Venti di guerra ad inizio anni Venti

Ave Socii

Il decennio appena iniziato si è aperto sotto i peggiori auspici. Il Medio Oriente è in subbuglio, il mondo islamico in fermento, l’Occidente in confusione. L’ultima azione militare di Trump ha letteralmente spaccato l’opinione pubblica. Perfino negli Stati Uniti qualcuno è convinto che si sia gettata una dinamite in una polveriera. Soffiano venti di guerra minacciosi. Guerra in ambito non solo militare, ma anche economico. E’ incominciata la corsa ai beni rifugio e il petrolio ricomincia a salire velocemente di prezzo. I segnali di insicurezza sono più che evidenti.

In tutto questo, Italia ed Europa sono costrette a tentennare. A barcamenarsi da una parte e dall’altra. A dire che l’unico modo per risolvere le questioni è la diplomazia. A non assumere una posizione chiara e definita. Forse non per colpa loro. Questioni tanto delicate non si possono liquidare con semplici atteggiamenti di assenso o dissenso. La politica estera è complessa, costruita su molteplici rapporti di interdipendenza. Italia ed Europa non possono assumere posizioni nette, perché dipendono da altri Paesi. Nel settore energetico, ad esempio. Gli Stati Uniti possono permettersi di assumere le posizioni che vogliono: tanto dispongono a sufficienza di qualsiasi tipo di risorsa di cui necessitano. Noi no. Siamo certamente contenti che Trump abbia eliminato dei pericolosi terroristi islamici. Ben vengano ulteriori misure di questo genere. Ora però domandiamoci: quanto sarà feroce la vendetta islamica verso l’Occidente?

Esistono dei periodi storici in cui conviene essere aperti al resto del mondo. Esistono altri periodi storici in cui conviene, invece, difendere la propria sovranità. Crediamo che ora il sovranismo sia preferibile all’apertura incondizionata e all’abbattimento dei muri. Il modello di società aperta, nonostante qualche momento di tensione, ha funzionato piuttosto bene finora. Ma da un po’ di tempo a questa parte hanno iniziato a soffiare venti impetuosi, dinanzi ai quali non eravamo preparati. Due fra tutti: l’immigrazione di massa e il terrorismo islamico. Una volta per tutte, è necessario ribadire con forza che l’apertura non è sempre il bene assoluto e la chiusura non è sempre il male assoluto. Se l’identità nazionale è minacciata, è opportuno trovare soluzioni che la preservino dagli attacchi provenienti da certe culture aggressive.

Il mondo non può esistere senza le identità nazionali. Non può esistere un’unica “identità nazionale umana”. La cultura non è solo ciò che accomuna gli uomini, ma pure ciò che li differenzia. Per natura gli uomini aiutano i loro amici, ma combattono i loro nemici. Negare che esistano culture fra loro nemiche vuol dire fare il gioco delle culture più aggressive. E costringere le altre a soccombere. Noi non ci stiamo. Noi crediamo che una qualsiasi cultura abbia il sacrosanto diritto di difendersi, ogniqualvolta contro di essa spirino venti impetuosi in grado di minacciarne l’esistenza.

Ma difendersi non vuol dire solo annientare i nemici più pericolosi o chiudere i porti agli immigrati irregolari. Esiste un ambito che talvolta passa sotto traccia, ma che spesso sta alla base di molte condotte umane: quello economico. Il comportamento economico si fonda, in soldoni, sui bisogni degli uomini. Se gli uomini non avessero bisogni, non esisterebbero comportamenti economici. Più soggetti bisognosi generano rapporti economici, che nel lungo termine divengono vere e proprie interdipendenze. Ma l’interdipendenza dovrebbe fondarsi su un sostanziale equilibrio fra i bisogni dei soggetti. Al sopraggiungere di determinate circostanze, può subentrare uno sbilanciamento che inevitabilmente favorisce un soggetto a scapito dell’altro.

Come dicevamo, a livello energetico noi dipendiamo in larga misura da diversi Paesi. Alcuni di questi sono proprio in territorio islamico. Se la vendetta di questi Paesi dovesse colpire l’Europa e l’Italia, probabilmente il settore energetico ne sarebbe pesantemente influenzato. Forse è soprattutto per questo che non possiamo assumere una posizione chiara: per non rischiare di rimanere “a secco”. Ai petrolieri fa comodo così. Perché, tuttavia, dobbiamo essere condannati a dipendere da Paesi tanto instabili? Non sarebbe meglio promuovere una sorta di autarchia energetica, magari impiegando termovalorizzatori ed energia nucleare? Il messaggio sta lentamente incominciando a passare, per esempio attraverso l’economia circolare. Purtroppo ancora attendiamo che si realizzi in concreto.

Forse promuovere la sovranità e l’autarchia è solo uno slogan vuoto. Forse sono davvero troppi gli interessi che si andrebbero a smuovere e colpire. Forse nessuno vuole rinunciare a questi interessi. Forse dobbiamo subire passivamente i venti scatenati da altri, per timore di affrontarli. Noi vogliamo credere che non sia così. E vogliamo credere che un giorno l’Italia sarà in grado di risollevare la testa e competere orgogliosamente per la vetta del mondo.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Rinvio, il minimo comune denominatore di tutti i governi

Ave Socii

I governi che abbiamo avuto, soprattutto negli ultimi tempi, paiono tutti fondati sul rinvio. Ogni volta che gli azionisti di maggioranza litigano, per tirare a campare si tende a rinviare i provvedimenti. Oppure li si approvano “salvo intese”, magari per trascorrere serenamente le festività. Il rinvio non è certo esclusiva peculiarità del governo attuale: anche il precedente governo lo ha adottato varie volte, in tema di Tav ad esempio. Tuttavia sembra che quello attuale lo stia adoperando in maniera reiterata e esagerata. Un sistema elettorale che promuovesse la governabilità, invece che le coalizioni tra forze politiche spesso in contrasto, renderebbe molto più marginale in ricorso al rinvio. Questo è il nostro modesto parere.

I molteplici rinvii operati dal governo attuale sono sotto gli occhi di tutti. Fra i più noti, il rinvio di quelle stesse tasse proposte e inserite dalle forze di maggioranza. Ci hanno detto che questo governo (sulla carta) è nato per evitare l’aumento dell’Iva. Ci hanno detto che le famose clausole di salvaguardia da 23 miliardi sono state disinnescate. Poi, però, ci hanno detto che nei prossimi anni dovremo sterilizzare clausole complessive pari… a 47 miliardi! Vabbè che l’Europa vuole certezze… Vabbè che questo governo è amico dell’Europa… Però 47 miliardi sono un po’ parecchi, no? E meno male, dicono, che il nostro debito è sostenibile! Forse l’Europa non si fida così tanto di noi, anche con un governo suddito. L’impressione è che, invece di sterilizzare, si sia nuovamente provveduto… a rinviare. Sì, un rinvio anche stavolta. Chissà, magari per “fare un favore” al prossimo governo (magari di centrodestra)…

Ma la pratica del rinvio riguarda anche discussioni su molti altri temi spinosi. Francamente, sembra che l’attuale governo sia costituito da separati in casa. Il governo precedente, perlomeno, attraverso la formula del “contratto” era riuscito a sopravvivere per molti mesi. E, per buona parte del primo anno, i suoi membri andavano d’accordo pressoché su tutto. Questo governo, invece, già dalla sua nascita ha iniziato a mostrare fibrillazioni interne. Forse avevamo ragione noi, quando l’estate scorsa sostenemmo che la “crisi a ridosso di ferragosto” avrebbe portato all’esplosione delle forze espressione dell’attuale maggioranza. Pur di posticipare la crisi, che inevitabilmente condurrebbe al trionfo del centrodestra (che l’Europa di certo non vuole), questo governo si affida al perpetuo rinvio. Ma rinviare continuamente ha un effetto stressante sulle forze di maggioranza, provate da continui tentativi (alcuni già riusciti, altri chissà) di scissioni interne.

