espe dixit

che sarebbe la vita senza sorprese?

Non sono le marce chilometriche sotto il sole cocente a ridurti come un mociovileda abusato, e nemmeno gli spostamenti continui da un angolo all'altro dell'isola lungo percorsi dalle mille insidie, quali strade dissestate, attraversamenti di città bloccate dal traffico, segnaletica bizzarra.
Il tuo fisico non più ragazzino affronterebbe ancora brillantemente l'attività denominata "cazzeggio in giro per il mondo", se non fosse per i tanti piccoli nei, quasi invisibili ad una prima, superficiale, occhiata, disseminati sulla superficie apparentemente liscia di una vacanza in famiglia.

Pensieri, impegni e responsabilità sono componenti fisse della vita genitoriale [ogni persona in procinto di mettere al mondo una creatura dovrebbe superare, onde evitare il rischio di andare ad appesantire tristemente le cronache dei giornali, test attitudinali relativi alle diverse attività professionali che si troverà di volta in volta a svolgere, a seconda delle situazioni: vigilante, cameriere, manager, schiavo, maestro, carabiniere, avvocato, autista, cerbero, pappagallo (nel senso che arriva a dover ripetere anche venti volte di fila la stessa cosa), santo]. Quando ad esse vanno a sommarsi variabili quali: contrattempi, nervosismo, tensione, stanchezza, sostenerle diventa particolarmente gravoso, tanto più che uno si trova in ferie, e il problem solving è un valore aggiunto che vorrebbe non dover mettere in valigia (alzi la mano chi non ha mai sentito un genitore al rientro dalle vacanze dire "Ahhh, finalmente torno in ufficio").
E quando per di più continua a pescare la carta "imprevisti", vorrebbe anche poter riporre il "familiopoli" e scegliere un altro gioco. Che so, un solitario, ad esempio.

Ora, hai trascorso una settimana a girare come una trottola, e aspetti, con la bava alla bocca, il meritato riposo.
Da programma ti spettano sette giorni di relax in un paesello sperduto in riva ad uno splendido mare. Una casa presa in affitto tramite conoscenti. Giornate tutte uguali, zero pensieri, lettura a gogo, attività fisica ai minimi termini. Un paio di gite al massimo.
Ma il destino avverso ha lo stesso guscio specioso di un uovo marcio.
Lo afferri entusiasta e le tue rosee aspettative ti si frantumano in mano emettendo un odore ributtante.

Prendi possesso a tarda sera di una simpatica villetta a schiera, di proprietà di tre arzille eumenidi dall'età globale di circa 230 anni, apri la porta e osservi con sgomento quello che dovrà essere il nido accogliente del tuo futuro prossimo: mobili scompagnati e scarcassati, afrore di tomba chiusa da tempo imprecisato, polvere ovunque, ruggine, muffa, stoviglie sordide, biancheria maleodorante, serramenti rotti. 
Scambi con il tuo compagno di mille avventure sguardi costernati, nell'attesa reciproca che l'altro prenda in mano la situazione. Ti sforzi di rivolgere un sorriso rassicurante alla prole sconvolta, mentre da sotto quello che dovrebbe essere un divano, ma in realtà è una branda rivestita da una copertaccia bisunta, viene a porgervi il benvenuto una bestiaccia zamputa grossa come un pollice.
Sarà solo la prima.
Passerete una notte orribile, tu e i tuoi congiunti. Con le valigie sul tavolo, i vestiti sudati addosso, bestemmie soffocate a malapena e mozziconi di sogni popolati (come la realtà, del resto) di orrendi bacherozzi.

Alle prime luci dell'alba fuggirete, assecondando ancora una volta il vostro destino di pellegrini lungo le coste sicule.

P.S. Per chi avesse alzato la mano: "Ahhh, finalmente torno in ufficio".

Agrigento: buona da morire.