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MARE E POESIE

Post n°1635 pubblicato il 30 Settembre 2019 da atapo
 
Tag: viaggi

TRE  GIORNI

 


Celle Ligure

Mi piace scrivere, soprattutto in prosa. Questo blog che vive dal 2007 lo può testimoniare, aggiungiamoci certi racconti, lunghi o corti in 400 caratteri del gruppo facebook, l'autobiografia che sta nascendo dal corso di scrittura creativa.
Da giovane ho scritto poesie, alcune ne ho aggiunte nel corso degli anni, ma la poesia non è il mio forte né mi interessa particolarmente. Però, quando sul web ho trovato alcuni mesi fa un concorso di poesia, gliene ho mandate tre, senza illusioni, ma attratta dal luogo in cui, eventualmente, ci sarebbe stata la premiazione: Savona, sul mare, dove non sono mai stata, non troppo distante da Firenze.
La sorpresa è stata grande quando ho ricevuto la mail in cui il mio nome compariva, non tra i vincitori più importanti è ovvio, ma tra i SELEZIONATI, insieme all'invito di partecipare alla premiazione!
Perchè no? Era l'occasione di conoscere una nuova città, un piccolo e sospirato incontro col mare, visto che questa estate al mare non sono mai stata.
Però ho avvisato il marito che volevo fare tutto con comodo, con tempi distesi, approfittare dell'occasione per prenderci qualche giorno di relax, tre giorni di mare. Così atapo-tour.operator ha trovato un piccolo hotel a Celle Ligure, paesino poco prima di Savona, venerdì siamo partiti e ieri, domenica, siamo rientrati.
Vacanza breve, ma perfetta, dopo la prima serata in cui mio marito aveva un gran mal di denti e io già temevo che sarebbe stata un'agonia… Invece il farmacista gli ha dato un rimedio efficace che ha risolto il problema.
Venerdì e domenica li abbiamo dedicati a Celle, un borgo grazioso, un bel lungomare da passeggiata, ristoranti di pesce ottimi, panifici profumati dalle focacce di tanti tipi, un interessante mercato di fiori, piante, prodotti tipici e artigianato… e tanto mare, con la sua luminosità e i suoi colori che già a vederli, nel moto delle onde, mi distendono l'anima.
Sabato abbiamo visitato Savona, fino all'appuntamento per la premiazione che era alle 18.
Savona non è una grande città, è piuttosto gradevole, si passeggia bene nel centro storico e sotto i portici ottocenteschi. Lì mi pareva di essere a Nizza, come Celle mi suggeriva l'atmosfera dei paesini sulla Costa Azzurra e provenzali, inoltre c'erano tanti turisti francesi. Del resto il confine non è lontano, una volta era tutto Regno Sabaudo. Queste sensazioni mi facevano venire in mente parole francesi da mettere nei miei discorsi… il mio subcosciente avrebbe voglia di varcare presto il confine per un nuovo viaggio “di là”!
La premiazione è stata simpatica: venivamo chiamati a ricevere il nostro diploma, c'era un intervallo musicale, ma un po' troppo d'avanguardia per i miei gusti. I poeti giungevano da tutta Italia ed erano di tutte le età, anche ragazzi molto giovani (il concorso aveva una sezione apposita), molti gli uomini. Sono rimasta sorpresa quando uno della giuria ha detto che i partecipanti erano stati più di 700: confesso che in quel momento mi sono sentita proprio BRAVA, ad essere entrata tra gli eletti “selezionati”!
Ma il momento che aspettavo con più interesse è arrivato alla fine, quando era previsto un “reading” (ormai dire in inglese è la norma…): gli autori che volevano potevano presentare al pubblico, leggendola, una delle loro poesie inviate al concorso. Così ci si dilettava un po'. Naturalmente sono andata anch'io, mi piace leggere al microfono, un po' di esibizionismo lo confesso, ripagato da un po' di applausi, spero non solo di circostanza. Ed era anche questa opportunità che mi aveva sollecitato a partecipare alla premiazione, un piccolo motivo di divertimento teatrale.
Il sole quasi estivo ha accompagnato questi tre giorni e mi ha regalato anche un velo di abbronzatura, sono ritornata a Firenze stanca fisicamente del viaggio, ma con lo spirito estremamente rilassato.
E' durato poco, nelle ore successive alcune telefonate ci riportavano verso problemi familiari a cui avevamo cercato di non pensare durante il fine settimana, siamo ritornati alla realtà, ma l'aver approfittato di quella opportunità di viaggio e l'essere stati bene al mare ci aiuterà.
“Une minute de paix c'est bon à prendre” (Giraudoux, La guerre de Troie n'aura pas lieu)