Ancora. Sono usciti gli ultimi dati sull’immigrazione: quest’anno, sbarchi dimezzati rispetto all’anno precedente e oltre la metà degli arrivi concentrata negli ultimi quattro mesi. Da sottolineare che la fetta maggiore degli immigrati è occupata da tunisini, che non scappano da alcuna guerra. La tendenza è chiara, gli italiani sapranno giudicare da soli chi ha fatto bene e chi ha fatto male (o non ha fatto proprio). Anche qui, si tratta di rinviare o meno i problemi. Il governo precedente, infatti, ha tentato di risalire alla radice della questione, tentando di disincentivare le partenze dei migranti e l’arricchimento degli scafisti. L’attuale governo, invece, ha spostato il problema sulla redistribuzione “rinviando” (appunto) la patata bollente alla buona volontà dei Paesi europei. Magari per strappare un minimo di flessibilità in più sul debito. Gli italiani giudicheranno quale delle due politiche sia più sensata.

Staremo a vedere cosa ci portera di buono il nuovo anno. Per intanto, ci auguriamo almeno che non sia l’ennesimo anno di rinvii. Perché il Paese ha bisogno di risposte “adesso”.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Centrodestra unito. Destinazione governo

Ave Socii

Finalmente l’intesa sulla manovra economica è stata trovata. Le tasse su plastica e zucchero saranno rinviate… di qualche mese! E’ evidente, tutte le forze politiche sono in campagna elettorale. E specialmente le forze, al momento in evidente difficoltà, che sostengono l’attuale governo. L’unico modo che hanno per riacquisire qualche consenso è rimediare agli errori detti e fatti. E far passare questi rimedi per grandi risultati. Così, non è tanto un errore aver ideato nuove tasse, piuttosto è un gran risultato averle evitate o rinviate. Se dunque la sinistra confermerà alcune Regioni alle prossime elezioni, sapremo forse intuirne il perché. Chissà, potrebbe anche darsi che gli italiani si accontentino dell’uovo oggi… In ogni caso, sanno cosa li aspetterà domani…

Ora la manovra economica è attesa al vaglio delle Camere. Visti i tempi stretti, si prevede (come di consueto) il ricorso al voto di fiducia. E dire che quest’anno, a sentire i membri dell’attuale maggioranza, avrebbe dovuto essere l’anno della discussione e della centralità del Parlamento… In occasione della precedente manovra, il Pd minacciò addirittura di ricorrere alla Consulta per affermare la centralità del Parlamento. Un anno dopo finalmente capiamo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che quello altro non era che l’ennesimo sgarbo nei confronti della Lega.

Se le cose non cambieranno presto, purtroppo sperimenteremo a breve gli effetti di un governo di sadici filo-europeisti e filo-cinesi. Un governo che, per strappare un briciolo in più di flessibilità sul debito, non esiterà a trasformarci nuovamente nel campo profughi d’Europa. Un governo che, per racimolare qualche soldo in più, non esiterà a svendere le nostre eccellenze a Paesi come la Cina. “Abbiamo firmato accordi commerciali con la Cina, la nuova via della seta”… “Abbiamo ottenuto un rinvio sul Mes”…  Anche qui ce li hanno presentati come “grandi risultati”, i Cinque Stelle prima e il Pd poi… Non vorremmo fossero invece segnali di umiliazione e prostrazione nei confronti di Europa e Cina. Le ingerenze verso l’Italia, da parte di entrambi, sono spesso tutt’altro che amichevoli. Lo abbiamo visto anche recentemente… E l’atteggiamento del nostro attuale governo si è spesso rivelato tutt’altro che inamovibile…

Noi, semplicemente, vogliamo un governo diverso. Un governo meno moralista e più legato alla realtà. Un governo che, per evasori e categorie simili, preveda anche misure diverse dal carcere, visto che se le carceri sono sovraffollate è difficile trovarvi posto per tutti i colpevoli. Un governo che eviti di mettere nuove tasse, quando la pressione fiscale è già abbastanza elevata. Un governo che non faccia il finto salutista, ossessionando la filiera delle bevande zuccherate ma al contempo strizzando l’occhio ai sostenitori della legalizzazione delle droghe. Un governo che, anzi, dica chiaramente che la droga fa male in ogni forma e agisca di conseguenza. Un governo che parli seriamente di ambiente, senza creare allarmismi, promuovendo l’economia circolare e non penalizzando l’economia esistente. Un governo che faccia costruire termovalorizzatori, invece di costringerci ad esportare i nostri rifiuti e a comprare energia dagli altri Paesi. Un governo che metta finalmente mano alle infrastrutture…

Allo stato attuale delle cose, un governo così può esser guidato solo e soltanto da una coalizione di centrodestra. Il centrodestra unito è attualmente l’unico vero argine al giogo delle potenze straniere, come l’Europa e la Cina. Un centrodestra che è e deve rimanere plurale, dotato di un’anima liberale e un’anima sovranista, in grado di rispondere di volta in volta alle esigenze contingenti. Perché il sovranismo non è sbagliato a priori, così come il liberalismo. Ciascuno di essi contiene in sé delle risposte che possono rivelarsi giuste in alcuni momenti, meno adatte in altri. Un centrodestra che sappia arginare la deriva ambientalista che ora imperversa in Italia e nel mondo, coniugando l’attenzione per l’ambiente alla tutela dell’occupazione. Un centrodestra che combatta l’immigrazione incontrollata e chi vi lucra sopra. Un centrodestra che sappia tutelare le nostre tradizioni, la nostra patria, la nostra identità.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Crescita economica. Perché alcuni vogliono bloccare l’Italia?

