Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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Messaggi del 04/11/2008
4 novembre 1966 a Firenze
l'era parecchio, ma parecchio umido
COMPAGNIA TEATRI D'IMBARCO
in coproduzione con COMMISSIONE CULTURA Q3
FINCOSTASSU'
di Alberto Severi
Regia Nicola Zavagli
con Giocavvi Esposito e gli attori della Compagnia
Musiche Vladimiro D'Agostino
Costumi Cristian Garbo
nell’anniversario dell’alluvione
a Firenze, con il patrocinio del Quartiere 3, uno spettacolo che vuole
essere momento di doveroso e necessario ricordo e giusta riflessione
Basato su I giorni del diluvio di F. Nencini e Acqua passata di M. Marcellini e G. L. Corinto
Un testo
quasi paradossale che racconta i giorni critici di Firenze durante
l'alluvione, attraverso un affresco di personaggi divertenti,
graffianti e poetici. Dopo aver piacevolmente “giocato” con la
drammaturgia di Severi per lo spettacolo I marziani, Teatri d'Imbarco
porta in scena questo curioso Fincostassù.
Ovvero il 4 novembre 1966 a
Firenze l'era parecchio ma parecchio umido.
Una cronaca dell’alluvione
ora umoristica, ora drammatica, ora grottescamente esilarante. Un
girotondo di situazioni tragicomiche e di personaggi che uno dopo
l'altro con brevi monologhi si passano il testimone del racconto,
finendo per comporre una foto di gruppo della Firenze anni Sessanta.
Sul palco quindici giovani attori immersi in una scena gioiosamente
astratta.
Per ricordare...
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L'acqua e il vento accelerano la caduta delle foglie.
Il MIO prato ne sarà ricoperto...
Nelle settimane passate avevamo parcheggiato il camper in una stradina tranquilla, tra i palazzi e le villette, accanto a noi c'era un prato.
Un piccolo pezzo di terreno di forma strana, a L, forse per questo non edificabile.
Non so se privato o del Comune, comunque lasciato allo stato brado, dunque per me bellissimo. Lo potevo vedere anche dall'interno del camper, per illudermi di stare non in città, ma in un bella radura tra i boschi.
Perchè nel mio prato c'è tutto quello che ci deve essere:
l'erba, innanzitutto,
dei pioppi che ora hanno il loro bel colore giallo,
poi un abete con i rami bassi che invogliano a salirci,
un buon numero di cespugli vari arruffati il giusto per creare tane e nascondigli,
per tutto ottobre il prato era fiorito di malva e cicoria, umili fiori che creavano allegre macchie di colore.
Un luogo così è pieno di uccelli: alcuni li vedevo, la maggior parte li sentivo, di giorno e di notte, alcuni li ho riconosciuti dai canti, altri no, di notte mi illudevo che ci fosse anche l'usignolo...
Da piccola, un prato così sarebbe stato il mio regno...
In quanti prati simili a questo ho giocato e fantasticato da piccola nella periferia della mia città! Con gli amici, vivevo storie e avventure che mi davano emozioni e mi hanno fatto crescere...
Invece in questo prato, nessuno:
mai bambini a giocarci, anche se dopo l'uscita da scuola del pomeriggio c'era ancora luce e faceva caldo,
mai nonni con i nipotini,
mai nemmeno qualcuno a far correre il cane (e altro),
mai nessuno a godere quell'angolo di natura intatta...
Perchè?
Tutti corrono...poi non si sa mai...poi le allergie...poi...poi...
Solo qualche gatto in caccia, o ad annusare curioso e ad osservare ogni foglia mossa dal vento...
Mi convinco ancora di più che i gatti sono più intelligenti di molti umani...
Ho pensato a Martino: quando me lo affideranno, lo voglio portare presto a godere del MIO prato...
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