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poveri ma belli

Post n°166 pubblicato il 25 Marzo 2010 da esperiMente

La notizia dei nove bambini messi a pane e acqua in una scuola di Vicenza ha, giustamente, destato scalpore e indignazione nel popolo del web.

Siccome, però, si tratta di un argomento che, per motivi di lavoro, conosco piuttosto bene, mi sembra una buona occasione per invitare a riflettere su alcuni temi e ad andare oltre la facile commozione provocata da ciò che viene messo in vetrina.

Il problema dell'insolvenza nei servizi a domanda individuale non è cosa nuova, e viene facilmente risolto mediante l'esclusione, non essendo servizi dovuti, ma, appunto, richiesti.  Quando, però, ci vanno di mezzo i bambini, una scelta di questo genere è sicuramente forte e impopolare, ma forse può servire ad attirare l'attenzione su alcune questioni tutt'altro che secondarie.

Bisogna innanzi tutto distinguere tra chi NON PUO' pagare e chi NON VUOLE, perché questo è il fulcro della questione.

Non conosco bene la situazione di Vicenza, ma vi assicuro che nel primo caso, quando si tratta di famiglie che non posso realmente permettersi di pagare la mensa scolastica dei propri figli, una soluzione si trova. Ogni comune prevede tariffe agevolatissime, o pagamenti dilazionati, o addirittura l'esenzione, su segnalazione dei servizi sociali. Il grosso dell'insolvenza, però, si ha da parte di EVASORI VOLONTARI E CONSAPEVOLI e tutt'altro che poveri, che se ne strafregano delle regole, non ritirano le raccomandate, riescono ad aggirare anche le procedure di incasso coattivo (che, fra l'altro, fanno aumentare vertiginosamente i costi a carico delle casse comunali).

E' per colpa di queste persone, degli EVASORI, un esercito che almeno una volta era silenzioso e pudico, che i costi dei servizi continuano ad aumentare, a svantaggio dei "soliti idioti" che continuano a pagare regolarmente, e ci si trova a dover prendere decisioni drastiche.

Fino a qualche anno fa, i Comuni riuscivano in qualche maniera a mettere delle toppe, ma ora, grazie a un governo che fa soltanto scelte propagandistiche e d'immagine e prende per i fondelli gli italiani, magari togliendo l'ICI sulla prima casa e costringendo, di conseguenza gli enti locali a tagliare le spese sui servizi, eliminare ciò che viene considerato superfluo (vedi contributi alle scuole, investimenti sulla cultura) e a gravare sempre di più sul cittadino. Quello onesto.

Viviamo nell'epoca del "furbetto". Colui che non dichiara redditi (sicuramente non un lavoratore dipendente), ottiene tariffe agevolate, il poco che dovrebbe pagare non lo paga, si reca magari a chiedere gli assegni di sostegno alle famiglie (a carico dell'INPS) col SUV nuovo di pacca, parcheggia in divieto tanto non paga neanche le multe, vestito firmato da capo a piedi e, con l'arroganza dell'impunito dalle spalle coperte, pretende. E ottiene.

E nella stragrande maggioranza dei casi, è italianissimo.

Questo grazie soprattutto all'esempio di una classe politica che, a partire dai vertici e giù giù ad ogni livello, ha trasformato la sua missione da quella che dovrebbe essere, e cioè il perseguimento del pubblico interesse, all'ottenimento di vantaggi e privilegi per sé, e per gli amici degli amici, fottendosene di parole antiche, per nulla retoriche e quanto mai attuali, come: morale (umana, non cattolica), onestà, civiltà, giustizia, rispetto della legge, responsabilità.

Una classe politica che negli anni ha legittimato e giustificato la furberia, l'evasione, il pressappochismo, il disprezzo per la legalità, nonchè incoraggiato lo sperpero di denaro nel gioco.

Questa classe politica ha una responsabilità ENORME, anche se finge di non  vederla: quella di aver fatto decadere la nostra società ad un livello da cui pare quasi impossibile risalire.

A questo porta, guardare dietro l'angolo del caso eclatante di nove bambini messi a pane e acqua. A intingere un dito nel fango, infilarselo in bocca e sentire in fondo alla gola il gusto schifoso del pantano di casa nostra.

 
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ANGELO VASSALLO
Sindaco di Pollica (SA)

ucciso il 5 settembre 2010


Uccidendo Vassallo, la mafia non ha voluto solo difendere le attività legate al narcotraffico e all'edilizia. Ha ucciso un profeta. Un eletto dal popolo che affrontava con intensità e coraggio le disfunzioni più evidenti ella società contemporanea.

Alain Faure - direttore di ricerca Istituto di studi politici di Grenoble - LE MONDE 

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