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Aziza Mustafa Zadeh

Post n°80 pubblicato il 03 Luglio 2009 da solonelcielo
 

Ci sono delle donne che io definisco magiche.
Aziza Mustafa Zadeh è sicuramente una di queste.

Da MUSICADIVERSA

Aziza Mustafa Zadeh, grande pianista e cantante dell'Azerbaigian
 
Aziza Mustafa Zadeh è nata a Baku, capitale dell'Azerbaigian, da padre pianista e compositore e da madre cantante. Cresciuta a base di arte, a soli 3 anni fece la sua prima apparizione su un palco insieme al padre e presto scoprì di avere doti pianistiche fuori dal comune. Studiò musica classica e, nonostante la sua ammirazione per Chopin e Bach, presto predilisse l'improvvisazione. Ancora giovane, fu colpita dalla morte precoce del padre, a soli 39 anni, sul palco. Da quel momento ricevette tutto l'appoggio della madre per continuare e far crescere la propria carriera musicale, viaggiando negli USA e in Europa. Nel 1991 il suo primo album, che portava il suo nome e che fece vedere come la pianista azera era in grado, come aveva già fatto il padre, di unire le sue radici musicali, soprattutto la tradizione musicale azera del mugham, con la migliore tradizione della musica classica e del jazz. Due anni dopo arrivarono due premi molto importanti: l'ECHO award e il German Phono Association's Jazz Award. Mentre continuava la sua produzione musicale, negli anni '90 fece innumerevoliconcerti di successo nelle maggiori capitali europee. Nella sua carriera musicale fino a oggi, ha pubblicato 10 album, di cui l'ultimo, Contrast II, è uscito l'anno scorso.

Da Nicola Morali

Quando il talento per l'improvvisazione si mescola alla musica azera e alla magia del mugham, all'inclinazione per il jazz e al grande amore per la musica classica, la miscela che ne risulta può essere qualcosa di quasi miracoloso, magnetico e di enorme fascino. Devo ringraziare l'assoluta casualità della mia tardiva scoperta: una mia allieva aveva con sè un cd con il solo nome "Aziza" scritto sopra, e l'ascolto di un solo minuto è bastato a stregarmi e così immediatamente mi sono messo alla ricerca di questa artista geniale di cui in Italia effettivamente ancora poco si è parlato.
Aziza Mustafa Zadeh è una pianista, cantante e compositrice di Baku, Azerbaijan, che agli inizi degli anni 90 si è fatta notare per avere vinto un concorso di Jazz dedicato a Thelonious Monk, a Washington, e altri importanti riconosciumenti in Germania, dove attualmente vive. Ha pubblicato fino ad oggi 5 cd con prestigiosi collaboratori dell'area "jazz-fusion" tra i quali Al di Meola, Dave Weckl, John Patitucci, ed è sicuramente una delle più importanti e rappresentative artiste del suo paese. Si è esibita in Italia in qualche occasione, prevalentemente in rassegne Jazz, ma non di rado la si può trovare in rassegne di musica senza distinzione di generi.
Difficilmente classificabile, io invito ad ascoltarla e inevitabilmente non si potrà che essere rapiti dal suo mondo musicale così unico. Non nascondo di amare molto chi trae linfa dal jazz e da multiformi ispirazioni per dare vita a composizioni pianistiche entusiasmanti e nuove, e in Aziza c'è tutto questo, effettivamente da lei ho sentito alcune delle più belle composizioni del pianismo contemporaneo: "Interlude 1", "Holiday Blessings", "Endless Power", tanto per citare i tre lavori più entusiasmanti, tutti caratterizzati da un prepotente vigore e ritmo. Ma anche un brano malinconico come "Melancholic Princess" rapisce al primo ascolto.
Dovendo consigliare un ascolto preciso che vada incontro ai gusti soprattutto di chi ama il pianoforte, propendererei per il suo ultimo lavoro, "Shamans" (Decca, 2002), dove Aziza ci fa compiere un viaggio nel suo complesso mondo musicale, nei territori del piano solo permeato di classica, jazz e di melodie di sapore arabeggiante, spesso impreziosite dalla sua voce, o nella sovrapposizione di più voci e percussioni come nel brano che dà il nome all'album.

