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Inibizione del sistema renina-angiotensina nella malattia renale cronica avanzata

Gli inibitori del sistema renina-angiotensina ( RAS ), compresi gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina ( ACE ) e i bloccanti del recettore dell’angiotensina ( ARB ), rallentano la progressione della malattia renale cronica lieve o moderata.
Tuttavia, i risultati di alcuni studi hanno suggerito che l’interruzione degli inibitori RAS nei pazienti con malattia renale cronica avanzata può aumentare la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) o rallentarne il declino.
In uno studio multicentrico in aperto, sono stati assegnati in modo casuale pazienti con malattia renale cronica avanzata e progressiva ( eGFR inferiore a 30 ml al minuto per 1.73 m2 di superficie corporea ) a interrompere o continuare la terapia con inibitori RAS.
L’esito primario era l’eGFR a 3 anni; sono stati esclusi i valori di eGFR ottenuti dopo l’inizio della terapia sostitutiva renale.
Gli esiti secondari hanno incluso lo sviluppo della malattia renale allo stadio terminale ( ESKD ); un composito di una diminuzione di oltre il 50% nell’eGFR o l’inizio della terapia sostitutiva renale, inclusa malattia renale allo stadio terminale; ricovero; pressione sanguigna; capacità di esercizio; e qualità di vita.
Sono stati definiti i sottogruppi predefiniti in base a età, eGFR, tipo di diabete, pressione arteriosa media e proteinuria.
A 3 anni, tra i 411 pazienti che sono stati arruolati, la media dei minimi quadrati di eGFR era di 12.6 ml al minuto per 1.73 m2 nel gruppo di sospensione e di 13.3 ml al minuto per 1.73 m2 nel gruppo di continuazione ( differenza, -0.7; P=0.42 ), con un valore negativo che favorisce l’esito nel gruppo di continuazione.
Non è stata osservata alcuna eterogeneità negli esiti secondo i sottogruppi prespecificati.
La malattia renale allo stadio terminale o l’inizio della terapia sostitutiva renale si sono verificati in 128 pazienti ( 62% ) nel gruppo sospensione e in 115 pazienti ( 56% ) nel gruppo continuazione ( hazard ratio, HR=1.28 ).
Gli eventi avversi sono stati simili nel gruppo sospensione e nel gruppo continuazione rispetto agli eventi cardiovascolari ( 108 vs 88 ) e ai decessi ( 20 vs 22 ).
Tra i pazienti con malattia renale cronica avanzata e progressiva, l’interruzione degli inibitori RAS non è stata associata a una differenza significativa tra i gruppi nel tasso di riduzione a lungo termine della velocità di filtrazione glomerulare stimata. ( Xagena2022 )
Bhandari S et al, N Engl J Med 2022; 387: 2021-2032

Aggiornamento in Nefrologia: Calcoli renali

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Rimozione di piccoli calcoli renali asintomatici e incidenza di recidiva

I vantaggi della rimozione endoscopica di piccoli calcoli renali ( 6 mm o inferiori ) asintomatici non sono ben definiti.
Le attuali lineeguida lasciano tali decisioni all’urologo e al paziente.
Uno studio prospettico che ha coinvolto la tecnologia più vecchia e non-endoscopica e alcuni studi retrospettivi favoriscono l’approccio osservazionale.
Tuttavia, i dati pubblicati indicano che circa la metà dei piccoli calcoli renali rimasti in sede nel momento in cui i calcoli più grandi sono stati rimossi ha causato altri eventi sintomatici entro 5 anni dall’intervento chirurgico.
È stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato e controllato in cui, durante la rimozione endoscopica di calcoli renali ureterali o controlaterali, i calcoli rimanenti piccoli e asintomatici sono stati rimossi in 38 pazienti ( gruppo di trattamento ) e non sono stati rimossi in 35 pazienti ( gruppo di controllo ).
L’esito primario era la recidiva misurata dalle future visite al Pronto soccorso, interventi chirurgici o crescita di calcoli secondari.

