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Post n°1661 pubblicato il 10 Marzo 2020 da atapo
 

 

L'ULTIMA FESTA

 



Sempre più reclusi... ma va bene così, se servirà a contenere la diffusione di questo maledetto virus e ad uscire da questo incubo.

Siamo riusciti per un pelo a fare la famosa festa per i 70 anni di mio marito: ci siamo ritrovati sabato a pranzo, a casa nostra. Tra giovedì e venerdì mi ero impegnata per gli acquisti di cibarie, anche un po' abbondanti in verità ed ero andata in centro a comperare il regalo per il compleanno di Diletta (dopodomani): una tazza da colazione con disegnato l'unicorno e un piccolo unicorno a statuetta in alto sul manico. Con mille precauzioni, ma tanto gli autobus erano semivuoti e così le strade cittadine, una tristezza enorme; "sentivo", come in altre circostanze, che dovevo fare quei giri e avevo intuito giusto perchè ora è tutto ancora più bloccato, Diletta sarebbe rimasta senza regalo e il frigo svuotato in fretta mi avrebbe obbligato a visite al supermercato ora, con le limitazioni aggiunte.

Ma questo regalo lo potrò dare alla bimba fra un bel po': dovevano venire domani, mentre la loro mamma andava all'appuntamento dal dentista, ma ho appena saputo che, non essendo urgente, è stato rinviato.

Tornando alla festa, è stata una bella giornata e un incontro piacevole, come sempre con i bambini, il nonno ha avuto la sua torta preferita, il millefoglie, e le sue candeline: il 7 e lo 0, su cui soffiare. I nipoti gli hanno cantato "Tanti auguri a te" in italiano, inglese, francese e cinese, più di così! Anche le foto che ho scattato, con tutti attorno al nonno e alla torta, sono venute decenti e saranno un bel ricordo.

Poi i bimbi sono andati a giocare insieme, mentre noi adulti ci attardavamo in conversazione; Riccardo sta volentieri con i cuginetti, va d'accordo soprattutto con Damiano, entrambi sono fantasiosi, io pensavo a come sarebbe bello che riuscissero a stare insieme più spesso. Dal giorno dopo Riccardo è andato dai nonni materni, in un paesino sulla montagna pistoiese, resterà lì finchè non c'è scuola; so che si trova bene, quei nonni hanno una camera per lui, c'è una fattoria, ci sono altri cugini, qui da noi sarebbe più sacrificato, soprattutto ora che mia figlia si è trasferita a Poggio a Caiano e che le trasferte e le riunioni familiari sono state proibite. Però ora per un pezzo non vedrò più nessuno di loro...

Da oggi sono dunque in casa. Non mi mancano certo i lavori da fare, ma provo questo spaesamento e questa ansia per la situazione generale che mi rende esitante: da dove comincio? Potrebbe essere la volta buona che arrivi a un riordino quasi generale delle mie cose ammucchiate... o potrei buttarmi sulla lettura e smaltire un bel po' di libri in attesa... o potrei stirare e rammendare fino allo sfinimento... o potrei telefonare alle amiche lontane... o potrei studiare seriamente l'inglese... per ora, lo confesso, non ho voglia di impegnarmi, mi sono solo molto riposata e ho organizzato poco. "Ci sono tanti giorni" mi dico, l'importante è continuare a stare in salute e che tutto finisca bene.

Mi inquieta leggermente un fatto: da alcuni giorni mio marito aveva ripreso a salire alla casa in montagna, per portare avanti i suoi lavori e finirli prima possibile. Ed io avevo assaporato di nuovo quelle ore di libertà e di padronanza assoluta della casa e del mio tempo. Ora, naturalmente, non può più farlo, non sono lavori urgenti e indifferibili, però questo vuol dire che finiranno quando?

Adesso il marito è in casa tutto il giorno, qui fianco a fianco... romantico? Mica troppo, la convivenza obbligata e continua non è mai salutare, ognuno dopo un po' riesce a dare il peggio di sè e non è sempre facile da sopportare...

 
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