Ave Socii

Da tempo gli argomenti principali del dibattito politico in Italia sono l’immigrazione, il razzismo, il fascismo, l’ambiente, le tasse etiche… Nessuno intende più parlare seriamente di crescita, di sviluppo, di piani industriali, di lavoro, di autosufficienza energetica… Perché di certi argomenti si sente parlare poco o niente? Perché li si tira fuori solo verso fine anno, quando c’è da approvare il Def? O quando c’è da imbastire una campagna elettorale? O, peggio, quando una multinazionale rischia di abbandonare l’Italia e lasciare a casa migliaia di lavoratori? Eppure si tratta di tematiche evidentemente importanti. Magari più importanti di molte altre… Il Parlamento si preoccupa di istituire Commissioni sul razzismo… Ben vengano, ma allora perché non istituire pure Commissioni sulla tutela dei settori strategici dell’economia italiana? Qualcuno ha forse interesse a che di certe cose non si parli?

Ogni tanto alcuni si svegliano e iniziano a parlare di economia circolare, in effetti comincia a diventare una moda… Poi però ci si accorge che, all’atto pratico, siccome il “retto pensiero” impone di schierarsi contro i termovalorizzatori perché “inquinano”, i rifiuti debbono essere portati in altri Paesi. Qui vengono trattati e trasformati in energia, che ovviamente noi siamo costretti a comprare perché non autosufficienti. Tutto questo costa. Ma noi, pur di rimanere fedeli ai principi imposti da ambientalisti e teorici della decrescita, preferiamo pagare. Pagare sia per trasferire i rifiuti all’estero, sia per riprenderceli sotto forma di energia. Invece di sfruttare al meglio queste risorse a casa nostra. Con quale credibilità, allora, possiamo continuare a parlare di economia circolare?

Nel dubbio, meglio parlare d’altro. Di immigrati, ad esempio. Su questo tema in Europa fanno finta di nulla, forse proprio perché gli italiani concentrino ancor più la loro attenzione sull’immigrazione. Forse in Europa non vogliono che l’Italia si interroghi anche su argomenti come la crescita economica. Forse in Europa sperano proprio questo: che in Italia ci si arrovelli su ogni questione purché non sia quella della crescita. Forse è interesse dell’Europa mantenere l’Italia in una posizione subalterna rispetto agli altri Stati. Un’economia che arranca è costretta a chiedere aiuto agli altri. E questo agli altri conviene, poiché il nostro potere contrattuale ne esce fortemente ridimensionato. E lo è ancor più se la politica nazionale, invece di promuovere la crescita, promuove una condizione di mera stabilità o addirittura la decrescita. Intanto Paesi come la Cina stanno crescendo con rapidità impressionante. Inquinano come pochi, però gli ambientalisti continuano a prendersela con l’Occidente…

Eppure esistono misure che favorirebbero la crescita persino qui in Italia. Persino all’interno della gabbia dei Trattati europei. Persino nel rispetto dell’ambiente. Pensiamo alla riduzione delle tasse, sulle imprese soprattutto, per far ripartire il lavoro. Pensiamo alla liberalizzazione della giustizia civile, affinché almeno i processi per sbrigliare i contenziosi tra privati vengano accelerati. Pensiamo alla liberalizzazione dei sindacati, perché possano adattarsi più velocemente ai mutamenti del mercato del lavoro… Perché se ne continua a parlare poco o niente? Forse c’è davvero un interesse a che l’Italia resti al palo, contrattualmente debole, facilmente svendibile… Finché il governo sarà guidato da un’ideologia buonista, antimeritocratica, giustizialista, filocinese, contraria alla crescita, gli interessi dell’Italia saranno sempre posposti agli interessi di qualcun altro. Se non ci destiamo subito da questo torpore, presto vedremo il nostro tricolore lasciar posto a una bandiera rossa a cinque stelle.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Fisco etico… E’ giusto tassare pure lo zucchero?

Ave Socii

L’etica è una delle bandiere in grado di guidare la linea politica e l’operato di un governo. Attraverso provvedimenti che incidono sul fisco, è possibile orientare i comportamenti dei soggetti economici. Sarebbe bene, però, che il fisco possa influenzare i soggetti economici nel pieno rispetto della loro libertà. In poche parole, non tanto penalizzando i comportamenti ritenuti sbagliati quanto, piuttosto, incentivando i comportamenti ritenuti giusti. Non tutto quel che è etico per il governo di turno lo è anche per la Nazione. Nel dubbio, meglio incentivare che vessare. Pena il tracollo elettorale, come dimostrato dalle ultime elezioni regionali.

Questo governo nasce, ufficialmente, per evitare l’aumento dell’Iva. Allo stato attuale delle cose, si direbbe che l’obiettivo si voglia raggiungere davvero e che, forse, sia già stato raggiunto. Più a livello formale che sostanziale, tuttavia. Formalmente, l’attuale governo ha disinnescato i famosi 23 miliardi di clausole di salvaguardia… Sostanzialmente, lo ha fatto prevedendo diversi miliardi di nuove tasse o “microtasse” in più. Tasse “micro”, tanto per evitare di chiamarle con il loro vero nome: tasse. Il nostro Paese ha bisogno di un fisco più snello e non di altre tasse, né micro né xxl.

Questo governo è stato (non a torto) denominato “governo delle tasse”. E il bello è che i suoi principali componenti continuano a negarlo, come se gli italiani fossero un branco di stupidi. A questo punto, non è meglio che cada il prima possibile? Purtroppo abbiamo l’impressione che ciò non avverrà nell’immediato… Ricordiamo che questo governo non nasce tanto per evitare “l’aumento dell’Iva”, quanto piuttosto per evitare il “trionfo del populismo di destra”. Questo governo nasce su impulso dell’Europa, o meglio di certi Paesi europei che vogliono l’Italia nuovamente genuflessa dinanzi ai loro comodi. Questo governo risponde agli interessi dell’Europa… Non illudiamoci: finché l’Europa non darà il proprio ok, questo governo non cadrà. E poi, cosa direbbero l’Europa e il mondo di un Presidente della Repubblica Italiana votato con una maggioranza di “populisti di destra”?

Certo, una tassa in più è il modo più semplice per far cassa. Piuttosto che attuare tagli alla spesa pubblica, specie a quella improduttiva, si preferisce accrescere un prelievo fiscale già abbastanza ostile a famiglie e imprese. Eppure, non è detto che il gettito preventivato aggiungendo nuove tasse corrisponda al gettito reale effettivamente conseguito a distanza di tempo. E non è neanche detto che a maggiori tasse corrispondano servizi migliori, come ci si dovrebbe attendere dal buon senso. Anzi, spesso è vero l’esatto contrario: ad un fisco più flessibile è associata una miglior qualità di servizi. E’ evidente come i progressisti prendano a modello i Paesi scandinavi… Ma non tutto il mondo è Scandinavia. Spesso l’efficienza, nel settore pubblico, si raggiunge limitando le risorse a disposizione. E costringendo gli enti pubblici a servirsene nel modo migliore possibile.

