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Post n°147 pubblicato il 26 Febbraio 2010 da solonelcielo
Bello il circo. Era bello vedere quegli animali mai visti o solo dietro le sbarre dello zoo fare tutte quelle acrobazie. Ma uscito dal circo, percepivo chiaramente una sensazione strana. Cos'era? Gli animali, certo. Finito il circo, tornavano alle loro gabbie. E non mi sfuggiva lo schiccare della frusta nella gabbia dei leoni, o le tigri mezze addormentate. Ma non bastava, c'era qualcosa d'altro. Immaginare un circo senza animali mi sembrava giusto, certo, eppure, quel fastidio restava, e non solo, ora il circo perdeva anche qualcosa. Cos'era che non andava ancora? C'era l'invidia, di tutte quelle cose che loro sapevano fare, e io no. E il fastidio ancora non era chiaro. Lo stridere di un invogliare all'allegria, ma detto con sofferenza, con un sottofondo di meccanicità, di assenza di Anima, come un grido disperato, rassegnato, di chi soffre, e nulla può fare per eliminare quella sofferenza, se non simulare ciò che avrebbe potuto e dovuto fare in libertà. E allora pensavo ad una notte fresca d'estate, una prateria, un fuoco, grande, persone intorno, che mangiano, bevono, ridono, una musica tribale, e danze, e giochi, e uomini e donne, vecchi e fanciulli, prima alcuni mostrano la loro bravura, ed altri sono spettatori, e poi si invertono i ruoli, e tutto è in armonia. Ecco, ora mi era tutto chiaro. Il pubblico non era diviso da chi dava spettacolo. Era un rito celebrativo, di unione, e condivisione, non un contratto, tra fornitori e clienti. Fornitori di ricordi ancestrali, di padronanza ed armonia del proprio corpo, di condivisione dello spazio e del tempo, della materia e dello spirito, tra uomini e uomini, tra uomini ed animali, tra animali ed animali, e spariva anche quella distinzione, uomini.. animali... Fornitori, non liberi di librarsi nello spazio solo per proprio diletto, ma per avere in cambio il pane per vivere. Clienti, che pagano per ricordare la propria felicità. Entrambi sottomessi alla schiavitù del potere del denaro, del baratto. Schiavi della divisione dei compiti, ci siamo divisi anche la condivisione, la partecipazione, la consapevolezza. L'abbiamo divisa così tanto, questa vita, questa forza, che è l'Amore, la gioia di vivere, che non la ritroviamo più, neanche nell'ultimo atto di condivisione che ci è rimasto, l'ultimo baluardo della nostra libertà, di cui possiamo godere solo di nascosto, e solo per poco tempo, quando l'Anima, attratta dall'Anima, in un ancestrale impeto vitale sfugge al controllo del sistema, e si reincontra, appartata, dimenticando per poche ore tutto quel mondo di divisioni, riunendo nuovamente in una magia che non si comprende tutta l'essenza della vita. Ma per poco. Il sistema, piano piano, si appropria anche di quei momenti, spegnendo la fiamma che aveva acceso quel fuoco. E tutto è chiaro ora. Ecco cosa è, questa sensazione triste, questa voglia di urlare. L'inconsapevole urlo dell'inconsapevole schiavo, che confuso ricorda qualcosa della sua persa libertà. Ecco cosa rappresenta quella odiosa maschera del pierrot. Sì, quella sensazione rimane, ma almeno ora so cosa vuol dire, lo so fino in fondo. Allegria Allegria Allegria, Finchè i pagliacci
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Per quanto riguarda il rapporto animali-uomo all' interno di un circo, io dico che in generale, non si può parlare di rapporto quando esiste la distinzione fra schiavo ( in questo caso l' animale) e il padrone ( l' uomo)... è un rapporto impari che non porta all' armonia... il circo non è l' ambiente naturale dell' animale. Ciao Silvio. Rossana.
"di verità assoluta non cè nè "...
E allora che si parla a fare? Come si scopre la verità? Come si matura? Come si cresce?
