Creato da ex_pre il 16/03/2006

Cuore e regole

Ex, ex, ex-tante-cose e fino a quando non diventerò anche ex vivo sarò in via di definizione, sempre coerente con me stesso; sempre io

AREA PERSONALE

 

AMUNG US

website stats
 
Cuore e regole
 

FACEBOOK

 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

gelixex_preSUPERLIGHT2020silverdarthelviprimobazarsoniaren77maria.sannarobertospatarosdbgepu0elisar_81animasugbimba_coloratapino.dibenedettoSilverdartneimieipassi
 
Citazioni nei Blog Amici: 42
 

L'INTERVISTA A LIBERO

Tempo fa Libero mi ha fatto un intervista.
Ecco il link se a qualcuno interessasse.
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

::::::::: 2006

Il peggio dic. [>
Spiegazioni nov. [>
Sale [>
E se... [>
Magici incastri ott. [>
La panchina... [> 
Figli di Edipo... sett. [>
Scusa per le crociate [>
Indulgenze + o - [>
Io, lei:noi? [>
Anniversario [>
Nodi [>
Midrash ago. [>
Scelte solitarie [>
Ancora... ancora? lug. [>
Tear drop [>
Epiloghi più o meno [>
Pensieri ma non... [>
Noi nell'altro... [>
Sicurezze e ... [>
Giri e rigiri giu. [>
Pesare... mag. [>
 

::::::::: 2007

  YHWH [>
Qualche news giu. [>
Seghe e cecità mag. [>
Arristrasloco [> 
Oltre le spine apr. [>
Piccole soddisfazioni [>
Chiese della madonna [>
Un funerale feb. [>
San Valentino [>
Sei mesi [>
Il re è nudo gen. [>   
 

UN TEST CHE MI RAPPRESENTA


Which angel are you?
You are a balanced person, you may be bad at times, and good at others, but your a good balance. You can be on the receiving end or the giving end but no matter what, you always seem to come out balanced. You give good advice and direct people to lead a good balance of life. Your the ying and the yang. Your level-headed and rarely fail in life. You can be in the crowd and not seen, but you have the ability to shine aswell.
Molto carino anche questo:
for some reason you have felt very distant from everyone else and you try to follow your own path. throughout the years you have seen a lot of freaky shit and sometimes it overcomes you and you get stuck in the rabbit hole trying to figure out what it is. All you know is that humans aren't the only ones out there and there is something about yourself that is still a myster. 
What is your true nature: the psychiatrist
You take the problems of others with you wherever you go. In your spare time you try to think of some way to resolve the dilemmas of your friends. You have an attraction to those who are in need and you feel that you always have to contribute in some way to make those around you like you. The respect of others is important to you.
 

A LOOK OUTSIDE

Add to Technorati Favorites

Powered by FeedBurner

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Un luogo dove sostareSymballo »

Le mani del vasaio

Post n°282 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da ex_pre
 


°°° La parola ed i suoi limiti
Tanti anni fa un bambina di cinque anni disse una cosa che mi lasciò di stucco e che ho meditato per tanto tempo: "Dio non sa ne leggere ne scrivere però sa disegnare". 
Il vero modo di comunicare di Dio è l'azione, le sue mani continuano a plasmare perché lui è il Creatore. Dio non dice, Dio fa, egli dicendo fa e ciò che dice E'.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Exprete/trackback.php?msg=6239095

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 05/01/09 alle 15:29 via WEB
Spesso la questione verte sulla figura di Maria, la Madre di Dio è una creatura piena di grazia, ella è un ausilio importante per tutta la Chiesa. La teologia protestante non possiede una visione nitida sulla Madre di Dio, la "theotokos". Esagerazione opposta di alcune frange cattoliche è quella di ricercare e di basare la propria fede sul sensazionalismo e sul miracolismo, quale soluzione alla vita attuale. Gesù e poi gli apostoli ci hanno insegnato a fondare la fede sulla Parola di Dio, sul vegliare e vigilare nel proprio spirito per non cadere in tentazione. Quando l'enfasi delle partenze, delle visioni, dei prodigi volge al termine, cosa rimane dentro il proprio animo? La vita non è una discesa, ma una salita, la forza sta appunto nel comprendere questo.
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 05/01/09 alle 15:33 via WEB
Evidente è il problema della comunicazione nella trasmissione della fede originaria.
 
Sole.ad.Oriente
Sole.ad.Oriente il 05/01/09 alle 21:32 via WEB
Psicologicamente .. un dio fatto ad immagine delle capacità della bimba ...
 
SOUL2007
SOUL2007 il 07/01/09 alle 09:39 via WEB
MEDIOEVO IN DIRETTA... CITTA' DEL VATICANO - La recessione mondiale, la crisi dei mercati, le tribolazioni di Alitalia? Tutta colpa del Demonio che suggerisce scelte economiche e finanziarie sbagliate per dividere e impoverire i paesi. Se ne dice convinto il decano mondiale degli esorcisti, padre Gabriele Amorth, in un'intervista al sito cattolico 'Pontifex.Roma'. Il discorso vale anche per le vicissitudini della compagnia aerea di bandiera italiana: "Un tempo simbolo di stile ed efficienza. Bene, anche la crisi dell'Alitalia ha qualcosa di funestamente satanico", commenta l'anziano sacerdote. "Quando accadono divisioni, confusione, crisi, il grande tentatore - spiega l'esorcista - è sempre presente. Lui se la ride e inevitabilmente le crisi e i dissesti economici hanno influenze anche sulla sfera personale. Creano allontanamento e frattura, esattamente quello che vuole Satana". "Dunque - osserva - affermare che la crisi finanziaria internazionale sia anche un prodotto satanico e gradito a Satana non è sbagliato. La crisi mondiale è dunque un fatto satanico". Il demonio contribuisce alla crisi, secondo l'esorcista, "suggerendo ai mercati,agli esperti e agli investitori scelte sbagliate". "Se costoro sbagliano e causano disastri, inevitabilmente genereranno confusione, crisi, conflitto, che poi sono gli obiettivi del demonio". La strategia di fondo di Satana - ricorda tuttavia il sacerdote - rimane quella di "far credere che non esista, di passare inosservato, subdolamente". Alla domanda se il clero cattolico creda ancora nel Demonio, Amorth risponde: " generalizzare e dire no è sbagliato. Ma buona parte del clero ed anche dei Vescovi hanno ceduto, sono scettici e quasi scoraggiati. Si fa molta fatica a nominare esorcisti nelle Diocesi e ne avremmo tanto bisogno. Ecco, in un certo senso stiamo certificando la vittoria di Satana". (Questa era doveroso pubblicarla...eheheh...)
 
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 07/01/09 alle 10:39 via WEB
Questa volta concordo con "SOUL", certi sacerdoti ad una certa età dovrebbero andare in pensione soprattutto quando si tratta di esorcisti... alla fine vedono soltanto nero e il diavolo da tutte le parti!!! Tipica risposta di chi non vuole prendersi le proprie responsabilità e da la colpa sempre e soltanto a quel "povero" diavolo... eh eh Con tutto il rispetto per Padre Amorth! :)
 
luloca
luloca il 07/01/09 alle 12:31 via WEB
A volte penso che se si dedicasse alla scrittura di romanzi rosa sarebbe meglio per tutti. Se esiste dio, fa, ma fa danno da tutte le parti.
 
 
luloca
luloca il 07/01/09 alle 12:33 via WEB
come glielo spieghi ad una bambina, se il suo dio l'ha disegnata storpia o macrocefala. Un dio un po pasticcione?
 
   
gicotagi
gicotagi il 07/01/09 alle 22:58 via WEB
luloca...genesi 5:1-3...noi abbiamo ereditato la natura peccaminosa da setdu linea di adamo ovvero dall'uomo che commise il peccato..se ci credi bene..altrimenti continua a credre alle favole...darwiniste che ovvero derivi da un pesce o una lucertola...ehhhe...voi atei avete dovete avere più fede di noi per credere nel nulla...anche la vostra è una religione...senza Dio ma pur sempre una religione....shaloom
 
     
luloca
luloca il 08/01/09 alle 19:56 via WEB
Beh... se hai ereditato una qualche natura peccaminosa, allora pentiti. E facciamola finita. Non ho mai detto di essere ateo, sono "non credente": questo é solo un dato di fatto. Tutti noi abbiamo il diritto di credere o di non credere. Dal momento che al momento non c'é alcuna certezza sull'esistenza di dio, anzi, con molta probabilità non esiste, io non ci credo. Tu al contrario puoi credere in ciò che vuoi... fate, elfi e gente che muore, che risuscita e sale in cielo in carne ed ossa.
 