CONTINUA SU: MediExplorer.it – LINK: https://mediexplorer.it/articolo/rimozione-di-piccoli-calcoli-renali-asintomatici-e-incidenza-di-recidiva

 

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Aggiornamento in Nefrologia: Rimozione piccoli calcoli renali

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Rimozione di piccoli calcoli renali asintomatici e incidenza di recidiva

I vantaggi della rimozione endoscopica di piccoli calcoli renali ( 6 mm o inferiori ) asintomatici non sono ben definiti.
Le attuali lineeguida lasciano tali decisioni all’urologo e al paziente.
Uno studio prospettico che ha coinvolto la tecnologia più vecchia e non-endoscopica e alcuni studi retrospettivi favoriscono l’approccio osservazionale.
Tuttavia, i dati pubblicati indicano che circa la metà dei piccoli calcoli renali rimasti in sede nel momento in cui i calcoli più grandi sono stati rimossi ha causato altri eventi sintomatici entro 5 anni dall’intervento chirurgico.
È stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato e controllato in cui, durante la rimozione endoscopica di calcoli renali ureterali o controlaterali, i calcoli rimanenti piccoli e asintomatici sono stati rimossi in 38 pazienti ( gruppo di trattamento ) e non sono stati rimossi in 35 pazienti ( gruppo di controllo ).
L’esito primario era la recidiva misurata dalle future visite al Pronto soccorso, interventi chirurgici o crescita di calcoli secondari.
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Aggiornamento in Nefrologia: Funzione renale & Neurodegenerazione

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Associazione delle misure della funzione renale con i segni di neurodegenerazione e malattia dei piccoli vasi alla risonanza magnetica cerebrale

La malattia renale cronica ( CKD ) è un fattore di rischio per il declino cognitivo, ma l’evidenza è limitata sull’eziologia e sulla manifestazione morfologica nel cervello.
Uno studio ha valutato l’associazione tra la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) e il rapporto urinario albumina-creatinina ( UACR ) con anomalie strutturali cerebrali visibili alla risonanza magnetica per immagini ( MRI ).
E’ stato inoltre valutato se questa associazione risultasse alterata utilizzando diversi biomarcatori per stimare la velocità di filtrazione glomerulare.
La ricerca ha riguardato 1527 partecipanti allo studio ARIC ( Atherosclerosis Risk in Communities ).
I predittori indagati, log-UACR ed eGFR, erano basati su cistatina-C, creatinina, cistatina-C e creatinina e beta-2-microglobulina ( B2M ).
Gli endpoint erano: riduzione del volume cerebrale, infarti, microemorragie, lesioni della sostanza bianca.

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Sicurezza ed efficacia a lungo termine di Veverimer nei pazienti con acidosi metabolica nella malattia renale cronica

L’acidosi metabolica, una complicanza della malattia renale cronica, provoca catabolismo proteico e demineralizzazione ossea ed è associata a esiti renali avversi e mortalità. Veverimer ( Tricida ), …


 

Canagliflozin riduce il rischio di morte per cause cardiovascolari negli adulti con diabete di tipo 2 e nefropatia cronica

La Food and Drug Administration ( FDA ) ha approvato una nuova indicazione per Invokana ( Canagliflozin ) per ridurre il rischio di malattia renale allo stadio terminale ( ESRD ), raddoppio dei livell …


 

Rituximab o Ciclosporina nel trattamento della nefropatia membranosa

Le anomalie delle cellule B svolgono un ruolo nella patogenesi della nefropatia membranosa. La deplezione delle cellule B con Rituximab ( MabThera ) può quindi essere non-inferiore al trattamento con …


 

Effetto nefroprotettivo di Canagliflozin, un inibitore di SGLT-2, nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica

L’inibitore SGLT-2 Canagliflozin ( Invokana ) ha mostrato un beneficio renale significativo nello studio di fase III CREDENCE. I pazienti con diabete di tipo 2 e con malattia renale cronica in trat …


 

Veverimer versus placebo nei pazienti con acidosi metabolica associata a malattia renale cronica

I pazienti con malattia renale cronica avanzata perdono la capacità di espellere completamente l’acido endogeno, con conseguente acidosi metabolica cronica che aumenta il rischio di progressione della …


 

Ferro per via endovenosa nei pazienti sottoposti a emodialisi di mantenimento

Il Ferro per via endovenosa è un trattamento standard per i pazienti sottoposti ad emodialisi, ma i dati comparativi riguardanti i regimi clinicamente efficaci sono limitati. In uno studio multicen …


 

Effetto della Lanreotide sulla funzionalità renale nei pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante: studio DIPAK 1

La malattia renale policistica autosomica dominante ( ADPKD ) è caratterizzata da una progressiva formazione di cisti in entrambi i reni e dalla perdita della funzionalità renale, portando infine alla …


 

Effetto di Alfacalcidolo orale sugli esiti clinici nei pazienti senza iperparatiroidismo secondario in trattamento con emodialisi di mantenimento: studio J-DAVID

