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Messaggi di Gennaio 2016

PICKPOKET

Post n°1306 pubblicato il 29 Gennaio 2016 da atapo
 
Tag: cronaca

MANO LESTA



 

Sono salita sull'autobus e sono scesa due fermate dopo per prendere la coincidenza col mio bus che mi avrebbe portata a casa.

Nello scendere vedo che la cerniera lampo della borsa (quella nuova di Desigual) è aperta per una decina di centimetri. Come? Non mi pareva affatto di averla lasciata aperta quando sono uscita dal corso...

Mentre appoggio i piedi a terra metto la mano dentro l'apertura... come temevo: è sparito il portafoglio!

Mannaggia! Di solito quando esco di casa o lo ripongo dopo un acquisto lo spingo bene in fondo, dalla parte opposta all'apertura, sotto le borsine di plastica per la spesa, ma al corso avevo appoggiato la borsa non diritta, senz'altro si era spostato... ed era un portafoglio grosso che da tempo meditavo di cambiare: il ladro l'avrà trovato facilmente sottomano!

In una frazione di secondo il bus riparte, chi è sceso si disperde... ormai la frittata è fatta! E il ladro avrebbe potuto essere sceso alla fermata precedente, penso sia inutile gridare o fare sceneggiate, anche perchè arriva il mio secondo bus e devo prenderlo, ormai è ora di cena e il prossimo chissà quando passa.

Certo sono agitata, per fortuna trovo posto a sedere e “calma, mi dico, cerchiamo di quantificare il danno.”

Il denaro perso non arrivava a quaranta euro, poteva andare peggio in altre circostanze. Il portafoglio l'avrei cambiato comunque, però era bello, di pelle, un regalo ricordo dei miei alunni di francese, peccato! C'erano due biglietti per il treno di Montelupo, due biglietti d'autobus di altre città, una foto del primo compleanno di Martino … Ciò che è andato perduto di importante sono la tessera dell'autobus, quella del comune per lo sport per gli invalidi e varie tessere dei supermercati e negozi che frequento.

Tutto sommato non un danno enorme, per fortuna le carte di credito e la carta d'identità stanno in un altro scomparto della borsa, più piccolo e più protetto.

Mi sono rassegnata e nemmeno troppo arrabbiata e choccata, anzi mi sono sorpresa a pensare che, accipicchia, il ladro è stato proprio abile, in quel piccolo spazio, ad aprire la cerniera il minimo e senza far rumore, visto che di solito è un po' dura da far scorrere, è stato anche fortunato a beccare una delle poche volte in cui il portafoglio si trovava proprio da quella parte! Mani di fata!

Stamattina sono tornata a perlustrare la zona delle due fermate, se per caso, dopo l'ovvio alleggerimento del denaro, il resto fosse stato gettato per terra o in un cestino dei rifiuti: per colmo di sfortuna tutti i cestini erano stati appena svuotati prima che passassi! Mi sono arresa, così oggi ho girato fino a sera per rifare tutto, cominciando dalla denuncia ai carabinieri, non ho avuto problemi, anzi tutti sono stati molto gentili, ora col computer i dati li conservano e in un attimo si può fare la duplicazione.

Certo che, per questo e per altri motivi, il mese di inizio anno non eccelle per positività e fortuna...

 

 
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INCONTRI

Post n°1305 pubblicato il 27 Gennaio 2016 da atapo
 
Tag: cronaca

CHISSA' DOVE



Renoir

Alcune sere fa siamo usciti a cena con un gruppo di persone tra quelle che erano state con noi a Viareggio il giorno di Natale.

Il mio vulcanico amico S. aveva pensato ad una rimpatriata in una trattoria storica di Firenze in oltr'Arno.

Una serata piacevole tra Italiani, Americani ed altro, davanti ai piatti tradizionali toscani si intrecciavano le conversazioni su vite, viaggi, esperienze, films e spettacoli visti e da vedere, proposte di altre spedizioni culturali e artistiche... Anche mio marito mi è parso a suo agio tra queste persone, pur così diverse da noi.

Il mio amico dice che conosce uno che lavora ad una Radio e che vuole invitarlo per il prossimo Natale a Viareggio, così farà un servizio sulla tradizione natalizia-marinara di questo gruppo di persone che ormai si potrebbero anche dare il nome di "Christmas sailors"...

Eravamo circa a metà della cena (e delle chiacchiere) quando una coppia appena entrata si è avvicinata al nostro tavolo: conoscevano il mio amico ed anche qualcun altro della compagnia. Così si sono uniti a noi.

Appena ho visto la donna di questa coppia ho avuto l'impressione di averla già incontrata da qualche parte, ma passate mentalmente in rassegna varie possibilità non ho concluso nulla e ho accantonato l'idea. Questa signora si è seduta a tavola accanto a me, dopo alcuni minuti di presentazioni varie a un tratto mi ha fissata dicendo:-Mi sembra di conoscerti... Dove ci siamo già incontrate?-

Che buffo! Le ho svelato che avevo avuto lo stesso pensiero, allora abbiamo fatto varie ipotesi... Io non ho una densa vita sociale a Firenze, meno che mai negli ambienti frequentati da questo gruppo di nuovi conoscenti, Bologna l'ho lasciata da più di trenta anni... Nulla!

Ogni tanto, durante il resto della cena, a una delle due veniva in mente una nuova possibilità di incontro nei nostri passati e ci chiedevamo:-Forse eri...?- Ma fino al BUONANOTTE finale non siamo riuscite a svelare il mistero di questa reciproca idea di remota conoscenza.

Può darsi che sia accaduto in una vita precedente?

 
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SOTTOUTILIZZO 2

Post n°1304 pubblicato il 23 Gennaio 2016 da atapo
 

ONLY ENGLISH



 

Le decisioni più rivoluzionarie il Ministero della pubblica Istruzione le prende sempre d'estate, così al rientro di settembre dirigenti e docenti si trovano le sorprese, spesso poco piacevoli...

