Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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PASQUA COSI’
Pensandoci, in apparenza non è che per me questo giorno di Pasqua sia molto diverso da altri passati: quante volte siamo stati noi due soli, il marito ed io, perché il suo non volersi intruppare in viaggi e folle di vacanzieri, insieme agli inviti che i consuoceri avevano fatto per tempo ai figli… spesso ci hanno visti soli davanti al tradizionale pezzo di agnello. Ed io soffrivo per questa solitudine.
Stavolta però è diverso. C’è questa ansia dell’indefinito tempo che stiamo vivendo, delle estreme limitazioni di movimento che sono necessarie, ma dopo un mese per me cominciano ad essere soffocanti.
Appena in tempo abbiamo messo whatsapp e skype, oggi li abbiamo visti tutti i bimbi, abbiamo potuto fare loro gli auguri e chiacchierare un poco, bisogna essere allegri davanti a quello schermo, darsi appuntamenti, ascoltare le loro voci, le loro storie e… non commuoversi, rimando un groppo in gola e un accenno di lacrima a quando lo schermo si spegne.
Sui social c’è stato un grande scambiarsi di auguri, immagini carine, foto, video, parole ispirate: c’è da passarsi le ore a leggere e a rispondere, ma io, in questi giorni, non mi sento ispirata proprio per niente, anzi, mi sento parecchio triste e mogia.
Mi sono tuffata nell'ebbrezza di una novità e ho voluto cucinare a pranzo una nuova ricetta per il cosciotto di agnello: con le olive, quelle taggiasche, le uniche che mi piacciano. Per il resto, largo alla tradizione: a colazione i biscotti a forma di colomba, fatti da me, a pranzo la torta pasqualina con le verdura. Da questa era avanzato un po' di ricotta, sufficiente a farcire alcuni piccoli cannoli siciliani: a posto anche per il dolce!
Mi frullano in testa da ieri due Pasque del mio passato: in una ero piccola, era una domenica piovosissima, forse fu la mia prima delusione per l’attesa di un bel giorno di sole e invece… Aspettavo l’arrivo di una cugina grande che veniva a pranzo da noi, le mamma aveva preparato la crema fritta, era bravissima a farla, non le si squagliava mai, e il profumo si spandeva nella nostra umile cucina, compensando la tristezza della pioggia scrosciante.
L’altra è molto più recente, avevamo già il camper e, miracolo, eravamo andati in viaggio, in Provenza: il sabato sera ci eravamo fermati a Grasse, in basso, alla stazione, poi eravamo saliti alla chiesa per le cerimonie della veglia, nella parte alta della città, per una stradina pedonale a scalinate, in mezzo al bosco. Una chiesa medievale, incenso, canti, luci soffuse, un’atmosfera di grande raccoglimento, quasi fuori dal tempo, come un sogno. Poi il ritorno lungo la stessa via, era notte fonda, con le ombre e i fruscii, le luci dei paesini in lontananza. Chissà perché proprio quelle sono le Pasque di cui ho i ricordi più vivi?
In questi giorni le mie soste in giardino si sono allungate, ho bisogno di respirare aria esterna, di guardare il cielo… e di guardare a lungo i fiori che spuntano: quelli del pero ormai sono caduti, ma si stanno aprendo le spiree che sembrano nuvolette bianche, ho scoperto una piantina sconosciuta che sta facendo fiorellini gialli molto graziosi: semi arrivati col vento, come certe foglie e fiori gialli che sembrano fragole, ma non lo sono, mi sembrano le “fragole matte”, che non credo siano commestibili. Esco anche di sera, al buio: ci sono da vedere Venere e Sirio, lucentissimi perché non ci sono nuvole e l’inquinamento è calato, ci sono le ombre delle piante e i rumori della notte, c’è stata l’ombra di un grosso gatto dal pelo lungo che si è allontanato quando mi sono avvicinata troppo, ma al buio non l’avevo neppure visto. Sarà stato Andrea? Non si è visto tutto l’inverno, mi illudo che sia lui di nuovo in circolazione. La luna, che nel suo giro non sempre si fa vedere nella mia parte di cielo, mi ha onorato a lungo della sua presenza proprio la sera del plenilunio.
La schiena che a tratti mi fa male mi ricorda che avrei bisogno di andare in piscina, chissà quando… Credo che sarà una vita diversa, limitata anche quando la morsa si allenterà, che l’estate non sarà sinonimo di vacanze, che occorra tenere i nervi saldi e la pazienza intatta ancora per molto tempo, che devo pensare di essere, nonostante tutto, tra i più fortunati, anche se mi è tornata la nevralgia alla testa e se ne va a stento con gli antiinfiammatori… forse è solo lo stress.
Beh, che dire:
BUONA PASQUA BLINDATA, ma DI SPERANZA.
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