 
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UNA GIORNATA PER DUE VITE

Post n°1634 pubblicato il 26 Settembre 2019 da atapo
 
Tag: cronaca

54  ANNI

 

autunno a Bologna, il giardino della Montagnola

 

Cinquantaquattro anni fa uscivano dalla scuola media inferiore una trentina di ragazzine, la sezione D della scuola media Carlo Pepoli, a Bologna.
Si sparpagliarono tra i vari istituti superiori della città, poi si dispersero lungo le strade della vita e dei continenti.
Da qualche anno Facebook aiuta qualcuna a ritrovarsi. Una foto  di classe pubblicata da una di loro, i commenti, i rimandi, i “ti ricordi”, i “sai nulla di ...” ed ora ci scambiamo notizie e commenti sulla nostra vita di quasi vecchiette.
E, ogni tanto, con qualcuna si riesce anche a vedersi.
Mi era già capitato due anni fa: M.A. aveva la suocera a Firenze e, da Torino dove abita ora, capitava che scendesse a trovarla. In uno di questi viaggi ci siamo incontrate in un bar del centro: una pasta e un thé, da signore bene, una lunga chiacchierata, l'accordo che al prossimo viaggio a Firenze avremmo colto l'occasione per andare insieme a una mostra o a un museo.
Poi la suocera è morta, sarà più difficile per M.A. tornare a Firenze.
Ieri l'altro l'incontro più imprevedibile: G. ed io ci siamo riviste a Bologna! Il bello è che G. ora vive in Australia, torna in Italia ogni tre o quattro anni, ma nel suo viaggio di quest'anno avevamo proprio voglia di ritrovarci, nella città della nostra giovinezza.
Che bella giornata, avevamo due vite da raccontarci, la sua soprattutto è stata parecchio avventurosa e intrigante, lei ha già scritto l'autobiografia fino a quando ha cambiato continente, dopo di che i suoi anni sono stati più tranquilli. Io ho letto la sua pubblicazione, avevo ritrovato ricordi che un po' appartenevano anche a me… ne abbiamo avuto di che parlare!

Fatti, personaggi, luoghi delle nostre infanzie, adolescenze, giovinezze… tutto passato al setaccio: ricordi lieti, duri, persone conosciute e persone che purtroppo non ci sono più. Poi il passato prossimo e il presente, su cui fare considerazioni, la sua Australia che mi incuriosiva tanto…
A pranzo siamo andate in una osteria caratteristica che lei frequentava da giovane (per me allora erano locali proibiti!), c'erano alcuni suoi vecchi amici di quei tempi, ora quasi settantenni allegri e simpatici.
Bologna ha accolto noi due reduci con una splendida giornata calda di sole, in mezzo a due giornate piovose, siamo state all'aperto tra giardini e piazze, sotto l'oro degli alberi che lì al nord hanno già molte foglie ingiallite.

Sono felice di questo incontro dopo cinquantaquattro anni, ci siamo date appuntamento a Firenze, al suo prossimo viaggio: cercherà di farlo in primavera, così andremo a vedere il giardino dell'iris.

 
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MUSICA D'AUTUNNO UN PO' STONATA

Post n°1633 pubblicato il 22 Settembre 2019 da atapo
 

 

CONTINUAZIONE

 


 

Domenica piovosa di inizio autunno, sono in casa, sola, lui è in montagna a lavorare, lassù ormai in cucina l'impianto elettrico si avvia al completamento.

Come mi è accaduto spesso nei giorni scorsi, penso a cosa ricorderò di questa estate: poco, un luglio di visite mediche, il fresco e il lavoro delle mie scappate da mattina a sera alla casa in montagna, i molti (per le mie abitudini) libri letti. Non c'è stato stacco, è come se giugno si agganciasse direttamente a ora fine settembre.

Se ci fosse stato un viaggio estivo, anche breve, lo spaesamento e le nuove esperienze riempiono occhi e cervello, creano un PRIMA e un DOPO quando al ritorno mi scopro cambiata, anche di poco, anche solo un piccolo rinnovamento che dà l'energia per affrontare il nuovo anno, quello personale che inizia a settembre.

Tutto questo ora non lo sento affatto. Neppure il 16, qui era il primo giorno di scuola, ho provato emozioni come altri anni, l'ho sentito un giorno normale, appena una punta di curiosità per i nipoti che ora abitano in un altro paese, hanno cambiato le scuole e quel giorno dovevano affrontare un nuovo inizio.