Fu dunque nel bel mezzo di un'estate, mentre viaggiavo in Francia, che su un giornale italiano trovato fortunosamente come spesso accade all'estero lessi un piccolo articolo relegato in fondo alla pagina (al solito... per ciò che riguarda la scuola): dal settembre successivo, cioè un mese dopo, nella scuola primaria per l'insegnamento della lingua straniera sarebbe stato obbligatorio l'inglese, e solo quello. Le altre tre lingue, francese, spagnolo e tedesco, che da diversi anni erano state introdotte nella scuola primaria venivano eliminate: chi aveva già cominciato una di queste lingue poteva continuarla fino alla quinta, ad esaurimento, ma nelle nuove classi solo l'inglese! Nessuna parola sul DESTINO di chi stava insegnando le tre lingue soppresse.

Per me fu una doccia fredda, che mi rovinò il resto della vacanza!

Da più di dieci anni ormai insegnavo il francese, prima nella mia classe, poi ero diventata insegnante specialista, definizione ufficiale per dire che insegnavo questa lingua a tutte le classi della scuola, tipo alle scuole medie. Ogni anno avevo 6-7 classi, dalla seconda alla quinta, senza contare il progetto Lingua 2000 per cui vi aggiungevo altre ore settimanali da dedicare sperimentalmente ai bambini della prima classe. E i Progetti europei da portare avanti, le corrispondenze e gli scambi di classi con i coetanei francesi, gli spettacoli in lingua che coivolgevano tutti bambini della scuola, la biblioteca circolante di libri in lingue straniere... Insomma, un'esperienza di incredibile ricchezza e bellezza... Come sarebbe andata a finire?

Le classi quinte che avevo appena licenziato quindi non sarebbero state sostituite, avrei avuto meno classi e... delle ore libere... per cosa?

Appena rientrata in Italia, senza aspettare settembre, mi precipitai dal dirigente per sapere il mio destino. Lui mi ascoltò molto freddamente e sentenziò con parole taglienti come coltelli:-Sarà a disposizione per le supplenze.-

Tra me e quel dirigente non correva molta simpatia: era una persona estremamente ambiziosa, decisionista, amante del protagonismo, diverse volte ero stata in disaccordo con lui e gli avevo detto chiaramente le mie idee... tanto che, quando certi colleghi venivano nella mia aula di lingua e ci confrontavamo su certe posizioni del dirigente, qualcuno le definiva "Le riunioni dei Carbonari".

Nulla che andasse oltre il lecito, ma l'antipatia reciproca era palpabile...

Ed ora che lui teneva il coltello dalla parte del manico, avevo l'impressione che volesse farmela pagare...

Entrai in crisi: dopo trent'anni che insegnavo, avevo evitato gli anni di supplenza da giovane perchè avevo vinto subito il concorso e mi toccavano ora a fine carriera...

Con tutto quello che sapevo fare, con tutte le esperienze interessanti che potevo vantare nel mio curriculum lavorativo, possibile che non ci fosse per me qualcosa di meglio e di meno frustrante?

Io che di solito non mi valorizzo mai, in quei giorni mi sentivo invece di essere stata brava fino a quel momento e che tutto ciò non importasse più un fico secco e andasse a farsi benedire..

Mi rivolsi subito al sindacato, rileggemmo le circolari in merito, da cui si evidenziava:

visto che i bimbi di prima classe avevano già avuto qualche ora di sperimentazione in francese, avrebbero potuto continuare;

avrei dovuto in ogni caso essere utilizzata sfruttando al meglio le mie competenze:

le supplenze dovevano essere solo una soluzione residuale.

Ma c'era di più: poichè contemporaneamente era stata decisa l'introduzione della seconda lingua straniera alla scuola media e i miei ex-scolari avevano richiesto di continuare col francese, il dirigente avrebbe potuto richiedere il docente più adeguato al di fuori di ogni graduatoria (che non esisteva): io li avevo seguiti nei cinque anni precedenti, avevo un'abilitazione per insegnare anche alla scuola media, avevo i diplomi europei DELF-DALF rilasciati dall'Istituto Francese... secondo il sindacato avrei potuto occupare quella cattedra nella nostra scuola media.

Riportai le proposte al dirigente e al collegio: lui, ansioso di defenestrare il francese(e se avesse potuto anche l'insegnante), decise che i piccoli sarebbero passati subito all'inglese.

Per la scuola media disse che preferiva avere una persona con la laurea in lingue straniere e trovò una ragazzina di primo pelo che, dopo due mesi, seppi che non riusciva nemmeno a gestire le classi... però era laureata!!!

E le mie competenze da sfruttare al meglio?

Al sindacato mi avevano detto che se non ci fossero state proposte "dignitose" in tempi rapidi mi avrebbero assistito per aprire una vertenza sindacale, anche se questo dirigente era molto ben "ammanicato" in alte sfere e riusciva sempre a fare ciò che gli pareva. Figuriamoci! Con un tipo così non avrei ceduto e avrei lottato fino in fondo.

Forse a causa di tutto ciò quell'anno nella mia scuola i laboratori a classi aperte vennero organizzati dall'insegnante fiduciaria del preside in tempi molto più veloci rispetto agli anni precedenti, quando ce ne voleva per mettersi d'accordo: per buona parte di quelle ore che mi avanzavano avrei partecipato a questi progetti.

E, a posteriori, ho un bel ricordo di queste esperienze: ogni gruppo di bambini, provenienti da più classi, era seguito da due insegnanti, per due ore settimanali.

Con le prime e le seconde stavo nel gruppo "Canto in lingua straniera": su un certo argomento, per esempio i colori o le parti del corpo, io e la collega insegnavamo due canzoni, una in inglese e una in francese, anche con il mimo e la danza, alla fine di ogni ciclo di incontri (ci furono tre cicli, per farvi "passare" a rotazione tutti i bambini) facevano lo spettacolino per i compagni.

