Connubi felici

Graduate Art Seminar: Tobi Haslett presents Margo Jefferson - ArtCenter College of Design

Che tu sia per me il coltello, mi verrebbe da dire a Margo Jefferson prendendo in prestito il titolo del libro di David Grossman che diventò immeritatamente famoso qualche anno fa (resto dell’idea che certi libri devono la loro fortuna al titolo). Perché in Sistema nervoso in costruzione Jefferson riesce a innestare sull’attività di critica i ricordi personali, lavorio che con tutti i distinguo del caso faccio anch’io quando, leggendo, tengo qualcosa di riconducibile al mio stato presente e passato. Mi perdonerà, dunque, il mio scrittore prediletto se, dragando il suocapolavoro, sono fraudolenta. Ma il riconoscersi nell’altro è un topos delle storie d’amore.

“Non puoi sfuggire all’impronta primaria della memoria e dell’esperienza. Drammatizzala, analizzala, emendala accidentalmente, rifalla intenzionalmente.

Chiamala autobiografia caratteriale.

Diventa una critica della tua prosa passata. Di queste parole, per esempio:

Una giovane romanziera mi ha chiesto: Perché ha scelto di scrivere testi di critica?

Volevo farmi strada fino al centro della cultura americana e trovare il modo di de-centrarla, le ho detto.

Perché ha scelto di scrivere memoir?, ha chiesto.

Volevo farmi strada fino al mio centro americano e trovare una lingua per le crepe che avrei trovato al suo interno, ho risposto.

Queste non erano parole sbagliate e sono servite a stabilire la direzione delle interpretazioni. E tuttavia sono troppo levigate, troppo piacevolmente incantatorie. Troppo pensate per dimostrare il valore del percorso, l’onestà dell’aspirazione. La regola assegnata e acquisita (mettiti bella dritta, per favore, sei una delle prime donne/nere a scrivere saggi critici, sei tra le prime della tua razza e del tuo genere a pubblicare assiduamente recensioni su una manciata di periodici di ampia diffusione dal 1970 al Ventunesimo secolo). Scrivere per onorare e rivendicare una collocazione permanente per le arti e le culture delle persone non-bianche, di chi è non-maschio e non-eterosessuale; scrivere per assaporare ed esibire la tua disinvoltura nei riguardi di tutte le espressioni artistiche e di tutte le culture, incluse quelle dei maschi bianchi eterosessuali. Scrivere per esibire i tuoi doni e talenti personali.

Suona ambiziosamente celebrativo? E tuttavia è accurato nel tono: quei tempi e quegli scenari richiedevano elementi di grandiosità autodifensiva. Non la smettevi di calcolare – non sempre correttamente – come arrivare; come avere successo in quanto simbolo e in quanto persona.

Ricorda: il memoir è il tuo presente che negozia con le versioni del tuo passato in vista del futuro in cui vorrai metterti a nudo.

Su un palcoscenico straripante di corpi, gli orfani adulti pronunciano le ultime battute della commedia di famiglia.

Exeunt da soli.

Preparati a entrare in una nuova commedia.

Mentre scrivo queste parole sono angustiata dal fatto di trovarmi sul punto di scagliare confidenze troppo crude verso lettori nuovi e non coinvolti emotivamente. Se rimandassi, però, mi concederei un lusso. E farei finta di farlo per il loro bene”.

Margo Jefferson, Sistema nervoso in costruzione

connubio felice tra danza e musica)

Tiny houses

This Pinterest-worthy tiny home can run completely off the grid — and it costs almost nothing to maintain

C’è che a un certo punto non se ne può più. E se le mete esotiche, vaneggiate e agognate per tutta una vita, restano precluse, una tiny house nel posto giusto e a costi limitati può segnare il punto di svolta. La consapevolezza finale. Quella che ti fa esclamare: Thoreau aveva capito tutto.

