Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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L'ho rifatto. Perché sono così, che se una cosa mi piace una volta sola non mi basta, ho come l'impressione che la prossima volta sarà ancora meglio, mi faccio delle aspettative, mi dico che se ho fatto qualche piccolo sbaglio la prossima volta starò più attenta. Poi gli errori si fanno lo stesso, si capisce, si fanno errori diversi. Per questo voglio provare e riprovare, anche se lo so che la perfezione non esiste o se esiste non si può raggiungere mai. Però una tensione verso il meglio non è sbagliata, è giusto provare e mettercela tutta. E poi se non è giusto pazienza, lo voglio fare e lo faccio. Ci sono dei momenti in cui mi accorgo all'improvviso che sto andando in bicicletta e mi dico da sola ehi, so andare in bicicletta e mi sembra impossibile. Eppure è vero, e adesso non cado nemmeno quando me lo dico, si vede che mi sono abituata. Voglio fare un po' di foto, ci sono degli scorci bellissimi su questo naviglio, a raccontarli nessuno ci crede, specie se come prova porto una foto senza nutria. E allora scendo e fisso giù questa bella casa a due passi da viale Monza. C'è un tunnel per passare sotto la strada, si sente subito il fresco, peccato che è corto. Ogni tanto una nuvola passa davanti al sole e i ciclisti ringraziano, ma l'arietta di sabato scorso era un caso straordinario. Ecco il posto della nutria, son sicura, lo riconosco dal tronco che sporge. Scendo e mi avvicino al parapetto. La nutria non c'è ma il posto è occupato. C'è un uccello nero che si liscia le penne col becco e una paperetta che va avanti e indietro Quello deve aver appena fatto il bagno e si sta facendo la messinpiega davanti alla tana della mia nutria, per forza lei non viene fuori. Aspetto un po', cammino avanti e indietro anch'io come la paperetta ma niente, si vede che non è il momento. Gli osservatori di nutrie devono avere molta pazienza e molto tempo da perdere, io oggi sono un'osservatrice di nutrie frettolosa, ci ho la smania. Vado. Al ritorno, casomai. Davanti al ponte c'è questo cartello. Un po' offensivo, a dirla tutta: sarà bassa per voi, per me mica tanto. La prima volta che sono arrivata al baretto mi pareva di aver scalato l'Everest. Il ponte passa proprio sopra l'incrocio. Per non sbagliare ci hanno messo un altro cartello, come se fosse possibile perdersi: c'è una strada sola, è sempre vicino al canale, perfino io sono in grado di tornare a casa. Di qui il Seveso arriva, è brutto da vedere perché c'è una specie di chiusa, o diga, e forse anche una cava o fabbrica, non si capisce bene, sembra più artificiale del canale, magari su wikipedia c'è scritto. Dall'altra parte il Seveso va via e si vede che è un fiume vero, con le sue belle rive irregolari. Difatti, ecco un altro cartello. Adesso mi fanno un po' ridere, ma la prima volta li leggevo tutta fiera, pensa, Vimodrone! pensa, Cologno Monzese! Pensa, Cernusco sul Naviglio! Cassano d'Adda no, non ci sono mai arrivata. Però chissà, c'è un punto, più avanti, dove la ciclovia incontra la metropolitana. Alla domenica si può salire con la bici, dieci minuti e sei già lì, e allora anche l'Adda diventa possibile. Qui c'è sempre qualcuno che si ferma a riposare, o a pescare giù dal ponte. Sempre tranne che in questo preciso momento. Mi fermo io, il posto è libero. Mi rinfresco all'ombra e guardo giù per la discesa. Una discesa ripida e in curva che va a finire dentro un tunnel stretto e buio, per passare sotto all'autostrada. Ti butti giù a rottadicollo e poi d'improvviso sei cieco. Una paura, io poi non ho nemmeno il campanello. Ogni volta mi dico che me lo devo comprare, non posso andare avanti a fare la tosse per far spostare i pedoni. Del resto non mi va nemmeno di gridare pista!, come si fa in questi casi? si chiede permesso? Scusi per favore vorrebbe per cortesia guadagnare il bordo della pista ciclabile di modo che io, che per l'appunto starei ciclando, possa procedere nella direzione di marcia. Insomma, faccio due colpi di tosse e così si tirano da parte. Sono impaziente, l'ho già detto? Da qui in poi le strade si attraversano, non ci sono più le gallerie e ogni volta sono salite e discese per raggiungere il livello stradale. La cosa bella delle salite è che poi c'è la relativa discesa, con la relativa l'arietta che ti accarezza le ascelle.
Quello della foto qui sopra è il pezzo più brutto. Il canale ha le rive squadrate e lisce che sembrano marciapiedi, alberi pochi e piccoli e i prati a lato, saranno anche ben tenuti ma sembrano artificiali, sembrano quei campi di calcio fatti di moquette che ci sono negli oratori, non ti porta nemmeno vicino alla sospensione dell'incredulità. Faccio questa foto per documentare, non son tutte rose e fiori.
L'ho messa piccola perché è venuta un po' sfocata. Però, delle volte, anche un pif... |
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