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BASILICATA 6

Post n°725 pubblicato il 28 Agosto 2011 da atapo
 

 

TRA I CALANCHI

Dietro alla costa ionica ci sono i calanchi. Quel territorio descritto nel romanzo "Cristo si è fermato ad Eboli" da Carlo Levi confinato nel paese di Aliano. Confesso che non ho letto il libro, ma provvederò al più presto e ciò che ho visto mi aiuterà ad immaginare e a collocare in uno spazio preciso la storia... Non passiamo nemmeno per il paese di Aliano, ce ne sono tanti di paesi da visitare, la scelta è difficile...

Scopriamo il mondo dei calanchi, inaspettatamente, quando saliamo sulla ripida collina dove si trova il santuario romanico di Santa Maria d'Anglona (tutto affrescato nell'interno):

 

 

Da lassù guardiamo il panorama sotto un sole cocente: è uno spartiacque, a sinistra la vallata del fiume Sinni, che abbiamo percorso quando siamo scesi dal Pollino al mare, a destra la vallata del fiume Agri che scorre lontano, in basso, dopo dirupi e pinnacoli, dove il verde è sovrastato dal grigio dei calanchi e i piccoli campi ed oliveti sembrano in bilico su costoni che paiono franare da un momento all'altro. Le strade che percorriamo ci passano in mezzo, salgono, scendono, sembra di viaggiare sulla Luna...un paesaggio che ci accompagna a lungo, con forme sempre diverse, sempre più strane, a volte minacciose, che spesso rivediamo dall'alto quando visitiamo le cittadine che si trovano tutte aggrappate sulle cime...tutte piene di strade terribilmente in salita...in giornate terribilmente calde.


 

Pisticci forse è la città più conosciuta della zona, il numero di turisti che passeggia per le strade è lievemente superiore, finora ne avevamo visti pochissimi, a volte siamo stati unici, qui addirittura l'ufficio del turismo è aperto con un'impiegata gentile in servizio: il primo da quando siamo in Basilicata, finora i pochi visti erano sprangati, le mappe dei paesi le abbiamo trovate, raramente, nei ristoranti o negli agriturismi...Pisticci è circondata dai calanchi, lungo uno dei precipizi sorge il quartiere Dirupo, le cui foto compaiono spesso a pubblicizzare la regione, basse casette bianche costruite sul versante dove una gigantesca frana nel 1688 trascinò a valle il quartiere precedente. Direi una preparazione spirituale ai Sassi di Matera...

il quartiere Dirupo

Bernalda, che proprio ieri 27 agosto è finita sui giornali per aver ospitato il matrimonio della figlia di Francis Ford Coppola, mi piace molto, il centro storico (che non è nemmeno troppo in salita) ha palazzi del 700 ben conservati, all'estremità del paese c'è un bel castello affacciato su una piazza belvedere da cui si domina il paesaggio di colline, campi, calanchi, fino al mare Ionio. E su quella piazza c'è qualcosa che non finirà mai sulle guide turistiche, ma che colpisce il mio cuore romantico: il piano d'appoggio del muro che impedisce di sfracellarsi di sotto è ricoperto di scritte...


 

Viva questo, abbasso quello, ma soprattuto frasi d'amore, tutto il campionario che si può immaginare, appassionate, crudeli, amore felice, amore distrutto, amore...anche in francese...Immagino le serate in cui i ragazzi si radunano in quest'angolo del paese un po' in disparte lontano dal controllo degli adulti, le loro storie, i loro sguardi, i loro sentimenti in gioco che diventano parole sul muretto, sognando amori eterni come l'inchiostro indelebile ... Mi ricorda un luogo di Parigi...di cui prima o poi parlerò...


 

Tursi è un po' più nell'interno, qui ci fermiamo nel quartiere più tipico, la Rabatana, abbarbicato proprio sul cocuzzolo. Trovo scritto nella guida: "Rabatana, nome dall'arabo, perchè nel Medioevo era abitato da Arabi, verso l'800 d.C." e sono incuriosita. Sembra davvero di essere in oriente, stradine strettissime, scale, balconcini, archi...molte case sono abbandonate e semidistrutte, una mescolanza unica di antico e di moderno, di vitalità e di disfacimento. In questo strano posto conosciamo due persone: un poeta e un artigiano.


