Creato da ladestracalolzio il 16/08/2008

LA DESTRA CALOLZIO

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I nostri amici americani?

Pochi giorni fa il nostro ministro degli esteri Frattini, in una sua intervista riguardo alla guerra scoppiata fra Russia e Georgia ha detto di aver parlato con “i nostri amici americani, che mi hanno garantito”. La sua sicumera nel definire gli USA “nostri amici” tout court mi ha fatto sentire un po’ a disagio. Una sensazione del tutto personale certo, non condivisa da tutti quelli che pensano agli americani come liberatori del Mondo ed esportatori di democrazia, anche se nel confronto con la Cina, hanno dovuto tacere a proposito del rispetto dei diritti civili. Che è un tutto dire!
  Rimane comunque un’affermazione, quella del nostro ministro, pronunciata in un tono un po’ troppo perentorio, della serie “gli americani sono nostri amici.. e basta!” che mi porta a fare delle puntualizzazioni, trovandomi in disaccordo, quando ci sono di mezzo le guerre. Ma noi continuiamo a definirli liberatori, perché nel 1945 hanno liberato l’Italia dal nazi-fascismo, una feroce dittatura che per un ventennio bla, bla,bla ha devastato L'Europa e bla bla bla
. Non mi soffermerò sull’ultima parte, anche se ritengo che accomunare nazismo e fascismo sia quanto meno definibile come disonestà intellettuale e storica. Al suo ritorno a casa, dopo il primo incontro con Hitler, donna Rachele chiese al Duce che impressione gli avesse fatto il dittatore tedesco e Mussolini rispose in romagnolo “par mi l’è mat”. Papale, papale: “Per me è matto!”. Non divaghiamo e torniamo agli americani.
  Questi ultimi non sono venuti a liberarci gratis. L’intervento nella seconda guerra mondiale è stata manna per loro. Bisognerebbe partire da lontano, ma non è questo il momento e il post per farlo. Comunque sia, gli americani arrivavano dalla crisi del 1929, conseguente al crollo della borsa di Wall Street (che sarebbe arrivata comunque prima, senza la guerra mondiale del 1915-18) che portò alla chiusura di molte industrie, al blocco del commercio estere e alla chiusura delle linee di credito, portando la disoccupazione a circa 15 milioni di persone (parliamo del 1929). Il presidente F. D. Roosevelt e il suo
New Deal, che dimostrò tutto i suoi limiti col passare del tempo, riuscirono a ridurre negli anni trenta la disoccupazione a circa 8 milioni di persone (all’apice della depressione la Gran Bretagna era arrivata a 3 milioni, la Germania a 6 milioni, la Russia non era stata interessata, perché al suo primo piano quinquennale, mentre, con la fondazione dell’IRI,  la produzione industriale dell’Italia, non subì variazioni eclatanti, se non nel 1933). Una volta iniziata la crisi la soluzione venne spasmodicamente ricercata, fino a raggiungerla, nella seconda guerra mondiale, che aprì i mercati coloniali a tutte le nazioni in vista della futura e auspicata indipendenza delle colonie. Il prezzo da pagare fu molto alto per tutti: distruzioni, morti, sacrifici, devastazioni, fame e tutto ciò che di aberrante comporta la guerra. Questo tanto per chiarire.
  Se parliamo di popolo americano; di cinema americano; di ricerca spaziale e medica; di sviluppo tecnologico; di scienza; modelli economici; attaccamento alla bandiera e di tante altre qualità degli americani, allora non possiamo esimerci dal definirli, “nostri amici”. Inoltre, i popoli sono popoli dappertutto. Si ammirano, si rispettano, si confrontano, si scambiano idee ed altre esperienze, a volte si invidiano, spesso si amano, però la differenza la fanno o la creano, fin dalla notte dei tempi, i governanti o le lobby, o le lobby governanti. Allora bisogna saper discernere fra lobby e governanti; in questo caso i guerrafondai, o i petrolieri guerrafondai come i Bush, Rumsfeld, Cheney, massoni (WASP), tanto per citarne di noti. Questi non sono miei amici. Ma non lo sono neppure quelli che stanno da un’altra parte se sono guerrafondai, che siano Cinesi, Russi, Israeliani, Sud Americani, Georgiani, Tedeschi, Inglesi, Serbi, Croati, Mussulmani, Italiani o Ostrogoti, poco importa.