     
gicotagi
gicotagi il 09/01/09 alle 09:43 via WEB
anche tu hai una natura peccaminosa..ma credi di no..caro luloca, anche il tuo corpo ogni giorno deperisce ed è soggetto alla legge dell'entropia..ogni giorno..come tutto quello che ci circonda..come afferma l'Apostolo Paolo in romani 8..."tutta la creazione è in travaglio e geme"...cme fai a non capire? perchè ifiuti Dio a PRIORI? vuoi che scenda un cartello dal cielo con su scritto "sono Dio esisto"..?...luloca la lettera ai romani ci dice che nella creazione tu hai tutte le risposte per credere in Dio e sei inescusabile...in più ci siamo noi che ti predichiamo la rivelazione speciale di Gesù..e a questo punto sei doppiamente inescusabile....ti consiglio di farti una passeggiata a ganzirri e osservare il tramonto da quella prospettiva e chiederti veramente e onestamente se tutto questo può essere venuto dal caso....shalom
 
     
luloca
luloca il 09/01/09 alle 10:49 via WEB
Con tutta la buona volontà, non riesco ad intravedere alcun male innato nella natura, meno che mai in quella umana. Mi sembra tutto splendido, anche quando sui laghi di ganzirri si abbatte un uragano, o un falco si scaglia sulla sua preda. La natura é pura, quindi aldilà del bene e del male. La natura é amorale. Per quanto riguarda la morte, rientra nel meccanismo della vita: non ci sarebbe vita senza morte. Tutto nell'universo ubbidisce a questa legge: niente dura in eterno e tutto é destinato a morire, anche l'universo stesso. Se esistesse un dio, o un principio universale, neanche quello sarebbe eterno. Il bello dell'esistente é che non é e non può essere "assoluto", é impermanente. Che noia sarebbe il contrario!
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 09/01/09 alle 12:06 via WEB
Bravissimo Luloca...tranne il fatto che tutto muoia. Nulla muore, ma tutto è in continua ed eterna trasformazione, il vostro Dio compreso...
 
     
luloca
luloca il 09/01/09 alle 12:29 via WEB
L'impermanenza presuppone che tutto sia in continua trasformazione. Neanche la morte é assoluta.
 
     
gicotagi
gicotagi il 09/01/09 alle 12:06 via WEB
beh la Bibbia afferma che il peccato dell'uomo ha trasferito le sue conseguenze sul resto della creazione..che la natura è bellissima ,non c'è nessun dubbio, ma che è stata resa imperfetta dal peccato ,non c'è ugualmente nessun dubbio..pensa tsunami, o alle eruzioni vulcaniche o ai terremoti..ance gli increduli anno molto presto a prendersela con Dio..quando muoiono bambini...certo questo va al di là della nostra comprensione..se Dio esiste..ci poniamo la domanda :"Perchè Dio permette?"...se Dio non esiste veniamo alla conclusione vscorossiana..che il mondo non ha senso....no caro luloca!!!è come togliersi dalle responsabilità ...non pensare che il predatore sia normale e che l'uomo forte che stritola il debole sia un anello della catena alimentare simile al regno animale...solo che noi da esseri più evoluti lo facciamo in modo più elegante...eh no caro amico ,la genesi testimonia che la creazione era perfetta, non esisteva la morte, non esisteva il peccato e tutte le creature compreso l'uomo erano erbivore, non esistevano prede e predatori..Dio ha poi creato l'uomo come opera sublime di tutta la creazione ,l'unico a sua immagine e somiglianza....poi dopo il peccato ..è venuto fuori stò casino...che certo sarà pure meno noioso della tranquillità...ma è pur sempre un gran casino!!!...il peccato del primo uomo si è moltiplicato e si è espanso in maniera esponenziale ..facendo sì che il disordine aumentasse...prima o poi gance gli scienziati evoluzionistici ammetteranno che l'universo e soggetto alla legge dell'entropia..ovvero aumentando il tempo aumenta il disordine..ma come hai detto tu...arriverà il tempo della fine ...Gesù dice:" i cieli e la terra passeranno ,ma le mie parole non passeranno"...l'unica cosa chenon passerà e non sarà annienteta sarà la parola di Dio..Dio ristabilirà alla fine dei tempi la perfezione iniziale e ristabilirà il suo regno per l'eternità...se credi che il paradiso..sia noioso ..puoi sempre decidere di non accettare Gesù....shalom
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 09/01/09 alle 12:34 via WEB
Buio profondo, siamo ancora in alto mare e della terra neanche l'ombra...La bibbia...!!!
 
     
luloca
luloca il 09/01/09 alle 12:43 via WEB
A volte mi sembra di parlare con un jukebox. Metti la moneta e parte il disco. Uno tzunami, così come ogni altro cataclisma, può portare un danno a te, come un vantaggio ad altri. Quando l'uragano spazza via le palme, non sai quanta altra vita nasce al loro posto. La natura non ha alcuna morale, anche perché la morale é una convinzione esclusivamente umana. Se il nostro intero pianeta esplodesse, nascerebbe un sole al suo posto, ed anche se il genere umano sparisse di colpo, per l'universo non sarebbe una grande perdita perché potrebbe fare benissimo a me no di noi.
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 09/01/09 alle 12:50 via WEB
Più che juke-box direi una cassetta per le elemosine...
 
     
Pytagoricum
Pytagoricum il 12/01/09 alle 18:45 via WEB
Tsunami, terremoti, vulcanesimo, sconvolgenti eventi meteorologici, non sono altro che una palese dimostrazione di quanto l'universo sia imperfetto e le sue regole di funzionamento precarie. Se poi il nostro pianeta eplodesse avremmo soltanto un'altra fascia di asteroidi, come quella situata nello spazio vacante tra Marte e Giove. Una stella può nascere solo da sfera di idrogeno di opportune dimensioni (non meno di 1/10 della massa solare) affinchè la possente gravità al suo interno possa innescare la fusione nucleare.
 
     
luloca
luloca il 13/01/09 alle 09:55 via WEB
Non so bene cosa succederebbe nel caso dell'osposione del pianeta terra, ciò che mi sembra plausibile é che ne venga coinvolto l'intero sistema solare. Ciò che é certo é che la materia non sparirebbe, semplicemente si trasformerebbe in qualcosa d'altro. In tutto questo scenario, l'esistenza umana sarebbe comunque un elemento assolutamente trascurabbile.
 
     
Pytagoricum
Pytagoricum il 12/01/09 alle 17:52 via WEB
Caro Gicotagi, mi spiace contarddirti ma ti posso confermare che solo una volta, 200 milioni di anni addietro, le creature viventi sono state (quasi) tutte erbivore, si trattava dei dinosauri del giusrassico superiore, e, anche se erbivori, subito iniziarono ad aggredirsi in una scatenata competizione alimentare nella quale i più grossi la ebbero vinta costringendo i più piccoli (per sopravvivere) a diventare carnivori, e come tali si evolvendosi si trasformarono nelle più mostruose e micidiali creature mai comparse sulla terra. Per maggiori informazioni (se ti interessa) puoi vedere il mio post N°19. Ciao :-) Pyt
 
     
gicotagi
gicotagi il 13/01/09 alle 09:14 via WEB
comunque, lo sapete che il vostro dio è un invenzione di Platone? ed è molto simile a tante concezioni mitologiche di dio? lo sapete che lo gnosticismo è nato dopo il cristianesimo? lo sapete che cercò subito di confutare quello che già predicavano i testimoni oculari della resurezione? di Cristo..la lettera ai colossesi è proprio stata scritta contro dei falsi profeti che predicavano una filosofia definita poi dagli studiosi protognosticismo....dovetestudiare un pò di più..perchè fate tanto i dotti...ma poi vi perdete in n bicchiere dacqua!....
 