 

Il poeta è giovane, si chiama Paolo Popia, insieme al suo babbo gestisce un ristorante tipico dove si organizzano anche eventi letterari: "Il palazzo dei poeti". Nella carta del menù intervalla l'elenco dei piatti con alcune sue poesie e il libro che le raccoglie si può comperare su internet. Quando, chiacchierando, scopre che veniamo da Firenze, dice contento che a Firenze lui ha passato dei bei giorni, ha anche dedicato una poesia alla nostra città:

"Aria"

Proiettate in una dimensione sconosciuta,

le ombre che separano la luce dal buio.

I chiaroscuri di due corpi che sfiorandosi

si scoprono, si sorprendono, si annusano,

avvolti dal mistero, illuminati dal desiderio,

si allontanano e poi si ricercano.

Onde di un mare nero sulle pareti di questa stanza,

unica immagine a svelare la sostanza.

Magnetiche emozioni,

accendono improvvise e mordevoli passioni,

affascinanti turbamenti,

complici… gli sguardi che rivelano sentimenti.

Bagliori nella notte, scintille di un fuoco scoppiettante,

meteore che ardono dentro, recluse dalla razionalità,

rimbalzano sulle pareti del corpo, vogliono libertà.

Abbattere ogni barriera, fino a respirare…Aria.

(Firenze,21/22 Marzo 2001)

E' lui che ci indirizza al negozio dell'artigiano, per acquistare qualche cartolina (in questi paesini non abbiamo quasi mai trovato cartoline). Negozio è una parola grossa per indicare ciò che troviamo a fatica: sembra la porta di un appartamento, dentro, semiscavate nella roccia, ci sono alcune stanze un po' museo della civiltà contadina locale, un po' laboratorio di ceramica, un po' negozio: in vendita fasci di origano ed erbe odorose, opere dell'artista: formelle di ceramica a bassorilievi, sculture su strane pietre tondeggianti, qualche cartolina di stile...molto antico. All'esterno il sole abbaglia, quando entriamo all'inizio pare buio, ma appena ci abituiamo siamo attratti da tutte quelle stranezze...Intanto l'artigiano continua il suo lavoro con la creta, ci lancia sguardi di traverso, pare sia scocciato di averci lì. Io mi avvicino a lui e timidamente gli domando qualcosa su ciò che sta facendo...ecco che pian piano si scioglie, si trasforma, ci spiega un sacco di cose con la passione di chi ama la sua terra...Dice che sui calanchi si trovano facilmente le conchiglie fossili che vediamo sui suoi tavoli, che lì il sottosuolo è strapieno di reperti dell'epoca greca e romana, sono così tanti che ormai non li cercano nemmeno più, ne hanno già riempiti musei...e da un cassetto estrae un pezzetto di ceramica inconfondibilmente nero..."Vedete questo? L'ho trovato qualche giorno fa, mentre passeggiavo a cercare le pietre arrotondate per le sculture: basta guardare in terra e si trova qualcosa..."

Allora mi azzardo a fargli una domanda che da un po' mi frulla in testa: "Ma questi Arabi, come sono finiti quassù? Non mi ricordo che queste terre siano state conquistate da loro."

"Infatti non furono conquistate, qui arrivavano gli Arabi a commerciare. Dal mar Ionio risalivano il fiume Sinni che era navigabile, ora non più dopo che a monte hanno cominciato a fare sbarramenti, poi dighe, per trattenere l'acqua. Dall'interno arrivavano mercanti locali e qui era un centro di scambi. Gli Arabi stavano qui come in albergo, in attesa di fare affari, in attesa di ripartire."

Una versione diversa dai libri in cui ho continuato a vedere scritto "Rabatana, insediamento che passò sotto i Saraceni "...


Nella chiesa della Rabatana ci sono tesori che si possono solo vedere, ma non fotografare: un trittico del XIV secolo, una cripta completamente affrescata e molto ben conservata, in cui si trova un grande presepio tutto di pietra, ambientato nella Tursi del 1500, col castello di cui ora restano solo rovine. La piccola suora che ci guida fra questi capolavori dice che sono venuti fin dalla Russia ad ammirarli.

Bellezze nascoste e un po' misteriose di un paesino semiabbandonato, escursioni con la fantasia in un passato probabilmente più glorioso del presente...



 

 
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