Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Agosto 2015

Confesso che ho camminato

Post n°991 pubblicato il 31 Agosto 2015 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Ho cominciato in agosto, non so dire con precisione la data esatta e nemmeno contare il numero di passi perché ci pensava Massimo e io ero ancora ignara. La prima volta solo due o tre chilometri, forse l'ha detto tornando dalla stazione, forse dall'esselunga di viale Zara. La seconda qualcosina in più, arrivati sotto casa mia gli avevo chiesto io, quanto abbiamo fatto oggi? Quattro chilometri, caspita, mi sembrava tantissimo.
Il sabato mattina non mi aveva chiamato. Sono uscita da sola ma ormai il tarlo si era insediato, volevo sapere anche io e mi sono scaricata Pacer, una a caso che ho trovato su Play store.
Ho camminato tutti i giorni, ho camminato a Milano e ho camminato in vacanza, ho misurato l'asfalto bollente - ma cercavo di stare dalla parte dell'ombra - e i sentieri nel bosco, le spiagge del lago, le vecchie pietre del borgo, campanili e muretti coperti di muschio.
Ho rifatto le vie che conoscevo, magari ci ero passata in bici o in auto o in tram e questa volta ho apprezzato infiniti particolari che la velocità mi aveva precluso, ho annusato il profumo delle cucine, l'aroma sparso dalla finestra del primo piano o dal retrobottega del panettiere ancora aperto, l'erba tagliata, la terra bagnata dai portinai in calzoncini corti e zoccoli.
Ho camminato e sentito sotto le suole le asperità della strada, la ciclabile così elastica e liscia che accarezza i polpacci, i sassolini del parco e la polvere, le mattonelle, i sampietrini, i quadrelli sconnessi, a volte anche cemento, sempre grigio, sporco.
Ho camminato e guardato le vetrine, gli orti nascosti dietro una porticina, i giardini sontuosi dietro un portone in centro, le panchine scritte e i graffiti, gli alberi, tanti alberi, le aiuole, l'erba. Ogni giorno ho fatto almeno una foto, anzi ho fatto tantissime foto, primo piano di un fiore, campo lungo di un prato, cieli azzurri e vecchi palazzi.
Ho camminato nel silenzi delle vie deserte, in mezzo alla strada e sul marciapiede, lungo il naviglio con il sottofondo delle cicale, trasalendo per il richiamo improvviso di un'uccello acquatico, nessun cane abbaiava in lontananza.
Ho bevuto alle fontanelle, ho riempito la mia borraccia alla macchina dell'acqua, ho mangiato frutta, le banane portate da casa, bacche selvatiche quasi mai.
Ho consumato le scarpe e adesso il ditone vorrebbe uscire, si intravede dietro la stoffa lisa, dovrò separarmene e mi spiace, erano scarpe di poco prezzo ma la suola era spessa, assorbiva la fatica mentre la tomaia era sottile e mi lasciava respirare.
Le vacanze sono finite, anche l'estate è quasi finita e manca proprio poco al tempo degli stivali. Ci ho fatto caso, mancano nove a mille e poi basta: le cose finiscono signora mia, bisogna farsene una ragione.
Non ne ho voglia ma sono pronta, procediamo.

 
 
 

Descrivere i luoghi e poi visitarli per vedere se è vero

Post n°990 pubblicato il 15 Agosto 2015 da LaDonnaCamel
 

Qualche anno fa mi sono trovata a scrivere una storia che si era svolta in un luogo e un tempo che non avevo abitato. Tutti i migliori maestri della scrittura, o almeno tutti quelli che hanno contato qualcosa per me, avevano sempre raccomandato che occorre documentarsi su ogni particolare, se possibile vedere con i propri occhi, sperimentare, vivere di persona e, se proprio non si può, leggere e studiare chi l'ha fatto, andare in biblioteca. Una volta si faceva così, si andava in biblioteca, adesso invece è un po' più comodo ma il lavoro rimane importante.
Certe volte le storie che scriviamo ci portano lontano, le storie ci portano dove vogliono loro e non ci resta che tentare di stare al passo.

Poi c'è la vita vera che ti fa gli scherzi e ti porta lì, proprio in quei luoghi che avevi già visitato con la fantasia e non è una sorpresa poi così grande scoprire che sono proprio come li avevi immaginati, perché avevi guardato le mappe e le foto su google, avevi letto dei libri e avevi visto i film, e certi posti rimangono sempre uguali o cambiano poco con gli anni. Così se uno ti chiede se è autobiografia in un certo senso può diventare vero, puoi descrivere i luoghi e poi visitarli per vedere se erano così.

Omegna

Avevano affittato una palazzina vicino a Omegna e pagavano le camere in una pensione per i dipendenti. Amilcare lo fece sapere a Rina tramite un conoscente che ogni domenica andava in bicicletta da Milano a Ghiffa a trovare la morosa.

 

paese

Nelle due stanze ammobiliate che avevano preso in affitto non c’era il telefono, ce n’era uno nel bar in piazza e verso sera era tutto un andare e venire di donne a rispondere ai mariti e poi le novità venivano riportate di bocca in bocca, si sapeva tutto di tutti.

omegna

Amilcare non fece una piega quando lo vide appoggiato a un palo, proprio di fronte all’ingresso degli uffici sfollati. Lo portò con sé in trattoria e gli versò anche mezzo bicchiere di rosso.

 

croce bianca

Rimasero nella stanza della pensione Croce Bianca senza parlare o quasi fino al momento di rientrare a lavorare.  Gli disse di riferire alla mamma che stava bene e che sarebbe venuto a Ghiffa alla fine del mese, in corriera o in qualche modo.  Gli diede quindici lire di mancia, gli mise una mano sulla testa e gli disse di stare attento.

Il pezzo intero è ancora qui

 
 
 

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