Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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la sera, ora, a Firenze
Va sempre peggio, siamo stretti in una morsa da questo misterioso ed efferato virus. Il clima si fa sempre più pesante.
Io sto bene, sono riuscita a fare la vaccinazione influenzale; ho notato che nonostante l’umidità il naso mi si chiude meno degli anni scorsi e la nevralgia mi viene più di rado e più leggera: credo sia la mascherina, portata tutte le volte che esco, a proteggermi dall’aria umida e da ciò che circola nell’aria. Almeno questo è positivo…
Attorno a noi però aumentano i contagi tra le persone che conosciamo, o chi sta in quarantena perché ha avuto contatti con qualcuno che è poi risultato positivo: l’amico del teatro che non è grave e ci ha avvisati tutti, ma per fortuna all’incontro che avevamo fatto tutti insieme eravamo stati ben distanziati e mascherati… Qualcuno è finito in ospedale, poi ne è uscito, uno dei miei cognati sta abbastanza male, un nipotino è a casa da scuola perché un compagno è positivo, un altro era in allarme a causa di un’amichetta, per fortuna poi è tutto rientrato.
Confesso, la paura cresce. Cerco di vivere il più normalmente possibile: la piscina chiusa, il mal di schiena che si riaffaccia, ma cerco di uscire, camminare, fare spesa e commissioni. In giro è tutto sempre più deserto, il centro si svuota ogni giorno di più, mi guardo attorno, scruto le persone in strada o in bus e mi chiedo: - Staranno bene? Sarò abbastanza distante?- E’ spesso difficile allontanare questi pensieri, il nemico è invisibile e potrebbe stare ovunque.
Dopo tanti mesi, dopo il primo periodo affrontato con forza e impegno, poi quello estivo in cui c’era un’iniziale speranza poi una grande rabbia nel vedere certi comportamenti sconsiderati, i quali, secondo me, sono perlomeno una delle cause di questa esplosione autunnale, ora provo stanchezza e tanto, tanto nervosismo.
Mi pesa sempre di più la chiusura di ciò che mi faceva bene e allietava le giornate, alludo a piscina e a teatro, ma nemmeno riprenderanno gli incontri tra insegnanti del CIDI, ora neppure cinema o cenette fuori (poche occasioni di solito per noi, ma adesso nulla!).
Mi mancano le giornate di babysitter coi nipotini: abbiamo deciso noi due nonni di non farle più, sta diventando troppo rischioso passare tante ore con quattro bambini, ma io ne sento molto la mancanza e per consolarmi ho iniziato a provvedere ai regali natalizi, poi mi chiedo: - Che Natale sarà?- e mi deprimo.
Sinceramente non sento voglia nemmeno di incontrare conoscenti o amiche, neppure per un caffè al bar: ho paura.
La paura è subdola, coscientemente non voglio darle retta, ma è un tarlo insinuato nella mente che a fatica riesco a governare, mi chiedo cosa è meglio inventare per non pensarci: leggere molto?
Scrivere?
Sfinirmi nei lavori di casa?
Cucinare, soprattutto dolci?
Passare in rassegna i film che volevo vedere da tempo e che posso trovare in rete?
E’ affannoso anche cercare le strategie e aggrapparsi ad esse.
Insomma, è sempre più difficile.
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Inviato da: atapo
il 26/07/2024 alle 23:10
Inviato da: la.cozza
il 10/07/2024 alle 09:57
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il 23/03/2024 alle 19:21
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il 15/03/2024 alle 11:02
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