   
newbinder
newbinder il 11/01/09 alle 22:43 via WEB
... alla bimba deforme si dovrebbe spiegare che il Dio Onnipotente, Onnisciente, Onnipresente, la Divina perfezione é una entità superiore e ben differente dal Creatore, Dio minore che non essendo perfezione ha costruito un mondo piuttosto imperfetto sia nella struttura della materia come in quella dell'essere umano, per cui, non solo anche l'uomo può nascere fisicamente difettato, ma lo é anche sul piano morale, perchè essendo l'uomo la creatura più distante dalla perfezione divina e la meno toccata dal Bene e quindi la più propensa al male, che anzi é più presente nell'uomo più che in ogni altra entità.
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 12/01/09 alle 09:28 via WEB
Bravissimo, Newbinder...!!!
 
     
gicotagi
gicotagi il 12/01/09 alle 12:02 via WEB
gli gnostici, l'eresia di Ario e gli unitari di oggi tra cui i testimoni di Geova,accettano un dio minore che nel caso degli gnostici è un dio cattivo che è il creatore dell'umanità e così certo..si vuole sfuggire alla realtà delle cose cercsndo di giustificare il male..cercando di illuderci che il nostro stesso creatore è un dio malvagio , quindi alla fine noi non siamo tanto malvagi..ma imperfetti e ci possiamo quindi perfezionare con la conoscenza ,la quale ci arriva sulle terra dagli eoni questi maetri buoni ricchi di conoscenza ,tra cui indicano Gesù come uno di loro..e la gnosi è una cosa molto difficile da raggiungere destinata a pochi illuminati..che ricevendola hsnno il compito di illuminare prima se stessi e poi avviare altri a questa "cosiddetta conoscenza"..... CHIARAMENTE di matrice platonica ,lo gnosticismo appare in una forma ,definita "pre o protognosticismo"anche nella bibbia ,infatti l'Apostolo Paolo metteva in guardia contro questi falsi maestri che negavano la resurezione di Cristo e insegnavano favole e genealogie senza fine...tantochè in colossesi 2:9 Paolo afferma che in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della Deità . IL problema degli gnostici e degli increduli in genere e che non riuscendo a spiegarsi quello che vedono intorno si rifugiano in inutili sofismi pur di non accettare la chiara rivelazione di Dio. Proprio perchè la rivelazione di Dio...presenta l'uomo come peccatore perduto irrimadiabilmente, il cui peccato ha poi contgiato tutta la creazione e tutta la creazione è in travaglio e geme....purtroppo l'uomo naturale non può ammettere di essere malato dentro a motivo della sua disubbidienza trasferitagli geneticamente ,come anche le malattie genetiche ecc.....è troppo orgoglioso e altero per accettare un Dio..che ti h lasciato sbagliare e fatto prendere le consaguenze del tuo peccato ,ma ha potentemente suscitto in Cristo una via per la salvezza....leggetevi la lettera ai romani cap.1 e la prima lettera ai corinzi cap.1e 2..e se apreirete i vostri cuori forse capirete....ma può darsi che i vostri cuori come dice Paolo siano "ottenebrati" e pur vedendo e riconoscedo Dio nella creazion e non l'avete riconosciuto anzi l'avete rifiutato.... vi auuro che possiate conoscere l'unico vero Dio e l'unico vero Salvstore Gesù Cristo.......shalom
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 12/01/09 alle 13:35 via WEB
...E continui a parlare di ciò che non conosci...Hai una cultura da wikipedia... Nulla trapelerà mai, tranquillo, inutile che ti scervelli..poichè nulla è scritto, tranne una cosetta, conservata nel caveau della santa sede. E la chiesa sa bene di cosa parlo, o almeno due suoi esponenti. Il resto è nulla..
 
     
luloca
luloca il 12/01/09 alle 16:42 via WEB
Un architetto che costruisce case destinate a crollare, oltre a non essere un buon architetto, non é neanche una buona persona. Il caso, o meglio, un'architettura ancora più sofisticata del caso, mi sembra una logica più giusta.
 
     
Pytagoricum
Pytagoricum il 12/01/09 alle 18:15 via WEB
Un architetto capace ed esperto costruirà solo case perfette essendo egli la perfezione nel suo ambito, ma se un architetto non è competente (imperfetto) pur non avendone tutta l'intenzione non sarà capace di costruire case perfette e non rischiose. E questo non c'entra nulla col fatto che egli sia buono onesto, é solo incapace ma non cattivo. E' chiaro che la costruzione perfetta é quella migliore ed esiste da sempre, ma sta altrove, costruita dall'Architetto Perfetto, e non é fatta di mattoni né calce o cemento, ma solo di luce purissima, e invece quella dell'architetto incapace ne é solo una copia brutta e malriuscita fatta di grezza materia.
 
     
luloca
luloca il 13/01/09 alle 09:45 via WEB
Chi é incapace e si ostina a costruire case, non é solo idiota, é anche irresponsabile. Cosa stia altrove non lo sappiamo, la realtà é quella tangibile che ci circonda. Immaginare una realtà diversa, é un'esigenza umana innata, ma non é possibile basare la propria vita sulla fantasia, si rischia di finire per vivere nel mondo dei sogni. Per quanto la sofferenza di questa vita a volte sia grande, questa realtà materiale é la nostra casa.
 
     
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 13/01/09 alle 00:16 via WEB
Gentile Signore newbinder, non c'è uno ma ben tre argomenti avversi alla posizione gnostica sul male, che lei sostiene. Il primo è un argomento teologico: anche se il dio maggiore non è l'autore di questo mondo imperfetto, egli non sarebbe per questo meno responsabile. Infatti, pur potendo, come dobbiamo supporre essendo egli perfetto, non impedisce al dio minore di creare un mondo imperfetto, né corregge o rimedia all'operato del dio minore, dunque ne è corresponsabile. Il secondo argomento confuta la concezione gnostica del male, una concezione che riduce il "male" al semplice "difetto" e non ne riconosce in pieno la tragica profondità. Il difetto e l'errore sono mali solo in senso analogico; il male in senso proprio è quello che proviene dall'esercizio della libertà umana, che è una PERFEZIONE, non un difetto, e come tale deve ascriversi al dio maggiore, non al minore. Il terzo argomento lo possiamo chiamare morale. Alla persona che soffre serve aiuto, non spiegazioni cosmologiche. La soluzione gnostica al problema del male è tutta intellettualistica. Non offre motivazioni all'agire morale né spinte all'affettività, alla compartecipazione ed alla solidarietà nella sofferenza altrui. Non offre spinte neppure alla ricerca scientifica per la soluzione dei problemi perché si accontenta di una risposta mitologica. La risposta che lei dà al problema del male, in altre parole, si limita a raccomandare rassegnazione. Ha però l'indubbio vantaggio di tacitare la coscienza di chi rimane indifferente e non fa assolutamente nulla davanti alla sofferenza. Grazie per l'attenzione.
 
     
luloca
luloca il 13/01/09 alle 09:36 via WEB
La religione "dovrebbe" avere il compito di sollevare dalle sofferenze umane e di cercare delle risposte a domande di tipo esistenziale. In caso contrario non servirebbe a nulla.
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 07/01/09 alle 19:58 via WEB
Dio non permette che venga tolto il libero arbitrio a nessun essere umano, la scelta è sempre la stessa l'amore oppure l'odio,l'indifferenza, l'egoismo,la superbia,e così via.
 
