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Alla memoria dell''ultimo eroe italiano
Post n°118 pubblicato il 25 Giugno 2009 da ladestracalolzio
Tag: Balbo, bombardiere, britannici, condottiero, generale, giugno, inglesi, memoria, Tobruk, velivolo Il giorno 28, volando sul cielo di Tobruk, durante un’azione di bombardamento nemica, l’apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell’equipaggio sono periti”. Probabilmente fu il fumo e le fiamme di questi attacchi che impedì alla contraerea italiana di riconoscere il trimotore dove c’era Balbo, diverso dai bimotori inglesi. Nell’incidente morirono anche gli otto membri dell’equipaggio: collaboratori e amici di Balbo. Le circostanze in cui l’aereo di Italo Balbo venne abbattuto suscitarono perplessità anche tra coloro che rifiutavano le interpretazioni più fantasiose dell’incidente. Allora come oggi circolarono ipotesi di complotti e di attentati. In quell’ultimo volo Italo Balbo stava forse andando in Egitto, per formare un governo autonomo e in esilio? Come era possibile che la contraerea italiana non avesse riconosciuto l’aereo del comandante Balbo? L’incidente era stato commissionato da Mussolini? Queste domande nulla hanno tolto e nulla tolgono al fascismo eroico, patriottico e avventuroso che Balbo personificava, fu l’unico tra tutti i gerarchi fascisti a vivere l’ideale fascista. Cosa intendesse Balbo per fascismo o essere un buon fascista lo si può dedurre dal racconto della sua vita. Italo Balbo, la camicia nera Italo Balbo è nato a Quartesana, un sobborgo di Ferrara, nel 1896. Come molti gerarchi fascisti, Balbo è cresciuto in una famiglia piccolo-borghese, da cui ha ricevuto un’educazione di ispirazione mazziniana. Laureato in scienze politiche durante la grande guerra ha combattuto valorosamente nel corpo degli alpini. Dopo la fine della guerra Italo Balbo non ancora venticinquenne era ambizioso e impaziente di fare carriera politica. La posizione di segretario del fascio di Ferrara era l’occasione giusta, sono i primi mesi del 1921. Sotto la guida di Italo Balbo, i fascisti si impadronirono velocemente di Ferrara; il fascismo ferrarese fu l’apripista del fascismo agrario nell’Italia settentrionale. Italo Balbo organizzò le squadre di picchiatori fascisti che sequestravano e bastonavano i dirigenti comunali, obbligandoli a dimettersi. Sotto il suo comando la violenza diventò una pratica usuale. Nell’autunno del 1922 Italo Balbo aveva eliminato le organizzazioni sindacali e politiche socialiste e aperto la strada per la Marcia su Roma. L’organizzazione dello squadrismo stabilì una costante nella sua carriera politica: la capacità di raccogliere grandi masse. La Marcia su Roma, come ricordò alcuni anni dopo Dino Grandi, fu il proseguimento delle mobilitazioni di massa e degli assedi che Balbo aveva guidato. Quando i fascisti marciarono su Roma, il 22 ottobre del 1922, il quadrumviro Italo Balbo aveva solo 26 anni. Dopo la Marcia su Roma Balbo venne nominato comandante generale della Milizia in cui poteva continuare ad esercitare la propria intransigenza. Balbo era un uomo d’azione, usava la violenza scientificamente, quando pensava che fosse necessario. Nell’agosto del 1923 fu implicato nell’assassinio di un prete di provincia. Don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta, venne aggredito da due squadristi fascisti che intendevano dargli una lezione. Questo prete di 38 anni, di grande carisma, aveva rifiutato non solo di fare il cappellano della Milizia, aderendo invece al Partito popolare, ma soprattutto aveva contribuito alla causa antifascista impedendo che i giovani cattolici confluissero nelle fila dei balilla, molto care al regime fascista. Un solo colpo di bastone provocò la morte del sacerdote. L’inchiesta sull’assassinio di don Minzoni non diede nessun risultato. Balbo e i fascisti ostacolarono lo svolgimento delle indagini. Così, benché fossero stati individuati i colpevoli, il caso venne chiuso per mancanze di prove. Un anno dopo un altro delitto mise in evidenza la brutalità del regime. Il 10 giugno 1924 venne ucciso il deputato socialista Giacomo Matteotti. Il 23 agosto dello stesso anno venne pubblicato un articolo che accusava Balbo di essere coinvolto nell’assassinio del prete. E Balbo sporse denuncia per calunnia. Il processo andò molto male per Balbo. La difesa non provò