I pazienti con malattia renale cronica hanno una ridotta attivazione della vitamina D e un elevato rischio cardiovascolare. Studi osservazionali in pazienti trattati con emodialisi hanno dimostrato …


 

Effetto dell’inibizione della neprilisina sulla funzionalità renale nei pazienti con diabete di tipo 2 e insufficienza cardiaca cronica che ricevono dosi target di inibitori del sistema renina-angiotensina: analisi secondaria dello studio PARADIGM-HF

L’inibizione della neprilisina ha effetti favorevoli sulla nefropatia diabetica sperimentale. Si è cercato di valutare gli effetti dell’inibizione della neprilisina sulla funzione renale nei pazient …


 

Effetti della combinazione Sacubitril e Valsartan versus Irbesartan nei pazienti con malattia renale cronica

La combinazione Sacubitril e Valsartan ( Entresto ) riduce il rischio di mortalità cardiovascolare tra i pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta, ma i suoi effetti sulla f …


 

Efficacia di un nuovo inibitore VAP-1 nel ridurre l’albuminuria nei pazienti con malattia renale diabetica: studio ALBUM

Molti pazienti con malattia renale diabetica hanno albuminuria residua e sono a rischio di progressione della malattia. Lo studio ALBUM ha studiato l’efficacia di un nuovo inibitore attivo orale del …


 

Trattamento del carcinoma a cellule renali avanzato: Cabozantinib negli adulti dopo una precedente terapia mirata a VEGF

Cabozantinib ( Cabometyx ) è un inibitore multitarget della tirosin-chinasi ( TKI ) che inibisce potentemente MET e AXL, entrambi associati a prognosi sfavorevole nel carcinoma a cellule renali ( RCC …


 

Carcinoma a cellule renali non-trattato: la combinazione di Avelumab e Axitinib migliora la sopravvivenza libera da progressione

Una combinazione dell’inibitore del checkpoint immunitario, Avelumab ( Bavencio ), più l’inibitore della tirosin-chinasi ( TKI ), Axitinib ( Inlyta ), migliora significativamente la sopravvivenza libe …


 

Belimumab nel trapianto di rene

Le cellule B producono alloanticorpi e attivano le cellule T alloreattive, influenzando negativamente la sopravvivenza dei trapianti renali. Per contro, le cellule B regolatorie sono associate alla to …


 

Efficacia e sicurezza della duplice terapia antipiastrinica dopo stenting coronarico nei pazienti con malattia renale cronica

Sono state confrontate l’efficacia e la sicurezza della terapia antipiastrinica ( DAPT ) a breve termine ( 3 o 6 mesi ) rispetto a lungo termine ( 12 mesi e oltre ) dopo l’impianto di stent a rilascio …

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Tolvaptan nella malattia renale policistica autosomica dominante in stadio avanzato

In un precedente studio condotto su pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante ( ADPKD, clearance della creatinina stimata maggiore o uguale a 60 ml al minuto ), l’antagonista del r …


 

La combinazione di Nivolumab e di Ipilimumab come prima linea migliora il tasso di risposta nel carcinoma a cellule renali

Uno studio di fase 3 disegnato per confrontare Nivolumab ( Opdivo ) e Ipilimumab ( Yervoy ) con la monoterapia a base di Sunitinib ( Sutent ) per il trattamento di prima linea dei pazienti con carcino …

Aggiornamento in Nefrologia: Teprasiran, un piccolo RNA interferente

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Prevenzione del danno renale acuto nei pazienti ad alto rischio sottoposti a chirurgia cardiaca: Teprasiran, un piccolo RNA interferente

Il danno renale acuto colpisce fino al 30% dei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca, portando a un aumento della morbilità e della mortalità in ospedale e a lungo termine.
Teprasiran è un nuovo piccolo RNA interferente che inibisce temporaneamente la morte cellulare mediata da p53 che è alla base del danno renale acuto.
Uno studio prospettico, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, controllato di fase 2 ha valutato l’efficacia e la sicurezza di una dose singola di 10 mg/kg di Teprasiran rispetto al placebo nel ridurre l’incidenza, la gravità e la durata del danno renale acuto dopo cardiochirurgia nei pazienti ad alto rischio.
L’endpoint primario era la percentuale di pazienti che hanno sviluppato danno acuto a livello renale determinata dalla creatinina sierica entro il giorno 5 postoperatorio.
Altri endpoint includevano la gravità e la durata del danno renale acuto utilizzando vari criteri prestabiliti.
E’ stato anche valutato un endpoint composito di eventi avversi renali maggiori al giorno 90, tra cui morte, terapia sostitutiva renale e riduzione del 25% o superiore della velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ).
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Teprasiran, un piccolo RNA interferente, per la prevenzione del danno renale acuto nei pazienti ad alto rischio sottoposti a chirurgia cardiaca