E’ etico tassare la plastica… Chi avrebbe il coraggio di dire di no, dinanzi a una platea di giovani che riempiono le piazze chiedendo a gran voce agli adulti di stare più attenti all’ambiente? E’ etico tassare il contante… Chi mai potrebbe affermare il contrario, di fronte a chi in maniera roboante proclama che la lotta all’evasione fiscale passa anche attraverso la digitalizzazione dei pagamenti? L’unica realtà è che, per giustificare un fisco sempre più opprimente, si ricorre a fantomatici principi etici… La tutela dell’ambiente… Pagare tutti per pagare meno… Nessuno che dica che certe plastiche inquinano meno del vetro… Nessuno che dica che, piuttosto che “pagare tutti per pagare meno”, sarebbe meglio “pagare meno per pagare tutti”…

La tassa sulle bevande zuccherate rappresenta il massimo dell’ipocrisia raggiunta. L’attuale governo vuol tassare le bibite e le merendine perché “fanno male alla salute”… Perché “il tasso di obesità giovanile in Italia è fra i più alti”… In compenso, però, praticamente tutti i sostenitori dell’attuale governo sono favorevoli alla legalizzazione della cannabis (e, magari, pure di altre droghe). Qual è il messaggio che passa? Se a ricreazione un ragazzo mangia una merendina è da sanzionare. Se invece fuma uno spinello o altro è da lasciar stare. Anzi, magari gli fa pure bene!

La recente sconfitta elettorale comincia a pesare enormemente anche sulla manovra economica. Pian pianino, qualche tassa comincia a sparire dalla circolazione. Ma guai a cantar vittoria: dietro le pieghe del Def può ancora celarsi di tutto. D’altronde le hanno sparate di tutti i colori, gli azionisti di questo governo. Di tutte le tasse che hanno proposto qualcosa sicuramente rimarrà. E chissà se altre sottobanco verranno aggiunte. Sempre con la motivazione dell’eticità, ovviamente. Basta un poco di zucchero e la pillola va giù… Pure se lo zucchero è tassato!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Svolta doveva essere… e svolta sarà (o quasi)

Ave Socii

E’ passato circa un mese dall’insediamento del “governo della svolta”. E’ evidente che un mese di vita sia assolutamente insufficiente per giudicare l’operato di un governo. Ma le prime avvisaglie ci consegnano già una visione abbastanza nitida del “nuovo corso” in atto. E del corso che rischia di replicarsi a livello regionale, nel caso in cui la strana alleanza Pd-Cinque Stelle andasse davvero in porto alle prossime elezioni. Avranno veramente tutto questo fegato, gli italiani?

Governo delle tasse. Ne abbiamo sentite di tutte… Tasse sulle merendine… Tasse sulle bibite gassate… Tasse sul gasolio… Tasse sul contante… Tasse sui telefonini… Di tagli alla spesa non si parla per nulla… Solo un generico riferimento alla “lotta all’evasione fiscale”… In questo caso nessuna svolta di rilievo: praticamente tutti i governi dicono di voler lottare contro l’evasione fiscale. La nota di aggiornamento al Def è stata approvata, alla Camera, con appena tre voti di scarto… Un risultato ben al di sotto delle aspettative… Evidentemente non tutti sono entusiasti della manovra economica, così come si prospetta. Evidentemente non tutti hanno intenzione di essere additati, in futuro, come “quelli che hanno alzato ancora le tasse agli italiani”. Questa sì che è una svolta!

Governo dell’ambiente. Abbindolato dalle sirene degli ambientalisti, i quali proclamano a gran voce che bisogna ascoltare la scienza. Ma la scienza, questo si sappia, dice che non tutti i mali dell’ambiente provengono dall’uomo. Ma mettiamo dipenda solo dall’uomo… Come si fa a parlare di ridurre l’inquinamento, di green economy, di economia circolare, se i termovalorizzatori sono considerati un abominio e i cassonetti vengono dati alle fiamme? Tasse tasse e ancora tasse, quando già paghiamo servizi tutt’altro che efficienti… Guardate ciò che succede a Roma, a proposito di rifiuti… Regione e Comune continuano a litigare… La situazione nella Capitale è insostenibile già da anni, ma ultimamente sembra essersi acuita ulteriormente. Effettivamente si è trattato di una svolta, un plastico esempio dei risultati del governo Pd-Cinque Stelle.

Governo dell’immigrazione. Qui la svolta è fin troppo palese: in un mese gli sbarchi sono quasi triplicati. Certo, si tratta pur sempre di numeri ben inferiori a quelli di qualche anno fa. Tuttavia, che la tendenza sia cambiata in concomitanza con l’insediamento del governo della svolta è evidente senza ombra di dubbio. Sarà stato un mese sfortunato, mettiamola così… D’altro canto quella di Salvini in quattordici mesi sarà stata solo fortuna, la classica fortuna del principiante… Nei prossimi mesi tutto sarà più chiaro…

Il governo intanto punta sulla redistribuzione e sui rimpatri, rinfacciando a Salvini di essere rimasto all'”anno zero”… Tuttavia, seppur tra spiagge mojito e cubiste, sotto la “gestione Salvini” per lo meno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente. Non dubitiamo che sotto la nuova gestione si lavori più alacremente, si stia in ufficio ventiquattro ore al giorno, si stia un po’ meno fuori dai palazzi… Però alla fine i migranti aumentano… Qualcosa non torna… Perché in fondo contano i risultati. E finora il governo della svolta sta portando a casa un pugno di mosche. E’ ancora presto, vedremo se in Europa riusciremo a far valere la nostra linea… Intanto, come se non bastasse, la Turchia minaccia di “aprire i rubinetti” e inondare l’Europa di altri milioni di migranti… Proprio la Turchia, uno Stato che qualcuno ha pagato per tenere chiusi i rubinetti e che qualcun altro voleva addirittura far entrare in Europa…

I prossimi appuntamenti elettorali avranno certamente ricadute sul governo della svolta. Finalmente molti italiani, in diverse Regioni, torneranno al voto nei prossimi mesi. Il governo della svolta dovrà tenere conto dei risultati provenienti dalle urne. Sarà anche un giudizio sul suo operato. Finalmente gli italiani si esprimeranno e sceglieranno fra due modelli di Italia completamente diversi. O per chi vuole più immigrati, più tasse, più Europa, meno plastica ma forse pure più droga, più diritti civili ma meno identità culturale, più giustizialismo, più inciuci di palazzo… O per chi vuole più sicurezza, meno tasse, meno immigrazione incontrollata, più autonomia regionale, più infrastrutture, più chiarezza su chi governa, più identità nazionale… Finalmente gli italiani saranno liberi di dire la loro e di scegliere… Perché in democrazia ogni popolo ha il sacrosanto diritto di scegliere i governanti che merita.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Proporzionale o maggioritario? Questo è il dilemma

Ave Socii

Di tutte le questioni che il nuovo governo dovrà affrontare, l’assoluta priorità spetta… alla legge elettorale! Forse veramente questo governo è nato per fermare Salvini e la Lega. Forse una volta approvata una legge elettorale, studiata per impedire il trionfo del centrodestra, il governo potrà anche permettersi di cadere. E al popolo sarà addirittura consentito di votare. Ma andiamoci piano con le previsioni… Ultimamente è davvero difficoltoso prevedere, di sera, cosa accadrà la mattina dopo. Un giorno si tifa per la nascita di un nuovo governo “per il bene del Paese”… Il giorno dopo si fa la scissione, pur assicurando pieno sostegno all’esecutivo… Prima si agita lo spettro dell’Iva, poi l’argomento pian piano sparisce… Di scuola e aziende in difficoltà non si parla quasi più… Si dice che la priorità va data ai temi, ma finora sembra si sia parlato soprattutto di poltrone… E quante altre poltrone ancora bisognerà assegnare…

