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« C'era una volta (prima parte)La palude della delusion... »

La piana della disperazione (seconda parte)

Post n°71 pubblicato il 22 Marzo 2007 da guerrierlumiere

Cammina, cammina, anzi dovremmo forse dire vola vola si diresse verso  Nord  e man man che procedeva, il  paesaggio  passava  dal verde lucente al verde scuro dal marrone fino al grigio. Quando il paesaggio cominciò ad  essere  bianco capì che  si  stava avvicinando  alla  montagna del grande Nord. Davanti a lui si stendeva  una enorme distesa di ghiaccio di cui non si vedeva la fine. Si trattava della piana della disperazione.
“Bene ci siamo”, pensò Trianot e detto fatto  si incamminò. Iniziò a camminare speditamente non sapendo neanche verso  che  direzione andare visto che da qualsiasi lato guardasse non riusciva a vedere  nient'altro che ghiaccio fino all'orizzonte. Piano piano il passo si fece più stanco e lento. Trianot  sapeva  bene cosa fosse  la solitudine, l'aveva provata spesso anzi si può dire che facesse parte della sua vita, ma non si era mai sentito solo come allora. Non un segno di vita, un fiore, un animale o qualunque cosa che si muovesse. Non spirava neanche un
alito di vento e tutto intorno regnava una calma irreale. Dopo mezz'ora di cammino all'improvviso passò davanti a lui un coniglio  bianco. Buongiorno signor coniglio esclamò Trianot  felice di trovare compagnia. Buongiorno, rispose il coniglio. Mi saprebbe dire dove si trova la montagna della saggezza? Ma certo, esclamò il  coniglio, seguimi. Dopo neanche  cinque  minuti come per incanto spuntò un ponte. Ecco disse il coniglio, aldilà di quel  ponte  troverai la casa dell'eremita. Trianot ebbe un sussulto.Come   faceva il coniglio a sapere che andava dall'eremita. E poi dove erano finite tutte le  difficoltà per raggiungere la montagna? In neanche un'ora di cammino  era  già  giunto  alla meta. Qui c'era sotto qualcosa. "Ti ringrazio signor coniglio ma penso che prima di andare a trovare l'eremita  andrò a guardare un pò di panorama qui intorno". Ma no, ma no insistette il coniglio, dove è finita tutta la tua fretta di rispondere ai tuoi interrogativi? Intanto da di là  dal ponte si sentivano voci di uccellini che cinguettavano felici, passerotti che gorgheggiavano fringuelli che  ridevano. La  tentazione di Trianot di andare a vedere cosa c'era fu grande. Mi dispiace, rispose Trianot, ma io voglio continuare per la mia strada  e detto  questo  fece  dietro-front lasciandosi il coniglio alle spalle e dirigendosi di nuovo verso la landa desolata. Più procedeva avanti e più sentiva nelle orecchie le voci allegre dei passeri che si era lasciato alle spalle. E se il coniglio  avesse avuto  ragione e se l'eremita fosse stato davvero aldilà del ponte? Trianot ormai stanco per le diverse ore di cammino in lungo e in largo crollò a terra sfinito scoppiando in un pianto dirotto dopodichè  si addormentò.Dopo aver dormito per chissà quanto tempo aprì gli occhi e quale fu la sua  meraviglia nel vedere  in  lontananza un'immagine diversa dal bianco che aveva visto fino ad allora. "Allora forse questa piana ha una fine. Ho fatto  bene a  non dare ascolto al coniglio! In un attimo si diresse verso quel punto. Lo spettacolo era certamente diverso da quello  visto finora, ma non certo meno desolante. Si trattava della palude della delusione e Trianot fu contento almeno di aver superato il primo ostacolo. Ora l'attendeva il secondo.

 
 
 
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INFO


Un blog di: guerrierlumiere
Data di creazione: 09/10/2006
 
 

AREA PERSONALE

 

IL TEMPO NON HA LIMITI

Anche se non sento dentro me “Amore”
Ritorno sempre là
A quelle immagini
Ai giorni liberi
Pieno di entusiasmo sembrerò
Solo a chi non saprà comprendere
il vuoto dentro me
E rimangono le lacrime in bilico
Dietro gli angoli degli occhi che sorridono
Il tempo non ha limiti
Non passa per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai
dimentica il tempo tra di noi
Il ricordo inafferrabile lo so
Che male più non fa
Ma se ti incontrerò
io non mi salverò
Cresce dentro l’anima
La voglia che ho di te
Distanze fragili ci uniscono di più
E non trovo le parole
per spiegarmelo
Perché quelli che si cercano poi
si perdono
Il tempo non ha limiti
Non basta per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai dimentica noi
Ci sono attimi che non ritornano più
- Vivrò pensando a te -
Il tempo è un alibi per non amarti più
- Vivrò pensando te -
Ti sento accanto a me come se fossi qui
Il tempo non ha limiti
Non passa per dividerci
È un pretesto sai che non basta mai
per difenderci
Il tempo cura i lividi
Difende dai pericoli
Di un amore che mai dimentica noi
Il tempo tra di noi…
 

QUELLO CHE VORREI FARE:

“Molte persone temono la felicità. Per tali persone, essere contenti nella vita significa cambiare molte delle loro abitudini - e perdere il loro senso di identità. Spesso siamo scontrosi verso le cose buone che ci accadono. Non le accettiamo, perché ci farebbero sentire in debito nei confronti di Dio. Pensiamo: ‘Meglio non bere dal calice della felicità, perché, quando sarà vuoto, soffriremo immensamente.’ Per questa paura di rimpicciolirci, non riusciamo a crescere. Per la paura di piangere, non riusciamo a ridere.”
 

PENSIERO DEL GIORNO

Dice il maestro: “Oggi è un bel giorno per fare qualcosa fuori dall’ordinario. Potremmo, per esempio, ballare per la strada mentre andiamo al lavoro. Guardare direttamente negli occhi di uno sconosciuto, e parlare di amore a prima vista. Dare al capo un’idea che può sembrare ridicola, un’idea che non avevamo mai menzionato prima. I Guerrieri della Luce si permettono tali giorni. Oggi, potremmo piangere su antiche ingiustizie difficili da accettare. Potremmo telefonare a qualcuno a cui avevamo giurato di non parlare mai più (ma da cui avremmo desiderato ricevere un messaggio sulla segreteria telefonica). Oggi potrebbe essere considerato un giorno aldilà della sceneggiatura che scriviamo quotidianamente. Oggi, ogni colpa sarà permessa e perdonata. Oggi è un giorno per godere la vita.” 
 

LA MIA POESIA

Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
 

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