Il danno renale acuto colpisce fino al 30% dei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca, portando a un aumento della morbilità e della mortalità in ospedale e a lungo termine.
Teprasiran è un nuovo piccolo RNA interferente che inibisce temporaneamente la morte cellulare mediata da p53 che è alla base del danno renale acuto.
Uno studio prospettico, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, controllato di fase 2 ha valutato l’efficacia e la sicurezza di una dose singola di 10 mg/kg di Teprasiran rispetto al placebo nel ridurre l’incidenza, la gravità e la durata del danno renale acuto dopo cardiochirurgia nei pazienti ad alto rischio.
L’endpoint primario era la percentuale di pazienti che hanno sviluppato danno acuto a livello renale determinata dalla creatinina sierica entro il giorno 5 postoperatorio.
Altri endpoint includevano la gravità e la durata del danno renale acuto utilizzando vari criteri prestabiliti.
E’ stato anche valutato un endpoint composito di eventi avversi renali maggiori al giorno 90, tra cui morte, terapia sostitutiva renale e riduzione del 25% o superiore della velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ).
Sia la creatinina sierica che la cistatina-C sierica sono state utilizzate per le valutazioni della velocità di filtrazione glomerulare stimata.
In totale 360 pazienti sono stati assegnati in modo casuale in 41 centri; 341 pazienti trattati avevano un’età di 73 anni; il 72% erano uomini e il punteggio mediano euroSCORE ( European System for Cardiac Operative Risk Evaluation ) è stato pari al 2.6%.
I parametri demografici e chirurgici erano simili tra i gruppi.
L’incidenza di danno renale acuto è stata del 37% per Teprasiran rispetto al 50% per i pazienti trattati con placebo, una riduzione assoluta del rischio del 12.8% ( P=0.02; odds ratio, OR=0.58 ).
Anche la gravità e la durata del danno acuto renale sono migliorate con Teprasiran: il 2.5% dei pazienti trattati con Teprasiran rispetto al 6.7% dei pazienti trattati con placebo ha presentato un danno renale acuto di grado 3; il 7% dei pazienti trattati con Teprasiran rispetto al 13% dei pazienti trattati con placebo ha avuto un danno renale acuto della durata di 5 giorni.
Non è stata osservata alcuna differenza significativa per i principali eventi avversi renali compositi al giorno 90 nella popolazione complessiva.
Non sono stati identificati problemi di sicurezza con il trattamento con Teprasiran.
L’incidenza, la gravità e la durata di danno renale acuto precoce nei pazienti ad alto rischio sottoposti a chirurgia cardiaca sono risultate significativamente ridotte dopo la somministrazione di Teprasiran.
Sulla base di questi risultati è stato disegnato uno studio di fase 3 con un evento avverso renale maggiore al giorno 90 dall’esito primario. ( Xagena2021 )
Thielmann M et al, Circulation 2021; 144: 1133-1144

Danno renale acuto & Impiego contemporaneo di Inibitori della pompa protonica e di altri farmaci

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Uso di inibitori della pompa protonica con farmaci antinfiammatori o antibiotici & rischio di danno renale acuto

Uno studio caso-controllo annidato ha valutato se l’uso combinato di inibitori della pompa protonica ( PPI ) con farmaci antinfiammatori non-steroidei ( FANS ) o antibiotici ( penicilline, macrolidi, cefalosporine o fluorochinoloni ) fosse associato a un aumentato rischio di danno renale acuto.

E’ stato consultato un database di richieste di risarcimento nell’ambito dell’assicurazione sanitaria in Giappone.

I pazienti erano eleggibili se avevano avuto almeno una prescrizione di un inibitore della pompa protonica, un FANS e un antibiotico nel periodo gennaio 2005 e giugno 2017.
Sono stati inclusi i pazienti che erano nuovi utilizzatori di inibitori della pompa protonica e non avevano alcuna storia di malattie renali prima dell’ingresso nella coorte ( n=219 082 ).
L’età media era di 45 anni e il 44% erano donne.

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