roby2012
roby2012 il 07/01/09 alle 23:38 via WEB
Che nausea!
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 08/01/09 alle 14:24 via WEB
Per Francesco "gicotagi", + IL VESCOVO È ANZITUTTO UN UOMO + Tratto Dall’Omelia di mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo Emerito di Siracusa in occasione del 25° della Consacrazione Episcopale di S.E. Mons. Paolo Romeo - Palermo 5 Gennaio 2009 […] Quando Cornelio si gettò ai piedi di Pietro per adorarlo, “Pietro lo rialzò dicendo: “Alzati, anch’io sono un uomo!” (At 10,26). È la prima fondamentale caratteristica: l’umanità, la pienezza di umanità. Ciò che ci si attende da un vescovo è anzitutto questo: che abbia cuore, che sia capace di accoglienza, di rispetto, di comprensione. Pronto a dare e a chiedere perdono: sempre memore della sua fragilità per non infierire su quella degli altri. Col cuore pieno di quella carità che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13,7). Una umanità dunque, che ispira fiducia, che incoraggia e conquista […..] Pienamente uomo, il vescovo è l’ORANTE per eccellenza nella comunità [… ] Il Vescovo è l’amico iniziato alle divine confidenze, sempre assorto nell’intimità con lo Sposo, immerso nell’ineffabile colloquio col Divino Maestro. […] Quanto più gli è familiare la preghiera di adorazione e di lode, tanto più egli è consapevole che c’è sempre una stella, che mai il cielo è totalmente oscuro, perché chi segue il Signore, la luce vera che illumina ogni uomo, non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita. Oggi, nel ministero di un Vescovo, gli aspetti organizzativi possono diventare assorbenti; gli impegni segnati in agenda sono innumerevoli; le necessità sempre tante… Si rischia lo svuotamento e l’aridità spirituale, se si dimentica che il primo posto deve essere riservato a Dio. Vivendo in intima comunione con Cristo il vescovo raggiunge il necessario equilibrio tra il raccoglimento interiore e il necessario sforzo richiesto dalle molteplici occupazioni della vita ed evita di cadere nell’attivismo esagerato. Il vescovo che prega si unisce al coro degli angeli che in cielo lodano e adorano Dio. Non dimentichiamo che nel Libro dell’Apocalisse i vescovi vengono chiamati “angeli” della loro Chiesa. Ora, il primo compito degli angeli in cielo è l’adorazione, il secondo è essere messaggeri di Dio in terra. Così il Vescovo: egli aiuta i suoi fedeli, prima che col servizio pastorale, col servizio della preghiera. Gesù scelse gli apostoli prima di tutto perché stessero con lui e poi per inviarli a predicare (Mc 3,14 sg). Le battaglie più dure si vincono davanti al Tabernacolo. Il tabernacolo è il rifugio dei deboli, è la patria dei forti, è la postazione più avanzata delle sentinelle del popolo cristiano. Stando davanti al Tabernacolo, il vescovo diventa come Giovanni Battista, “una lucerna che arde e risplende”. E lì, davanti al Tabernacolo, tutto ridiventa possibile: amare, perdonare, ricominciare… Rinasce la fiducia, risorge la speranza, ci si rimotiva per il servizio. Il Vescovo è la sentinella vigile, l’intercessore appassionato, il nuovo Mosè che sta sul monte con le mani alzate in preghiera affinché il suo popolo non soccomba alle potenze del male. Integralmente uomo e uomo di preghiera, il vescovo è essenzialmente PASTORE. Questa è la definizione più propria. Il compito di pascere implica tre peculiari uffici: quello di insegnare, di santificare e di governare. Quest’ultimo poi ha come specifica finalità la crescita nella comunione ecclesiale, cioè la costruzione di una comunità concorde nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella frazione del pane, nelle preghiere e nell’unione fraterna (cfr. At 2,42). Strettamente congiunto con gli uffici di insegnare e di santificare, quello di governare costituisce per il vescovo un autentico atto di amore verso Dio e verso il prossimo, che si esprime nella carità pastorale. Di essa il modello è Cristo, Buon Pastore, venuto non per essere servito, ma per servire. Solo Lui, che è l’amore incarnato di Dio, può insegnarci in modo autorevole come amare e servire la Chiesa. Dal suo esempio ogni vescovo, nella cura quotidiana del gregge, è stimolato a farsi “tutto a tutti”, proponendo la verità della fede, celebrando i sacramenti della santificazione, testimoniando la carità del Signore. Imitando lui, imparerà ad accogliere con animo aperto coloro che bussano alla sua porta: li consiglierà, li consolerà, li sosterrà nella via di Dio, e cercherà di condurli a quell’unità nella fede e nell’amore di cui è chiamato ad essere, nella sua Diocesi, visibile principio e fondamento (cfr. L.G. 23). Tale sollecitudine il vescovo deve avere anzitutto nei confronti dei sacerdoti: accogliendoli, ascoltandoli, confortandoli e, se necessario, correggendoli: ricercandone sempre la collaborazione e restando loro vicino, specialmente nei momenti più significativi della loro vita e del loro ministero. Nei confronti di tutto il popolo di Dio, il vescovo deve essere custode attento della comunione ecclesiale: cercherà in ogni modo di promuoverla e difenderla, vigilando attentamente sul gregge a lui affidato. È un atto d’amore che richiede discernimento, coraggio e paziente bontà. Una dote essenziale del pastore è senza dubbio la PATERNITA’. Il Vescovo è padre e madre nello stesso tempo. Ne troviamo una dimostrazione forte nell’Apostolo Paolo, il quale la rivendica nei confronti dei fedeli di Corinto (1 Cor 4,15), mentre a quelli della Galazia dice di averli generati nel dolore (Gal 4,19). Ma toccante è ciò che scrive nella prima lettera ai Tessalonicesi, dove si identifica con una madre amorevole, che nutre e ha cura delle proprie creature e che, per l’intensità dell’affetto, vorrebbe dare non solo il Vangelo ma la sua stessa vita (cfr. 1Ts 2,7-8). Si appella anche alla loro esperienza per affermare che il suo comportamento è stato quello di “un padre verso i propri figli”: un padre che li esorta, li incoraggia e li scongiura a comportarsi in maniera degna della loro vocazione (cfr. 1 Ts 2,11-12). È questo il servizio più nobile del vescovo: il servizio di un amore che genera ed educa alla fede il popolo affidato alle sue cure pastorali: “Sit amoris officium, pascere dominicum gregem” (S.Ambrogio). Ora, è esperienza comune che non si genera e non si aiuta a crescere senza sofferenza, apprensioni, trepidazioni, incomprensioni, delusioni, fallimenti: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi” (Gal 4,19). Quanti dispiaceri custoditi nel cuore, offerti nei gemiti della preghiera, portati e sopportati in solitudine, perché così esigono la prudenza e la carità di un padre e di una madre. Quanta fatica per correggere, coordinare e mettere in comunione! Quanti sogni infranti, quante speranze deluse nel desiderio di valorizzare doni, di far fruttificare talenti, di rendere più santa e più bella la Chiesa, Sposa di Cristo! Ma anche la sofferenza è importante nel servizio del Vescovo: perché purifica e affina la sua paternità e fa da fertilizzante al suo ministero di padre. E quando il Vescovo teme di non farcela, il Maestro lo rassicura: “Ti basta la mia grazia” (2 Cor 12,9). Illuminato dalla Parola, confortato dallo Spirito e sorretto dalla grazia, dirà con l’Apostolo: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Gesù non scelse gli Apostoli solo perché “stessero con lui”, ma anche “per mandarli a predicare” (Mc 3,14 sg). Il Vescovo è l’evangelizzatore. È l’araldo del Vangelo. Il Concilio definisce i Vescovi “pastores Ecclesiae et praecones Evangelii” (P.O.). Sono stati gli stessi apostoli a definire il loro ruolo come ministero della Parola, insieme alla preghiera: “Noi… ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola” (At 6,4). Paolo si sente obbligato ad evangelizzare: “non è per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo” (1 Cor 9,16). Per essere servitore della Parola e non padrone, il Vescovo deve essere uditore prima che annunciatore; discepolo, prima che maestro; debitore, non possessore. Pastore e padre, il Vescovo è anche LITURGO nella sua chiesa. Lo è mediante la Liturgia delle Ore. Con la preghiera delle Ore egli accompagna il popolo di Dio pellegrinante nel tempo, pregando anche per chi non prega o non vuole pregare, per chi vive dimentico di Dio e incapace di guardare in alto, ripiegato su se stesso e chiuso al Trascendente, senza bussola e senza meta, sfiduciato e smarrito. La preghiera del Vescovo si fa domanda accorata: “Parce, Domine, parce populo tuo”; si fa intercessione fiduciosa e solidarietà audace: come quella di Mosè nei confronti del popolo infedele. Ci sono persone e situazioni per le quali qualche volta non resta che pregare e offrire. Il Vescovo è il liturgo soprattutto mediante la celebrazione dell’Eucaristia, “centro e culmine di tutta la vita della comunità cristiana”. Lì offre la materia del mondo perché sia consacrata, il peccato del mondo perché sia perdonato, il dolore del mondo perché sia santificato, la sporcizia del mondo perché sia lavata. Sulla patena egli depone ogni giorno le pene, le gioie e le speranze della sua gente; i problemi economici che affliggono i più poveri; le complesse questioni dell’etica e della bioetica che interpellano la comunità dei credenti; i gemiti e le ribellioni dei cuori esacerbati; le tragedie familiari, la violenza gratuita, le scelte folli di chi è solo e disperato; l’amarezza di chi è duramente provato dalla vita. Padre e liturgo, pastore e intercessore: questo è il Vescovo in mezzo alla sua gente. Una vita vissuta in tutte queste dimensioni diventa anche una forte testimonianza. Il Vescovo è un testimone. Testimone dell’Assoluto: “come se vedesse l’Invisibile” (Eb 11,27). […]
 