Molto interessante fu l'attività con i gruppi di terza, quarta, quinta, in cui lavorai con un maestro. Qui ci furono due turni, chi partecipava aveva scelto il laboratorio fra i vari proposti, quindi erano parecchio motivati: "Preparare un film comico" . Cos'è la comicità? Scegliere storielle comiche, scrivere a gruppi le sceneggiatura, preparare tutto, fare le riprese (era compito questo del maestro)... Difficile, ma bellissimo! Il primo filmino prodotto era con storielle di vario tipo, che divertì molto gli altri compagni quando lo proiettammo. Nel gruppo del secondo turno, che ormai aveva capito come funzionava, ci spingemmo oltre: furono scelte e rappresentate alcune parti del "Giornalino di Gian Burrasca", con effetti esilaranti!

Qualche ora per le supplenze mi rimase, ma anche qui tutto girò al meglio. Un mio collega con il figlio handicappato prendeva spesso giorni e ore di permessi usufruendo della legge 104, aveva una quinta e i genitori si preoccupavano che tutte queste assenze nuocessero al lavoro dei figli. Poichè era una delle classi in cui insegnavo il francese, ci accordammo col collega, lui si assentava nel giorno in cui io ero a disposizione per le supplenze ed io assicuravo una certa continuità al lavoro della sua classe, svolgendo in accordo con lui una parte del programma di italiano. E i genitori si tranquillizzarono...

Insomma, alla fine dell'anno ero abbastanza soddisfatta, tutto sommato...

...ma nel frattempo avevo fatto la domanda di spostamento per ritornare su un posto di classe normale... avrei cambiato di nuovo e con molte incognite...

 
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SOTTOUTILIZZO 1.

Post n°1303 pubblicato il 21 Gennaio 2016 da atapo
 

ORGANICO  POTENZIATO

 

 

Con molta curiosità ho seguito da settembre le vicende delle nuove immissioni in ruolo degli insegnanti.

Fra coloro che conosco, alcuni mi sono sembrati soddisfatti della nuova situazione, ma chi è entrato ora, nella fase C, quella del “potenziamento”... si trova spesso costretto ad un lavoro frustrante, ben lontano dalle aspettative e dalle possibilità di utilizzo in una didattica più moderna e proficua. I miei timori si sono rivelati fondati, leggete un po' qui...

da "Orizzonte scuola.it"
Organico potenziato, docenti che fanno solo supplenze o che girovagano per i corridoi. Docenti in difficoltà per l'anno di prova di Anselmo Penna

"Oggi - racconta un fan della nostra pagina FaceBook - ho indossato giacca e cravatta per non essere scambiato per un bidello".

Il docente è stato assunto grazie alla fase C, quindi fa parte di quell'organico potenziato che avrebbe dovuto, almeno nei fatti, potenziare la didattica nelle scuole.

Si tratta di uno degli aspetti più importanti della riforma della scuola voluta da questo Governo, ma che sta facendo acqua da tutti i lati.

Il docente in questione ironizza sul fatto che trascorre le proprie giornate nei corridoi, ad attendere di far da tappabuchi per le assenze dei colleghi. E' questo il modo in cui alcuni dirigenti scolastici, a volte nonostante i Collegi abbiano approvato chiari progetti di potenziamento, stanno utilizzando questo personale.

Fatti che sono anche a conoscenza del Ministero stesso, tanto che si è detto scontento del modo in cui tale personale è stato gestito.

In effetti, dare la colpa solo ai dirigenti non è del tutto corretto, dato che la legge 107 (scritta non sempre in modo da non destare dubbi) diventa fuorviante nel passaggio che dà competenza al dirigente scolastico per utilizzare l'organico dell'autonomia al fine di coprire le supplenze fino a 10 giorni. Indicazione che è stata presa da alcuni dirigenti scolastici troppo "zelanti" come imperativo categorico.

Il Ministero stesso ha promesso di emanare delle linee guida che, però, tardano ad arrivare,  mentre i sindacati hanno dato direttive precise alle proprie RSU per regolamentare la copertura delle supplenze senza che ciò vada a discapito della didattica.

I docenti neoassunti, tra l'altro, hanno tutto l'interesse a trasformare il loro lavoro a scuola in didattica legata ai progetti, dato che è strettamente interconnesso al superamento del periodo di formazione.

A quanto pare il Ministero ha ancora necessità di effettuare una ricognizione delle problematiche che si riscontrano, sperando che il regolamento arrivi prima della fine dell'anno

 

Non c'è molto da aggiungere. Questi insegnanti da precari hanno alle spalle anni di insegnamento e le più svariate esperienze, hanno lasciato situazioni di docenza sulle classi (anche se annuali) e la nomina in ruolo è arrivata affinchè “potenziassero”, cioè offrissero maggiori opportunità, in altri istituti.

Queste opportunità potrebbero essere collaborare alla realizzazione di progetti didattici, essere di supporto ad alunni con varie difficoltà, permettere il lavoro a gruppi e l'attuazione di laboratori... insomma, permettere ciò che un insegnante da solo con una classe di 25-30 alunni ha qualche difficoltà ad attuare.

Però in molti casi questi insegnanti in più sono utilizzati solo per le supplenze, se non c'è nessuno da sostituire se ne restano inutilizzati, in attesa di fare supplenze. Uno spreco enorme di risorse. Ci sono dirigenti che fanno solo ragionamenti economici, di risparmio puro, il problema delle sostituzioni dei colleghi assenti per brevi periodi è da anni che si trascina nella scuola italiana, è stato il colpo di grazia che, almeno nella scuola dell'obbligo, ha scardinato le possibilità offerte dalle compresenze, possibilità che avevamo conquistato in precedenza e che, se ben utilizzate, fanno la differenza nella didattica laboratoriale.

Me lo aspettavo che finisse così, sono anni che esiste questo problema, il quale crea frustrazioni e sottoutilizzo di forze che potrebbero essere impiegate in modo molto più produttivo e utile per gli alunni. Ma l'economia, i risparmi... si fanno sempre sulla pelle della scuola e, nella scuola, su chi ha maggiori necessità.