“Quando scrissi le pagine seguenti, o meglio la gran parte di esse, vivevo in solitudine nei boschi a un miglio dal più prossimo vicino, in una casa che mi ero costruito sulle rive del Lago Walden, a Concord, nel Massachusetts; e mi mantenevo soltanto col lavoro delle mie mani. Rimasi lì per due anni e due mesi. Ora sono tornato nel mondo civile.

Non imporrei le mie faccende private all’attenzione dei lettori se i miei concittadini non mi avessero fatto sul mio modo di vivere molte domande puntuali, che qualcuno definirebbe importune, anche se a me non lo sembrano affatto: anzi, date le circostanze, mi sembrano del tutto naturali e comprensibili. Mi hanno chiesto che cosa trovavo da mangiare, se mi sentivo solo, se avevo paura, e così via. Altri erano curiosi di sapere quale parte delle mie entrate davo in beneficenza; e altri che hanno famiglie numerose, quanti bambini poveri aiutavo. Mi scuso quindi con i lettori non particolarmente interessati a me, se in questo libro proverò a rispondere ad alcune di quelle domande. In tanti libri l’io, la prima persona, viene omesso; qui sarà conservato; sul versante dell’egocentrismo, la differenza principale è questa. Dimentichiamo spesso che alla fine è sempre la prima persona che parla. Non direi tante cose di me stesso se conoscessi altrettanto bene qualcun altro. Purtroppo i limiti della mia esperienza mi confinano entro questo tema. D’altronde io stesso pretendo da uno scrittore, grande o mediocre che sia, un racconto semplice e sincero della sua vita, e non solo quanto ha orecchiato delle vite di altri; un racconto come quello che scriverebbe ai suoi cari da un paese lontano: perché, se ha vissuto con sincerità, deve averlo fatto in un paese lontano da questo. Forse le mie pagine si rivolgono nel modo più diretto agli studenti poveri. Gli altri lettori ne accoglieranno le parti che li riguardano. Confido che nessuno indossando questo abito ne forzi le cuciture perché può essere davvero utile solo a chi va a pennello”.

Henry David Thoreau, Walden

 

Così mangiò Zarathustra

Woody Allen biografia | MYmovies.it

Me lo possono raccontare malignamente in tutti i modi, incesti compresi. Ma io non cambierò idea: per me Woody Allen resta un genio, e poco importa se dagli ultimi film è scomparsa la scintilla dei capolavori che lo resero famoso worldwide. Perché la sua mente, a 88 anni suonati, è ancora in grado di affascinare il lettore che da un libro esige sì qualità ma anche divertimento. Prova ne sia lo stralcio a seguire tratto dal racconto Così mangiò Zarathustra, inserito nella raccolta Pura anarchia:

“Niente di più della scoperta di un inedito di un grande pensatore riesce a mandare in fibrillazione la comunità degli intellettuali e a far schizzare a destra e a sinistra i professoroni, rendendoli pressoché identici a quei corpuscoli che si osservano in una goccia d’acqua sotto la lente di un microscopio. Durante un recente soggiorno a Heidelberg, dove ero andato a procurarmi alcune rarissime cicatrici da duello del XIX secolo, mi sono imbattuto proprio in un tesoro del genere. Chi avrebbe mai pensato all’esistenza del Libro delle diete di Friedrich Nietzsche? Nonostante la sua autenticità possa apparire ai soliti tromboni leggermente dubbia, la maggior parte di coloro che hanno studiato l’opera sostiene che nessun altro pensatore occidentale è mai arrivato tanto vicino a conciliare Platone e Nathan Pritikin.