il suo diretto coinvolgimento nell’omicidio di don Minzoni, ma la sua reputazione e quella del fascismo ne uscirono danneggiate. Nel 1924 fu costretto a dimettersi da comandante delle milizie. Due anni dopo, nel novembre del 1926, fu nominato sottosegretario del ministero dell’Aeronautica. Italo Balbo, l'aviatore e il mito dell'America Dal 1926 al 1934 Balbo fu il responsabile, prima come sottosegretario e poi come ministro, di tutte le fasi dell’aviazione italiana, militare e civile. Come aviatore Italo Balbo seppe mettere in pratica le sue qualità di geniale propagandista. Utilizzò l’aviazione come una formidabile arma di propaganda per il regime. Fu l’artefice di memorabili imprese, la più spettacolare e di successo fu la seconda crociera atlantica, dopo quella dall’Italia al Brasile: trasvolare l’oceano atlantico del nord fino a New York. Perché New York? Per Balbo gli Stati Uniti avevano un fascino particolare. “senza nuove terre da scoprire – scrisse – vi erano nuove civiltà da esplorare”. Per lui gli Stati Uniti rappresentavano “gli anticipatori geniali del progresso meccanico, l’immensa riserva di ottimismo, di salute, di forza, la garanzia di una pace più stabile”. Non solo, Balbo, patriottico e orgoglioso, voleva che le migliaia di emigranti italiani che avevano abbandonato l’Italia per gli Stati Uniti, sapessero che Mussolini e il fascismo avevano riscattato l'Italia dal peridodo di vergogna e di umiliazione. Un viaggio di oltre diecimila chilometri, ventiquattro idrovolanti SM55 X in rotta oltre le alpi, sull’oceano in tempesta, tra le nebbie e gli iceberg del mare del nord. La trasvolata atlantica del 1933 passata alla storia come “Crociera del Decennale”, fu seguita in Italia e nel mondo da milioni di persone fino a trasformarsi in uno dei maggiori eventi mediatici dei primi anni 30. Per Balbo fu un vero trionfo: fu ricevuto da Roosevelt alla Casa Bianca, gli venne dedicata una strada di Chicago e fu nominato perfino capo Sioux. Al suo arrivo a Roma venne accolto trionfalmente da Mussolini, che lo festeggiò nel cuore della Roma antica. Ma che pochi mesi dopo, forse geloso di tanta popolarità, lo nominerà Governatore della Libia, allontanando così un pericoloso concorrente dalla scena politica italiana. "Esilio" in Libia. Italo Balbo, il governatore Quello di trasferire continuamente i suoi subordinati in modo che nessuno potesse diventare un potente avversario politco, fu uno dei metodi con cui Mussolini manteneva la sua autorità. E Balbo ne fu una illustre vittima. Balbo in Libia dimostrò ancora una volta le sue capacità di capo e di grande organizzatore, nei sei anni del suo governo la Libia vivrà trasformazioni radicali. E diventerà un raro caso di integrazione delle tre etnie che la popolavano: mussulmani, cristiani ed ebrei. Dopo l’esperienza dei campi di concentramento di Graziani e Badoglio, Balbo in Libia si occupò, dunque, della rinascita e della ricostruzione e intraprese un programma a lungo termine di “colonizzazione demografica intensiva”; per cinque anni consecutivi avrebbero dovuto essere sistemati in colonia ventimila coloni all’anno. Era il primo passo verso la realizzazione di una popolazione italiana in Libia. Nel mentre Balbo, tra i gerarchi del regime, era quello che si batteva più di ogni altro contro le leggi razziali - si ricorda l'episodio di Renzo Ravenna, podestà di Ferrara ed esponente di rilievo della comunità ebraica ferrarese, che venne invitato da Balbo, suo intimo amico, a rifugiarsi in Libia - e contro l’attrazione fatale che spingeva Mussolini sempre di più verso il nazismo. Nel 1940 le scelte belliche di Mussolini che lui non condivideva determinarono il suo destino. La guerra è iniziata da appena 18 giorni, mentre sta per atterrare a Tobruk, ai comandi del suo bombardiere, è abbattuto per errore dal fuoco della contraerea italiana. Muore a 44 anni. |
Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
- John Clarke
Che grande uomo politico sarebbe stato Giuda!
- Achille Tournier
- Charles De Gaulle
Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).
E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.
E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.
Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.
Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili
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