Nimesulide: restrizione delle indicazioni terapeutiche
Agli operatori sanitari è stata inviata una lettera, concordata con l’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ), per fornire importanti…
Biomedicina – Medicina di Precisione by Xagena
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Il 27.9% dei regimi immunomodulatori o immunosoppressivi è stato modificato nel periodo della vaccinazione COVID-19, con i pazienti responsabili della maggior parte delle modifiche.
A causa dei timori sulla alterazione immunitaria e sull’immunosoppressione, i pazienti con malattie reumatiche sistemiche potrebbero modificare i propri farmaci al momento della vaccinazione COVID-19 per ottimizzare la loro risposta immunitaria e mitigare gli effetti collaterali del vaccino.
Per esaminare i cambiamenti del trattamento al momento della vaccinazione COVID-19 tra i pazienti con malattia reumatica, Barbhaiya e colleghi del Hospital for Special Surgery di New York ( USA ) hanno inviato tramite e-mail un questionario a 7.505 persone che erano state visitate almeno una volta in un grande Centro di reumatologia a New York tra il 1 aprile 2018 , e il 21 aprile 2020.
L’indagine ha raccolto dati sui farmaci immunomodulatori e immunosoppressivi durante la vaccinazione COVID-19, comprese le informazioni sul fatto che le dosi fossero state assunte prima del previsto, ritardate o saltate del tutto. Agli intervistati è stato anche chiesto chi avesse avviato il cambiamento: un reumatologo, un altro medico o loro stessi.
Tra i 2.753 individui che hanno risposto al sondaggio a marzo, un totale di 1.852 ha riferito di aver ricevuto almeno una dose di vaccino e ha fornito risposte complete alle domande sulla modifica del farmaco, e sono stati quindi inclusi nell’analisi corrente.
Secondo i ricercatori, al momento della prima dose di vaccino c’erano 1.373 segnalazioni di uso di immunomodulatori o corticosteroidi.
Prima della prima dose di vaccino, è stato modificato il 15.7% dei programmi di trattamento. Tra questi, 41 ( 19.1% ) farmaci sono stati assunti prima del previsto mentre 174 ( 80.9% ) sono stati ritardati o saltati.
I farmaci, coinvolti nel cambiamento, includevano: farmaci biologici, farmaci antireumatici modificanti la malattia sintetici convenzionali( csDMARD ), Idrossiclorochina, corticosteroidi e piccole molecole.
Tra queste categorie, le più comuni alterazioni hanno riguardato gli inibitori del TNF ( 22.8% ) e il Metotrexato ( 26.5% ) e avevano maggiori probabilità di essere ritardati o saltati intorno alla vaccinazione COVID-19, piuttosto che presi in anticipo. Pazienti e medici erano ugualmente responsabili delle modifiche alla prima dose di vaccino.
Alla seconda dose, il 27.9% di 899 regimi di trattamento è stato alterato. Tra queste modifiche ai farmaci, il 41.8% è stato ritardato o saltato tra la prima e la seconda dose di vaccino, il 16.3% è stato assunto prima del previsto e il 41.8% è stato ritardato o saltato dopo la seconda dose di vaccino. Gli inibitori del TNF hanno rappresentato il 16.3% delle alterazioni mentre il Metotrexato ha rappresentato il 33.5% delle variazioni intorno alla seconda dose di vaccino.
I pazienti erano responsabili del 49.4% delle modifiche alla seconda dose, rispetto al 46.2% raccomandato da un reumatologo e al 4.4% da un altro medico. Tra i farmaci immunosoppressivi o immunomodulatori assunti prima della seconda dose di vaccino, il 73.2% è stato iniziato dai pazienti. Nel frattempo, i reumatologi erano responsabili del 52.4% dei trattamenti ritardati o saltati dopo la seconda dose di vaccino.
Fonte: The Lancet Rheumatology, 2021
Aggiornamento in Medicina
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Aggiornamento in Medicina
Lo scopo dello studio è stato quello di determinare se l’inizio della terapia con glucocorticoidi nei pazienti naive ( mai trattati ) agli steroidi con artrite reumatoide aumentasse il rischio di eventi cardiovascolari ( CVE ) in modo dose- e durata-dipendente nel breve periodo.
Sono stati analizzati i dati del Registro CorEvitas ( ex Corrona ) RA. I ricercatori hanno raccolto dati tra il 1° ottobre 2001 e il 31 marzo 2018, identificando 48.535 adulti arruolati.
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Lo studio ha rilevato con Tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un inibitore del TNF-alfa anche un’aumentata incidenza di neoplasie maligne ( escluso il cancro della pelle non-melanoma ), e in particolare cancro al polmone e linfoma.
Tofacitinib deve essere usato solo se non sono disponibili alternative terapeutiche adeguate in pazienti di età superiore a 65 anni, in pazienti fumatori o ex-fumatori, pazienti con altri fattori di rischio cardiovascolare e pazienti con altri fattori di rischio di malignità.
I medici prescrittori devono discutere con i pazienti i rischi associati all’uso di Xeljanz, inclusi infarto miocardico, cancro al polmone e linfoma.
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L’obiettivo principale dello studio era valutare la sicurezza di Tofacitinib ( Xeljanz ) a due dosi ( 5 mg due volte al giorno e 10 mg due volte al giorno ) rispetto a un inibitore del TNF ( TNFi ) in pazienti con artrite reumatoide di età pari o superiore a 50 anni che avevano almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo. ( Fonte: Pfizer, Link: https://lnkd.in/dz9BxJ8 )
Versione in italiano: https://reumatologia.net/articolo/i-risultati-degli-endpoint-co-primari-dello-studio-post-marketing-sulla-sicurezza-di-xeljanz-in-pazienti-con-artrite-reumatoide
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Rinvoq è stato approvato anche per il trattamento della spondilite anchilosante attiva in pazienti adulti che hanno risposto in modo inadeguato alla terapia convenzionale.
Le nuove approvazioni sono state supportate dai dati di tre studi clinici: SELECT-PsA 1, SELECT-PsA 2 e SELECT-AXIS 1.
In SELECT-PsA 1 e SELECT-PsA 2, Rinvoq ha raggiunto l’endpoint primario della risposta ACR20 alla settimana 12 rispetto al placebo nei pazienti con artrite psoriasica attiva. ( CONTINUA: https://xagena.it/articolo/approvato-nellunione-europea-rinvoq-per-il-trattamento-delle-forme-attive-di-artrite-psoriasica-e-spondilite-anchilosante )
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