio figlio, che aveva otto anni, si appassionò a tal punto che poi da adolescente andò a fare per vari anni settimane-vacanza a cavallo.

Ogni tanto facevamo gite, a Termoli, nei paesi sulle montagne dell’entroterra: per arrivarci c'erano o autostrade o quasi mulattiere contorte, in una natura incontaminata. Ciò che mi rimase più impresso e che ricordo ancora è l’enorme diga di Guardalfiera, il grande lago che si è formato e la strada che lo attraversa: un’opera così imponente per un territorio così piccolo! Certo un vantaggio per gli approvvigionamenti d’acqua per le coltivazioni, ma sulla costa gli abitanti storcevano il naso: al campeggio ci dicevano che la diga aveva cambiato il microclima, quella enorme massa d’acqua aveva aumentato l’umidità e la piovosità, prima non c’erano mai stati temporali così violenti… e lo subimmo anche noi, perché un acquazzone quasi diluvio appena prima della nostra partenza ci impregnò d’acqua il carrello, ferri e teli, a tal punto che da allora cominciò il suo lento rovinarsi e arrugginirsi.

Negli ultimi anni, attraverso questo blog ho conosciuto un’amica originaria di Capracotta, in Molise; emigrò a Bologna da piccola, ma laggiù ha ancora una casa di famiglia in cui trascorre diversi mesi all’anno. Le foto che mette su Facebook di quelle zone mi fanno ripensare a quella lontana vacanza e mi è venuta voglia di tornarci, ormai sono diversi anni che all’inizio dell’estate lo prendo in considerazione, ma, per una ragione o per l’altra, alla fine viene rimandato a… chissà quando.

 
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PRESENTAZIONI

Post n°1823 pubblicato il 25 Maggio 2022 da atapo
 
Tag: cronaca

"IL LIBRO DEL VICINO"



Si tratta di una manifestazione del mio quartiere: gli scrittori che abitano in zona possono presentare un loro libro al pubblico, in alcune biblioteche. Di questo libro lasciano in omaggio una copia ad ognuna delle biblioteche di quartiere.

Nata qualche anno fa, sospesa nel 2020 per il covid, l'anno scorso fu fatta on line, io partecipai per la prima volta, feci conoscere il mio libro "Neretta". Quest'anno finalmente è tornata in presenza ed io mi sono iscritta, stavolta col libro "L'aria buona del giardino".


Per me è la prima esperienza di questo genere, ero emozionata, ma non troppo, in fondo mi piace incontrare le persone, raccontar loro qualcosa, intuire le reazioni del pubblico osservando le reazioni, gli sguardi... altrimenti che attrice sarei?

Forse ero più agitata l'anno scorso, con queste piattaforme dove vedi gli altri ma sembrano lontanissimi, riesco male a interpretare gli sguardi, e ho in più l'ansia dei malfunzionamenti della tecnologia.

Mi ero preparata bene: le impressioni sul mio libro che mi aveva raccontato un amico mi avevano dato l'idea di fare una piccola indagine tra altri amici lettori su quali parti li avessero colpiti di più. Avevo ricevuto parecchie risposte, con risultati interessanti: contavo di leggere piccoli brani, scelti tra quelli che avevano avuto più preferenze, sarebbero stati probabilmente graditi.

Invece, alla diffusione del programma ho scoperto che in una prima presentazione generale di tutti gli autori ognuno avrebbe avuto a disposizione cinque minuti e che vuoi dire in così poco tempo?

Successivamente ci sarebbero stati altri due incontri, in due diverse biblioteche di quartiere, in ognuno avremmo avuto quindici minuti, nemmeno questi sono poi molti, quando si parla o si legge passano in un baleno.

Così ho dovuto tagliare drasticamente le mie aspirazioni di letture, insomma ho letto solo due brani, il primo sul giardino, tanto per onorare il titolo, il secondo sulle mie prime impressioni appena arrivata a Firenze, stavolta per onorare... il pubblico fiorentino. Ho preferito per il resto del tempo spiegare perchè l'ho scritto e cosa si può trovare in quelle pagine: una città, Bologna, e un'epoca molto diverse da oggi.

