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BASILICATA 8

Post n°728 pubblicato il 03 Settembre 2011 da atapo
 

 

ELLAS AKOMA

Girare fra calanchi e paesi è diventato un viaggio nel tempo, oltre che in questi spazi aperti, arruffati di macchia mediterranea e ombreggati da pini ed eucalipti, arsi dal sole e accarezzati dal vento, sorvolati in ampi disegni di spirali da un numero incredibile di uccelli rapaci...La mia fantasia ha visto i baroni asserragliati nei castelli, i briganti hanno cavalcato cantando nei valloni dei calanchi, i Saraceni hanno risalito il fiume Sinni sulle loro navi leggere che avevano appena attraversato il mare...

Ecco, il mare, è proprio il mare che mi riporta ancora più lontano nel tempo, agli inizi...

Quando le correnti da est portarono altre navi, provenienti dall'Asia Minore, in tempi omerici...

Pareva impossibile che i primi coloni giunti sulle coste ioniche provenissero proprio da così lontano, eppure gli studi delle correnti marine lo hanno dimostrato. Chi arrivò trovò qui delle popolazioni indigene, i popoli si fusero e nacque la città di Siris, nel VII secolo a.C.

Nei secoli successivi arrivarono altri Greci, gli Achei, sorsero le colonie della Magna Grecia e le potenti città di Herakleia e Metapontum: era un crocevia di genti e di commerci, circolavano e si scambiavano ricchezze, arte e cultura: il filosofo Pitagora insegnò qui e vi trascorse l'ultima parte della sua vita.

Queste città resistettero a lungo anche ai Romani, e li sconfissero nella battaglia di Herakleia con l'aiuto dell'alleato Pirro e dei suoi elefanti...

Reminiscenze scolastiche... che mi tornano in mente quando visito a Policoro il museo archeologico della Siritide: un viaggio nel tempo dalla preistoria ai primi secoli del cristianesimo, un museo ricco di reperti e ben organizzato, con ricostruzioni e spiegazioni chiare.

Allora immagino la vita di quegli uomini che forse alla guerra preferivano la filosofia, il teatro, lo sport e la cura del corpo nelle palestre, se mettevano nelle tombe gli strigili per pulirsi dall'olio e dal sudore e le coppe per brindare...

la vita di quelle donne dagli orecchini di filigrana d'oro...

di quei bambini morti piccolissimi e sepolti dentro grandi vasi, insieme a statuine femminili che li avrebbero accompagnati e rassicurati, come fosse la mamma, durante il pauroso viaggio nell'al di là.

E scopro che quelle città erano multiculturali: Greci, popolazioni della costa, gruppi provenienti dai monti dell'interno: ognuno ha lasciato reperti tipici della sua cultura, ogni gruppo aveva diverse usanze funerarie, ma riposavano uno accanto all'altro. Avevano trovato un modo di convivere e prosperare insieme...

Era fiorente l'industria della ceramica: i vasi neri a figure rosse del "pittore di Pisticci" e della sua bottega ritrovati nelle tombe sono stupendi: ammiro le immagini dei più famosi miti della tragedia greca, si sono conservati benissimo, le linee sono nitide, le figure sono quasi intatte e i colori ancora vivi.

vasi del pittore di Pisticci (da internet)


Aveva ragione quell'artigiano alla Rabatana: si trovano reperti dappertutto, qui in Basilicata i musei archeologici sono diversi, le aree di scavo e di ricerca sono molte, ci saranno lavoro e sorprese per chissà quanto tempo ancora...

La più conosciuta e maestosa testimonianza della magna Grecia è vicino Metaponto: le Tavole Palatine, come viene chiamato il tempio di Hera, del VI secolo a.C.. Sedersi fra questi imponenti colonnati mi fa sentire piccola e nello stesso tempo mi pare ci sia un filo sottile ed invisibile che mi invia suggestioni da uomini così lontani, ma così uguali a me, nei sogni, nelle paure, negli affetti, nelle speranze...


 

E più o meno dove una volta si commerciavano pepli e vasellame, ora è sorto un moderno agorà, l'unico centro commerciale degno di tal nome che ci sia per mezza Basilicata (è il primo che vedo in questo viaggio): il suo nome rende onore all'antica città...


 

Ma i giorni passano veloci, il Ferragosto si avvicina e a malincuore lasciamo il nostro bosco-parcheggio tra gli eucalipti della costa ionica e ci dirigiamo all'interno, verso Matera. Nuovi paesaggi ci attendono: meno calanchi, meno boschi, percorriamo la Murgia,


ondulazioni coltivate interrotte dagli strapiombi improvvisi delle gravine,



nuove linee,

 


nuovi colori,

 


nuovi incontri...

 
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