Anch'io anni fa rimasi “vittima” di questo sistema infernale, l'ho conosciuto bene... per questo l'avevo così temuto in previsione delle ultime assunzioni... e credo di capire cosa provino i nuovi assunti che lo stanno vivendo.

Vi racconterò la prossima volta la mia esperienza, se ciò può essere di conforto, o meglio di compartecipazione, per qualcuno.

 

 
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SFIDE CULINARIE

Post n°1302 pubblicato il 18 Gennaio 2016 da atapo
 

IL CINGHIALE SCAPPATO

 


 

La moglie di COGNATO 4 possiede (beata lei!) dei terreni sull'Appennino bolognese. A volte vi entrano dei cacciatori per battute di caccia al cinghiale e, se il bottino è abbondante, capita che ne lascino una parte alla famiglia di COGNATO 4. Capita anche che sia troppo pure per loro, oltre le capacità del loro congelatore: in questi casi ce ne passano un po'... sempre abbondante.

L'ultima di queste donazioni arrivò quando ancora stavamo nella casa vecchia, una parte di carne la mangiammo tra noi e i figli, il resto finì nel nostro congelatore.

-Sarà per la prossima cena con la coppia perfetta.- Disse mio marito e i lettori di lunga data sanno a chi mi riferisco.

Mio marito e l'altro amano ogni tanto dedicarsi a quelle performances culinarie tipiche dei mariti: la ricetta particolare con grande dispiegamento di attrezzature e confusione in cucina, l'invito ad ospiti che poi gli faranno apprezzamenti e complimenti. Ognuno racconta all'altro le sue imprese, scambiandosi anche informazioni e segreti sui vini migliori.

Così il mio aveva molto decantato a questi amici il suo piatto di cinghiale, fatto con quel sughetto così buono...

Ma i noti avvenimenti legati al trasloco avevano fatto dimenticare la cena di cinghiale ed anche il cinghiale stesso confinato in fondo al congelatore.

Qualche settimana fa mio marito (credo che avesse riaperto il discorso in uno dei loro incontri parrocchiali) chiese:-Allora quando si fa questa cena di cinghiale?-

-Quando avremo spazio sufficiente in cucina per far sedere e cenare altre due persone.-gli avevo risposto senza scompormi.

Dopo qualche giorno tornò alla carica: l'amico aveva proposto di cenare da loro col cinghiale, cucinandolo nella loro cucina... o nella nostra prima, come preferivamo.

Così si poteva ragionare e fu decisa la data: ieri a mezzogiorno, perchè questa ricetta, con un sugo potente, non è molto adatta alla sera, visto che abbiamo già una certa età ed è meglio stare leggeri.

Ma il mito di questa sublime ricetta di cinghiale si era intanto sparsa nelle riunioni parrocchiali, la coppia perfetta è molto ospitale... ecco che nei giorni successivi mio marito mi informava che al pranzo ci sarebbero stati anche i loro due figli coi rispettivi coniugi, altre persone impegnate in parrocchia (che poi alla fine non sono venute) e addirittura aveva accettato l'invito anche il parroco!

-Scherzi! Ma quanto cinghiale credi che ci sia?- Mi era capitato tra le mani pochi giorni prima nel congelatore: era un sacchetto di costolette, buono per due coppie anzianotte come noi, non per un reggimento! Mio marito è rimasto imbarazzato: forse credeva che a stare nel congelatore il cinghiale si moltiplicasse?

-Proviamo a chiedere a tuo fratello se per caso ne ha e fai un salto a Sasso Marconi a prenderlo.- Ho proposto, ma sfortunatamente non l'aveva.

La coppia perfetta non si è scomposta: -Non c'è problema, faremo noi qualcosina d'aggiunta.-

Il loro chef anzi è stato contento di sfoggiare la sua abilità al barbecue.

Ieri mattina lo chef di casa mia ha prodotto un profumato tegame di costolette in salsa al vino, che alle 13 è stato trasferito al pranzo a casa degli altri... i quali avevano aggiunto il loro qualcosina:

ribollita,

pappardelle al ragù di cervo,

pollo e agnello alla brace,

cipolline in agrodolce,

filetti di peperoni all'olio,

insalata,

frutta varia,

panettone,

dolcetti tipici toscani,

per non parlar dei vini: Bordeaux, Morellino e Muscadet per i dolci.

Naturalmente, la sera abbiamo saltato la cena.

 
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TEMPO DI SALDI

Post n°1301 pubblicato il 15 Gennaio 2016 da atapo
 

SALDI...AMO

Gennaio, tempo di saldi. Stavolta non mi interessano quasi per niente.

Sarà per lo stato d'animo abbastanza depresso che mi sento in questo periodo: mi affatica anche il solo pensiero di andare in giro qua e là per negozi, affollati per di più.

Sarà per la "scoperta" che ho fatto nei mesi scorsi rimettendo a posto, per quanto possibile, le mie cose dopo il trasloco: ho tanti vestiti, scarpe, borse, foulards, biancheria che credo di non riuscire mai a consumare nel resto della mia vita (anche facendo calcoli ottimisti...), viste soprattutto le mie scarse occasioni "mondane". Ne parlavo con le amiche di blog all'ultima Montagnola bolognese, dove non comprai nulla proprio per questo motivo, preferirei avere invece più opportunità di godermi ciò che acquistai per puro piacere e che mi darebbe soddisfazioni ad essere indossato...

C'era soltanto una cosa che mi aveva colpito ultimamente, ma ne parlerò più sotto...

Nei giorni scorsi dissi a mio marito, più per dovere di cronaca che per vero interesse:-Ora ci sono i saldi, ti serve qualcosa?-

Invece del suo solito NO, mi rispose:-Avrei bisogno di qualche paio di pantaloni pesanti, di lana.-

Dovete sapere che lui NON HA MAI BISOGNO DI NIENTE, è di quelle persone che camperebbero con due pezzi di ogni capo di abbigliamento, giusto per il cambio igienico minimo sindacale, è un'impresa fargli mettere qualcosa di adeguato se capitano occasioni particolari che, comunque, non capitano quasi mai.