E' facile scambiarsi piacevoli sensazioni con video, poesie, e piacevoli racconti. Ma i problemi sulla terra ci sono, e se ci sono, è perchè manca la consapevolezza. Se esiste una verità pr ognuno di noi, la "consapevolezza" diventa un concetto vuoto, che non ha più senso. Se mezzo mondo muore di fame, se nessuno trova l'anima gemella, un motivo c'è! Se ognuno ha la sua verità, allora ce l'ha anche chi sfrutta e ammazza il suo prossimo, che maltratta gli animali, chi tradisce il proprio partner in cerca di chimere, ecc... Dire che ognuuno ha la propria verità, dire che non importa se non si è d'accorod, vuol dire non voler crescere, vuol dire preferire di accettare i propri limiti, se tali sono, piuttosto che confrontarsi con altri, alla ricerca della Verità. Che è una, così come la Realtà è una. E coincidono. Ma scoprire la verità vuol dire mettersi in continuazione in discussione. E questa è la cosa che tutti rifuggono come la peste, tutti, trovando mille scuse, come le vostre. La sentite questa voce, che grida "Alegria"? E' lo stesso vostro grido, il grido di chi cerca l'allegria senza però voler uscire dalla sua prigione. Forse addirittura credete che quella sensazione struggente che questa canzone trasmette sia positiva. No, è una sensazione engativa. Dite che è "bella", questa canzone, ma solo perchè vi riconoscete nella condizione che questa canzone racconta. Ma è la condizione della schiavitù inconscia! La schiavitù della ragione. Guardate la faccia di quell'essere che apre le danze, come la grida, quell'"Alegria". Chi ha fatto questa canzone conosce bene quello che percepisco io di tutta questa stoira, perchè è perfetta, nella musica, nell'intonazione, nelle parole, "urlo di gioia e dolore così estremo...", "come un pagliaccio che grida allegria del grido stupendo della tristezza pazza serena come la rabbia d'amare ..." Non vi dicono nulla queste parole? La pazzia di chi grida libertà pur volendo restare schiavo, perchè ha paura della sua libertà! Buonanotte!
Riguardo a Zinah mi scuso con te per lei. Ma la colpa iniziale è mia, che l'ho provocata.
Però, sulle stranezze che accadono da me, posso confermarti che sempre sono accadute e assicurarti che sempre accadranno. In questo blog cerco la verità, la pongo avanti a tutto, anche avanti alle relazioni con le persone. In questo blog non cerco l'armonia a tutti i costi. Non siamo in una società libera e felice, e cercare l'armonia a tutti i costi vuol dire appiattire tutto, e mantenere lo status quo. Cerco invece di smuovere le coscienze, per quel che posso, e nella mia non celata presunzione. Se c'è da discutere quì si discute. Quì metto in gioco me stesso e gli altri. E questo vuol dire che possono nascere anche situazioni delicate. Ma non le evito. Anzi. Anche a te, almeno una volta, ti ho dovuto frenare, se ricordi quel post con Daiana e la nuvoletta. E' un blog rognoso questo. Come me. Scusami ancora, comunque.
Ciao. Rossana. ciao!
Ci sono pagliacci e "pagliacci".
Intanto meno male che ciascuno è responsabile di quello che dice e non di ciò che altri percepiscono o comprendono. Meglio vivere con le proprie insicurezze, caro gabbiano, che con le presunte certezze di altri.
Poi gli animali, oltre che schiavi, sono, di solito, anche ingannati perchè si fa apparire il loro stato di dipendenza assoluta come un allegreo gioco. Un saluto a te Silvio. Mario
Sicuramente caro gatto, è meglio vivere con le proprie insicurezze che con le certezze degli altri. Stà ad ognuno farle diventare certezze, o trasformarle in nuove insicurezze, oppure lasciare che tutto resti com'è, aspettando la morte.
Eheheh, quasi esatto gatto. Gli animali sanno bnissimo che non è un gioco, e sopportano pazientemente la loro schiavitù. E' l'essere umano che scambia per allegria l'inganno. Proprio come questa canzone, che sembra un inno all'allegria, me è in realtà una canzone, una presa in giro, un inganno, destinato allo schiavo incantato.
Er moretto alla stazione,
prende er treno e se ne và.
Prende l'ultimo vagone
pe' nun fasse canzonà.
Un saluto Mario
Eheheh, ti è piaciuto il "loop"? Forse se ci mettevo un "pause" randomico, non ci stava male. Non vorrei che ci si rimanesse! ;-)
Fa piacere moltissimo anche a me trovarti quì Perla. Un sorriso a te.