 
gicotagi
gicotagi il 08/01/09 alle 15:08 via WEB
SE VOSTRE PAPPARDELLEdicono una cosa la realtà dei fatti ne dicono un'altra ,la chiesa di Roma ,con il passare del tempo ha elett una casta "il clero" che comanda e si distingue dal resto dei fedeli chiamati invece "laici"..i conduttori come li chiama l'epistola agli ebrei..non sono una casta...Gesù non ha mai stebilito una casta sugli altri ..ha stabilito prima 12 apostoli su cuiha fondato la sua chiesa ..la mia chiesa non è apostolica pietrina ...nè paolina..bensì apostolica perchè fondata sull'insenamento di gesù e i 12 Apostoli ,testimoni oculari della sua resurezione...poi la Bibbia insegna che tutti i credenti hanno un sacerdozio Santo e Regale..certo siccome Dio è un Dio di ordine a stabilito dei conduttori dei suoi servi ,dei suoi ministi per amminiostrare le sue cose...(apostoli,profeti,evangelisti,pastori,dottori)...i vscovi..ovvero i leader..ovvero i pastori delle comunità locali..non sono affatto biblicamente mediatori verso Dio, nè tanto meno dispensatori di Perdono divino .ome accade pe i sacerdoti cattolici ..quata figura non è affatto ilpresbitero del nuovo testamento ...ma assomiglia al sacerdote che fail sacrificio per il popolo .del vecchio testamento..e così..la messa è un sacrificio che ha comemediatore il sacerdote....ma attenzione cari amici cattolici leggetevi i cap.7-8-9-10-11-12-13 dell'epistola ali ebrei .pregando Dio di rivelarvi la verità e capirete in quali eresie avete creduto....in quali vrità miste aculti e riti pagani credete....prego per voi affichè possiate aprire gli occhi e capire....shaloom
 
   
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 08/01/09 alle 15:36 via WEB
- SEGNI DI “INFANTILISMO” SPIRITUALE - - Un passo fondamentale per una reale maturazione della personalità cristiana è quello di abbandonare un comportamento infantile, per assumere un comportamento adulto, cioè assumersi nuove responsabilità della fede e della grazia. Ma quali sono le espressioni di infantilismo spirituale, da cui il cristiano deve liberarsi? Come si possono riconoscere? Gli scritti del NT individuano alcune specificità: - si comportano da bambini i corinzi che «vanno in cerca della sapienza» umana, anziché della «sapienza di Dio», che è annunciata «dalla stoltezza della predicazione » (1Cor 1, 21s) - l’essere mossi dalla ‘carne” anziché dallo “Spirito”. L’opposizione tra ‘uomini carnali” e “uomini spirituali” in S. Paolo è parallela all’opposizione “bambini-adulti” (1Cor 3,1; l,10ss). Segno di questo infantilismo è l’essere mossi da motivi umani, da gelosie, da contese - il non aver preso coscienza della giusta posizione di fronte a Dio. Ci si crede già sapienti e di avere già conosciuto le vie e i segreti di Dio, e perciò si ritiene di non avere più nulla da imparare. Mentre, i segreti del Regno non sono rivelati «né dalla carne né dal sangue », ma da Dio (Mt 16,17), il quale li rivela agli umili (Mt 13.11) - l’autosufficienza e la presunzione di chi crede troppo nelle proprie forze e non riconosce che tutto è dono di Dio. Il seguace di Cristo deve possedere certi aspetti positivi dello spirito d’infanzia che lo rendono capace di semplicità, di accoglienza gioiosa della grazia, di umiltà, di assenza di calcolo, di generosità, di sincerità e di immediatezza (Mt 19,14; l8,3s; Lc 12, 32) - il mettere l’attenzione più su noi stessi che su Dio. Un’affettività concentrata su di se, invece di un’affettività libera di poter donare all’Altro che « ci ha amato per primo» (lGv 4,10) - il concepire la libertà quasi come un libertismo (lCor 8,9; 9,4s; 10,29), mentre dobbiamo essere in grado di discernere cose e azioni secondo i criteri di Cristo, dal momento che tutto appartiene a noi, e noi apparteniamo a Cristo (1Cor 3,23) - il lasciarsi prendere dalla brama dei carismi visibili, invece di aspirare ai doni più alti e di impegnarsi nella «via ancora più eccellente » che è quella della la carità (1Cor 12,31; 13,lss) - l’instabilità e la volubilità di una fede non solidamente ancorata nel vangelo (Ef 4,14) e che perciò si lascia sconvolgere dalle correnti spirituali, che non nascono dalla purezza evangelica. Le convinzioni solide, proprie dell’adulto, sono fondamento della fermezza della personalità cristiana e dell’intera comunità.
 
     
gicotagi
gicotagi il 09/01/09 alle 09:50 via WEB
bh se uno che ti spiega con coerenza e precisione dove c'è l'errore nella religione che segui...è infantile....se uno che predica il cristianesimo senza nessuna religione ,ma quello puro apostolico e biblico ..è infantile...se uno che è egli stesso un discepolo di Cristo e ogno giorno lo serve e dedica la sua vita al regno di Dio... BEH ALLORA SONO INFANTILE SPIRITUALMETE..... Dio ti benedica Marco e ti apra gli cchi..io prego sempre per per te e per roy...che il Signore vi illumini....shaloom
 
SOUL2007
SOUL2007 il 08/01/09 alle 15:49 via WEB
zzzzz.....zzz.zz......z...che bello, continuate, continuate...eheheh...ronf...z....
 
