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« Piccoli conigli cresconoCon amore »

Agevoliamo l'ediesse

Post n°751 pubblicato il 23 Maggio 2013 da LaDonnaCamel
 
Tag: EDS, sensi, vista

Che poi, a conti fatti, si tratta di raccontare la storia di Re Salomone, o almeno la prima parte di questa storia, teniamo fuori il lato parabolico che vuole insinuare che la rinuncia è il modo giusto di amare: sulle questioni etiche per stavolta passo, il sacrificio di sé lo lascio volentieri ai mistici, io sono tutta carne. In carne, vabbè, ho splafonato.

Concentriamoci sui presupposti, immaginiamoci la storia che viene raccontata al Re, ridotta all'osso: due donne dormono insieme con i loro figli neonati, alla mattina uno dei due bambini è morto, entrambe sostengono che quello sopravvissuto è il proprio e quello morto dell'altra. A quell'epoca il test del DNA non era in vendita su internet, a dire il vero anche le connessioni non erano facilissime, i bambini vestivano tutti nudi uguali, non c'erano testimoni, forse le due donne appartenevano allo stesso marito, i bambini avevano la stessa età e si assomigliavano, anzi erano come gemelli, non avevano nemmeno un piccolo neo sul mignolino del piede che li distinguesse.
Di chi è veramente figlio il bambino superstite? Di chi è la colpa della morte dell'altro? E le due donne sono in buona fede? Nessuna delle due, entrambe o solo una delle due?
Immaginati la scena alla mattina, appena la luce si insinua dentro la tenda, perché sì, erano nomadi accampati da qualche parte per badar dietro agli animali. C'è una grande stuoia e sulla stuoia un mucchio di coperte e pellicce, e sotto una famiglia, mogli e bambini di varie età si stringono gli uni agli altri per tenersi caldi.
Il padre sta da solo in un altro angolo della tenda. È già sveglio, pensa che il freddo è arrivato troppo presto, il foraggio comincia a mancare, le bestie sono magre. Dovranno spostarsi per cercane nuovi pascoli.
Il mucchietto delle mogli si muove, non sono ancora tutti svegli quando si alza un grido. Viene scoperto il bambino morto.

Ecco, da qui può cominciare l'eds. Cosa fanno due che vogliono avere ragione a tutti i costi? E da quello che fanno si può capire come si sono svolti i fatti? Chi sono e come sono arrivati fino a quel punto può essere ricavato dal momento cruciale, può essere sottinteso, alluso, ricavato dai dialoghi o dai particolari della scena? Cosa vedi?

Il luogo e il tempo e le persone poi possono essere del tutto diverse, guarda per esempio come l'ha sbrogliata il nostro Raymond.

La mattina presto il tempo era cambiato e la neve stava sciogliendosi in acqua sporca. Scorreva giù a rivoli dalla piccola finestra all'altezza della spalla che dava sul giardino dietro la casa. Fuori le macchine schizzavano fango sulla strada, dove stava diventando buio. Ma stava diventando buio anche in casa.
Lui era in camera da letto che cacciava i vestiti in valigia, quando lei comparve sulla porta.
Sono contenta che tu te ne vada! Sono contenta che tu te ne vada! ha detto. Mi senti?
Lui continuò a mettere la sua roba in valigia.
Figlio di puttana! Sapessi come sono contenta che tu te ne vada! Cominciò a piangere. Non riesci nemmeno a guardarmi in faccia, eh?
Poi lei vide la fotografia del bambino sul letto e la prese in mano.
Lui la guardò e lei si asciugò gli occhi e ricambiò lo sguardo prima di voltarsi per tornare in soggiorno.
Ridammela, disse lui.
Prendi la tua roba e vattene, disse lei.
Lui non rispose. Chiuse la valigia, s'infilò il cappotto, e diede un'occhiata alla camera prima di spegnere la luce. Poi andò in soggiorno.
Lei era in piedi sulla porta della piccola cucina, con il neonato in braccio.
Voglio il bambino, disse lui.
Sei impazzito?
No, ma voglio il bambino. Manderò qualcuno a prendere la sua roba.
Tu non lo tocchi, il bambino, disse lei.
Il piccolo cominciò a piangere e lei gli liberò la testa dalla coperta.
Oh, oh, disse guardando il bambino.
Le si avvicinò.
Per amor di Dio! disse lei. Indietreggiò di un passo in cucina.
Voglio il bambino.
Fuori di qui!
Lei si rintanò con il bambino in un angolo dietro i fornelli e agguantò il bambino.
Lascialo andare, le disse.
No, disse lei. Fai male al bambino, disse.
Non gli faccio male al bambino, disse lui.
Non entrava luce dalla finestra della cucina. Nella semioscurità lui con una mano cercò di allentare la stretta di lei e con l'altra afferrò per un braccio, sotto la spalla, il bambino che strillava.
Lei sentì che le dita le cedevano. Sentì che il bambino si allontanava da lei.
No! urlò nel momento in cui fu costretta a mollare la presa.
Lo avrebbe tenuto lei, il bambino. Gli afferrò l'altro braccio. Lo prese per il polso e si buttò indietro.
Ma lui non mollò. Sentì il bambino scivolargli via dalle mani e tirò a tutta forza.
In questo modo la questione fu risolta.


Raymond Carver, Meccanica popolare. (È il racconto intero, brevissimo, fulminante. L'ho trovato sul web, viene da "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" ma non metto la mano sul fuoco sulla trascrizione)

Te capì?

 
 
 
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