Sono così rimasta dentro ai tempi dati, altri autori hanno spudoratamente "sfondato" e non mi è sembrato corretto. Il pubblico mi è parso attento e interessato, entrambe le volte; mi dispiace che fossimo in tanti autori, alla fine era tardi, quasi nulla è rimasto per chi voleva porre osservazioni o domande. Penso di suggerire agli organizzatori, che conosco, di fare magari una presentazione soltanto per ciascun autore, anzichè due, ma con maggior tempo a disposizione. Entrambe le volte è venuto qualche mio amico, più di quanti mi aspettassi e questo mi ha reso felice e carica per dare il meglio di me.

Mi dispiace un po' che mio marito non si sia fermato nemmeno una volta, dice di essere contento quando scrivo o vinco premi, però non gli interessa questo genere di eventi, magari mi accompagna, ma poi se ne torna a casa, o si ferma ad aspettarmi in un parcheggio, leggendo o lavorando al portatile.

Ora però confesso una cosa: anche altri autori hanno letto brani dalle loro opere, devo dire che quasi nessuno mi è piaciuto, mi parevano abbastanza inconsistenti nel contenuto, o con linguaggio arzigogolato... e le poesie di poetico avevano ben poco, non mi davano emozioni, erano più raccontini dove, immagino, ogni tanto si andava a capo, se avessi visto la pagina scritta. O forse sono troppo critica e presuntuosa?

Tra l'anno scorso e ora, in questo evento ho conosciuto alcune scrittrici, famose come me, cioè per nulla; una soprattutto mi ha colpito, una signora egiziana che l'anno scorso presentò due fiabe del suo paese scritte in italiano e arabo, mentre quest'anno un romanzo costruito da interviste a donne emigrate. E' stato pubblicato da una casa editrice egiziana, per ora solo in arabo, peccato, perchè l'avrei letto volentieri. E' una donna vulcanica, attiva in varie associazioni culturali, ci ha proposto di ritrovarci ancora per conoscerci meglio; così un pomeriggio in quattro scrittrici ci siamo date appuntamento in un parco cittadino e siamo rimaste a chiacchierare un'oretta di noi, dei nostri lavori, dei dubbi, successi e insuccessi della nostra attività e dei nostri sogni letterari. Due di loro sono anche insegnanti, altro punto che ci accomuna. Vorremmo aiutarci a creare occasioni per presentare e diffondere i nostri lavori, è una strada per me completamente nuova, ci terremo aggiornate... e chissà...

 
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TEMPI BREVI E RARI

Post n°1822 pubblicato il 17 Maggio 2022 da atapo
 

PICCOLE GIOIE

 


 

In una grande cucina, un tavolo con succhi di frutta e pezzetti di schiacciata, è ora di merenda.

In mezzo al tavolo, un sacchetto di stoffa ben chiuso da un nastro azzurro, vicino un biglietto: regalo e auguri per un compleanno.

Attorno al tavolo tre bambini e una nonna (io). E’ il compleanno di Damiano, io e il nonno siamo andati a prenderlo a scuola, insieme a Cesare, poi io ho aspettato Diletta alla sua scuola, ora siamo lì tutti insieme.

Smaniano per aprire il pacchetto, ma ho detto che prima devono finire la merenda e pulirsi bene le mani unte. Intanto giochiamo a indovinare cosa contiene, devono pormi domande a cui posso rispondere solo con SI’ o NO, si divertono proprio e non indovinano, anzi il mistero diventa ancora più fitto.

Finalmente Damiano può aprire: ci sono due statuine di dei Egizi (ricordate la visita al museo archeologico?): il dio ippopotamo in ceramica azzurra, riproduzione di quello conservato al Louvre, e il dio cane Anubi di legno nero, un pezzo vintage che proviene dall’Egitto. Damiano è felicissimo, li accarezza, ne studia ogni particolare, tutti ascoltano la storia dell’ippopotamo e del significato dei fiori di loto disegnati sulla statuina.