Non sento quella carica che mi spinge a fare progetti, a immaginare i prossimi mesi, per ora mi lascio trascinare dagli eventi giorno dopo giorno, sono ancora stanca, un'estate così non mi ha rigenerata.

Sono già ripresi gli incontri al gruppo teatrale "I ragazzi over 65", ci hanno chiesto una replica a inizio ottobre (poi ne parlerò) e forse perchè era l'ultimo impegno terminato a fine giugno, mi sembra che non sia terminato mai, che prosegua e basta. La settimana prossima ricomincio anche con "Gli Spostati", mi è arrivata voce che tra gli attori ci saranno abbandoni e arrivi, anche qui c'è una replica già fissata e sarà tosta.

E continuo a leggere: mi dedico adesso a libri di autobiografie (Susanna Tamaro, Oriana Fallaci, André Agassi), rifletto come sono impostate e intanto vado avanti a scrivere la mia, anzi l'ho quasi finita.

L'insegnante del corso di scrittura creativa ha mandato la proposta di un altro corso con lei (ottobre-dicembre), ma non lo farò perché voglio concentrarmi sul mio lavoro e terminarlo prima possibile, devo inserirlo fra gli impegni "obbligatori" che stanno riprendendo e non ho tempo per altro, finché non vedrò il mio libro stampato e la strada è ancora lunga.

Però un viaggetto comincia a mancarmi, mi manca un'aria diversa, un panorama diverso, qualche incontro con chi non vedo da tanto o con chi non conosco e mi lascia una piccola traccia di sè in qualche parola o qualche piccola azione.

In certi momenti tutto mi sta stretto, guardo il cielo e vorrei volare via. Ma ormai ha ripreso a piovere e questo non facilità le cose.

 
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ANNIVERSARIO

Post n°1632 pubblicato il 15 Settembre 2019 da atapo
 
Tag: cronaca

LOST

Complice la splendida giornata e la libertà data dal marito in montagna, ieri subito dopo pranzo ho deciso di andare a vedere la mostra su Eleonora Duncan, che finisce la settimana prossima.

E' a villa Bardini, un luogo di Firenze fuori dalle vie turistiche classiche, una chicca immersa in un enorme giardino.

Non è raggiungibile facilmente, alle altre mostre eravamo sempre andati in auto parcheggiando dove era suggerito, stavolta mi sono studiata bene orari e percorsi degli autobus, perché a piedi la strada è molto diversa e da quelle parti io a piedi non ci sono mai stata.

Per sicurezza mi ero presa anche una piccola mappa, di quelle che anni fa davano con gli elenchi telefonici, non è molto precisa, ma insomma è meglio di niente e soprattutto è leggera da tenere in borsa. Che buffo, dal 1981 abito a Firenze, eppure mi succede ancora di andare in giro con la mappa, da turista, perché non conosco tutta la città.

Nel mio giro sono capitata prima all'ingresso del giardino, ho chiesto: - Da qui si arriva alla mostra? -

- Certo, segua il viale e in cima la mostra sarà a destra, nella villa. -

Mi sono avviata fiduciosa. Il viale è in salita, procede a zig-zag, con punti chiusi come in un bosco e altri aperti su vedute mozzafiato sia su altre zone del giardino, sia su panorami della città sempre più vasti man mano che salivo.

 


 

Già, salivo, salivo… Ma dov'era la villa?

Avevo mantenuto il viale principale, anche se certe digressioni laterali mi tentavano, però non si arrivava mai, forse mi ero persa? Il timore un po' viene, ma la passeggiata era bellissima, il “perdermi” mi stava regalando nuovi scorci e belle emozioni, non mi affrettavo, volevo godermi anche questa inaspettata opportunità.

Poi la villa è apparsa, in alto, sono arrivata. Il giro del giardino, così, non l'avevo mai fatto: di solito siamo capitati qui in giornate fredde e ventose, oppure avevamo fretta, a vedere mostre che interessavano anche mio marito, ma coi tempi ritagliati fra tutti i suoi impegni e le sue lungaggini. Ieri però avevo tutto il diritto e tutta la voglia di decidere quanto NON affrettarmi.

Poi la mostra, affascinante, sull'influenza che questa famosa danzatrice ha avuto sull'arte del suo tempo, a cavallo tra 800 e 900, il sinuoso e decorativo mondo del Liberty, del simbolismo…

 


Ora dovevo tornare: non mi andava di riprendere la via del giardino, sono uscita direttamente dalla villa in un'altra strada, da tutta un'altra parte. E mi sono affidata un po' all'intuito, la mappa era un po' confusa, lì c'è un grande intreccio di strade e stradine per scendere sui lungarni, dove avrei trovato l'autobus.