  Sarò sempre contrario ad ogni tipo di guerra, preventiva o di polizia, come le chiamano adesso (se non per la difesa del territorio come previsto dall’art. 11 della nostra Costituzione La costituzione della Repubblica Italiana), come risoluzione di qualsiasi controversia internazionale, convinto come sono che non ci sia niente di peggio che possa riportare l’essere umano ad uno stato bestiale: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, Insegnava Dante. Senza contare le barbarie, le mutilazioni, gli abusi, gli stermini, del dolore straziante causato dalla perdita dei propri cari, e lo scempio che viene fatto delle popolazioni civili: donne, vecchi, bambini, indifesi e deboli. Cosa c’è di peggio di una guerra? Per un soldato, morire in battaglia può essere la minore delle disgrazie. Pensiamo alle mutilazioni, ai danni perenni dovuti alle nuove armi o quelli mentali, per lo shock subìto in battaglia. Pensiamo al dolore delle madri che si vedono riportare in patria i figli in squallide casse di legno, coperti dalla bandiera, morti in terra lontane, magari senza neppure capirne i reali motivi. Cosa c’è di peggio per una madre? Pensiamo ai 10 paracadutisti morti la settimana scorsa in un attacco dei talebani in Afghanistan (quando sono degli altri bisognerebbe chiamarli agguati). Non succedeva dal Libano 1984 che i francesi lasciassero sul campo i loro soldati. Tutti giovani fra i 19 e i 29 anni. Il mio primo pensiero va sempre alle madri. Quando si tratta di paracadutisti, ai quali mi sento particolarmente vicino, la mia tristezza acquista un sapore particolare. Quando poi sento che gli americani di rinforzo si sono persi da qualche parte oppure che questi ragazzi francesi sono stati attaccati dal fuoco amico degli stessi americani, la tristezza diventa rabbia. È un vizio degli americani, che sia artiglieria o caccia, quello di sparare nel mucchio. Basti pensare a Cassino nel 1944, o nel Vietnam quando bombardarono territori occupati dalle loro truppe o dalle truppe alleate. O pensiamo alla fine della settimana scorsa, quando hanno attaccato un villaggio di talebani, in Afghanistan, e hanno ucciso un’ottantina di civili, fra donne e bambini, per sgominare 20 talebani: 55 bambini e 25 donne morte. O, cito a caso fatti coevi che non si possono scordare, pensiamo a Fallujia dove attaccarono con le bombe al fosforo bianco[1], proibite dalla convenzioni internazionali; alla guerra dei Balcani, dove impiegarono missili all’uranio impoverito, che si arricchisce col calore sprigionato nell'l’impatto della corazza dei carri nemici (dei nostri soldati stanno ancora morendo oggi di cancro). Non posso dimenticare il villaggio di My Lai (Guerra del Vietnam), non posso dimenticare la Strage del Cermis con tutte quelle persone che morirono per gioco. Nessuno ha pagato, di persona. Ci hanno pensato con i risarcimenti. Questi non sono miei amici. Andando indietro nel tempo non posso dimenticare il bombardamento_atomico_di_Hiroshima_e_Nagasaki; lo sterminio dei nativi americani e dei negri deportati, effettuata con le prime armi chimiche della storia: i virus delle malattie, o annientando  popolazione intere per fame, sterminando i bisonti, che erano fondamentali per la loro sopravvivenza. Si contavano sulle rive del Platte, nel 1850, due mandrie di bisonti ben distinte con più 30 milioni di capi ciascuna. Al conteggio del 1880 se ne contavano 250 per mandria. Come lo definì J.F.Kennedy “Il più grande furto dell’umanità”, quello nel confronto degli indiani pellirosse.

  Non dobbiamo giustamente dimenticare, i gulag, i campi di sterminio nazisti, la pulizia politica di Pol Pot in Cambogia, che sterminò metà dell'intera popolazione, per citare qualcuno del secolo scorso, ma neppure gli stermini di massa degli europei nelle Americhe centrali e del sud (200 milioni d morti in due secoli) e questi del Nord America del 1800. Questi non sono miei amici.



[1] Completa disidratazione del corpo, distruzione dei tessuti molli, annerimento della pelle, senza che il vestiario fosse intaccato. Un effetto finale praticamente eguale a quello ottenuto su qualsiasi sostanza organica a elevato contenuto d’acqua utilizzando sorgenti a microonde. Effetti che indicavano come a Fallujia, con ogni probabilità, il livello di potenza dell’onda fosse stato molto superiore rispetto a quello originario studiato per funzioni di ordine pubblico con il risultato di produrre la completa disidratazione dei corpi su cui era stato ‘sparato’, senza peraltro distruggere il contenitore: gli indumenti realizzati con fibre già di per sé disidratate.

 
 
 
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Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
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Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).

E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.

E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.

Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.

Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili

 
 
 

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