 
roby2012
roby2012 il 09/01/09 alle 01:07 via WEB
Ah ah ah!!!! Sei forte Corrado!
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 09/01/09 alle 19:27 via WEB
Per "luloca" , leggi con attenzione. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Gv 1,1In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli era in principio presso Dio: 3tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta. 6Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8Egli non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Egli era nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. 12A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15Giovanni gli rende testimonianza e proclama: “Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”. 16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Prima di ogni inizio c’è il Principio; prima di ogni relazione, il dialogo eterno tra Dio e il suo Unigenito; prima di ogni umano narrare continua ad essere la Parola. Questo è quanto abbiamo appreso dal Prologo di Giovanni ascoltato nella liturgia della parola del giorno di Natale e questa domenica di nuovo ascoltiamo. In quanto è prima di tutte le cose, l’Unigenito è Parola (1,1); in quanto è principio della creazione, è “luce” e “vita” (4), materiale e intellettuale; in quanto diventa “carne”, ed entra nella storia, è “gloria”, “verità” e “grazia” (14). Il punto di fuoco nel quale queste caratteristiche dell’Unigenito si riuniscono è il rapporto che unisce creazione, storia e Scrittura al loro Principio, la Parola: nell’opera della creazione e della salvezza è la Parola stessa ad esser narrata. L’uso da parte dell’evangelista della lingua greca dei LXX, in cui egli trova termini come arché o logos, comuni al vocabolario della filosofia classica, ha operato una certa distorsione nella storia dell’interpretazione del testo accreditando spesso un’interpretazione eccessivamente intellettualistica e speculativa del prologo di Giovanni. Nell’uso giovanneo l’essere “Principio” non è da prendere come un’astrazione, cioè come il semplice dato di fatto dell’”inizio” di un discorso, sia pure di Rivelazione; ma è vero, piuttosto, il contrario: Principio è la condizione di possibilità della verità stessa, è quanto di più concreto dà radicalmente inizio ad ogni possibile discorso di rivelazione. Analogamente, la “Parola” va intesa, in linea con la riflessione sapienziale del giudaismo, come ciò che può dirsi ma può anche tacersi e dunque come “segno” che rivela e al tempo stesso nasconde un contenuto sottostante, comunque sempre presente e noto a se stesso. Dal punto di vista della sua efficacia, la Parola è da intendere come ciò che può essere accettato o ignorato, ma comunque non è mai senza effetto. In questo senso la rivelazione diventa narrazione; il mondo, la storia e la propria stessa biografia sono radicalmente intelligibili: è la Parola a far di essi un discorso sensato, un’autocomunicazione di Dio. Anzi, è la Parola a costituirne il senso. In certo modo in ciò consiste anche una radicale comprensione della “tenebra” come un congedarsi dalla Parola o un opporvisi: uno smarrimento del discorso, una ricaduta nel nulla e nel vuoto di senso (3) che hanno la loro rappresentazione simbolica nelle “tenebre” (5) e nell’immagine del “deserto” (Gv 1,23). Il tema del discernimento storico-salvifico e del male come resistenza alla rivelazione è drammaticamente posto in discussione in quella sorta d’interpretazione autentica che l’opera di un redattore ha inserito direttamente entro il corpo dell’inno originario (cfr. Gv 1,6-8.12-13.15). L’affermazione centrale è qui quella concernente il “farsi carne” della parola. Il termine “carne” è anche in questo caso attinto dal linguaggio sapienziale ed indica quella che noi chiamiamo “persona umana”, evocandone gli elementi di temporalità, origine naturale, quindi nascita, finitezza, mortalità. In quanto è la Parola che “era in principio faccia a faccia col Padre” a divenire “umana” il versetto pone in questione la discorsività, la narratività, dunque la visibilità, la dicibilità dell’autocomprensione divina del Verbo. E’ proprio il divenire parola umana del Logos che abilita il credente alla figliolanza divina (12-13) e a scorgere un preciso orientamento nel flusso della storia, un verso, un senso, uno sviluppo nel corso degli eventi, a riconoscerla come storia della salvezza e a riconoscere se stessi in essa. Questo significa l’insistenza, da parte dell’interprete dell’inno originario, su Giovanni Battista, la cui figura viene ad un tempo inserita nel solco della “luce”, dunque in netta opposizione alle tenebre, ma ricondotta all’esattezza del suo mandato profetico, quello di illuminato, di precursore e testimone (6-8). D’altra parte, non già in quanto illumina la Parola rivela ma, al contrario, proprio come dice il salmo, nel rivelarsi la Parola illumina. E’ proprio nelle tenebre che la luce può brillare (5). Rivelazione come narrazione significa che Dio si coglie solo nel suo porsi come scandalo e contraddizione, resistenza e antagonismo rispetto ad una storia d’ignoranza e non accoglienza della grazia. Lo svolgersi narrativo e persino drammatico dell’autocomprensione del Verbo svela al credente la sua vera identità; lo illumina affinché non vada di nuovo smarrito il senso del suo concretissimo mandato, del suo essere partecipe della fortuna del suo tempo e del suo camminare nella compagnia dei suoi affetti. La creazione e la storia non sono altro che l’aprirsi al mondo del dialogo ineffabile tra il Padre e l’Unigenito, che riposa sul suo cuore (1 e non si lascia sfuggire neppure uno dei suoi battiti e dei suoi pensieri. Comprendere la storia della salvezza ha come condizione l’accesso all’autocomprensione del Verbo; metterla per iscritto nel suo vangelo è, per Giovanni, ricomporre il senso dell’universo riconducendolo al suo Principio.
 
 
luloca
luloca il 09/01/09 alle 22:29 via WEB
Il vangelo detto di Giovanni é forse più interessante degli altri, perché il sua autore é colto, probabilmente cresciuto nell'area filosofica di Eraclito. Ma il pensiero e la parola sono caratteristiche umane. Cosa possa essere un dio, senza un uomo che lo pensa o ne pronuncia il suo nome lo lascio dedurre a te. Ciò che esite nella mente umana ha bisogno dell'uomo, quindi non può essere assoluto, meno che mai un'entità universale.
 
   
ex_pre
ex_pre il 13/01/09 alle 15:36 via WEB
Area filosofica di Eraclito? Perché scomodare Eraclito quando la cultura ebraica ha un concetto molto significativo e importante della Parola Creatrice (DABAR) ossia il Verbo di Giovanni tanto da non uscire affatto dal proprio contesto teologico e culturale. Il prologo non ha niente di alieno rispetto a tutto il contesto biblico quindi perché cercare all'esterno della Bibbia ciò che è pienamente comprensibile all'interno di essa? Questa è la classica spacconeria di chi pensa che il mondo ebraico e cristiano non siano stati in grado neanche di inventarsi una religione o una filosofia. Gente totalmente incapace di capire cosa scriveva, di cosa voleva parlare, gente senza fantasia che scopiazzava a destra e a manca... Questa ideologia antisemita e anticristiana tutto dice tranne che chi afferma tali cose sia una persona illuminata e dotta. Sono cazzatelle che si raccontano al bar dopo aver letto Focus e visto Voyager.

Strano che Dio non possa esistere senza che qualcuno lo pensi mentre una qualsiasi marmotta sulle Alpi viva tranquillamente senza che alcuno di noi la pensi... anzi, penso se ne strafreghi allegramente del nostro pensiero. Pensi dunque che Dio sia meno di quella marmotta? Ma forse tu parti da un altra idea: Dio non esiste se non nella mente perché Dio è una invenzione... beh in tal caso non ci troviamo davanti a un pensiero molto profondo che possa mettere in difficoltà chi pensa che Dio esista e che non abbia bisogno di essere pensato.
 
     
luloca
luloca il 13/01/09 alle 16:53 via WEB
caro exprete, non é da te. Leggi bene il mio pensiero, prima di dare giudizi a vanvera.
 