Poi un discorso dietro l’altro e finiamo a parlare del terremoto che in questo periodo si fa sentire a Firenze: loro mi dicono cosa si deve fare, l’hanno ben chiaro, io gli racconto le mie esperienze di terremoti precedenti.

E’ bello stare così insieme, senza fretta, tranquilli, a parlare e ad ascoltarci, senza la televisione accesa. Peccato che queste occasioni siano così rare, quasi sempre abbiamo fretta, hanno qualcosa di pressante da fare, c’è un cartone in TV che gli interessa, o sono agitati e si scatenano. Me lo ricorderò con piacere quel pomeriggio.

Quando, alcuni giorni dopo, ho ricevuto in dono il libro “La cuntintizza. Piccole ragioni della bellezza del viveredi Simonetta Agnello Hornby e Costanza Gravina e ho letto in quarta di copertina “… qualcosa di piccolo che si scioglie e per un attimo addolcisce il tutto e subito si consuma” , mi è venuto in mente quel breve tempo di pace e bellezza vissuto insieme ai tre bimbi in quel pomeriggio, così bello e così breve.

 

 
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FINE DI UN' EPOCA

Post n°1821 pubblicato il 10 Maggio 2022 da atapo
 
Tag: teatro

SPOSTATI ADDIO


Picasso


A fine mese la regista lascerà Firenze definitivamente, dividerà l’anno tra Viareggio, dove ha un appartamento, Nizza, dove ha una casa, il Lussemburgo, dove vive sua figlia. Sta iniziando un periodo tumultuoso in cui dovrà sistemare le sue case, il teatro verrà accantonato, probabilmente per sempre. Del resto ha già un’età ragguardevole, può anche pensare di riposarsi.

Ieri sera ci ha invitati tutti in un bar del centro, dalle 19,30 alle 22,30 era solo per noi, per un apericena e un incontro di saluti.

E’ stato molto bello, a tratti commovente: c’eravamo tutti noi “Spostati”, del Camerino Volante, nonostante fossero invitati, ne sono venuti solo alcuni, manco a dirlo quelli più simpatici (probabilmente quelli che si sono trovati meglio nei due lavori che abbiamo già fatto insieme).

Pizzette e chiacchiere, brindisi e rievocazioni del successi passati.

C’era anche Enrico, il nostro artista che ha sempre preparato scenografie e locandine, è anche ottimo musicista e negli spettacoli ci faceva gli accompagnamenti musicali, sia con arrangiamenti di canzoni, sia con composizioni sue. Ieri sera aveva portato la tastiera e a un certo punto ci siamo messi a cantare in coro… un po’ di tutto, partecipava anche il padrone del bar.

Il locale è in una stradina del centro abbastanza conosciuta, le porte erano spalancate, i passanti rallentavano incuriositi, si aprivano le finestre delle case e qualcuno si affacciava: erano divertiti, abbiamo fatto spettacolo, l’ultimo spettacolo. E quando ricordavamo che non ci saremmo più incontrati in questo modo, che non avremmo più lavorato insieme spronati dalla nostra regista, c’era un attimo di imbarazzo e di commozione…

Avevamo commissionato a Enrico una pittura da regalarle: lui ha fatto una bellissima composizione in cui c’è lei al centro e tutt’intorno, come immagini in girotondo, delle raffigurazioni che riprendevano particolari degli spettacoli che abbiamo messo in scena durante gli anni in cui siamo stati “Spostati”. Non poteva avere un’idea migliore: a guardarla si rivive la nostra storia teatrale, siamo rimasti affascinati quando la destinataria ha aperto il rotolo e mi pare proprio che l’abbia gradito moltissimo. Naturalmente dietro l’abbiamo tutti firmato.

