Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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A me non dispiace che la natura si faccia sentire ogni tanto. Vabbè, non è la mia macchina quella sommersa dall'acqua e nemmeno la mia cantina allagata. Oddio, la cantina non so, può anche essere, non sono andata giù a a vedere.
Ho scritto su Facebook che mio papà attraversava viale Zara con le latte di conserva fissate sotto i piedi, non so come facesse perché non ero ancora nata ma me lo immagino. Me l'ha raccontato mia mamma e non fatico a crederci, mio padre ha sempre affrontato i problemi che gli si presentavano davanti in modo creativo. Anzi, ha sempre voluto fare a modo suo, possibilmente trovando soluzioni diverse da tutti gli altri. Tagliare scorciatoie, evitare la coda, conoscere qualcuno che ti procura un piccolo privilegio. Tutte quelle cose che io evito come la peste. Io voglio percorrere la via maestra, mainstream, detesto le scorciatoie buie. Perché lo so che poi ci si mette di più, e lo sconto mi costa tanto quanto la mancia che devo dare a quello che me lo fa ottenere, ma l'effetto è che non mi godo nulla perché mi sembra di averlo rubato o peggio, di aver contratto debiti di riconoscenza impossibili da ripagare. Voglio avere il pieno diritto nelle mie cose, senza rubacchiare, imbrogliare o andare a zigzag. Che belle pretese e coerenza granitica da adolescente, non è poi così che succede. Quasi mai.
Era il 2003 credo, l'avevo accompagnato all'ospedale per operarsi un piccolo polipo alle corde vocali e per tornare ci avevo messo due ore e mezza, bloccata in via Pianell col radiatore che bolliva. La mattina dopo, per stargli vicino dopo l'operazione ero andata a piedi al Niguarda, sotto i ponti di viale Zara c'erano le passerelle come a Venezia. Ci avevo messo poco più di mezzora, con gli stivali da vela, la cerata e tutta la calma, senza bisogno di scorciatoie. Ma come? Sei venuta a piedi? Ebbè, che ci vuole. E' solo un po' d'acqua.
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