[…]

Come sappiamo, per secoli il soglio pontificio ha considerato il panino al tacchino piccante come il massimo della licenziosità; molti sandwich furono banditi e divennero commestibili solo dopo la Riforma. Risalgono ad alcuni dipinti religiosi del XIV secolo le prime scene di dannazione in cui gli obesi vagano per l’Inferno, condannati allo yogurt e alle insalate. Gli spagnoli erano particolarmente crudeli: durante l’Inquisizione, un uomo poteva finire al rogo per aver farcito un avocado con la polpa di granchio. Nessun filosofo si avvicinò alla soluzione del problema del peso e del senso di colpa finché Cartesio non separò il corpo dalla mente: a questo punto, il corpo poteva rimpinzarsi, mentre la mente pensava: e chi se ne frega, tanto non sono io. Ma la grande domanda della filosofia rimane: se la vita è priva di significato, come la mettiamo con la pastina a forma di lettere dell’alfabeto?”

Ipse dixit: “Che sollievo sapere, finalmente, che l’universo non è più un mistero. Cominciavo a pensare di essere io, il problema“. Dio ti benedica, umanissimo anarchico.

300.000 baci queer

300.000 mila baci: intervista a Luke Edward Hall e Seán Hewitt

Sono 40 i racconti di amori queer risalenti all’epoca greca e latina proposti dal poeta Séan Hewitt e dall’artista  Luke Edward Hall in 300.000 baci. Racconti d’amore queer dal mondo antico. A leggerli, ci si perde nella loro bellezza e universalità. Con un po’ di fortuna qualcuno prima o poi riuscirà a spiegare ai più riottosi che non c’è differenza tra amore queer e amore etero. Perché amore è trascendenza e genitalità trasversale.

«e Achille tra loro diede inizio al compianto,
mettendo le mani sterminatrici sul petto del suo compagno,
e gemendo sempre, come un leone dalla bella criniera
al quale un cacciatore ha rapito i cuccioli
nella selva fitta, e lui si angoscia d’esser giunto tardi»

Iliade XVIII, 316-319

“Se i tuoi occhi di miele, Giovenzio,
mi fosse lecito baciare,
migliaia di volte io li bacerei
e non potrei esserne mai sazio,
anche se più fitta di spighe mature
fosse la messe dei miei baci.”

Catullo, Carme 48

seán hewitt e luke edward hall

Séan Hewitt e Luke Edward Hall

E Volo volò in un cielo punteggiato di nuvole

Tutto è qui per te'. Fabio Volo incontra i suoi lettori

In cima alle classifiche di vendita da qualche settimana, e destinato a restarci almeno fino agli albori del nuovo anno, Fabio Volo non delude mai i suoi lettori. In verità non deluderebbe neppure il lettore più esigente se solo questi, accantonando i pregiudizi legati a critiche un po’ feroci che si susseguono da anni all’indirizzo del tuttofare bresciano, avesse la bontà di leggere Tutto è qui per te. Lo scettico occhialuto, tutti i lettori sono occhialuti dopo i trenta, non vi troverebbe la narrazione preconfezionata di una generazione, ma il racconto di più amori resi come solo la buona letteratura sa fare. E per convincersene, basta dare un’occhiata all’Intro:

«Sei già a Parigi?»

«Sono arrivato ieri.»

«Piove?»

«Non ancora.» Ho guardato fuori dalla finestra, il cielo era punteggiato di nuvole. «Questa mattina mentre mi facevo la barba ho capito una cosa.»

Aspettava che continuassi.

«Ho capito che in questi anni mi sei mancata. Mi sei mancata come persona, nella vita. Sai quante cazzate in meno avrei fatto?»

Ha riso. «È per questo che mi hai chiamata?»

«Il motivo è un altro. Domani mattina troverai un’auto sotto casa con un biglietto aereo per raggiungermi. Non devi pensare a niente, ho già pensato a tutto io.»

«Tu sei pazzo.»

§

Un’unica obiezione da lettrice attenta: come fa il cielo a essere “punteggiato di nuvole”? Capisco che dirlo punteggiato di stelle sarebbe stato banale ma, pure immaginando un cielo a pecorelle, non sarebbe stato comunque un azzardo assimilare gli ovini acquei a dei punti? Ovviamente, questa è la considerazione di una persona che non è a proprio agio con la trascendenza visionaria e che per contro ama mettere i puntini sulle i.