Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Febbraio 2014

Il primo viaggio insieme di Gordon Comstock

Post n°876 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Le due moto riposano all'ombra, tra sentori di benzina e olio bruciato. Quando la serranda si alza, le cromature sorridono al sole d'aprile. Il nostro cuore, lo sentiamo, inizia a battere più svelto.

Quel giorno il cielo pioveva una pioggerellina sottile e indifferente. Trovammo a fatica un parcheggio in un piazzale fangoso. La sala d'attesa aveva luci al neon. Uomini e donne in numero pari. Tutti li' per lo stesso motivo, eppure nessuno rivolgeva la parola al suo vicino.

Il casco, i guanti, la chiave nell'accensione; il rombo del mio motore dai due cuori d'acciaio. Mi sorridi, e scalci sull'avviamento. Una nube azzurrina riempie l'aria di emozioni.

A meta' mattina tocco' a me. Ero al telefono con l'ufficio quando l'infermiere mi chiamo', e chiusi la conversazione con una scusa qualunque. Non ascoltai le istruzioni: non era la prima volta. Non fu facile. Ci volle un po' prima che potessi consegnare il campione e tornare alle mie preoccupazioni.

Vai avanti tu, io ti seguo. Troppe strade, semafori e incroci, ma alla fine ci ritroviamo a viaggiare tra profumi d'erba e di terra fresca. Puntiamo verso le montagne, la dove il cielo e' davvero blu. Ai lati della strada, tutte le gradazioni del verde. Una volta, ancora bambino, sentii l’insegnante di religione dire che Dio aveva colorato i prati di verde per amore degli uomini, perché il verde riposa la vista. Io pensai che il verde riposa la vista proprio perché è il colore dei prati, e per colpa di questo piccolo inganno smisi di credere in Dio.

Tua madre era davvero bella dopo l'anestesia, i capelli biondi e il camice azzurro. La sfiorai con un bacio sincero. Speriamo sia la volta buona, pensammo senza osare parole.

Le strada inizia a salire. Le curve si susseguono in un ritmo largo e solenne. Lassu' in cima brilla ancora la neve, a coprire lo smeraldo dei prati. La luce colpisce feroce la visiera del casco. Ti vedo accelerare, e ti lascio prendere lo spazio che vuoi.

Due giorni dopo, l'impianto. Ancora qualche giorno, e finalmente ecco la conferma: ci sembro' la piu' bella e incredibile delle notizie. Quella sera, a cena, fantasticammo di dolci sciocchezze. Ancora non sapevamo che nome darti.

L'aria si fa piu' fredda, e le curve piu' strette. Ora il verde sfuma nei colori dell’inverno appena terminato. Non tocchi mai il freno, lo vedo. So che potresti andare piu' forte, ma non osi. Apro il gas e in un attimo sono al tuo fianco. Mi sorridi e acceleri. Ora si fa sul serio. In curva ti vedo piegare con bella sicurezza. Se io avessi una moto come la tua non riuscirei a starti dietro. Aria frizzante, resina di pino e cielo blu. Vorrei che queste curve non finissero mai.

Nove mesi dopo. Paura e meraviglia. Credo di aver pregato. Universo di possibilita', tu nei miei sogni non avevi ancora un volto, ma solo sguardi e sorrisi.

La vegetazione si fa rada e asciutta. Ora ai lati della strada scorrono le nuvole. La velocita' ha lasciato il posto alla meraviglia. Tutto intorno e' montagna inondata di luce. Ti fermi, e io mi fermo accanto a te. Ti togli il casco e scuoti i capelli. Figlia mia! Mi sorridi, e il mondo dentro di me non ha piu' confini.


Gordon è stato di parola e ha mandato il racconto per l'eds, non dico niente altro, il racconto parla da solo.

