Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Aprile 2015

Stamane s'è fatta poesia

Post n°979 pubblicato il 29 Aprile 2015 da LaDonnaCamel
 
Tag: LGFDP

 

lumaca

La lumaca è tornata, io sto dietro la tenda rossa a mettere rime nei retini e facce colorate sui quaderni. Ma poi, quando la festa finisce e tutti vanno a casa, noi ci si ferma un momento a ricordare. È sempre bello fare l'editore alla Grande Fabbrica Delle Parole.

www.grandefabbricadelleparole.it/

 
 
 

Come cambia il mondo, caro lei.

Post n°978 pubblicato il 28 Aprile 2015 da LaDonnaCamel
 

Qualche giorno fa mi è capitato di impostare il sito web per una fotografa, amica di una mia amica, metto anche il link perché ha bisogno di lavorare, è specializzata nelle foto di cucina ma fotografa qualsiasi cosa http://www.isabellafotofood.it/ e gnente, lei è proprio uno di quei casi che ogni tanto mi sono trovata a citare: aveva un negozio di sviluppo e stampa di pellicole e foto con annessa la sua bella sala di pose, il suo archivio di migliaia di diapositive, gli ingrandimenti e i servizi. Adesso niente di tutto questo ha più senso, il negozio ha dovuto chiuderlo, le foto delle ricette le trovi a pochi centesimi nei siti specializzati e anche la professione del fotografo ha subito dei cambiamenti importanti.

Ma non solo la professione. Sto pensando a come facevo io le foto delle vacanze, per esempio. Avevo una macchina reflex a pozzetto, tipo rolleyflex ma più scadente, una specie di sottomarca che si chiamava, e si chiama, Yashica, visto che ce l'ho ancora. I negativi avevano un formato più grande del normale, 60x60 millimetri e costavano un botto da fare sviluppare e stampare. Un rullino conteneva 12 foto, per dire. Però il risultato valeva la spesa. Per questo motivo, e anche perché a quei tempi non lavoravo ancora magari non avevo tanti soldi, non sparavo le foto a caso, le centellinavo, le pensavo e le studiavo prima di scattare, facevo solo quelle veramente indispensabili. uffa uffa

Domenica scorsa da mia mamma ho rivisto tante vecchie foto e c'erano anche due o tre ingrandimenti di una vacanza molto lunga per i miei standard attuali: 40 giorni in mare, tutto il periplo della Sardegna partendo da San Vincenzo. Sai quante foto abbiamo fatto quella volta? 48 in tutto: 4 rullini. Circa una al giorno, due alla domenica.

uffa uffa

Alcune sono state pubblicate sulle riviste di nautica, quelle due qui sopra per esempio. Un autoscatto vero e un tramonto che non avevo nemmeno fatto io ma quel capellone magro che stava lì con me.

Oggi sono andata all'ospedale fatebenefratelli per un controllo, niente di preoccupante, partecipo a uno screenng e ogni due anni mi fanno la foto a quello che ho dentro le tette.
Invece che percorrere di nuovo tutto il labirinto sotterraneo, sono uscita dal cortile e ho notato dei curiosi camini lucenti: non ho resistito ed eccoli qua.

camini

Era una giornata molto bella, ventosissima, i nuovi palazzi vetrati riflettevano un cielo interessante, ho voluto fare due passi verso casa ed ecco qua la torre Unicredit.


cielo

E lo skyline delle varesine dal campo di grano che hanno seminato qualche settimana fa, non è bellissimo?

varesine


E questi arridatoi in acciao inox che brillano sul ponte sopra via Melchiorre Gioia?

 

arridatori

Hai capito cosa volevo dire? Mettici anche la macchina elettrica che fa la carica nel parcheggio, non sapevo che si potesse già fare, sono curiosa di tutto ma questa te la risparmio, non era poi un gran che, mettici lo scorcio di porta nuova, e la torre del formaggino. Insomma, hai capito. Ho fatto 38 foto in mezzora.
Caro lei, come cambia il mondo.

 
 
 

Camminando per la strada ho visto una donna camel

Post n°977 pubblicato il 20 Aprile 2015 da LaDonnaCamel
 

Stamattina tra una commissione e l'altra ho visto una donna camel in un giardino di via Borgogna. Guarda là! ho pensato. Ho estratto il mio fido LG e clic.

 

camel

Poi sono andata in via Vivaio 1 dove c'è la sede della Città Metropolitana. Avevo guardato sul sito per sapere quando sono aperti e avevo anche preso nota:

da lunedì a giovedì
9.00-16.00
venerdì
9.00-13.00

Molto bene, sono solo le dodici e venti, posso fare la mia commissione e tornare a casa a un'ora ragionevole.

Chiedo in portineria e un usciere molto gentile mi avverte che gli uffici sono chiusi, non c'è nessuno, sono andati tutti a pranzo. Ma come? Ma se sul sito c'è scritto, e mentre parlo zelantissima gli mostro lo schermetto luccicoso del fido LG, veda, è il vostro sito, non un altro, c'è scritto tutto.
Che le devo dire signora, mi ha risposto dolcissimo, senza perdere la calma, io lavoro qui e non guardo mai il sito, gli orari li so a memoria. Ora non c'è nessuno ma se vuole, quando tornerà qui alle quattordici e trenta può farlo presente allo sportello rapporti con il pubblico.