Però, in compenso, stavolta l’Europa vede di buon occhio l’Italia. Era questo il governo che ci voleva… Un governo stabile, un governo allineato al pensiero dell’Europa, un governo che dovrebbe assistere all’elezione del Capo dello Stato (possibilmente allineato anche lui), un governo cui i mercati danno fiducia… Può forse permettersi di cadere, un governo del genere? Meglio parlare di legge elettorale, qui in Italia… Tanto le questioni più importanti saranno decise per lo più in Europa, manovra economica e ripartizione dei migranti comprese… All’atto pratico, riusciremo a varare una manovra economica espansiva, magari ricorrendo pure a un discreto margine di flessibilità, ora che abbiamo ottenuto un portafoglio di peso presso la Commissione? Riusciremo a farci valere in tema di ripartizione dei migranti? Il governo è appena partito, ma i primi indizi non paiono promettere granché di buono… E meno male che stavolta l’Europa è dalla nostra parte!

Come dicevamo, qui in Italia è meglio distogliere l’attenzione e concentrarsi sulla questione elettorale. Anche perché Salvini e la Lega rappresentano una spina nel fianco pure per l’Europa. Qualsiasi iniziativa volta a garantire l’indebolimento dei “nazionalisti” è ora della massima importanza. A costo di partorire una porcata, Cinque Stelle e Pd ora lavorano a una legge elettorale che, secondo le prime indiscrezioni, si prospetta prevalentemente proporzionale. Come sappiamo tutti, il proporzionale garantisce la rappresentatività, il maggioritario la governabilità. Mai come adesso l’Italia avrebbe bisogno di un governo forte e stabile, per contare davvero ai grandi tavoli internazionali. Realizzare un proporzionale puro vorrebbe dire, al contrario, favorire gli accordi di palazzo fregandosene altamente delle opinioni degli elettori.

Un governo che nasce nei palazzi, dai compromessi, dalle trattative, ha tuttavia maggiori probabilità di tener conto delle indicazioni provenienti dall’Europa. Un verdetto chiaro dalle urne, che piaccia o meno, deve essere accettato così com’è dall’Europa. Un governo forte e deciso fa paura. Quando invece il consenso è frammentato, così come la composizione del Parlamento in base ad una legge elettorale proporzionale, l’Europa può scegliere quale combinazione di forze politiche meglio rispecchia la propria visione. D’altronde, già l’attuale governo nasce da manovre di palazzo… Le decisioni vengono prese dall’alto, mentre il popolo è ridotto a mero bacino di voti… L’Europa è contenta così: meglio avere a che fare con un governo “zerbino”, obbediente in tema di immigrazione e accondiscendente in tema di economia… Del parere del popolo cosa importa, tanto gli elettori hanno già dato e questo è più che sufficiente… Tutte prove di un possibile “ritorno al proporzionale”?

Forse tornare al proporzionale non è che una delle tappe che ci condurranno dritti dritti alla riedizione della Prima Repubblica. L’attuale governo ha in pratica ristabilito un sostanziale bipolarismo tra le forze politiche. Bipolarismo rafforzato anche dal fatto che i due poli sono occupati, rispettivamente, da maggioranza e opposizione in blocco. Il centro è sempre più vuoto, ma natura e politica insegnano che il vuoto non esiste. Ben presto il centro dovrà essere occupato. E qualcuno, attraverso abbandoni o scissioni, è già pronto a occuparlo… Magari con l’intento di dialogare sia a sinistra che a destra… Un ritorno alla vecchia Dc? Staremo a vedere. L’impressione è che si stia tornando indietro, invece di andare avanti. E che a voler tornare indietro siano anche quei partiti che, un tempo ormai lontano, volevano cambiare tutto e mandare tutti a casa… Il potere, evidentemente, non logora soltanto chi non ce l’ha…

Vostro affezionatissimo PennaNera

Autonomie locali, una questione di efficienza

Ave Socii

Chi fa da sé, fa per tre. Ogni realtà tende per natura all’autoregolazione, pur continuando a mantenere relazioni con l’esterno. Non perché una realtà si autoregola è costretta a rimanere isolata dal resto del mondo. E’ la teoria dei sistemi, a nostro parere applicabile persino alla questione delle autonomie locali. Promuovendo le autonomie non si vuole dividere l’Italia. Forse a volerla dividere saranno dei cretini sedicenti “anarchici” che si divertono a bloccare la circolazione ferroviaria… Non certo chi è a favore delle autonomie. In certi casi, anzi, l’autonomia è in grado di velocizzare i processi e rendere le singole realtà ancora più unite tra loro.

Chi paventa lo spettro di eventuali divisioni dell’Italia, magari ha in mente le antiche battaglie della Lega per “l’indipendenza della Padania”… Alcuni potrebbero addirittura percepire una sorta di “rigurgito secessionista” nella richiesta di autonomia da parte di alcune Regioni, guarda caso amministrate proprio da governatori vicini alla Lega… Ma l’autonomia non è l’indipendenza: si possono dare più poteri alle amministrazioni locali, senza per questo andare contro la Costituzione e contro “l’unità e indivisibilità” della Repubblica. Non è questione di Lega o non Lega, è una questione di buon senso.

Probabilmente qualcuno è ossessionato dalla Lega e dal consenso di cui al momento gode. Tant’è che non perde occasione per additarla come “nemica degli interessi dell’Italia”… O perché vorrebbe dividerla con le autonomie, o piuttosto perché riceverebbe “presunti finanziamenti” da un Paese straniero… Fra l’altro lo stesso Paese, ricordiamolo, che un tempo finanziava quel medesimo partito (o, se preferiamo, il suo più diretto erede) che ora più di ogni altro grida allo scandalo… Lo stesso partito che attualmente annovera pure uno dei suoi esponenti tra i membri del governo francese… Ma in questo caso non c’è scandalo, vero? Nessun tradimento degli interessi dell’Italia…

Le autonomie regionali sono un aiuto allo sviluppo dell’Italia. Un incentivo all’efficienza. Finché la ricchezza prodotta da alcune Regioni finisce nel calderone generale, le Regioni meno produttive sono ben poco motivate a fare di meglio… Tanto alla fine qualcosa rimedieranno comunque! Se invece ognuna facesse per conto proprio, con le risorse a propria disposizione, forse crescerebbe la motivazione a produrre in maniera più efficiente. Più autonomia, meno assistenzialismo.