     
luloca
luloca il 13/01/09 alle 17:03 via WEB
La marmotta ha una sua forma materiale, al contrario dio dovrebbe essere "logos", per come lo definisce l'autore del vangelo detto di Giovanni. Secondo te può esistere un pensiero, senza qualcuno che abbia la capacità di pensare? In altri termini, una astrazione pura, a mio avviso, può essere solo pensata, ma non può essere un'entità autonoma dal pensiero di un essere senziente. La mia non é in alcun modo una posizione filosofica o religiosa, ma riflette la natura dei fatti.
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 10/01/09 alle 09:28 via WEB
Per "luloca", Non vi è altro accesso al Padre se non per mezzo di me (Vangelo di Giovanni) Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Vangelo di Matteo) La teologia ha un rapporto del tutto paradossale con l’oggetto del proprio discorso, al quale non può accedere direttamente, ma solo attraverso la conoscenza che di esso ha una singola e ben precisa persona, storicamente vissuta. L’iniziativa, dunque, nel discorso teologico, non ricade tra le cose che dipendono da noi, è una ricerca di cui ci sfugge persino il cominciamento. Il socratico principio d’ignoranza trova nella teologia una singolare applicazione, poiché l’ignoranza circa l’oggetto della teologia è infinita, e non conosce neppure il limite minimo rappresentato dal sapere di non sapere. Si direbbe, piuttosto, un discorso che cerca uditorio e che elegge il proprio interlocutore. In teologia è l’oggetto che saggia il soggetto. Ad ogni modo, in questo dialogo teologico ciò che conta è trovare un contesto di senso comune in cui gli interlocutori possano riconoscere se stessi e riconoscersi vicendevolmente. Tale contesto può essere il bagaglio morale della tradizione occidentale - come proponiamo qui - di cui Gesù è l’indiscusso fondatore? Il primo problema che incontriamo è il rapporto tra essere e storicità nella sua rilevanza etica e teologica, che fu posto per la prima volta nei termini problematici di quello che S. Kierkegaard chiamò “il dilemma di Lessing”: «Ci può essere un punto di partenza storico per una coscienza eterna? Questo punto di partenza può avere un interesse diverso da quello storico? Si può fondare una beatitudine eterna sopra un sapere storico?». Il problema agitato è quello della presunta inconciliabilità teoretica della verità di fatto e della verità di ragione applicato alla singolarità storica dell’evento-Cristo, con la sua pretesa di significanza per la condizione umana universale, che ne rende così affascinante la figura. La stessa difficoltà si presenta ogni volta che si tenta di esplicitare un contenuto universalizzabile da una fondazione cristocentrica del discorso teologico. È, in ultima analisi, la ragione che spinge il magistero cattolico a fondare il discorso ecumenico sull’opera della Creazione, piuttosto che sulla Redenzione, o a cercare il dialogo con i non credenti sul piano della comune natura razionale. Vi è poi una seconda questione preliminare: quella dell’impossibilità di raggiungere il nucleo storico del messaggio di Cristo attraverso la spessa coltre costituita dalla storia delle sue interpretazioni ecclesiali. Le caratteristiche dei discorsi su Gesù (ivi compresa la cristologia) li fanno includere tra le teorie trascendentali, ossia quel genere di discorso che si pone le “domande ultime” sul significato globale e conclusivo dell’esistenza umana. Ora, tutte le teorie trascendentali sono teorie di fondazione del senso: in esse un orizzonte globale di senso è costituito sempre attorno ad un evento, in riferimento al quale un gruppo inizia una propria memoria storica e ad esistere come collettività comunicante, quale cominciamento di ogni possibile successivo comprendere. Quando la verità in oggetto di un discorso non è una verità qualsiasi ma la verità dell’uomo, nessuna verità di ragione può concretamente sussistere né essere compresa se non inserita in un orizzonte di fatto significante, verso il quale converga tutta una comunità comunicante. L’universalità dei significati, in questo modo, più che un orizzonte già dato, è una sfida continua, giocata sulla capacità dell’evento-Cristo di suscitare sempre nuove risposte alla domanda di senso e nuove prassi di liberazione, nei vari determinati luoghi storici e culturali in cui si pone il kerygma, l’annuncio cristiano. Il dialogo stesso tra credenti e laici è, nell’arena secolarizzata del mondo occidentale, parte di questa sfida.
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 10/01/09 alle 09:38 via WEB
Per "luloca", La nozione di Dio non è mai servita a “spiegare” l’esistenza del mondo; vi si afferma, semmai, che è Dio a non aver bisogno del mondo (”trascendenza”) e che il mondo e la storia esistono come il dispiegarsi di un discorso di Dio sull’uomo (”immagine di Dio”). Più in generale, la problematica centrale del pensiero religioso in ogni tempo e luogo non direi sia quella di come rendere sopportabili il dolore e la morte, ma quella del male e della salvezza. Il problema religioso di fondo (in ogni religione, credo si possa dire) non è dimostrare che Dio c’è (cosa che, in una prospettiva religiosa, è semplicemente data per scontata) ma piuttosto “Chi” è, e come si possa entrare in relazione con lui. Dio non gioca a rimpiattino con noi, né a dadi con l’universo, come amava affermare Einstein. La stessa nozione di rivelazione dice che Dio vuol essere conosciuto. La trascendenza non dice che Dio è inconoscibile, ma che l’iniziativa, nella sua relazione con l’uomo, resta sua. E’, semmai, l’uomo, secondo la Bibbia, che si nasconde a Dio (Genesi, 3,8).
 
 
luloca
luloca il 12/01/09 alle 16:45 via WEB
Fuori tema.
 
   
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 13/01/09 alle 11:25 via WEB
Gentile Luloca, mi chiamo Giampiero Tre Re. Sono webmaster del sito: http://terradinessuno.wordpress.com 1. Lei scrive: "il pensiero stesso di dio, nato nella mente dell'uomo, è lì che può avere la sua unica sede..." Ma questo è proprio ciò che stiamo discutendo, se appunto dio PUÒ esistere a prescindere dall'uomo. Questa proposizione andrebbe dunque dimostrata, non semplicemente asserita. 2. Ho detto che il prologo di Giovanni è debitore della letteratura sapienzale giudaica del II sec. a. C. Ciò NON è affatto "poco rilevante" ai fini della nostra discussione. Se non altro per capire cosa voglia davvero dire l'autore. Mi permetta solo un esempio. Lei dice che Giovanni è più colto degli altri vangeli. Può darsi... ma rispetto a QUALE cultura? In Eraclito Logos è un principio impersonale che pervade l'universo: è questo che vuole dire Giovanni? Nella letteratura sapienzale del giudaismo, logos è un'entità personale; cioè un essere capace di agire, esprimersi e amare autonomamente; forse un angelo. Per Giovanni il logos è una persona, ma non un'entità angelica, bensì divina (Gv 1,1). Ciò significa che per Giovanni questo logos non è un concetto, un pensiero o un'astrazione ma un essere comunicativo nella sua stessa essenza eterna. Che tale logos "divenne carne" significa dunque, per l'evangelista, che come e più che dalle parole e dalle dottrine Dio si lascia esprimere nell'azione e nell'esistenza di Gesù di Nazareth, specie nella sua morte. 3. Nella fede cristiana, caro Luloca, tutto, com'è ovvio, è personale proprio perché non nasce nella testa di nessuno, ma nell’esperienza di una vicenda storica, interpersonale, reale. Di più, la fede cristiana ha per oggetto l’ autocoscienza di un singolo. Di universale c'è solo la pretesa di una sola persona d'essere l'unico a conoscere Dio e di poterlo narrare.
 
     
ex_pre
ex_pre il 13/01/09 alle 15:21 via WEB
Che il Prologo di Giovanni sia un espressione della letteratura sapienziale mi pare assurda come affermazione! Un inno liturgico non ha niente a che vedere la letteratura sapienziale.
 
     
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 14/01/09 alle 20:52 via WEB
All'attenzione di ex-prete. Ho il sospetto che dissentiamo solo sulla terminologia. Che il prologo di Giovanni sia di ambiente giudaico e sapienziale è una risultanza accreditata dalle più autorevoli ricerche esegetiche, ma soprattutto dall'uso liturgico, che accosta il brano a testi sapienziali come il Siracide. La sua risposta a luloca (quella sulle marmotte) non mi convince, perché comunque l'esistenza delle marmotte, a differenza di quella di Dio, è un dato d'esperienza. Ciò che cercavo di comunicare a Luloca è che per il prologo di Giovanni anche l'esistenza di Dio è un dato d'esperienza; ma non diretto, solo attraverso l'esperienza che di Dio ha Gesù di Nazareth. E' quindi attraverso il racconto di fondazione del narratore di Dio, che Dio diventa un'esperienza collettiva. Non si può dunque prescindere dalla concreta persona di Gesù, per parlare sensatamente di Dio. La prova che Dio non sia un'invenzione di Gesù di Nazareth è da cercare nella credibilità della sua azione, della sua esitenza, soprattutto della sua morte in croce.
 
     
ex_pre
ex_pre il 16/01/09 alle 09:01 via WEB
x Terradinessuno
Certo, il Prologo proviene da ambiente Giudeo cristiano, anzi, un ambiente ancora molto legato alla memoria del Battista tanto che nel Prologo è inserito il passo sul Battista. I rifermenti al Battista sono un'aggiunta posteriore al Prologo ma rivelano un ambiente Giudeo Cristiano molto arcaico dove la figura di Gesù non era ancora ben definita.
Per quanto riguarda il discorso della marmotta io non ho seguito il vostro dialogo ma ho semplicemente voluto oppormi all'idea di nominalismo che Luloca proponeva. Che Gesù fosse veramente esistito di questi tempi e su queste pagine viene in continuazione messo in discussione, e se è arduo dimostrare a Luloca & co. la realtà storica di Gesù figuriamoci quanto è difficile dimostrare ai detrattori l'autorevolezza degli scritti del Nuovo Testamento in primis per poi arrivare a far accettare loro l'opinione su chi era Gesù e la Divinità di Gesù. Sono due anno che ho questo blog e diciamo che un po' conosco i miei polli.
 
