Creato da solonelcielo il 25/12/2008

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La Prima Comunione

Domenica scorsa mio figlio, che ha 10 anni, ha fatto la sua prima comunione.
Dopo due anni di catechismo, tanta preparazione, tanto studio, finalmente è arrivato il momento.
Sono le 9:30: tutti in chiesa. I bambini, con i loro bei sai bianchi, sembrano tanti piccoli fraticelli e fraticelle innocenti. Vicino a loro, le catechiste, una giovane signora molto compita, ed una piccola suora. Non sò perchè ma le suore sono sempre piccole.
I genitori, subito dietro, con i vestiti belli della festa, tutti commossi, apprensivi, sorridenti.
Ancora più indietro, i parenti, i padrini, gli amici, anche loro tutti tirati, tutti belli.
E poi tutti gli altri, brave persone che ogni domenica vanno a messa, tutta la famiglia, padre, madre, e figli.
Arriva il prete, è il parroco. Lo conosco, è un bravo giovane, ancora con qualche piccola incertezza che non nasconde l'inesperienza, ma con una forte fede, deciso nella sua missione. E' alto due metri e zero otto. Si nota. Ogni volta che passa sotto una porta lo si guarda per vedere se ci sbatte. Per fortuna le porte della parrocchia sono alte due metri e dieci. Non ha il solito volto tenero dei bravipretini giovani. Questo è uno tosto, quando parla ti guarda negli occhi e con voce decisa. Stona rispetto al solito, ma mi fa piacere, perchè si vede che è uno "rozzo", sincero dentro, ancora pieno di sè, e per questo la sua vocazione traspare più vera.
Comincia la messa. Tutti in piedi, le letture, i cori, il padre nostro, e finalmente arriva il fatidico momento. Vedo mio figlio un pò teso. COnosco quell'atteggiamento, e mi preparo al peggio. I ragazzi cominciano ad alzarsi per mettersi in fila per prendere la loro prima ostia benedetta. Tocca a lui, ma non si alza! Non ci vuole andare. E' stranito, dice che ha paura, che non gli và. Passa al banco subito dietro e si rifugia tra le braccia della madre. Gli altri bambini intanto cominciano a prendere la loro ostia. Le catechiste corrono da lui, a chiedere spiegazioni, a cercare di convincerlo, la mamma anche, io a chiedere perchè, mentre ormai tutta la chiesa ci guarda, lo guarda. Anche il prete, con la coda dell'occhio, mentre somministra le ostie, osserva cosa succede. Mio figlio sembra inamovibile. Stà per finire la fila dei ragazzi, ormai tocca a lui. Le catechiste diventano più insistenti. La fila è finita. Ora il prete stesso viene da noi. E' imbarazzato, si vede, ma tenta di parlare a mio figlio. Trova delle belle parole, ma mio figlio lo conosco, c'è poco da fare. In quella situazione non lo smuovi manco con le cannonate. Il prete dice di lasciar fare, si può fare anche dopo, se vuole, o la domenica successiva, non è importante. E torna al suo servizio. Le catechiste cominciano ad innervosirmi. Cominciano a trovare motivi senza senso per invogliare mio figlio. Ormai c'è la procesisone, gli altri amici di mio figlio, i genitori, tutti si sentono in diritto di venire da lui e dirgli qualcosa. Oltretutto nulla di intelligente. A questo punto dico basta. Stop. Se lui non vuole fare la prima comunione, non la fà. E mica è la scuola che deve studiare per forza. E anche lì ci sarebbe da dire, ma questo è un altro discorso. Dico a tutti gentilmente di lasciar perdere, di allontanarsi, e continuare a seguire la messa, perchè se a lui non và, è giusto rispettarlo. Poverino, tutto intimorito, impaurito, indeciso, attaccato alla mamma, eppure continuava a dire no, contro tutta quella gente.
Finisce la messa, la chiesa si svuota. Il prete torna a vedere come và. Ci dice che aspetta, si può ancora fare una piccola cerimonia in sacrstia, se il piccolo vuole. Dico a mio figlio che ora parliamo io e lui, lo porto in una stanza dove non c'era nessuno, ci sediamo, Gli chiedo qual'è il problema. Mi risponde che ha paura.
Mi ricordo di quando è toccato a me. Io non mi ponevo troppiproblemi, mi fidavo dei miei genitori che mi dicevano di andare a questo catechismo, mi fidavo dei catechisti che mi raccontavano dei miracoli di Gesù, della Trinità, di Maria. Pensavo a chissà cosa mi sarebbe accaduto, dopo aver preso quell'ostia. Il corpo di Gesù che entrava in me, mi sarei dovuto sentire più buono, chissà, forse avrei visto Gesù, i santi, la Madonna... Non vedevo l'ora... Presi l'ostia, mi misi inginocchiato in contemplaizone, e aspettai... Ma ovviamente non accadde nulla. Nel tempo mi abituai a pensare che dovevo solo riflettere sul gesto che compivo, e così facevo. Ogni tanto però guardavo anche gli altri che lo facevano, non si sà mai... E penso ad ora, che sò che nella vita non c'è nulla di magico, se non la vita stessa.
Allora provo a dire a mio figlio come la vedo io. Comincio a tranquillizzarlo, a dirgli che se lui non se la sente di fare la prima comunione, non la deve fare, perchè nessuno lo deve mai obbligare a fare qualcosa che lui non vuole. Poi gli spiego cosa vuol dire per me la comunione. Gli dico che secondo me tutti noi dentro siamo uguali. Anzi, siamo tutti la stessa cosa. E Gesù pure, era la stessa cosa, dentro. La stessa cosa che stà dentro lui, dentro me, e dentro Gesù, un uomo come noi. Ma lui ci ha detto tante cose che ci sono utili per vivere bene tra noi. Ci ha detto come fare per non litigare, per volerci bene, per aiutarci tutti quanti insieme a vivere questa vita che ogni tanto ci chiede dei sacrifici, come andare a scuola, fare i compiti, ed ogni tanto ci fà divertire, con i giochi, con la musica, che gli piace tanto, con i dolci...  E quando prendiamo l'ostia, è solo un gesto che facciamo per dire agli altri, e a noi stessi: "ecco, io mangio questa ostia come gesto per ricordare e far vedere anche agli altri che sono con me che credo che siamo tutti la stessa cosa, e ci dobbiamo aiutare tutti insieme, come Gesù ci ha detto di fare". Ecco, tutto quà, non succede nulla, serve solo a questo.
Gli ho chiesto se aveva capito, mi ha risposto di sì, un pochino. Gli ho chiesto se questa cosa che gli ho detto gli piaceva, se gli sembrava una cosa bella, e ha detto di sì. Allora gli ho chiesto se ora voleva farla, questa comunione, e mi ha risposto di sì. Quindi siamo andati noi, il prete, e qualcun altro, nella sacrestia, e finalmente abbiamo fatto questa prima comunione.
Era una bella giornata, siamo finalmente andati tutti al ristorante, in campagna, a mangiare, bere, e scartare i regali!