Se qualcosa gli arriva alla consunzione e al logoramento estremo, allora deve precipitarsi a rinnovarlo, naturalmente trovandolo a prezzo pieno e spesso anche alto. Le poche volte negli anni passati in cui una sua necessità ha coinciso con un periodo di saldi è sempre riuscito a rimandare a tal punto che i saldi finivano, quindi... vedi la frase precedente. Non vuole che mi occupi io del suo guardaroba già da molti anni, diceva che gli compravo troppe cose ed io ho eliminato almeno questo motivo di litigi.

Quando stavolta ho sentito dei pantaloni di lana gli ho suggerito di non attardarsi come suo solito, col rischio che la sua taglia finisse. Lui mi ha chiesto dove avrebbe potuto trovarne (sfido, non va mai in giro per negozi), io gli ho fatto un elenco di posti e gli ho detto che stavolta lo avrei tormentato ricordandoglielo ogni giorno. Forse per evitare la mia persecuzione, ieri che pioveva a dirotto e quindi non c'era nessuno da controllare nei lavori alla casa, ha deciso di andare ai Gigli, il più grosso centro commerciale intorno a Firenze dove ci sono diversi negozi della lista che gli avevo fornito. Gli ho chiesto se aveva piacere che lo accompagnassi (avrei potuto cercare qualcosa che interessava a me), così eccoci là alle 11 di mattina quando ancora non c'è folla.

Abbiamo fatto una triste scoperta: i pantaloni di lana quasi non esistono più! Gira e rigira tutti i negozi, ne abbiamo trovati solo pochi da Zara, ma non la sua taglia, e in un altro negozio che faceva sconti irrisori e ne aveva qualcuno ben nascosto in un angolo. Lì ne ha comperato un paio pagato a peso d'oro, giusto per emergenza. Per il resto, tutto cotone e jeans.

-Mah! Gli ho commentato -mi sa che ora i pantaloni di lana li portano solo i vecchietti. Dovrai andare in centro a Firenze nei negozi per anziani, oppure al mercato alle Cascine a frugare nelle bancarelle.- E guardavamo gli uomini che avevamo intorno: in effetti, qualsiasi fosse la loro età, erano tutti in jeans o simili. Non è un inverno molto freddo questo, però...

Lui a sentirsi dire "anziano" friggeva un poco, però non vuole rinunciare alla lana, dovrà organizzare spedizioni da altre parti, anche senza di me... che continuerò a sollecitarlo per non arrivare alla fine dell'inverno e dei saldi

Dicevo che anch'io avevo qualcosa da cercare: da tempo mi sono innamorata della linea Desigual, soprattutto per i colori vivaci e le decorazioni originali. Tempo addietro (saldi estivi) comperai una maglietta, prima di Natale con un'offerta-sconto mi presi un vestito, ora avevo visto nel negozio sotto la stazione di Firenze una borsa che... mi era rimasta in mente, mi ripetevo:-Non ho bisogno di borse...- ma senza troppa convinzione, in fondo quella invernale che sto usando comincia a logorarsi... Volevo rivederla ieri ai Gigli, chissà se mi avrebbe fatto ancora lo stesso effetto positivo...Ma l'avevano terminata, allora, finita la ricerca dei pantaloni, mio marito è tornato a casa ed io sono andata in centro a Firenze, chissà se c'era ancora? Erano gli ultimi pezzi, uno è diventato mio... ecco la mia nuova borsa Andromeda (mi piace anche il nome!), credo unico mio acquisto ai saldi invernali 2016:


 

 
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LA MIA FRANCIA 1

Post n°1300 pubblicato il 10 Gennaio 2016 da atapo
 

LA  MIA PARIGI 

 

La mia prima Parigi fu la più classica, la più turistica che si possa immaginare.

Avvicinandosi le nozze d'argento, decidemmo di “celebrarle” in questo modo e inserimmo 15 giorni a Parigi durante il nostro viaggio estivo in Francia. Quindi ci andammo in automobile, con l'idea di proseguire dopo per la Normandia, alla ventura come al solito.

A Parigi non certo alla ventura, ma prenotando un albergo discreto, il “Bel Ami” in una viuzza che sbucava in place de la Republique, questa piazza ci misi alcuni giorni a rendermi conto di quanto fosse grande, sbagliando e risbagliando le uscite della metropolitana. Hotel col garage naturalmente in cui lasciare l'auto che sarebbe stata una follia usare per visitare Parigi.

Fu una follia anche la cifra che pagammo per tutto questo, ma era la prima volta... Cercavamo di risparmiare sui pasti, ma non era facile. Ogni mattina, sfogliando la guida, decidevamo il quartiere da esplorare e partenza, dopo una lauta colazione che ci avrebbe permesso di economizzare sul pasto di mezzogiorno! Un po' qua, un po' là, il bus a due piani col biglietto per due giorni... turisti classici insomma, un assaggio di tutte le bellezze più rinomate. E, alla fine, il rammarico per avere ancora una lunga lista di luoghi da esplorare. Quella volta venni fermata all'entrata della Sainte Chapelle al controllo ai raggi x, perchè nella borsetta tenevo (e me ne ero dimenticata) un coltellino multiuso che ci serviva per aprire bottiglie e scatolette nei pranzi al sacco: mi portarono alla vicina polizia, a cui dovetti giustificare il fatto con un bell'esercizio di conversazione... Il coltellino mi fu restituito dopo la visita alla Sainte Chapelle, senza conseguenze, furono gentili. Vissi laggiù anche il 14 luglio, la sfilata sugli Champs Elysées, i fuochi artificiali alla Tour Eiffel immersa in una marea di persone che non avevo mai visto tanto numerosa.