     
kairos_m
kairos_m il 16/01/09 alle 09:21 via WEB
Ciao Roy sono concorde con te su questo, siete della stessa scuola ma avete metodi diversi per far valere le tesi cattoliche, :) Ti aspetto nel mio blog.
 
     
luloca
luloca il 16/01/09 alle 09:45 via WEB
Anch'io conosco i miei polli :-)
 
     
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 16/01/09 alle 10:34 via WEB
Per ex prete, Grazie per il tuo messaggio. Vieni a visitare il mio blog, vedrai quante cose abbiamo in comune. Ti segnalo l'introduzione al vangelo di Giovanni della Bible de Jérusalem, anche in italiano. La tesi è che Gv sia caratterizzato da un'elaborazione particolarmente lunga e autonoma, che spiegherebbe da un lato le sue parentele con teologi arcaiche, come Qumran, dall'altro la vicinanza con Luca e gli esiti verso una teologia speculativa assai evoluta. Non è necessario dimostrare la storicità di Cristo con argomenti a priori, prima cioè di mostrare l'atteagibilità dei vangeli. Non c'è prova migliore della storicità di Cristo di quella che viene dallo studio delle scritture. Grazie per l'ospitalità. Un abbraccio. Giampiero Tre Re.
 
Fiorintegrati
Fiorintegrati il 13/01/09 alle 10:52 via WEB
le scritture di Dio sono impresse nel cuore ogni palpito è un suo richiamo...auguri
 
terradinessuno2009
terradinessuno2009 il 13/01/09 alle 17:36 via WEB
Nel blog di "luloca" sono presenti i commenti in ordine sul prologo di Giovanni. http://blog.libero.it/luloca/view.php?nocache=1231864507
 
Nina4ever
Nina4ever il 13/01/09 alle 21:37 via WEB
Un Dio COMPRENSIBILE da tutti... Non male... Un abbraccio!
 
roby2012
roby2012 il 14/01/09 alle 13:29 via WEB
Permettetemi di dire che sono stufo di tutte queste vostre architetture filosofiche e di tutte queste congetture che portano soltanto ad esprimere dei concetti astratti su Dio. Vabbè che le forme-pensiero fanno parte dell'umanità da sempre, va bene che l'uomo studi il Creato e abbia anche dei dubbi. Ma ciò che ci è stato tramandato dalle Scritture e da molti altri antichi testi, non è un Dio astratto, ma vivente. Un Dio che è nei Cieli e, di tanto in tanto, abbiamo avuto il grandissimo privilegio di incontrare, su questo piccolissimo amatissimo lembo di Universo che è la nostra Terra. Cosa avete ancora da studiare su Dio? L'abbiamo avuto qui e l'abbiamo pure affisso ad un palo: che goduria dev'essere stato avere il Figlio fra le mani e torturarlo! E continuiamo ancora a farlo, dopo duemila anni.
 
 
luloca
luloca il 14/01/09 alle 16:04 via WEB
Per definire un essere, come essere vivente, occorre che sia soggetto anche lui alla morte. La vita non può prescindere dalla nascita e dalla morte. Ciò che non nasce e non muore, non può essere definito vita.
 
SOUL2007
SOUL2007 il 14/01/09 alle 14:50 via WEB
Il giorno che leggerò qualcosa di autentico su questo blog penso che farò domanda per diventare ufficialmente 1° lustrascarpe di Ratzy...Chi si raccomanda a Dio, chi a Gesù, chi alla Madonna, chi a Buddha, chi non va a dormire se non legge la Bibbia...chi fa l'amore solo coi Vangeli, quelli canonici naturalmente...Chi si raccomanda qui e chi là.. Non ce n'è uno che abbia anche lontanamente compreso che la divinità che è in noi non ci chiede nulla, nè preghiere, nè templi, nè raccomandazioni, nè sacrifici, nè scarpette di Prada (che sono un pò da finocchio..) La minuscola particella divina presente nell'Uomo richiede solo di essere, nel tutto...
 
 
ex_pre
ex_pre il 14/01/09 alle 14:57 via WEB
Sono sicuro che se rileggi ciò che hai appena scritto lo riconoscerai come autentico, quindi mettiti in coda per lustrare le scarpe di Ratzy. Ma non sono di Prada ma le scarpe le fa un artigiano del Nord Italia.

Siccome l'unica verità e autenticità e ciò che dici tu puoi anche metterti in fila allo sportello che conferma chi dice il vero poiché come te tutti gli altri qui affermano la propria verità.
 
SOUL2007
SOUL2007 il 14/01/09 alle 15:14 via WEB
E infatti Roy è proprio questa l'immensità che ci divide, il fatto che io non sono MAI sicuro di nulla, poichè tutto è sempre in evoluzione continua, comprese le mie idee e il mio sentire..A 10 minuti di distanza infatti già disconosco alcune cose che ho scritto..della serie: DUBITO, ERGO SUM...
 
 
ex_pre
ex_pre il 14/01/09 alle 15:28 via WEB
Infatti vedo che cambi spesso idea e che alla fine le cose che dici lasciano il tempo che trovano; della serie Who cares!
Il mio modo di procedere invece è visualizzare una scrivania con tanti dossier aperti. Via via ci metto dei fogli a seconda delle cose che trovo su un certo tema e poi ogni tanto faccio qualche conclusione salvo poi buttare all'aria il dossier se qualche informazione è sufficientemente forte da farlo. (Ad es. con te speravo di ottenere qualche informazione veramente interessante ma non mi hai mai dato nulla che potesse veramente sconvolgere le mie informazioni e questo da una parte mi dispiace.) Penso che se un giorno chiudessi tutti i dossier non saprei davvero più per cosa vivo. (Si fa per dire! EH!)
 
   
SOUL2007
SOUL2007 il 14/01/09 alle 15:42 via WEB
Non puoi sperare di ottenere informazioni da chi è sotto giuramento Roy.. Però...informati, con discrezione, sul Concistoro segreto, tenuto un pò di tempo fa dal Card. Casaroli..Sapevi che esistesse un concistoro segreto, dove il testo che viene adottato quale testo sacro non è una Bibbia o i Vangeli, ma la copia originale di un certo Vangelo gnostico, praticamente introvabile..? Se qualcuno, ma ne dubito, ti confermerà questa cosa, avrai fatto bingo, anche per quello che riguarda la "tua" chiesa. Altrettanto dicasi delle tre logge massoniche, presiedute da Cardinali, con le funzioni di Maestri Venerabili, che lavorano in coninuazione su testi segreti, di proprietà esclusiva della chiesa, chiusi in una cassetta con tre chiavi, da far girare contemporaneamente..Ogni medaglia ha il suo rovescio...
 
     
luloca
luloca il 14/01/09 alle 15:58 via WEB
Che bel soggetto. Se lo sente qualche regista ci fa un film.
 
     
gicotagi
gicotagi il 15/01/09 alle 11:23 via WEB
che le parti alte del vaticano siano immischiate con la massoneria ed anche con l'esoterismo non è una novità..ci sono tantissimi misteri irrisolti nel vaticano, che vengono tenuti nascosti da una cerchia di cardinali "illuminati" che detiene il potere politico- religioso di tutto il vativano...se per esempio ratzinger siu mettesse a voler riformare la chiesa come voleva fare papa giovanni paolo I, forse , sarebbe colto da una morte "improvvisa e misteriosa".... ragazzi..molte volte date soul per pazzo..quando secondo voi le spara grosse, ma non è sempre così.... soul è parte della massoneria e se vi dice che ci sono i cardinali in mezzo vi dovrebbe fare entrare la pulce nell'orecchio...shaloom
 
doghen
doghen il 17/01/09 alle 08:28 via WEB
Guarda, guarda...il buon luloca, che è persona intelligente, non si accorge che l'assoluto che nega lo trova poprio nella negazione dell'assoluto!! Se tutto cambia, infatti, abbiamo una regola assoluta, il fatto che tutto cambia. Che sia proprio il cambiamento incessante ciò che alcuni chiamano Dio?
 
 
luloca
luloca il 18/01/09 alle 00:58 via WEB
E' possibile... alcuni la chiamano legge di causa ed effetto.
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963