Gli altri noi:
Angela con Opera numero 1
Michele Azzeccagarbugli con La sciarpa
Melusina con Un mare d'erba
Hombre con O' nipote mascalzone
Io con La Prinz verde
Lillina con Fili spezzati
Calikanto con Onda verde
Dario con Consigli
Gabriele con Due distinti signori...
Pendolante con Cambiamenti cromatici
Il Pendolo con L’ego di Dio
Melusina bissa con Telefono casa
Melusina supera se stessa con Kate G.
Singlemama con La scatola verde

 
 
 

Offerte speciali su lulu

Post n°875 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da LaDonnaCamel
 

Mi ha scritto oggi il nostro amico Lulu.com, mi ha detto che posso condividere con te gli sconti e le promozioni di primavera, guarda un po' se c'è qualcosa che ti piace qui sotto.

ritreatti inutili

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[Edit] Per festeggiare ho inserito una nuova revisione del Quaderno degli EDS

 
 
 

Domani è un altro giorno

Post n°874 pubblicato il 17 Febbraio 2014 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Un giorno buono per scrivere l'eds che

- contenga qualcosa di verde
- tralasci di dire o spiegare nel dettaglio un mondo o una piccola cosa
- sia messo nel blog
- entro il 18 febbraio, è un martedì, va bene alle nove di sera?

Chi l'ha fatto l'ha fatto

Angela con Opera numero 1
Michele Azzeccagarbugli con La sciarpa
Melusina con Un mare d'erba
Hombre con O' nipote mascalzone
Io con La Prinz verde
Lillina con Fili spezzati
Calikanto con Onda verde
Dario con Consigli
Gabriele con Due distinti signori...
Pendolante con Cambiamenti cromatici
Il Pendolo con L’ego di Dio

 

 
 
 

Intanto che aspetti

Post n°873 pubblicato il 12 Febbraio 2014 da LaDonnaCamel
 

Intanto che aspetti fatti un piacere, vai sul blog di Giulio Mozzi e imparati a memoria i punti da 1 a 5 di questo post.

 
 
 

A proposito della Prinz verde (in macchina con Beppe Grillo)

Post n°872 pubblicato il 10 Febbraio 2014 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

La Prinz verde mi ha fatto pensare a mia madre. Non aveva una Prinz, figurati. Quella volta avevamo una millecinque lunga e non era tutta sua, era la macchina della famiglia. Ma forse era successo anche prima, questa storia è successa quando avevamo la milletrè, difatti mi è stata raccontata, non l'ho vissuta di persona.

Quando avevamo la milletrè io potevo giocare in strada con gli altri bambini, con le bambine soprattutto. C'era una che si chiamava Ombretta e abitava al quarto piano, abitava nell'appartamento di fianco a dove vive mia madre adesso. Lo stesso caseggiato dove stavamo noi prima. Prima di cosa. Eh, prima. Se fossi po' più vecchia potrei dire prima della guerra, come dicevano loro, i grandi, quando io ero così piccola che pensavano non capissi. Io sentivo, capivo, se non tutto, molto. Ma non posso dirlo perché prima della guerra quella casa lì non esisteva nemmeno, quella era una casa nuova, una casa del bum. Ombretta era grande come me e a merenda mangiava pane e Certosa. A me il formaggio non piaceva molto, quello molle poi non lo potevo vedere, mi faceva proprio schifo. Ma lei a merenda mangiava pane e Certosa e una volta che ero scesa al quarto piano l'avevo mangiato anch'io e non avevo detto niente. Col pane non era neanche tanto molle.

In strada giocavamo tra noi, soprattutto a difenderci dai maschi. Venivano con le cerbottane e ci soffiano addosso i bussolotti. A carnevale cercavano di darci in testa i manganelli di gomma a forma di clava, ma più leggeri. Noi non glielo lasciavamo fare, scappavamo. Come le barzellette sui cavernicoli. Scappavamo dentro la milletrè di mio padre, che la lasciava sul marciapiede lì davanti e la lasciava aperta. Saltavamo dentro in fretta e poi chiudevamo il pirulino, così loro erano fregati. Appoggiavano le mani ai vetri e ci facevano le boccacce, vedevamo le dita piatte e bianche, le impronte digitali e le macchie di inchiostro tra l'indice e il medio. La milletrè era bianca con gli interni di stoffa marrone, forse di velluto a costine. Stavamo lì un po' ma non molto, i maschi si stufavano subito di aspettare. Uscivamo e andavamo dal lattaio a comprare le scarpette di liquirizia o le sorpresine. Le scarpette costavano una lira l'una ma ne dovevi comprare almeno cinque perché le monete da una lira non esistevano più. Le sorpresine invece costavano venti lire, erano buste di carta a fiorellini con dentro un giocattolo e una caramella, come l'uovo kinder ma senza cioccolato. Il lattaio aveva un garzone che gli mancava una mano e ci portava il latte a casa, noi lo chiamavamo il monco ma mia madre non voleva.