 

L'anno successivo trovai un modo per ritornare a Parigi: feci la richiesta di una borsa di studio per 15 giorni di un corso di lingua. La ottenni e alla segretaria dell'Istituto Francese che mi aiutava a scegliere il corso chiesi: -...un corso con il minor numero possibile di ore di lezione, così mi resterà più tempo per girare la città.-

-Mi sembra un'ottima idea!- lei convenne e mi trovò un corso che impegnava solo la mattina per 3 ore, dal lunedì al venerdì. Anche mio marito si iscrisse ad un corso analogo, lui livello principiante, io elevato: voleva farmi compagnia e cominciare a capirci qualcosa di più nei viaggi estivi.

Stavolta per non spendere troppo andammo con il treno notturno, alloggiammo in un hotel della catena Etap, appena all'esterno del boulevard péripherique, e per i pasti la scuola di lingue ci aveva fornito un elenco di posti e catene di brasserie molto convenienti. Il corso non era impegnativo, avevamo i pomeriggi liberi, solo che a mio marito spesso davano... i compiti a casa, che lui svolgeva soprattutto sulle panchine dei giardini pubblici (Tuileries, Place des Vosges, Bois de Boulogne...), unendo in quel caso l'utile al dilettevole, era agosto e per fortuna il tempo era bello. Talvolta il mio insegnante al pomeriggio organizzava visite guidate a cui aderivamo ben volentieri: io capivo le spiegazioni, mio marito molto meno, ma si impegnava...

In quel periodo mi interessavo ai laboratori di arte per bambini all'interno dei musei: stavo preparando per il CIDI un corso di aggiornamento per insegnanti su questo argomento che allora in Italia era quasi sconosciuto, così cercavo materiali ed informazioni chiedendo alle sezioni didattiche dei musei parigini, tutti erano molto gentili e disponibili. Al Louvre ebbi un grande onore: mi fu proposto di andare un pomeriggio per assistere ad un laboratorio con i bambini, potevo scegliere la fascia d'età e l'argomento. Non credevo alle mie orecchie! Un'offerta simile era superiore alla mia immaginazione! Naturalmente accettai e passai due ore insieme a bimbetti di 7-8 anni, affiancando l'esperta-animatrice, a conoscere i pittori fiamminghi che viaggiavano in Italia, ad accompagnarli nelle sale del Louvre, ad aiutarli a ritagliare e a fare collages originali con i “pezzi” di fotocopie di pitture importanti. Perchè naturalmente non è da me sedermi in un angolo a guardare, ma mi coinvolgo facilmente...

Ormai più esperti della città, riuscimmo a combinare gli orari e le code d'attesa per trovarci in cima alla torre Eiffel al tramonto: davvero uno spettacolo suggestivo, come ci avevano raccontato: il sole che sembra risollevarsi man mano che sali in ascensore, poi i colori del cielo e pian piano le luci della città e dei principali monumenti che si accendono... Mio marito non finiva più di scattare foto.

Con due incontri così ravvicinati Parigi mi stava entrando nel sangue...

...e qualche estate dopo una mia amica andò a Parigi per un corso di lingue, come me. Salutandola le avevo detto per scherzo: -Se ti sistemano in un appartamento con un letto vuoto in più, avvisami!-

Ebbene, pochi giorni dopo mi telefonò: c'era un letto libero! Se volevo andare le avrei fatto compagnia! Davanti al marito incredulo in poche ore con l'agenzia di viaggi organizzai la partenza: sempre treno notturno, via per una settimana!

E' stata una delle settimane più belle e culturalmente intense della mia vita! La Parigi più meravigliosa che potessi godere: in una città simile, le mattine da sola, il resto della giornata con un'amica, libera di scegliere luoghi, orari, di pranzare solo a baguettes... forse mai nella mia vita ho assaporato così il gusto della libertà! Ed era luglio, tempo di saldi... c'erano i grandi magazzini da visitare, c'era la Belleville dell'appena conosciuto Pennac, c'erano tanti musei dove entravo gratuitamente con il documento della mia scuola che mi certificava insegnante... uno sballo! Apprezzavo la quotidianità di quel piccolo appartamento sui tetti di Montmartre di cui occupavamo una stanza, i croissants appena sfornati che la padrona di casa ci faceva trovare ogni mattina, le conversazioni insieme in cui ci svelava particolari del quartiere e della città che non si trovano in nessuna guida turistica: era nostra coetanea, ci offriva un'atmosfera calorosa e amichevole, ci sentivamo ormai amiche. Da allora ho sempre sognato di soggiornare in bed&breakfast, per entrare nella vita vera di un luogo...

Sono tornata a Parigi qualche anno dopo, a maggio, accompagnando due classi quinte inserite in un progetto di scambio con una scuola primaria di Montmartre, esattamente a Pigalle. Una situazione particolare: la settimana era ben organizzata, i bambini simpatici ed autonomi, i colleghi insegnanti italiani... beh, qualcuno ok, qualcuno meno, come al solito... Praticamente riempivamo tutto un piccolo albergo in quella zona un po'... equivoca, ma la vita è fatta anche così, diciamo che offriva spunti oltre alle lezioni delle materie tradizionali... La collega francese ci fece scoprire e amare Montmartre, era l'amica che ho incontrato di nuovo nel settembre di due anni fa, nell'ultimo viaggio a Parigi che ho raccontato anche qui.

Settimana ben organizzata, dicevo... salvo un piccolo e improvviso imprevisto: tre giorni di sciopero dei mezzi di trasporto pubblici! E gli scioperi laggiù sono duri, non fanno sconti di fasce protette! Naturalmente noi, classi italiane e francesi, contavamo sul metrò per gli spostamenti, e allora?

