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Vittime o carnefici (seconda parte)

Post n°46 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da guerrierlumiere

La rincontrai molti anni dopo per caso per le strade di Firenze. Era di nuovo estate. Ciaoooo, esclamò gettandomi le braccia al collo. Aveva già 25 anni ed era diventata una donna a tutti gli effetti. Capelli biondi, occhi azzurri, un corpo da favola e una femminilità di cui era finalmente consapevole. “Come stai” le chiesi. “Bene”, mi rispose. “Condivido l’appartamento con una mia amica. Che dici, vieni a dormire da me stanotte?” E mi strizzò l’occhio.  Nelle fantasie di un uomo non c’è niente di più stimolante che ricevere un invito ambiguo così. Nelle fantasie di una donna non c’è niente di più appagante che fare un invito ambiguo per far rimanere appeso ad un amo un uomo.”Beh, balbettai…non lo so….magari ti telefono più tardi. Ad ogni modo risentiamoci.” “Va bene” rispose sicura del fatto suo. Quella sera feci il suo numero ma non mi rispose.
Qualche giorno più tardi la chiamai….”Ciao. Ho provato a telefonarti ma non mi hai risposto…” “Davvero? Non ho sentito la chiamata “mentì.” Però possiamo fare un'altra volta. Ma lo sai che ho ancora la gonna che mi regalaste per il compleanno? Ogni tanto la metto”.
Altro colpo basso. Quella gonna la comprammo quell’estate famosa. Era una gonna bianca, ma non conoscendo bene le misure te l’avevamo comprata di una taglia inferiore. Ma lei imperterrita se l’era messa lo stesso. Ma così facendo era molto peggio di una minigonna…Ricordo ancora che una volta con una scusa qualunque si era fatta dare un passaggio in macchina e sedendosi la gonna era andata talmente si da far intravedere le autoreggenti. Beh…quella sera ricordo che fu dura tenere il sangue freddo….
”Ma davvero hai ancora quella gonna?” Incredibile.  Poi la mazzata finale. Una sera al telefono era distrutta. Viveva da anni storie clandestine con i suoi datori di lavoro sposati e di 30 anni più anziani di lei. Così iniziammo a parlare di sesso e di come piaceva farlo a lei. Di tutti i preliminari, delle varie sostanze da spalmarsi addosso, dei rapporti orali o anali, di come fosse passionale tanto da farlo nei luoghi più strani…Sul pianerottolo delle scale, nei bagni dei locali, in macchina o in qualunque posto si trovasse quando le prendeva la voglia. Era una vorace di sesso. La voglia di lei divenne irrefrenabile….”Comunque sono bravissimo a fare i massaggi anche io”…abbozzai…”Si dai”, rispose entusiasta lei. “Hai mai provato a farli con la Nivea? Sono eccezionali. Te trova la Nivea così in un colpo solo facciamo un calendario fotografico e mi fai un massaggio.”  Un anno dopo mi telefonò. “Ciao sono Deborah. Come stai?” Mi raccontò dell’ennesimo casino con l’uomo sposato. Del fatto che lui la controllava continuamente pur avendo una moglie. Che si era stancata di quella vita. Poi a bruciapelo mi disse: ho comprato un barattolo di Nivea. E’ ancora valido l’invito per quel massaggio?” Risposi naturalmente di si. Come dice Elio delle storie tese “Servi della gleba siamo noi dietro al triangolino che ci esalta….” Pensai all’ennesimo bidone. Invece incredibilmente dopo cena suonò alla mia porta.
“Ciaooooo”. Le spalancai un sorriso. “pensavo che mi avresti fatto l’ennesimo bidone”. “Ma dai, mica te ne ho fatti poi così tanti” glissasti. Mi aveva in pugno. Parlammo del più e del meno cercando di aggirare l’argomento massaggio che era invece il pensiero fisso. C’è una canzone di Raf che esprime perfettamente quello stato d’animo. Dice: la chiacchierata é melmosa e lei continua a programmare esami all’università. Non me ne frega niente, questo non lo sa, giuro non mi arrendo e presto cederà. Le ricordo gentilmente con estremo tatto che siamo scivolati su un discorso banale e quindi manifesto il desiderio primario senza esagerare per non apparire troppo volgare, ma lei si arrabbia tanto, maledetto me”
A levarmi dall’impaccio fu lei. “Ma allora questo massaggio lo facciamo o no” e tirò fuori trionfale la Nivea.” “Ma dai”, mentii, “non pensavo che l’avresti portata davvero”. “Certo che l’ho portata”, mi sfidò ” ora dimostrami se è vero che sai fare i massaggi. Ho giusto un mal di schiena che mi fa morire”.
La portai in camera da letto e la feci sdraiare. Si tolse la camicia. Iniziai a massaggiarle le spalle partendo dal collo con movimenti a uscire. Sentii che aveva i muscoli tirati. “Hai accumulato un bel po’ di tensione in questi giorni” le dissi. “Si hai ragione. Si sente vero?” e sorrise. Sentivo la sua pelle morbida sotto le mie dita e piano piano la sentivo sciogliere. “Ho bisogno di togliere il reggiseno per poterti massaggiare tutta la schiena”. Non rispose neanche come infastidita da quella frase che aveva interrotto il massaggio e il suo piacere e si tolse il reggiseno senza un fiato. Disegnai la sua pelle di arabeschi. La accarezzai con dolcezza. Percorsi la sua colonna vertebrale. Di tanto in tanto sconfinavo sul lato del suo corpo e percorrevo la sua figura partendo dal seno fino ai suoi fianchi. Poi risalivo dal sedere sperando che non protestasse e tornavo a concentrarmi su tutta la schiena. “Perché non mi massaggi anche le gambe? “ sospirò. “Facciamo una cosa” replicai.”Ti levo tutto così ti faccio un massaggio integrale.” Protestò vivacemente “ ma tu sei matto”.  “Se hai paura di farti vedere nuda chiudo le persiane e lascio la penombra” e mi precipitai a chiudere qualsiasi spiraglio di luce. Poi fulmineo le sfilai gli slip. Accennò una flebile protesta ma si predispose a gustarmi ancora di più. All’inizio nella penombra non si vedeva niente, ma piano piano gli occhi si abituarono e i contorni del suo corpo e del suo sedere sodo e ben tornito mi apparvero in tutto il loro splendore. Iniziai a massaggiarla partendo dai piedi con una leggera pressione e quando arrivavo all’interno delle cosce la aumentavo, poi le assaporavo le natiche e ricominciavo da capo. A ogni passaggio le divaricavo leggermente le gambe e entravo sempre più dentro pensando che mi avrebbe fermato. Non lo fece. Cominciai a sentire la sua eccitazione. Con noncuranza dopo un po’ ad ogni passaggio mi soffermavo a sentire quanto era bagnata, anche se ormai non capivo più se fosse la Nivea o i suoi umori. Così quando le chiesi di voltarsi per proseguire il massaggio sul davanti si voltò con gli occhi chiusi affamata di proseguire il piacere. Le spalmai un bel po’ di crema sul seno e sfrontatamente mi fermai ad accarezzarle i seni. Ormai non era più un massaggio rilassante. Sentivo i suoi capezzoli sempre più duri. Il massaggio diventò più passionale. I nostri respiri si fecero affannosi. Ormai le mie mani entravano dentro di lei, la esploravano, la cullavano, la coccolavano, la saziavano. Ad occhi chiusi e con le labbra strette cercava di soffocare i gemiti. La mia eccitazione era inverosimile ma non compivo gesti avventati per la paura che tutto potesse finire. Poi mi decisi e provai a distendermi su di lei e a baciarla. Si irrigidì. “Ma cosa stai facendo?” rispose secca. Si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto. Se mi avessero dato una pugnalata avrei sentito meno dolore. Provai ad abbracciarla da dietro ma rimase indifferente. Rimanemmo in quella posizione paradossale per qualche secondo poi disse “Beh. Si è fatto tardi.” Grazie per il massaggio”. Si vestì velocemente e varcò la porta.
Non ci vedemmo mai più.

