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L'ASSEDIO

Post n°1713 pubblicato il 04 Novembre 2020 da atapo
 

 

CIRCONDATI

la sera, ora, a Firenze

Va sempre peggio, siamo stretti in una morsa da questo misterioso ed efferato virus. Il clima si fa sempre più pesante.

Io sto bene, sono riuscita a fare la vaccinazione influenzale; ho notato che nonostante l’umidità il naso mi si chiude meno degli anni scorsi e la nevralgia mi viene più di rado e più leggera: credo sia la mascherina, portata tutte le volte che esco, a proteggermi dall’aria umida e da ciò che circola nell’aria. Almeno questo è positivo…

Attorno a noi però aumentano i contagi tra le persone che conosciamo, o chi sta in quarantena perché ha avuto contatti con qualcuno che è poi risultato positivo: l’amico del teatro che non è grave e ci ha avvisati tutti, ma per fortuna all’incontro che avevamo fatto tutti insieme eravamo stati ben distanziati e mascherati… Qualcuno è finito in ospedale, poi ne è uscito, uno dei miei cognati sta abbastanza male, un nipotino è a casa da scuola perché un compagno è positivo, un altro era in allarme a causa di un’amichetta, per fortuna poi è tutto rientrato.

Confesso, la paura cresce. Cerco di vivere il più normalmente possibile: la piscina chiusa, il mal di schiena che si riaffaccia, ma cerco di uscire, camminare, fare spesa e commissioni. In giro è tutto sempre più deserto, il centro si svuota ogni giorno di più, mi guardo attorno, scruto le persone in strada o in bus e mi chiedo: - Staranno bene? Sarò abbastanza distante?- E’ spesso difficile allontanare questi pensieri, il nemico è invisibile e potrebbe stare ovunque.

Dopo tanti mesi, dopo il primo periodo affrontato con forza e impegno, poi quello estivo in cui c’era un’iniziale speranza poi una grande rabbia nel vedere certi comportamenti sconsiderati, i quali, secondo me, sono perlomeno una delle cause di questa esplosione autunnale, ora provo stanchezza e tanto, tanto nervosismo.

Mi pesa sempre di più la chiusura di ciò che mi faceva bene e allietava le giornate, alludo a piscina e a teatro, ma nemmeno riprenderanno gli incontri tra insegnanti del CIDI, ora neppure cinema o cenette fuori (poche occasioni di solito per noi, ma adesso nulla!).

Mi mancano le giornate di babysitter coi nipotini: abbiamo deciso noi due nonni di non farle più, sta diventando troppo rischioso passare tante ore con quattro bambini, ma io ne sento molto la mancanza e per consolarmi ho iniziato a provvedere ai regali natalizi, poi mi chiedo: - Che Natale sarà?- e mi deprimo.

Sinceramente non sento voglia nemmeno di incontrare conoscenti o amiche, neppure per un caffè al bar: ho paura.

La paura è subdola, coscientemente non voglio darle retta, ma è un tarlo insinuato nella mente che a fatica riesco a governare, mi chiedo cosa è meglio inventare per non pensarci: leggere molto?

Scrivere?

Sfinirmi nei lavori di casa?

Cucinare, soprattutto dolci?

Passare in rassegna i film che volevo vedere da tempo e che posso trovare in rete?

E’ affannoso anche cercare le strategie e aggrapparsi ad esse.

Insomma, è sempre più difficile.

 
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Rispondi al commento:
surfinia60
surfinia60 il 05/11/20 alle 19:09 via WEB
E' una prova dura, senza precedenti, quella che tutti stiamo affrontando. Personalmente ne risento meno, in quanto anche prima del virus non avevo un granché di vita sociale. Ma non poter andare a far visita a mio figlio, neppure per le feste, mi pesa parecchio. Capisco la tua frustrazione.
 
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