La ricchezza prodotta da una Regione dovrebbe rimanere in quella stessa Regione. In questo modo, ciascuna Regione sarebbe motivata a ridurre gli sprechi e utilizzare efficientemente le proprie risorse. Al limite, solo una minima parte di quella ricchezza potrebbe essere versata in un “fondo comune di solidarietà”. In caso di necessità, le Regioni “più bisognose” potrebbero sempre attingervi, senza tuttavia rischiare di dipendere totalmente dagli aiuti altrui. Obbligare le Regioni a “condividere” tutta la ricchezza prodotta, fra l’altro, disincentiverebbe l’efficienza abbassando il livello di servizi offerti alla cittadinanza.

A livello europeo, possiamo individuare una questione di autonomie anche sul tema degli immigrati. In teoria, tutti gli Stati dicono che accogliere è un dovere morale che spetta a tutti quanti. All’atto pratico, invece, sembra che siano sempre alcuni a fare più degli altri. Gli Stati europei hanno avuto (e continuano ad avere) molteplici opportunità per dimostrare che “accogliere è un dovere morale”… Peccato che, a ridosso di ogni nuovo sbarco, quel dovere rimanga valido solo per l’Italia e pochi altri Stati. Allora, se in pratica ogni Stato fa da solo, tanto vale inviare meno soldi in Europa e reclamare più soldi per noi. Se davvero le autonomie sono un problema, forse lo sono nel contesto europeo assai più che in quello italiano. La differenza tra Stato e Stato, in Europa, è assai più ampia che quella tra Regione e Regione, in Italia.

La politica fiscale, in Europa, è demandata ai singoli Stati. Anche questo può essere visto come un esempio di autonomia. Esistono delle regole comuni cui ognuno deve attenersi, ma poi ogni singolo Stato deve fare i conti con la propria economia. L’Unione Europea è un crogiolo di Paesi tra loro diversissimi, con bisogni e risorse differenti. Ci sono Paesi che avrebbero maggiore bisogno di manovre espansive, ma spesso l’unico modo per finanziarle è attraverso nuovo debito. E chi ha già un debito elevato si trova in gabbia. L’autonomia, in questo caso, andrebbe forse ridimensionata. I debiti dei singoli Stati dovrebbero essere accomunati, almeno parzialmente. Ogni Paese dovrebbe condividere una parte del proprio debito con il resto dell’Europa, così da armonizzare i sistemi economici dell’Unione e permettere anche agli Stati più deboli di crescere.

La gestione comune, vediamo, prevede che tutti quanti contribuiscano. Così tuttavia c’è il rischio che a rimetterci siano, in realtà, quelli che si impegnano di più. Allora tanto vale impegnarsi il meno possibile, no? Crediamo che pagare per le mancanze altrui non faccia piacere a nessuno… Specie se quelle mancanze possono essere evitate. Ma tali mancanze debbono essere trattate in riferimento ai loro contesti. In Europa esistono differenze strutturali tra Stato e Stato, molto più che in Italia tra Regione e Regione. Un “fondo di solidarietà europeo”, o in alternativa un “debito comune europeo”, è persino auspicabile per mitigare le disparità generate dalle autonomie fiscali. Nel contesto dell’economia italiana, dove la differenza tra le Regioni è contenuta se confrontata con le disparità tra i Paesi dell’Eurozona, eventuali “fondi comuni” hanno invece un’importanza relativamente ridotta.

In conclusione, se nei grandi contesti si dovrebbe favorire la condivisione, per le realtà più piccole bisognerebbe invece dare spazio all’efficienza. Le piccole realtà sono il terreno fertile per sperimentare le autonomie. Un po’ come la divisione del lavoro e la concorrenza sono il terreno fertile per far crescere la ricchezza del popoli. Promuovere le autonomie vorrebbe anche dire favorire l’economia circolare: produrre ridimensionando gli scarti. Reimmettendoli nel processo produttivo, si utilizzerebbero efficientemente le risorse proprie evitando il ricorso alle risorse degli altri. Consentendo a tutti di produrre utilizzando a pieno regime le risorse proprie, la produzione totale viene massimizzata. Un governo delle risorse centralizzato, d’altro canto, tende a favorire gli sprechi a livello locale e risulta assolutamente inefficiente. Se la Costituzione stessa consente le autonomie, nel contesto di una Repubblica unica e indivisibile, forse qualche buona ragione c’è.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Accordi con la Russia… Perché no?

Ave Socii

E’ proprio vero: dove non arrivano, ci tirano il cappello. Quando una forza politica (magari pure populista) gode di particolare favore all’interno del Paese, subito le sentinelle del “politicamente corretto” alzano le antenne e cercano di fermarla. Con mezzi sia leciti che meno leciti. Certi giornaloni non vedono l’ora di scrivere fiumi d’inchiostro su “tangenti presunte” che qualcuno “avrebbe dato” a qualcun altro per condurre in porto “una transazione alla fine mai verificatasi”… E certi giudici non vedono l’ora che una nuova Tangentopoli scoppi, per acquisire un po’ di notorietà e far fuori pezzi grossi della politica a suon di sentenze e tintinii di manette.

Fare uso dell’informazione è lecito e sacrosanto, così come indagare sulla presunta irregolarità di certe operazioni. Ma talvolta capita che la giustizia, magari pure col contributo di certe forze politiche, diventi uno strumento di persecuzione per additare di ogni responsabilità un partito scomodo… E questo tracima nell’illecito e nell’ingiusto. La corruzione internazionale va ovviamente perseguita con la massima fermezza. Ma da qui a dire che addirittura la disgregazione dell’Europa passa per i fondi russi alla Lega ci pare un’esagerazione bella e buona.

Crediamo che l’Europa sia già abbastanza disgregata per conto suo… Economia: è evidente che gli Stati europei corrono a velocità differenti. E non solo perché sono più o meno “ligi al dovere di mantenere i conti in ordine”. Certe regole sembrano scritte apposta per favorire l’economia di certi Paesi a scapito di altri, come nel caso della pesca scandinava a danno di quella mediterranea… Immigrazione: c’è chi ribadisce la linea del “primo porto sicuro”, chi vorrebbe si adottasse una linea diversa, chi addirittura vorrebbe costruire barriere anti-immigrati. Comunque la si veda, nessuno Stato vuol recitare la parte del babbeo. L’accoglienza è dunque tutt’altro che un dovere morale… Prima, in Italia, numerose cooperative registravano introiti milionari con la gestione dell’accoglienza. Perché ora, dopo che la retta pro migrante si è ridotta da 35 a 21 euro, molti bandi vanno addirittura deserti? Forse l’accoglienza è un valore solo finché rappresenta un affare…

Preferenze politiche nei vari Stati: in alcuni Paesi prevalgono le forze moderate, in altri quelle sovraniste, in altri ancora i socialisti o i verdi… L’identità europea si scontra inevitabilmente con le tendenze nazionali proprie di ciascuno Stato. E poi, cosa dobbiamo intendere per “identità europea”? Cos’è che può unire italiani, francesi, olandesi, tedeschi e scandinavi sotto una comune bandiera? I sentimenti “nazionalistici”, per il momento, sembrano prevalere su quelli “europeisti”. Le radici cristiane, forse l’unica qualità che davvero potrebbe accomunare gli Stati europei (almeno la maggioranza), nemmeno compaiono nei Trattati. Eppure la religione può costituire un forte collante fra i popoli. I valori su cui fondarsi e credere non li decidono i palazzi, ma i popoli stessi. I popoli delle varie Nazioni, i popoli che reclamano la difesa dell’identità nazionale e delle tradizioni… Da qui nasce l’opportunità di rafforzare i legami con Stati come la Russia.

