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Terminato il I° Congresso de La Destra
Post n°76 pubblicato il 10 Novembre 2008 da ladestracalolzio
Il primo congresso nazionale de La Destra è terminato nel migliore dei modi con la nomina a Segretario nazionale di Francesco Storace e del presidente Teodoro Buontempo. Una mozione unica, un solo scopo, un solo partito. Tutti d’accordo senza cedimenti o sbandamenti di sorta, dopo la bufera scatenata da chi voleva che tutti seguissero il canto delle sirene del Pdl, che hanno sentito solo loro. “Alle nostre spalle – dal discorso di Storace - abbiamo già un lavoro durissimo, condiviso da migliaia di persone nelle nostre sedi e da centinaia di migliaia di elettori nelle urne. Siamo una forza politica che si sta radicando ovunque. Questo movimento cresce in maniera esponenziale: non sarà un caso che gli iscritti siano aumentati del 25 per cento da un anno all'altro. Quindicimila anime aggrappate ad una bellissima bandiera che finalmente avrà rappresentanza parlamentare dal prossimo mese di giugno quando entreremo a Strasburgo con la nostra delegazione e saremo presenti nelle amministrazioni locali di tutta Italia a rappresentare una forza politica di valori e non di potere. Non ci manca il Parlamento; ci sarebbe mancata molto di più questa splendida assemblea congressuale se avessimo deciso di mancare alla parola data un anno fa. La Destra è movimento di fede e di parola. All'Italia diciamo che vogliamo servirla attraverso il nostro bagaglio di valori, di ideali, di programmi. Lo slogan che campeggia sul congresso, “Più popolo, più idee, più valori contro il declino della nazione” sta a significare che la persona non deve sentirsi mai più sola, che il potere non può rappresentare l'unica meta della politica, che le differenze vanno esaltate e non compresse, che l'Italia non si rialza con un semplice manifesto elettorale, ma con una buona pratica politica che sia rispettosa innanzitutto dei diritti di ogni cittadino che oggi invece non ha voce. Non c’interessa l'accoglienza del salotto buono della politica. Continuiamo a privilegiare l'interlocuzione con i poveri “disgraziati” che non sanno come sbarcare il lunario. Stiamo dalla parte di chi sta male e non da quella di chi sta bene; perché altrimenti ci dovremmo chiedere a che serve la politica. Soltanto se si rivoluziona il linguaggio della politica, il cittadino può scoprire che non siamo tutti uguali e può tornare a sperare anche ciascuno di quei quattordici milioni di italiani che ad aprile ha rifiutato di andare a votare. Pensiamoci: una platea enorme, pari a più di quindici volte e mezza il nostro pur lusinghiero consenso elettorale; sarebbe stato sufficiente convincere poco meno di quattro ogni cento di quegli elettori disgustati dalla politica per raggiungere il quorum. Ma eravamo anche noi visti come parte della casta che si azzuffava; oggi, credo, non più. Nella sua bellissima storia italiana, la destra ha sempre rappresentato il bastione patriottico contro il degrado delle istituzioni. La Destra deve coltivare l'ambizione entusiasta di essere capace di mutare i riti della politica, puntando anzitutto ad affascinare proprio quelle decine di milioni di italiani e di italiane che non vogliono più scambiare diritti con clientele, persone con pubblico, valori con mercanzie, simboli con marchi. Lo possiamo fare ora e subito, proprio adesso che il popolo italiano può essere messo nella condizione di sapere che finalmente, molto più che a novembre 2007, molto più che a febbraio e ad aprile 2008, qui non c'è casta che possa albergare a lungo nel nostro movimento. Chi non se la sentiva ha fatto bene a lasciarci in pace. Se una cinquantina di persone su quindicimila iscritti ha preferito fare fagotto per precipitare nel girone infernale della partitocrazia e per andare a inghiottire rospi amari per supplicare sistemazioni personali, e' bene che abbia fatto quella scelta. Abbiamo bisogno di gente che crede e non di gente che vuole; di militanti che combattono e non di dirigenti che si abbattono; di persone orgogliose e non di nullità che recriminano. Siamo e resteremo una comunità di uomini liberi che ha scelto di non contaminarsi per logiche di mero potere. Veniamo da una cultura che insegnava che per un ideale si era disponibili persino a morire e rifiutiamo il mondo che pare raccomandare di essere pronti a uccidere per il potere. Noi non abbiamo voluto cancellare tutto quello in cui abbiamo creduto e che ci ostiniamo a voler ancora rappresentare, giustizia per gli italiani, innanzi tutto, attraverso scelte non più compromissorie. Futuro per i giovani chiamandoli alla rivolta morale contro l'eutanasia della Patria. E' il nostro formidabile biglietto da visita, è la spinta verso il domani. Dal congresso in avanti nessuno potrà più fermarsi a guardarsi indietro: è avanti la nostra strada e chi teme la sfida non ostacoli chi non desidera altro che impegnarsi. Perché di fronte abbiamo davvero un brutto mondo, quello che si fa chiamare moderno e altro non e' che un agglomerato indistinto ed economicista che fa strage di ogni valore. Il mondo moderno e modernista ci chiama ad idolatrare certo potere tecnocratico – ricordate i professionisti, i tecnici, che Berlusconi vorrebbe al Parlamento europeo.... - che ha deciso che l'esistenza dell'uomo è artificiale, che l'appartenenza non ha senso, che i popoli vanno omologati, che la persona va trasformata in consumatore, utente, pubblico, che il profitto è la nuova meta di un'umanità alla quale va tolta ogni traccia di cultura e di storia. E' il mondo in cui l'utile vale più dell'etica. Se non vuoi un figlio l'aborto è il rimedio. Se non sopporti il malato ricorri all'eutanasia. Se tuo figlio rischia di essere diverso da come lo sogni, potrai clonarlo. Se non hai futuro, rifugiati nella droga. Ma davvero è questo il nostro destino? Io non lo credo e non credo di essere il solo a pensarla così. Preferisco battermi e invitarvi a batterci affinché arrivi il tempo in cui la lotta politica non sia più circoscritta alla riduzione di un punto di pressione fiscale, ma all'esaltazione di un modo di vivere che sia figlio della migliore tradizione culturale e cristiana dell'Italia". |
Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
- John Clarke
Che grande uomo politico sarebbe stato Giuda!
- Achille Tournier
- Charles De Gaulle
Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).
E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.
E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.
Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.
Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili
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