Di nuovo quest'impressione di essere turista, una lunga strada antica, silenziosa, poco frequentata, in discesa ripida, in una zona della città dove non sono mai stata. Prima o poi sarei arrivata da qualche parte!

E pensieri correvano in testa: questi sono i miei viaggi, ora, ma anche nella propria città ci sono posti nuovi da scoprire… Però mi piacerebbe condividere queste scoperte con qualcuno, possibile che sia sempre così difficile…

Accontentiamoci. Ultimi passi sotto un voltone, ecco i lungarni, il Ponte Vecchio, il “muro” dei turisti. Fine del pomeriggio magico.

E ve lo regalo, anche per abbellire un anniversario: cominciai a scrivere questo blog il 15 settembre del 2007.

 

 
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LETTURE

Post n°1631 pubblicato il 13 Settembre 2019 da atapo
 
Tag: cronaca

LA  LISTA

 

Jean-Etienne Liotard, Donna che legge

 

In questa estate senza viaggi, i miei viaggi sono state le letture. Non avevo mai letto tanto, ho moltissimi libri in casa che reclamano la mia attenzione, ne ho portati con me nell'attesa alle fermate dell'autobus, sugli autobus dove, poco affollati, ho sempre trovato posto a sedere, nelle sale d'attesa degli ambulatori, in montagna ad abbellirmi il riposo tra un lavoro e l'altro, li ho tenuti sul comodino per un relax del pomeriggio e ogni sera, prima di dormire, ne ho letto alcune pagine (anche di più, e fino a tardi, se il punto era trascinante).
Con un piccolo orgoglio scrivo qui la lista dei libri letti in luglio e agosto, l'estate sta finendo, dalla settimana prossima ricominciano gli incontri per il teatro, le mie letture libere e disordinate rallenteranno.

Però, non c'è male... Difficilmente avrò un'altra estate così.

Lettera d'amore a una ragazza di una volta (Enzo Biagi)
Camera con vista (E.M.Forster)
Di che giardino sei? (Duccio Demetrio)
Il bene ostinato (Paolo Rumiz)
Sognando Jane Austen a Baghdad (Bee Rowlatt)
Balzac e la piccola sarta cinese (Dai Sijie)
Dopo il buio. Storia di un amore malato (Merilia Ciconte)
Manicomio primavera (Clara Sereni)
Tu, mio (Erri De Luca)

 
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LUI ED IO

Post n°1630 pubblicato il 07 Settembre 2019 da atapo
 

PASSEGGIATA

 


 

Camminiamo lenti, io e il mio nipotino Riccardo, lungo la strada nel paese di montagna. Il suo papà (mio figlio) e mio marito sono nella casa a lavorare insieme, noi due facciamo una passeggiata.
E' la prima volta che lui viene alla nostra casa di montagna, gli piace tutto nonostante non ci sia ancora niente di sistemato: forse è proprio per questo, c'è un'aria di indefinito in ogni stanza, che potrà diventare qualsiasi cosa. Allora lui mi ha sussurrato progetti, immaginava dove poter dormire o giocare, sorrideva alla proposta del suo papà di venire lì con noi l'estate prossima.
La strada che abbiamo preso è secondaria, non porta da nessuna parte, finirà a un piccolissimo nucleo di case e a una fabbrica dismessa, la costeggiano da un lato il torrente che scorre molto più in basso, dall'altro il pendio della montagna, e bosco da entrambe le parti, gli alberi a tratti formano un tunnel sopra le nostre teste e dai rami mossi dal vento cadono le gocce della pioggia del mattino: “la pioggia finta” diciamo, perché oltre il verde si intravede il sole.
Guarda tutto, si interessa alle piante, raccoglie le pigne cadute, ma solo le più belle, conversiamo tranquillamente, è un piacere stare con lui, un piacere che capita così di rado e per questo ancora più prezioso. A volte mi viene il pensiero che sia lui il mio nipote preferito, ma non credo, è certamente l'avere poche occasioni di stare insieme che mi fa sentire così intensi i tempi dei nostri incontri.
Le erbe alte che fino a poco tempo fa rendevano impenetrabile il bosco ora sono abbattute dalle piogge e ricoperte da molte foglie già cadute, si scoprono dalla strada sentieri prima nascosti. Allora è bello e un po' avventuroso tentare di salire per il versante, finché si può, perché il terreno è spesso bagnato, non abbiamo scarpe adatte, le ortiche sono dappertutto e lui indossa i pantaloni corti.
Io mi fermo prima, lui sale ancora un po' a esplorare e io lo guardo dal basso, risale lungo letti di torrenti ora in secca, dice che l'estate prossima quando verrà ripulirà per bene dove si intravedono sentieri, è contento della passeggiata, del posto, della casa…