 
 
 
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Un blog di: guerrierlumiere
Data di creazione: 09/10/2006
 
 

AREA PERSONALE

 

IL TEMPO NON HA LIMITI

Anche se non sento dentro me “Amore”
Ritorno sempre là
A quelle immagini
Ai giorni liberi
Pieno di entusiasmo sembrerò
Solo a chi non saprà comprendere
il vuoto dentro me
E rimangono le lacrime in bilico
Dietro gli angoli degli occhi che sorridono
Il tempo non ha limiti
Non passa per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai
dimentica il tempo tra di noi
Il ricordo inafferrabile lo so
Che male più non fa
Ma se ti incontrerò
io non mi salverò
Cresce dentro l’anima
La voglia che ho di te
Distanze fragili ci uniscono di più
E non trovo le parole
per spiegarmelo
Perché quelli che si cercano poi
si perdono
Il tempo non ha limiti
Non basta per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai dimentica noi
Ci sono attimi che non ritornano più
- Vivrò pensando a te -
Il tempo è un alibi per non amarti più
- Vivrò pensando te -
Ti sento accanto a me come se fossi qui
Il tempo non ha limiti
Non passa per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai dimentica noi
Il tempo tra di noi…
 

QUELLO CHE VORREI FARE:

“Molte persone temono la felicità. Per tali persone, essere contenti nella vita significa cambiare molte delle loro abitudini - e perdere il loro senso di identità. Spesso siamo scontrosi verso le cose buone che ci accadono. Non le accettiamo, perché ci farebbero sentire in debito nei confronti di Dio. Pensiamo: ‘Meglio non bere dal calice della felicità, perché, quando sarà vuoto, soffriremo immensamente.’ Per questa paura di rimpicciolirci, non riusciamo a crescere. Per la paura di piangere, non riusciamo a ridere.”
 

PENSIERO DEL GIORNO

Dice il maestro: “Oggi è un bel giorno per fare qualcosa fuori dall’ordinario. Potremmo, per esempio, ballare per la strada mentre andiamo al lavoro. Guardare direttamente negli occhi di uno sconosciuto, e parlare di amore a prima vista. Dare al capo un’idea che può sembrare ridicola, un’idea che non avevamo mai menzionato prima. I Guerrieri della Luce si permettono tali giorni. Oggi, potremmo piangere su antiche ingiustizie difficili da accettare. Potremmo telefonare a qualcuno a cui avevamo giurato di non parlare mai più (ma da cui avremmo desiderato ricevere un messaggio sulla segreteria telefonica). Oggi potrebbe essere considerato un giorno aldilà della sceneggiatura che scriviamo quotidianamente. Oggi, ogni colpa sarà permessa e perdonata. Oggi è un giorno per godere la vita.” 
 

LA MIA POESIA

Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
 

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