* * *

In cinque minuti gli ho spiegato semplicemente, e secondo me abbastanza correttamente, il significato di quel gesto. Mi domando, ma in due anni di catechismo, quelle catechiste, ma cosa gli hanno detto? Cosa hanno insegnato a quei bambini? Gesù, Giuseppe, Maria, gli apostoli, lo Spirito Santo, la Trinità, le preghiere, la confessione, il credo, la messa, l'obbedienza, ... Una volta la catechista aveva detto a mia moglie che lui non voleva capire quello che gli spiegava, e non voleva ascoltare perchè voleva giocare. Mia moglie, preoccupata,  ha chiesto la stessa cosa agli altri bambini amici suoi, che erano lì, e loro hanno risposto: "Boh, non lo sò". Allora si è tranquillizzata. !!!

Perchè violentare i bambini con queste pratiche fuori da ogni logica d'amore? Perchè forzare la volontà di una persona quando non è pronta per capire? Che senso ha battezzare appena nati, far fare la prima comunione a 10 anni, la cresima a 15 (fra pochi giorni tocca al grande, ma per fortuna con lui ci siamo parlati e capiti, sul significato della cresima, e lo farà con il sentimento che credo sia giusto). E la messa, con tutti quei riti, quelle convenzioni, quei cori a mezza bocca, quegli "Amen" strascicati, quella stanchezza mentale che leggo nei volti dei parteipanti da sempre. Da ragazzo, ero nel coro della messa "beat", l'unica un pò vivace della domenica. Il momento migliore era quello dei cori, perchè ce la mettevamo tutta. Ancora ne ricordo una che mi piaceva tantissimo, e mi ritrovo ancora oggi a canticchiarla in qualche bella giornata di sole mentre faccio qualche giro in macchina ...