Concentrammo nei primi due giorni di sciopero tutto ciò che si poteva fare e vedere nel quartiere, ma il terzo giorno era già fissato il giro in battello sulla Senna. Allora ecco l'impresa, che i bambini affrontarono con coraggio: da Montmartre scendemmo alla Senna a piedi, attraversando Parigi da nord a sud. Partendo per tempo, con calma, con varie soste nei punti più interessanti, fino ad arrivare al nostro battello. Una passeggiata indimenticabile, pian piano dai quartieri periferici ai grandi boulevards, fino al centro più antico... per rendersi veramente conto di come cambia la città in pochi chilometri. Di solito si passa da una zona all'altra nei budelli del metrò.

Attorno solo pedoni e auto, l'immagine memorabile dell'enorme Place de la Concorde completamente piena di auto in un ingorgo gigantesco: le foto che ho scattato lì hanno fatto strabiliare chi le ha poi viste in Italia!

Con i Parigini non ho mai avuto problemi, ne sento dire male nei loro rapporti con i turisti e gli stranieri, che sono snob, si sentono superiori ecc. Forse perchè conosco bene la lingua ed interagisco quindi facilmente, ma non ho mai avuto questa impressione, anzi la collega insegnante di Montmartre l'ho sempre sentita molto vicina e simile a me. Forse sono riservati, un po' chiusi, ma lo sono anch'io, quindi...

L'ultima volta a Parigi è stato in autunno, due anni fa, come il ritorno ad un antico amore... ma di questo si può leggere anche qui sul blog.

Di Parigi ora mi manca l'inverno: ci sono stata in tutte le altre stagioni, mi manca il freddo che viene dal nord e un capodanno sugli Champs Elysées... non sarebbe il massimo per la mia salute, ma se si è a Parigi si può affrontare...

 
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LA RIPRESA

Post n°1299 pubblicato il 07 Gennaio 2016 da atapo
 

EPIFANIA... LE FESTE PORTA VIA



 

Ci mettiamo pochissimo a togliere in casa gli addobbi natalizi, perchè l'unico addobbo è stato quello che vedete qui sopra... La frasca di abete che ho addobbato anche con l'unico presepe che abbiamo finora trovato negli scatoloni aperti: tutto ciò che riguardava gli addobbi e i numerosissimi presepi della collezione di mio marito era stato messo in soffitta ancora a fine agosto (sperando in verità che si potessero riprendere a dicembre in una casa già normalizzata) e non era proprio il caso di fare altre aggiunte al caos attuale di casa nostra! Io avevo detto a mio marito che gli concedevo di esporre SOLO UN PRESEPIO e che fosse poco ingombrante e questo era l'unico a portata di mano... Comunque ciò che conta è l'intenzione!

Dopo una prima settimana natalizia un po' sonnacchiosa, da capodanno ad ora il tempo si è velocizzato e vivacizzato:

sono venuti in visita, a sorpresa, da Ferrara mio fratello con la famiglia. Era da tanto che non ci incontravamo, scarse anche le telefonate... Mia cognata aveva detto al telefono: -Immagino la vostra situazione...-

Io: -Immagina, ma sappi che è peggio dell'immaginazione!-

E quando sono arrivati ed hanno fatto il giro delle stanze ha convenuto che avevo ragione...

Così a pranzo siamo andati a casa da mia figlia, a 10 minuti di passeggiata da noi... Abbiamo ordinato tutto ad una trattoria vicina, nota a livello cittadino, i cui giovani padroni e chef sono amici di figlia e genero. Quando siamo passati a ritirare il cibo hanno detto strizzando l'occhio: -Ospiti improvvisi, vero?- Per fortuna che erano aperti... e cucinano squisiti piatti tradizionali fiorentini...

Prima che tornassero a Ferrara ho "imposto" ai parenti di frugare tra gli scatoloni dell'eredità-suoceri e di portarsi via qualcosa, questo era il mio regalo, cioè io regalavo a loro, ma loro... regalavano a me un po' di svuotamento! Hanno gradito e prelevato due servizi di tazzine da caffè, un servizio di posate (scelte da mio nipote), un bel servizio di sei pezzi di ceramica inglese (due tazze da thè, due piatti sottotazza e due piatti da dolce) per mia nipote che ora vive per conto suo.


Domenica pomeriggio abbiamo portato a teatro Martino e Damiano: per noi nonni è stata la prima volta, mio marito è sempre restio a queste cose. I bimbi si sono comportati bene, lo spettacolo era esilarante per grandi e piccoli, tutto è andato liscio... che lui si convinca pian piano a ripetere queste occasioni più spesso?

 

Lunedì è stato il giorno tutto per me: l'incontro a Firenze con le amiche, un bel giro nel centro con visita tranquilla e piacevolmente istruttiva al Duomo, il pranzo in un piccolo ristorante che avevo scoperto e collaudato poche settimane prima con mio marito... Il servizio dei camerieri era un po' lento, ma questo ci ha permesso tante chiacchiere riposanti, scambi di aggiornamenti sulle novità personali e familiari, suggerimenti e consigli... quella bella convivialità che un gruppo di amiche crea quando si incontra, soprattutto davanti a buoni piatti della tradizione...


Martedì mi ha invitato mia figlia a fare un giro con lei: doveva cambiare un regalo e ne approfittava per gettare un'occhiata ai saldi. A dire il vero non avevo molta voglia di uscire perchè la forte pioggia si faceva sentire anche sulle mie artrosi, però sono andata: per lei era l'ultimo giorno prima di riprendere il lavoro e i momenti di calma (aveva lasciato i figli col marito) sono molto rari...

Così abbiamo parlato, come al solito, del più e del meno, anche scontrandoci, come succede tra madri e figlie... Ora inizieranno un periodo difficile, col marito a casa in cerca di lavoro, ci sono tante incognite sul futuro, poche sicurezze, progetti a cui rinunciare... e tre bambini piccoli! Mah...


Ieri è stato il giorno delle ultime frenetiche lavatrici e asciugatrici (e del ritorno di un nodo al mio stomaco), perchè stamattina dovevano riprendere i muratori.

Uno ce n'è al lavoro, bisognerà accordarsi e sollecitare telefonicamente le altre imprese (per il cappotto, per il cancello) che da tempo mancano all'appello...