Alle 22,30 siamo usciti, fine della festa. Sul marciapiede non ci decidevamo a lasciarci, tra le promesse di rivedersi, di andare a trovare la regista, almeno quando sarà a Viareggio…

Fine degli Spostati, ci disperderemo; qualcuno spera di avere impegni con un altro regista di un teatro fiorentino, in teoria molti di noi sono ufficialmente passati al Camerino Volante, ma ancora non è chiaro cosa bolle in pentola e se ci saranno progetti che coinvolgano tutti.

La storia della compagnia è decisamente finita.

Meglio, per ora, cominciare a pensare alle vacanze!

 

 
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DOVE VORREI TORNARE

Post n°1820 pubblicato il 01 Maggio 2022 da atapo
 
Tag: viaggi

VIENNA

 

 

Forse avrei dovuto dire AUSTRIA, o forse va bene così, VIENNA.

Un'estate di molti anni fa, durante le settimane in cui i nostri figli erano in vacanza in colonia e mio marito ed io eravamo soli, decidemmo di fare un viaggetto in Austria, nove giorni, dal sabato alla domenica successiva, una settimana di ferie per mio marito.

In macchina, senza fissare nessun albergo: lui si era informato e aveva saputo che in ogni paese e città all'ufficio del turismo si poteva fissare una stanza o un albergo per la sera stessa e così avremmo fatto.

-Ma come si fa con la lingua, col tedesco? Parlerai sempre tu in inglese?- chiesi io.

-Non preoccuparti, mi rassicurò lui, ho studiato il tedesco nei primi due anni di scuola superiore, non avremo problemi.-

Io non ero del tutto tranquilla, ma a quei tempi avevo ancora molta fiducia nelle sue affermazioni.

Appena passato il confine, ai primi cartelli stradali o di avvertenze io mi sentivo un'aliena.

-Cosa c'è scritto?- chiedevo. Lui taceva.

Al secondo paesino che attraversavamo fermò l'auto di botto davanti a un negozio, scese ed entrò velocemente: ne uscì con un piccolo vocabolario italo-tedesco, si era reso conto di non ricordare quasi niente!

Così cominciò quel viaggio, che poi proseguì molto bene, percorremmo la strada tra i laghi per avvicinarci a Vienna, la nostra meta più importante. Soggiornavamo in bed&breakfast graziosissimi, con paesaggi da sogno e colazioni superabbondanti e squisite, lungo il percorso però tante cose belle ci distraevano e ci facevano attardare: soste ai bordi dei laghi in luoghi incantevoli, un villaggio-museo con la ricostruzione della vita medievale (allora impensabile in Italia), la città di Klagenfurt, poi Graz...

Insomma, i giorni passavano troppo veloci così quando arrivammo a Vienna ci era rimasto poco tempo, mi pare tre giorni al massimo. E sulla guida erano tante le cose da vedere! Quanto abbiamo camminato! Ci abbiamo infilato anche il castello di Schönbrunn e lì mio marito temeva crollassi a terra da un momento all'altro dalla stanchezza. Non volevo assolutamente perdermi un giro sul Prater (dove soffiava un vento gelido dal Danubio), qualcosa di Klimt, il mercato dell'usato dove dai paesi dell'est arrivavano oggetti strani e particolari, la cotoletta viennese e, soprattutto, almeno una merenda in un caffè, a base di sachertorte.

I miei sensi erano talmente attivi e all'erta per non farmi sfuggire niente in quelle ore di folle immersione nel mondo viennese che, alla notte, sognai di continuare i giri turistici e sognai... in tedesco, che capivo benissimo, almeno in sogno.

Restammo fino all'ultimo minuto possibile, di corsa rientrammo in Italia, vedendo Salisburgo, dove avremmo voluto fermarci, solo dal finestrino dell'auto.

Così tornerei volentieri a Vienna (e aggiungo pure Salisburgo) rifacendo la zona dei laghi, ma senza fretta, d'estate, mettendoci stavolta... non meno di tre settimane!

 

 
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