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LA DESTRA CALOLZIO

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Post n°96 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da ladestracalolzio
 

Franco BigonzettiIl 7 gennaio del 1978, alle ore 18.23, un commando di 5 uomini e una donna, con il volto celato da cappelli variopinti e passamontagna scuri, uccide con una gragnuola di colpi due ragazzi appena usciti dalla sezione del Movimento Sociale Italiano di via Acca Larentia. Restano sul selciato Franco Bigonzetti, 20 anni, studente in medicina e Francesco Ciavatta, 20 anni, figlio del portiere dello stabile dove è ubicata la sezione missina. Scampano all’agguato altri tre attivisti: Vincenzo Segneri, che resta ferito ad un braccio, Maurizio Lupini e Giuseppe D’Audino. Riescono a farla franca barricandosi all’interno del locale e schivando buona parte dei proiettili. Il quintetto si era ritrovato lì per organizzare una distribuzione di volantini. A Roma quelli erano tempi duri, difficili, pericolosi. Specie per chi decideva di scendere in piazza e di fare attività politica. Se lo faceva, poi, scegliendo di andare a destra, aveva quasi firmato una condanna a morte. Erano i cosiddetti ‘anni di piombo’, degli scontri feroci tra opposte fazioni. Erano gli anni in cui “uccidere un fascista” non era considerato un reato né un peccato. Anzi… Persino chi Francesco Ciavattaveniva da fuori, dalla provincia, respirava aria di tempesta, di rancore, di odio.
  Acca Larentia, una piazza stretta e quasi soffocata dai palazzi del quartiere Appio Latino. Una porzione di città considerata periferia degradata, terra di nessuno, ma che oggi, con la prepotente espansione dell’urbe capitolina, si trova molto più vicina al centro. Lì, c'era una storica sezione del Movimento Sociale Italiano; ora gli stessi locali ospitano la federazione romana della Fiamma Tricolore. Ma torniamo a quel 7 gennaio del 1978. I cinque ragazzi della sezione di Acca Larentia sono iscritti o molto vicini al ‘Fronte della Gioventù’, l’organizzazione giovanile missina. Mentre si apprestano ad allontanarsi dalla piazza vengono sorpresi dal gruppo dei killer che sparando nel gruppo ne colpiscono a morte due, ferendone un altro. La rivendicazione giunge subito dopo al quotidiano ‘Il Messaggero’ ad opera dei ‘Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale’: in essa, accanto all’ormai noto slogan ‘fascisti, padroni, per voi non c’è domani’, si magnifica l’azione compiuta ai danni della “fogna e dei topi neri di Acca Larentia”. Intanto accanto ai corpi dei due ragazzi, di fronte alla sezione, si radunano moltissimi attivisti e simpatizzanti fronteggiati da un robusto cordone di Carabinieri. Stefano RecchioniGiunge anche un giovanissimo e addolorato Gianfranco Fini che sta muovendo i suoi primi passi nella scala gerarchica del partito. Gli animi si surriscaldano: insulti, spintoni, lancio di lacrimogeni, spari per aria. Poi dai Carabinieri parte un colpo di pistola che colpisce in piena fronte Stefano Recchioni, diciannovenne missino (quell’anno, però, non aveva rinnovato la tessera) che era venuto lì dopo aver appreso la notizia dell’agguato. Morirà dopo due giorni di agonia in ospedale senza riprendere conoscenza. A sparare un capitano dell’Arma che sostiene di essere stato costretto a fare fuoco dall’atteggiamento aggressivo dei ragazzi che si trovavano nella piazza. I vertici dei Carabinieri e lo stesso governo, prima parlano di legittima difesa, poi ipotizzano un tragico incidente. Una manfrina che, in questi casi, diventa rituale, come abbiamo potuto constatare anche di recente. Alle due esecuzioni, quindi, si aggiunge un’altra morte innocente.
  In molte città d’Italia scoppiano violenti tafferugli: a Torino, Verona, Bologna, Firenze, Napoli, Reggio Calabria e Cagliari ‘rossi’ e ‘neri’ si confrontano e si scontrano nelle vie e nelle piazze. Il ministro degli Interni Cossiga adotta una decisione clamorosa: l’invio al confino degli esponenti più riottosi degli autonomi e dei missini. Da allora niente sarà più come prima. Nella variegata galassia della destra la strage di Acca Larentia costituisce uno spartiacque, un momento di intima riflessione. Alcuni abbandonano la tenzone, altri decidono di rimanere. E’ il caso di Francesco Storace che diventa segretario del Fronte della Gioventù proprio di quella sezione. Altri ancora decidono di saltare il fosso convertendosi alla lotta armata, una strada senza ritorno. Ma chi furono i responsabili del vergognoso agguato? Che volto hanno gli assassini di Bigonzetti e Ciavatta, due poveri ragazzi colpevoli soltanto di stare dall’altra parte? Dopo quasi dieci anni, nel 1987, grazie alle rivelazioni di Livia Todini, una brigatista dissociatasi dal movimento, gli inquirenti arrestano Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Viero Di Matteo, Francesco De Martiis e Cesare Cavallari, ritenendoli i componenti del gruppo di fuoco. Lo Scrocca, quasi subito, si impicca in carcere facendo calare una pietra tombale sul prosieguo delle indagini che, non a caso, si arenano. Nel 1990 la Corte di Assise di Roma proscioglie tutti gli imputati. Sulla tragica vicenda cala fitto l’oblio. Resta soltanto un elemento che certifica a chiare note la matrice del duplice omicidio: una ‘skorpion’ calibro 7.65, una pistola mitragliatrice di fabbricazione cecoslovacca che sparò sui ragazzi di Acca Larentia e che, anni dopo, sarà ritrovata in un covo milanese delle Brigate Rosse. Una pistola con una storia curiosa: era stata comprata in un’armeria di Saint Vincent da Enrico Sbriccoli, in arte Jimmy Fontana, noto cantante degli anni Ottanta, appassionato e collezionista di armi. Il quale, subito dopo, l’aveva ceduta ad un ex carabiniere. Per finire, poi, nelle mani dei ‘Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale’ e, infine, in quelle delle Br. Un indelebile filo conduttore che attesta la vicinanza e la contiguità, ieri come oggi, tra i gruppi che agitavano il variegato universo dell’estremismo di sinistra. Quell’arma ha sul groppone anche altre morti. E questa volta eccellenti: l’economista Enzo Tarantelli (1985), l’ex sindaco repubblicano di Firenze Lando Conti (1986) e il senatore democristiano Roberto Ruffilli (1988). Si sa tutto, dunque, di quella pistola ma, dopo trent’anni, ancora non si conoscono gli assassini di quei poveri ragazzi. Indagini condotte all’acqua di rosa? Oppure la volontà di mantenere un buco nero su di un delitto, per così dire, di serie B? Non si potrebbe prendere spunto dal trentennale di tali eventi per riaprire il caso come già fatto per altre situazioni? Lo si faccia pure per Bigonzetti e Ciavatta, quarant’anni in due, che quel 7 gennaio furono uccisi da proiettili ‘rossi’ nella piazza di Acca Larentia. Oggi, a differenza del passato, tutti hanno capito che anche “uccidere un fascista è reato”. Almeno si spera… (da un art. di F. Ricciardi)

 
 
 
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Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
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Che grande uomo politico sarebbe stato Giuda!
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Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).

E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.

E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.

Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.

Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili

 
 
 

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