Rieccoci...anno nuovo, vita vecchia!

 

 
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RICORDI ed EMOZIONI

Post n°1298 pubblicato il 04 Gennaio 2016 da atapo
 

UN ANNO IN FRANCIA

 


 

Ormai avete più o meno capito che tipo di immagini metterò quest'anno per illustrare il piccolo calendario mensile qui a sinistra...

Confidando nella prosecuzione dell'incantesimo che il tema scelto poi in qualche modo si realizzi... voglio essere beneaugurante verso me stessa e sperare che nel 2016 io abbia ancora a che fare con la Francia, in modo positivo s'intende! Il massimo sarebbe riprendere i miei viaggi, però si può pensare anche a qualcosa che riguardi di nuovo il teatro, oppure l'insegnamento o... chissà.

Ogni mese metterò l'immagine di un luogo che ho visitato in Francia: poichè spesso qui ne ho già raccontati (basta cercare il tag "Francia" e voilà molte storie delle mie avventure francesi) ho deciso che vi presenterò altri luoghi, dei tempi in cui ancora le mie cronache non finivano qui sul blog. Allora però non mi cimentavo nelle fotografie e le immagini dovrò cercarle sul web, spero mi perdonerete.

Non mi interessa tanto fare il tour operator, anche se i miei racconti spero faranno venire ai lettori la voglia di visitare posti nuovi e spesso fuori dai circuiti più famosi, quanto raccontare la MIA FRANCIA, i ricordi che mi hanno lasciato le emozioni più vive e durature.

Mi pare più che logico iniziare da Parigi, la capitale: la foto stavolta l'ho scattata io due anni fa, non è stata una scelta facile fra le tante che ho, volevo che rappresentasse qualcosa per me importante, ma non ovvio.

L'inquadratura è un po' particolare, è una posizione da cui si vedono in prospettiva diversi monumenti di Parigi, ma si vede anche tanta gente... ecco, la storia e la cultura, ma anche la libertà e la varietà delle persone e degli incontri: ciò che mi fa amare Parigi. Ma dedicherò a questa città e ai miei incontri con lei un post tutto suo, se lo merita...

 
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LE CONCLUSIONI

Post n°1297 pubblicato il 01 Gennaio 2016 da atapo
 


 

Ieri stavo male.

Era cominciato il giorno prima, quando gli operai ci hanno augurato il buon anno aggiungendo che non si sarebbero fatti rivedere fino al 7 gennaio... ecco il noto e temuto nodo allo stomaco.

E ieri quando con mio marito abbiamo guardato su internet per scegliere i modelli e i colori del cancello e lui ha detto che, viste le vacanze e i tempi di ordinazione, fino a marzo-aprile non sarà montato per cui è probabile che staremo varie settimane senza recinzione... e con i ponteggi... e senza persiane perchè il cappottista non ha dato termini al suo lavoro... e per tutto questo “senza” non si possono ancora mettere i sistemi di allarme...ecco, allora mi è salita la nausea e sono ricaduta in una di quelle giornate di depressione acuta...

 


 

Mi sembra di stare immersa in una nebbia come quella che c'è ultimamente a Firenze, che mi soffoca, devo farmi forza per concentrarmi su ciò che mi si presenta davanti come sfocato e senza interesse: non mi alzerei mai dal letto, starei lì ad occhi chiusi al buio di quella mia stanza che vede la luce del sole solo qualche decina di minuti al giorno per il ricambio d'aria, dati i vetri senza persiane ricoperti di cartone.

Ecco il mio bilancio di fine 2015, questo anno che mi ha deluso e logorato, che mi dava scadenze sempre dilazionate: fine marzo... giugno... fine novembre... rinvii di cui non si vede la fine perchè ciò che era ieri continua ancora, né si sa la conclusione... Meglio non aggiungere alcun pensiero all'anno passato, ma sempre così presente.

Per fortuna ci sono le persone, quelle vere e quelle virtuali che sono vere pure loro se ti fanno stare bene, qualcuno che c'è sempre, qualcuno che ho trovato, qualcuno che ho ritrovato... stare insieme ad altri anche solo attraverso le parole scritte, l'avere scambi sociali mi rasserena, mi sembra di essere tornata normale, quasi un'altra, cioè quella che ero prima, basta che non mi chiedano nulla tipo: “Come va la casa?”. Facciamo finta che questo argomento non esista, così mi sento finalmente a mio agio.

Cosa chiedo al 2016? Chiedo principalmente delle CONCLUSIONI.

CONCLUSIONI di questi eterni lavori di ristrutturazione, in modo da abitare in spazi normali, da riavere tempi normali che aiutino a gestire la vita di coppia e di famiglia.

CONCLUSIONI di questa storia dell'eredità dei miei suoceri che ormai da più di tre anni ci tormenta riportando ombre di antichi fantasmi.

Per il resto... non oso e non ho forza di pensare ad altro, ciò che accadrà verrà vissuto, goduto o sopportato... come al solito, per andare avanti giorno dopo giorno.

E oggi, primo gennaio? Va un po' meglio, forse aiutata anche da una mezzanotte “alternativa”, dopo il Natale alternativo. Niente teatro, perchè troppo tardi abbiamo pensato a cercare i posti dove ci interessava, niente cenoni, ma siamo stati in pizzeria e poi, aiutati anche stavolta dalla mitezza del clima, ben ricoperti da maglioni e calze di lana siamo andati, con la tranvia che risolve i problemi di parcheggio, in un paese confinante con Firenze, al concerto in piazza dei Modena City Ramblers: credo che ci fosse lì all'aperto tutto il paese, di tutte le età. E fra le musiche trascinanti che invitavano ad accenni di ballo, i fuochi artificiali, le lanterne leggere che si innalzavano silenziose nel cielo bello sereno, è iniziato l'anno allontanando un poco la nebbia anche dentro di me...


BUON ANNO A TUTTI !

 
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