Mia madre aveva paura a guidare, ha sempre avuto paura da quando mi ricordo. Infatti appena ho preso la patente ho dovuto guidare io e l'ho sempre accompagnata dappertutto, fino a che ho avuto la macchina. Ma prima no, prima guidava lei anche se aveva paura. Guidava tenendosi forte al volante, si faceva venire le nocchie viola tanto stringeva, aveva paura che qualcuno glielo portasse via? Io adesso lo so perché aveva così paura, era perché ci vedeva male. Anche io quando ci vedevo male avevo paura, poi ho comprato degli occhiali più potenti. Ma prima no, c'è da capirla.

Così mia madre guidava come quelli con la Prinz verde, abbarbicata al volante, con il collo piegato in avanti, come se volesse poggiare la fronte sul parabrezza, e allo stesso modo andava molto piano, frenava a ogni cosa strana che attraversava il suo campo visivo anche se era fuori portata, lontano o sul marciapiede, se cadeva una foglia lei frenava, se una massaia stendeva un lenzuolo sul balcone, se un negoziante apriva la saracinesca, se un cane usciva da un portone, lei pestava sul pedale. Dietro le suonavano ma lei non sentiva, le sudavano le mani.

Aveva paura anche a parcheggiare, e ho detto tutto. Una volta, non so dire in che via fosse successo esattamente perché me l'hanno raccontato ma era vicino a casa, non nella nostra via ma in quella a fianco, e non era nemmeno da sola ma non so più con chi. Di certo non era sola, altrimenti non l'avrei sentito dire, ti pare che l'avrebbe raccontato lei? Ma non era con mio padre, altrimenti avrebbe guidato lui e non sarebbe successo niente. Mettiamo che fosse con mia nonna, anzi è probabile, mia nonna non aveva la patente, non l'ha mai avuta e questo è strano dato il suo carattere dominante, ma non troppo strano dati gli anni in cui ha vissuto. Quindi mia madre e mia nonna tornano a casa dopo aver fatto spese, o forse erano andate in visita da qualche parente, a trovare qualche donna che aveva partorito. Mia madre al massimo della fibrillazione perché mia nonna per tutto il tragitto le ha fatto notare come non avrebbe dovuto guidare, e la strada sbagliata che non avrebbe dovuto prendere, e la freccia che non ha messo e la precedenza che non ha dato oppure ha dato indebitamente. Me la immagino mia nonna, più che criticare mia nonna demoliva. Mia nonna era Beppe Grillo, per dire. E mia mamma zitta, sudata, contratta come una molla dentro la scatola del babau.

Ma arrivano sane e salve fino alla via di casa, e non c'è parcheggio e così vanno un po' avanti e trovano un posto lì vicino, e mia mamma che si predispone per la manovra, un po' avanti, un po' indietro, un po' di sterzo, guarda lo specchietto, la nonna che dice avanti avanti, indietro indietro, avanti sterza, no troppo, frena. La mamma che non capisce più se ha la marcia avanti o la retro e invece che frenare molla la frizione e la milletrè va a toccare un po' forte la macchina dietro, quella con la copertina. Il motore si è spento da solo. Nell'aria un rumore come quelle gazze in certi documentari, o come i campanellini delle slitte in Russia, ricordo di altri documentari. Un rumore, come dire, argentino.

Scendono entrambe a vedere. Toccano la copertina, non hanno il coraggio di alzarla, non la alzano infatti.

Sull'asfalto una miriade di vetrini bianchi e rossi.

[edit] Non è vero che mia mamma guidava piano, è chiaramente una finzione subordinata alle mie esigenze narrative. Non è vero quasi niente di quello che c'è scritto qui sopra, a parte la Certosa che però adesso mi piace molto. Lo dico perché l'ha letto e si è un po' adombrata: mamma, lo sappiamo tutti che guidavi come Nuvolari, chi ti stava dietro a te?

Questo racconto è per l'EDS verde, prima di me hanno scritto:

Angela con Opera numero 1
Michele Azzeccagarbugli con La sciarpa
Melusina con Un mare d'erba
Hombre con O' nipote mascalzone

Dopo di me:

Lillina con Fili spezzati
Calikanto con Onda verde
Dario con Consigli
Gabriele con Due distinti signori...
Pendolante con Cambiamenti cromatici
Il Pendolo con L’ego di Dio

Ancora qualche giorno, fino al 18 febbraio.

 
 
 

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