Che problema c’è se l’Italia vuol stipulare accordi con alleati diversi ma magari in grado di offrirle maggiori tutele, che l’Europa al momento non offre? Questa potrebbe essere, anzi, la strada giusta per tornare protagonisti della scena mondiale. Ma certamente a qualcuno potrebbe non andare bene. Ai nemici dell’Italia, in primo luogo… Forse proprio gli stessi che amano pure professarsi “amici dell’Europa”… Magari molti di questi “amici dell’Europa” militano nelle fila di qualche partito politico italiano… E magari godono anche di favore e protezione presso certe Istituzioni italiane…

Anche ai tempi di “Mani Pulite” si indagò solo su alcuni partiti… La non imparzialità della giustizia era già allora un tratto caratterizzante del nostro sistema… Era espressione di un ben preciso disegno politico? C’erano di mezzo gli interessi di qualche partito, a scapito di altri partiti? Se un tempo era così, chi ci assicura che una cosa del genere non potrà ripetersi ancora? Magari per togliere di mezzo, mediante l’arma giudiziaria, avversari politici altrimenti ineliminabili?

La giustizia non sarà mai davvero imparziale, finché continuerà a rappresentare solo gli interessi di certe fazioni. Perciò auspichiamo, nel più breve tempo, una seria riforma della giustizia che finalmente ridimensioni lo strapotere e i privilegi di cui attualmente gode chi ne fa parte. Persino in molte Università qualche professore in materie giuridiche approfitta di questa sua posizione dominante. E talvolta persino i loro assistenti ne approfittano, perché si sentono potenti (e accanto ai potenti) e nessuno può toccarli. Altro che “Resistere! Resistere! Resistere!”… Forse è ora che pure certi ammanettatori sperimentino il tintinnio delle manette. Forse è ora che qualche categoria privilegiata cominci a tremare sul serio. Anche e soprattutto a beneficio di quegli uomini (magistrati, avvocati, professori, assistenti…) che fanno bene il loro lavoro. Oltre che, ovviamente, dei cittadini onesti.

Stipulare accordi con chiunque possa offrire condizioni dignitose: questa la richiesta, assolutamente legittima, che i popoli di ogni Stato muovono a chi li governa. Al di là di ogni indagine o processo che la giustizia possa avviare… Non confondiamo le due realtà: gli illeciti vanno perseguiti duramente, ma promuovere accordi con chi si mostra più vicino ai nostri interessi non ci sembra affatto un illecito. Anzi, forse sarebbero da considerare illeciti quegli accordi che promuovessero gli interessi di qualcun altro a scapito nostro. E negli ultimi anni, purtroppo, ne è rimasta traccia… L’Italia trasformata in campo profughi, in cambio di un po’ di flessibilità… Il nostro settore primario messo in crisi da regole sbagliate, per favorire indiscriminatamente l’economia di altri Paesi… Il “Made in Italy”, apprezzato in tutto il mondo, privo di tutele dinanzi all’invasione di prodotti stranieri… E’ davvero questa l’Europa con cui dovremo stringere accordi anche in futuro?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Perdonare i propri nemici: la rivoluzione di Gesù

Ave Socii

Il Vangelo è una miniera di consigli sul come vivere bene e felici. In quanto a spunti di questo tipo, il cristianesimo non ha assolutamente nulla da invidiare al buddismo e a simili altri credo religiosi. Il Vangelo non è roba da vecchi e noiosi preti o dottrina piena di inutili insegnamenti. Oggi va di moda fare yoga o prendersi qualche psicofarmaco, per arrivare a sentirsi felici. Chi legge il Vangelo è invece uno che non sta bene e ha qualche rotella fuori posto, secondo molti… Eppure una riscoperta del Vangelo sarebbe più che opportuna, al giorno d’oggi. In quel libro piccolo piccolo si celano forse tutte le risposte ai principali dilemmi dell’uomo.

A ben vedere il Vangelo sconfina, va oltre i recinti prettamente religiosi. Il Vangelo è un incredibile compendio di consigli utili al buon vivere e alla serenità d’animo. Forse vi si possono riconoscere valori propri non solo della cultura cristiana, ma dell’umanità tutta. Per una vita serena, ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi perdonato e, soprattutto, di perdonare. Perdonare, non farsi vedere rancorosi per un torto subito… Piuttosto dimenticare e andare avanti, magari continuando a incontrare l’altro come se nulla fosse accaduto. Il “nemico” non si aspetterebbe mai una cosa del genere. E’ questo che lo spiazza. Sotto sotto, a beneficio del proprio senso di onnipotenza, lui vorrebbe che il suo comportamento influenzasse l’altro invece di lasciarlo indifferente.

Perdonare i propri nemici… Il messaggio di Gesù è qualcosa di rivoluzionario. L’uomo è per sua natura incline a suddividere la società in amici e nemici, in buoni e cattivi. Con gli amici si continua a parlare, con i nemici no… Questo è il nostro comportamento naturale. Eppure forse c’è un modo per sentirsi ancora più realizzati: parlare anche con i nemici, come se non ci avessero mai fatto niente. Ciò probabilmente contrasta con il buon senso… La nostra più alta realizzazione non è forse far vedere ai nostri nemici quanto valiamo? Dopo averci colpito con i loro attacchi, i nostri nemici vorrebbero che noi rimanessimo a terra doloranti. Noi invece meditiamo vendetta, spesso rispondendo agli attacchi per farci vedere più forti di loro. Eppure così siamo vittime del loro gioco, volto a farci sentire “sotto scacco” e a rispondere per evitare figure da babbei.

Rispondere agli attacchi è umano ed è una strategia lecita. Ci sono casi, però, in cui non ci è possibile rispondere in maniera adeguata… Quando ci sentiamo meno forti del nostro avversario, ad esempio. Oppure quando lui stesso è troppo forte e ci costringe alla resa dopo un braccio di ferro più o meno lungo. In entrambi i casi, prevale un senso di frustrazione che può influenzare le nostre scelte successive. Quando l’attacco avversario è tanto forte da minare la nostra autostima, spesso subentra in noi una sorta di stato depressivo. Il non sentirci adeguati ad affrontare certe situazioni alimenta il nostro stato di insoddisfazione e depressione… Desidereremmo raggiungere determinati obiettivi, ma il ricordo di certi insuccessi brucia e non intendiamo ripeterne l’esperienza.