Quando cammino per il mondo, il Signore cammina avanti a me;
lo riconosco tra la gente di ogni razza e nazionalità.
A volte però mi fermo perché la strada è faticosa;
allora anche Lui si siede laggiù e m’aspetta sorridente.
Quando cammino per il mondo, il Signore cammina avanti a me;
e per le strade della vita grido a tutti la mia felicità. Alleluia!

E capivo che c'era qualcosa di bello, di giusto, di vero, negli insegnamenti di Gesù. Quando leggevo la parabola del figliol prodigo, della pecorella smarrita, mi dicevano qualcosa, così come ancora oggi ho chiari i significati, i messaggi, le "istruzioni per l'uso", come le chiamo io. Ma poi c'era il resto, tutte quelle cose strane, i misteri, tante parole complicate che più cercavo di capirle e più mi sembrava che non c'era nulla da capire, tanto finiva smepre con un mistero, che pare che noi non potevamo mai capire, se non per un miracolo... Beh, un giorno, a 16 anni, ho detto basta. Ho deciso che c'era qualcosa sotto, vedevo le contraddizioni nei preti stessi, sentivo che anche loro certe cose neanche le sapevano. E quindi ho deciso che di loro non potevo fidarmi, ma che qualcosa c'era, e me la dovevo scoprire da solo. E mi sono messo a leggere la Bibbia, tutta quanta, dall'inizio alla fine. L'avrei letta fino a che non ci capivo qualcosa, pensavo. Avrei scartato tutte quelle cose strane che potevano essere scritte per gli uomini dell'epoca, tutte quelle cose delle quali non si poteva provare se erano vere o no, e avrei preso da lì solo quello che mi sembrava dicesse qualcosa di buono, di utile, come esempio di vita, come comportamento da seguire. Beh, l'ho letta per ben tre volte, tutta, dalla Genesi alla Rivelazione. Alla fine della terza volta ho creduto di aver finamente capito, ho cominciato a farmi un quadro, un punto di vista nuovo della vita, e da allora non l'ho letta più, ma tutte quelle cose che di buono ho preso da lì, sono ancora quà dentro me, ben salde, e sono fiero di viverle. Ora come ora sono sempre più chiare per me, in un quadro ancora in formazione, ma sempre più delineato. Se a 16 anni erano i primi schizzi in bianco e nero, ora è un bell'affresco colorato, armonico, chiaro. Manca qualche dettaglio quà e là, ma ho ancora tanto tempo...

Queste religioni, che ti violentano la mente, che ti rendono schiavo di un mistero che mistero non è, ti tolgono la raigone, perchè cominci sin da piccolo a credere che ci sia qualcuno più buono di te, più bravo di te, più intelligente di te, al quale è stato donato di poter vedere la verità, mentre tu devi studiare, devi seguire gli insegnamenti, i preti, i maestri, i dottori, i politici, ed il tuo cervello che rimane sempre fermo lì ad ammuffire... Sì, lo vedo, chiaramente questo semplice potere nato con la bugia,  sfruttando la semplice indole amichevole e fiduciosa degli uomini buoni.

Ora toccherà a me ripulire la capoccia di io figlio da tutte quelle fesserie che gli hanno messo dentro, e dargli quella serenità, quella chiarezza, di un messaggio semplice, come i bambini, fatto per i bambini, che non amano altro che giocare, divertirsi, insieme, condividendo il pallone, la bicicletta, una barra di cioccolata, non sanno cosa è la proprietà privata, quando a loro và si danno i bacetti, senza troppe storie. Mio figlio sorride sempre, a tutti, per strada, gli piace la musica, gli piace ballare, vuole sempre giocare, e se c'è qualcosa da condividere, la condivide. Non voglio che nessuno distrugga questa sua pienezza di vita. Nessuno.

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