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Post n°146 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da ladestracalolzio
Tag: Al Qaeda, america, Bush, Chavez, congresso, democratici, Guantanamo, intelligence, Obama, repubblicani, Stati Uniti, terroristi Modello americano: l’insuccesso della chiusura di Guantánamo è un simbolo del fallimentare modo di Barack Obama di affrontare la realtà del mondo. Il nuovo anno ci porta ad un anniversario che Barack Obama preferisce passi inosservato. Non parlo, naturalmente del giuramento come quarantaquattresimo Presidente. L'anniversario che Obama preferirebbe dimenticare è un evento che ha avuto luogo il 22 gennaio, il giorno stesso che ha prestato giuramento una seconda volta sotto forma di un ordine esecutivo ufficialmente formulato. Tranne, ovviamente, che la base di detenzione non è stata chiusa. Due anni dopo l'ordine esecutivo – la direttiva di un comandante in capo e non una mera promessa in campagna elettorale – appare più chiaro che mai che Guantánamo esiste ancora e là e sembra doverci rimanere. Vi sono ancora reclusi 174 detenuti politici, solo tre dei quali sono stati provati colpevoli. I difensori del Obama sostengono che l'ordine esecutivo era un importante atto di simbolismo, necessario per “voltare pagina” dopo l'amministrazione Bush. Mentre non vi è dubbio che ci sono state violazioni dei diritti umani a Guantanamo o che l’esperienza di tale struttura oltreconfine sia stata infelice, Obama è stato ufficialmente costretto ad ammettere che la speranza non sempre si tramuta in realtà. Guantánamo è solo un esempio di predilezione di Obama per i grandi gesti, oltre al distacco dalle cose che il suo predecessore possa avere fatto senza un preciso piano per affrontare le questioni spinose dietro di esse. Certo che per un autoproclamatosi “professore di legge” (mentre è un oratore, conferenziere) è ironico che la volontà di citare la complessità del problema sia solo ciò che sappia fare. E la più grande vulnerabilità politica di Obama è che gli americani si stanno stancando del simbolico autocompiacimento, come sostituto per aggrapparsi alla disordinata realtà del mondo. Toby Harnden’s The telegraph |
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Un politico pensa alle prossime elezioni; un uomo di Stato alle prossime generazioni.
- John Clarke
Che grande uomo politico sarebbe stato Giuda!
- Achille Tournier
- Charles De Gaulle
Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura (dal film MATRIX).
E' tempo di sapere quale futuro vogliamo per il nostro pianeta, per noi, stessi e per le generazioni che ci seguiranno.
E' giunto il tempo per i cittadini di smettere di fidarsi ciecamente al modo con cui i politici gestiscono il mondo, servendo esclusivamente interessi personali.
Per ridare un senso alla democrazia, i cittadini devono smettere di essere passivi e spettatori, come il docile gregge che si vorrebbe che siano. Devono riflettere a ciò che vogliono veramente ed assumere in modo coerente il ruolo di stipendiato, consumatore, contribuente, elettore, dimostrando di non essere più pecora delle pecore.
Le direzioni prese dall'economia, la società, la tecnologia e l'ambiente non sono inevitabili
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