Ci sentiamo proprio come agnelli in mezzo ai lupi… E come potremmo mai sopravvivere, se la depressione e la paura dell’insuccesso ci attanagliassero in questo modo? Ebbene, quel minuscolo libro chiamato “Vangelo” ci offre una soluzione insperata: perdonare gli avversari. Nostro Signore, in un mondo che fa della lotta e delle guerre di sopraffazione una regola inderogabile, ci raccomanda di perdonare… Non importa rialzarsi, importa come ci si rialza… Ci si può rialzare attaccando, ma ci si può rialzare anche come se nulla fosse accaduto. Rispondere ad un attacco con un altro attacco, molto spesso, dà un’idea di forza o debolezza rispetto al proprio avversario. Perciò, se rispondiamo alla violenza con altra violenza, siamo condannati a rispondere in modo più forte per non passare per quelli “deboli”. E così via…

La strategia della forza, vediamo, porta spesso ad una degenerazione dell’esito della partita. Nessuno vuol passare per debole, perciò ognuno cercherà di condurre attacchi sempre più forti per sopraffare l’avversario. E se invece non volessimo fargli capire se siamo forti o deboli rispetto a lui? In altre parole, tenerci lontani dalle sfide che lancia e farlo rimanere col dubbio… Rispondere vorrebbe dire uscire allo scoperto, farsi capire, rendersi prevedibili… D’altro canto, perdonare è forse l’arma più potente che abbiamo quando il gioco si fa duro. L’arma del perdono, considerata la natura attaccabrighe dell’essere umano, riporta un’aura di imprevedibilità all’interno della partita.

Per sopravvivere, insomma, è bene non mostrarsi né troppo pecora né troppo lupo… Far vedere che la strategia del lupo non è sempre quella vincente… A volte adottare strategie “da pecora” può avere effetti benefici… Talvolta anche adottare strategie miste può essere la mossa giusta… Giocare quasi in maniera casuale, quando il gioco si fa duro e imprevedibile, per diventare noi stessi imprevedibili ed elusivi agli occhi degli altri… Questo si conclude leggendo il Vangelo… Perfino Trump segue il Vangelo, allora! Oppure Gesù è un precursore della teoria dei giochi! Accostamento ardito, quello fra Gesù e Trump… Chi siamo veramente solo Dio lo sa, Colui in grado di scrutare i segreti del nostro cuore e di conoscere ogni nostro singolo capello. Gli altri, invece, è bene che non abbiano tutta questa “chiarezza di vedute”: potrebbero quasi illudersi di essere Dio. E’ bene distoglierli da questo delirio di onnipotenza.

La miglior vendetta è il perdono. Ecco l’insegnamento più grande della nostra religione. Una religione che parla ai cuori dei singoli. Una religione che non dovrebbe confondersi con le dinamiche degli Stati, dalle quali inevitabilmente escono fuori vincitori e vinti. Una religione che dovrebbe lasciare a Cesare quel che è di Cesare e che, invece, alcuni vorrebbero strumentalizzare proprio per screditare Cesare. Anche lo Stato è fatto da esseri umani… E’ fisiologico che le dinamiche degli individui si confondano con quelle dello Stato. Eppure ricordiamoci di questo: il nostro credo non si chiama Islam. Facciamo in modo che la fisiologica influenza tra Stato e singolo non divenga patologica. Lo Stato è lo Stato, il singolo è il singolo. Cesare è Cesare, Dio è Dio.

Il perdono non può che essere una strategia personale, inapplicabile alle moltitudini di uomini e alla legge. La legge si limiti ad essere dura e implacabile, il perdono è ben altra cosa! Nessuno Stato può pretendere di essere buono, quando talvolta non riesce nemmeno ad essere giusto. Il perdono è affare dei singoli e non è affar da poco. Il perdono è una sfida per il singolo. Una sfida da vincere nei confronti di quelli che forse non vorremmo mai perdonare. Chi strumentalizza il “sentirsi vittima e giudicato dagli altri”, ad esempio… Fanno sorridere quelli che pretendono che tu non li giudichi, quando magari si fanno una canna o si comportano in maniera oggettivamente deviante, e che poi sono i primi a giudicarti quando gli fa comodo. Perdono per loro! Forse lo fanno per non sentire il peso della depressione e del “sentirsi inferiori rispetto agli altri”.

Presunti fondi stranieri a qualche partito italiano? Non sarebbe certo la prima volta… Ma la notizia era già nell’aria da tempo… Perché esce fuori solo ora e solo ora si grida allo “scandalo”? Forse per mettere in cattiva luce un partito al governo? O forse per gettare ombre su un Paese intero, così da renderlo marginale in Europa al momento della decisione delle nomine di peso? Se qualcuno getta fango sull’Italia, non è solo un partito che deve perdonare ma una Nazione intera. Quando un Paese risulta scomodo si cerca di destabilizzarlo… E’ successo qualche anno fa con la storia dello spread a 500, succede ora con la storia dei fondi stranieri e della corruzione internazionale… Riusciremo mai a perdonare questi nemici dell’Italia?

Strappare dei bambini a famiglie “normali e sane”, magari per affidarli a famiglie “arcobaleno” e forse nemmeno tanto sane… Questa mania dei diritti civili sta distruggendo quanto di meglio possiamo avere dalla vita: una famiglia. Certamente si può incappare in famiglie problematiche: allora sarà opportuno affidare i bambini ad altre famiglie meno problematiche… Pure a famiglie “arcobaleno”, se è proprio necessario… Ma indurre dei piccoli a simulare maltrattamenti che non ci sono mai stati, per screditare la famiglia d’origine a beneficio di altre famiglie (magari di coppie omosessuali) è un fatto che rasenta la patologia mentale. Se questo significa promuovere i diritti civili… Per quelli che li promuovono possiamo implorare solo perdono, sempre che qualcuno sia capace di perdonare una cosa del genere.

Fanno sorridere quelli che vorrebbero sottoporre noi cristiani a certi vomitevoli ricatti morali. Quando si parla di famiglia e diritti civili ci danno dei “retrogradi” e degli “sfigati”… Quando invece si parla di immigrazione vengono a cercarci perché bisognosi di consensi… Siete cristiani, perciò dovete accogliere… Il Vangelo non parla alle Nazioni, ma ai cuori di ogni singolo individuo. Per fortuna non siamo in uno Stato islamico, dove invece la religione va a braccetto con la legge. L’accoglienza è un principio cristiano, non una norma di legge. Qui ognuno è libero di porgere o meno l’altra guancia. E di porgerla come quando e a chi vuole lui. Nessuno può permettersi di strumentalizzare il cristianesimo, sperando di metterci in difficoltà. Se comunque qualcuno dovesse permettersi, perdono per costui!

E poi ci sono i nemici peggiori, i traditori: chi un tempo diceva di essere nostro amico e poi ci ha abbandonato per seguire chissà chi, o chissà cosa. Signore, tu che più di ogni altro conosci il tradimento, aiutaci a perdonare sinceramente anche i nostri peggiori nemici!

Vostro affezionatissimo PennaNera