Anche mio figlio è soddisfatto del nostro acquisto, vede delle potenzialità in quelle stanze, magari l'estate prossima verrà anche lui a darci una mano per completarne la sistemazione…
Ma è già ora che loro due riprendano la strada della pianura, altri appuntamenti li aspettano. Arriva sempre troppo presto questo momento, l'ultimo saluto è per lui già sistemato in auto ben assicurato dalla cintura, con gli occhioni azzurri spalancati mi guarda nell'ultimo sorriso. Sono andati, io sono felice e malinconica insieme.
Resto a lavorare con mio marito, fino al tramonto. Nel viaggio di ritorno, pochi chilometri dopo la partenza, per la prima volta sul ciglio della strada, che corre tra i boschi, vediamo un bellissimo capriolo che attraversa subito dopo il nostro passaggio: è quella l'ora in cui più facilmente gli animali si fanno arditi, è un po' pericoloso per chi guida, ma sono incontri affascinanti.
Una bella conclusione di giornata,  prendo questa visione improvvisa come buon auspicio.

 
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MA GUARDA CHI SI VEDE

Post n°1629 pubblicato il 01 Settembre 2019 da atapo
 

IERI… CHI  VIENE,  CHI  VA

 

 

Di mattina, abbastanza presto, esco per una commissione nel quartiere. Finalmente è un po' meno caldo, dopo l'impegno faccio volentieri una passeggiata per le strade della mia periferia: palazzi sì, ma attorno giardini ben alberati, privati e pubblici, e prati aperti verso la ferrovia e l'Arno.
Si sta proprio bene, arrivo alla zona in cui abitavo prima, al centro commerciale dove ora vado più raramente, mi è più scomodo, ho un altro supermercato vicino a casa per le spese correnti.
Ne approfitto per comperare alcune cose in lista acquisti, non c'è nemmeno affollamento nonostante sia sabato, molti saranno ancora in ferie.
Su una panchina, appena fuori, incontro un amico che recita in teatro con me, in entrambi i gruppi. Aspetta la moglie che sta facendo la spesa. E' tutto abbronzato, avevo visto da poco le loro foto su facebook, erano al mare.
- Come è andata? Siete stati bene al mare? -
- Bene… sì… abbastanza… però mai più così! -

E racconta: erano in campeggio, con figli e nipoti. I figli avevano tanto insistito: - Quest'anno venite al mare in campeggio con noi, ci sono le roulottes, si sta bene! -
Però: - Certo, si sta bene, si sta insieme… però era tutto un chiedermi: potresti fare questo… e quest'altro… c'è da sistemare… Ma che vacanze sono! No no, meglio da soli in pensione, dove è tutto pronto e non c'è da pensare a nulla! Quello sì che è riposo! -
Ridiamo insieme di questa esperienza di “tuttofare”: del resto lui è così, sempre affaccendato e capace di fare tutto (quasi peggio di mio marito), però dei giorni riposanti se li meritava!

Poi salgo in autobus per tornare a casa. Alla fermata successiva, insieme ai suoi genitori e a un po' di bagagli, sale S., la ragazza di origini dello Sri Lanka, mia ex scolara, con cui facevo conversazione di francese due anni fa, per prepararsi all'esame di maturità, ne raccontai anche qui. Poi andò all'università in Inghilterra, ogni tanto ci siamo scambiate notizie attraverso facebook, talvolta mi era venuta a far visita nei suoi rientri per le vacanze.
Saluti affettuosi, baci e abbracci.
- Stai tornando in Inghilterra? - le chiedo.
- No, vado a Parigi. -

Enorme stupore mio: - In vacanza? O cambi Università?-
Lei mi informa, in fretta perché dopo poco devo scendere.
La sua università manda gli studenti del terzo anno a fare periodi di stage e di studio in altri paesi europei: lei starà quattro mesi in Francia, ora a Parigi, poi a Tolosa.
La sommergo di auguri, mi emoziono per questa sua ricca possibilità di esperienze, la invidio anche un po'. Ai miei tempi… noi anziani diciamo sempre così, però queste bellissime opportunità non c'erano, o meglio, erano solo alla portata dei più ricchi, io non avrei potuto nemmeno sognarmele, inoltre in famiglia mia andare all'estero da sola era considerato poco serio per una ragazza.
Come è più bello adesso! Quanta apertura e possibilità di crescita e di esperienza!
Però… un piccolo pensiero mi mette una punta di tristezza: non è che anche lei diventerà un ennesimo “cervello in fuga”?

 
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