Da DEBASER

Aziza Mustafa Zadeh: Jazziza
Recensione di: Stefanet , (Monday, November 07, 2005) | Voto: ???? | Ascoltala / lonovità

 
Qualcuno la chiama “la principessa del jazz”. Sciocchezze. E’ certo però che Aziza M. Zadeh, pianista azera, è stata baciata dalla fortuna, perché ha mille e una virtù. E’ una donna molto bella, suona con una tecnica stupefacente, ha una voce tra le più "incredibili" per estensione, intonazione e tecnica. Nei suoi dischi troviamo musicisti del calibro di Al di Meola, Toots Thielemans, Stanley Clarke, Bill Evans (sax), John Patitucci. Philip Catherine. E in più compone ottima musica.

Figlia d’arte, a soli 17 anni vince (e non in patria, ma nel temibile terreno americano) il premio Monk, e stupisce il mondo con uno stile assolutamente originale e inconfondibile. Viene scritturata dalla Sony e ottiene prestigiosi riconoscimenti in Europa. La sua musica viene descritta come “mugham”, secondo alcuni derivazione in chiave moderna del maqam, e viaggia, in un miracoloso e sottile equilibrio, nel regno della contaminazione stilistica tra il jazz di Chick Corea e la musica tradizionale della sua terra, l’Azerbaijan. Come riesca a compiere questa magia può essere spiegato solo ascoltando i suoi dischi, intensissimi e pieni di pathos.

Sensazionale è l’impatto ritmico che riesce a produrre al piano o duettando con i musicisti che l’accompagnano. Sfrenate danze orientali, vorticosi assoli, incalzanti variazioni di tempo e classiche ballate al chiaro di (mezza) luna si susseguono tenendo alto il livello compositivo. Riconoscibilissimo è l’uso frequente di scale arabe e medio-orientali, a cui vengono sovrapposte alcune figurazioni jazzistiche classiche insieme a ritmi flamenco. Non mi stupirei affatto, però, se qualcuno storcesse il naso di fronte a tanta profusione di energia e vitalità. Non si tratta di musica per tutti, e non mancano i detrattori tra i puristi. Ma non si possono negare la stoffa, la capacità di coinvolgimento e l’alta qualità delle sue composizioni. Jazziza è, come si può intuire, il CD più “occidentale” della Zadeh, ed in cui figurano molti standards ("My Funny Valentine", "Scrapple From The Apple", "Take Five", tanto per citarne alcuni).

Il feeling tra i musicisti è alto e la pianista sfodera i suoi "fondamentali" con sicura padronanza, dando prova di grande capacità di arrangiamento e di eccezionali capacità vocali, come nel caso di "Nature Boy", che viene eseguita in una sorta di originalissimo "scat orientale". Comunque la si voglia giudicare, un’artista unica e bravissima.

DAL CORRIERE DELLA SERA

Vorticoso virtuosismo per Aziza Mustafa Zadeh

Grande successo di pubblico per la stagione «Le voci del jazz», inaugurata sabato scorso all' Auditorium, e molti applausi per la pianista e cantante Aziza Mustafa Zadeh, artista alla quale è difficile dare una etichetta. Jazzista? Lei dice di sì, anche se in realtà si avvertono, più che le seduzioni del jazz, la sua cultura classica e l' influenza musicale del suo Paese, l' Azerbaijan. È una virtuosa della tastiera Aziza e a volte esagera, ma il pubblico apprezza la muscolosità del suo modo spregiudicato di buttarsi sulla tastiera e applaude dopo ogni esecuzione. Lei improvvisa a lungo, dedica una ballata al padre, anche lui musicista, morto prematuramente durante un concerto, un' altra alla primavera e qui trapela una buona vena melodica, subito soffocata dall' eccesso di note. Poi lascia il pianoforte e canta accompagnandosi con un tamburello: una voce ombrosa con forti influenze sciamaniche, una voce che pare cavare dal tempo antiche liturgie, ed è il momento migliore del concerto. Infine il jazz: mentre improvvisa a lungo su temi che riecheggiano il folclore del suo Paese, ecco affiorare un «Caravan» di Ellington, suonato un po' come faceva, quasi per gioco, Michel Petrucciani, un gran trepestare di note, una burrasca di suoni che strapazzano il tema ellingtoniano. Poi ancora il classico «My Funny Valentine» cantato con voce brusca, dolente ma acidula, come per riscattare la canzone da tutte le romantiche malinconie del passato. Il pubblico applaude: quelle mani che corrono vorticosamente sulla tastiera creano stupore, ma meglio sarebbe per Aziza frenare un po' la sua tecnica. E chi l' ha ascoltata in passato sostiene che già si è data una migliore misura. (Vittorio Franchini)

 
 
 
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