Tornando a casa ho pensato che potrei aprire anche io uno sportello rapporti con la pubblica amministrazione. Potrei farli venire due o tre volte per ogni cosa, potrei far compilare moduli e chiedere la carta d'intentià. Potrei mettere i numeretti per far rispettare i turni e quando toccasse al postino chiuderei lo sportello senza una spiegazione. Lo so, sono una brutta persona.

 

 
 
 

La dozzina è dozzinata

Post n°976 pubblicato il 16 Aprile 2015 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Dunque noi si chiude, la dozzina è dozzinata. Di tutti ho letto solo Dimentica il mio nome, che mi è stato regalato e sono felice di avere il cartaceo perché è molto più bello così e i soldi a Michele non li vorrei mai levare.

Mi dicono che La ferocia è imperdibile, non so.

Per quanto riguarda noi quattro gatti che abbiamo scritto ancora su richiesta, sono venute fuori alcune trovate interessanti. Da parte mia ho cercato di fare qualche cosa che non sembrasse fatta apposta perché a furia di fare esercizi si finisce per imparare a fare esercizi e non a scrivere. Il che va anche bene, s'intende, faccio tante parole crociate a schema libero e ho imparato a fare le parole crociate, cosa se no?

Grazie ancora a Coniglio mannaro, Angela, Marina e Michele per aver partecipato.

Il Comitato direttivo del Premio Strega, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega con il patrocinio di Roma Capitale e il sostegno di Unindustria – Unione delle Imprese e degli Industriali di Roma Frosinone Latina Rieti Viterbo, ha selezionato i dodici libri che si disputeranno la sessantanovesima edizione tra i 26 presentati lo scorso 3 aprile dagli Amici della domenica:
 
1.       Il paese dei coppoloni (Feltrinelli) di Vinicio Capossela                   
       Presentato da Eva Cantarella e Gad Lerner
2.       La sposa (Bompiani) di Mauro Covacich                   
       Presentato da Dacia Maraini e Sandro Veronesi
3.       Storia della bambina perduta (e/o) di Elena Ferrante                     
       Presentato da Serena Dandini e Roberto Saviano
4.       Final cut (Fandango) di Vins Gallico              
       Presentato da Renato Minore e Luca Ricci
5.       Chi manda le onde (Mondadori) di Fabio Genovesi             
       Presentato da Silvia Ballestra e Diego De Silva
6.       La ferocia (Einaudi) di Nicola Lagioia            
       Presentato da Alberto Asor Rosa e Concita De Gregorio
7.       Il genio dell’abbandono (Neri Pozza) di Wanda Marasco                
       Presentato da Francesco Durante e Silvio Perrella
8.       Se mi cerchi non ci sono (Manni) di Marina Mizzau             
       Presentato da Umberto Eco e Angelo Guglielmi
9.       Come donna innamorata (Guanda) di Marco Santagata                 
       Presentato da Salvatore Silvano Nigro e Gabriele Pedullà
10.    Via Ripetta 155 (Giunti) di Clara Sereni                    
       Presentato da Massimo Onofri e Domenico Starnone
11.    XXI Secolo (Neo) di Paolo Zardi                     
       Presentato da Giancarlo De Cataldo e Valeria Parrella
12.    Dimentica il mio nome (Bao Publishing) di Zerocalcare                  
       Presentato da Daria Bignardi e Igiaba Scego

 
 
 

Lo zen e l'arte della manutenzione della caffettiera

Post n°975 pubblicato il 11 Aprile 2015 da LaDonnaCamel
 
Tag: EDS
Foto di LaDonnaCamel

Avevo una caffettiera che era stata di mia nonna, me l'avevano assegnata in dote quando mi sono sposata. Era già fuori produzione all'epoca ma noi, intendo le donne della mia famiglia, quando era fallita la ditta che le produceva avevamo fatto incetta e ne avevamo anche qualche esemplare di riserva. Si trattava di una macchinetta molto particolare, era in grado di fare il caffè espresso senza bisogno di corrente elettrica, utilizzando acqua calda e, per metterla in pressione, la forza muscolare dell'operatore. Quando venivano i miei amici restavano ore a guardarmi azionare i bracci, Mario in particolare voleva sempre fare lui il caffè e passavamo le notti svegli da quanti ne bevevamo.
Poi le ingiurie del tempo hanno avuto ragione, se non della struttura, che era una fusione di alluminio in monoblocco, robustissima, si potrebbe dire quasi eterna, delle guarnizioni di gomma. Si erano seccate, degradate, vulcanizzate, chi lo sa. Non tenevano più. L'acqua calda schiacciata dentro a forza di braccia spruzzava dal di sopra invece che passare attraverso il caffè, spruzzava dappertutto una fanghiglia grigiastra ma il caffè no, la tazzina restava vuota. E non erano ovviamente più in commercio, l'ultima l'aveva trovata mia zia su una bancarella della Fiera di Sinigaglia ma era stato un caso, una fortunata coincidenza.
Così me ne sono fatta una ragione e mi sono comprata una macchina espresso come quella del bar, una Saeco. A quei tempi non c'era ancora George Clooney e le sue capsulette colorate, ma poi, ti pare che dobbiamo bere il caffè degli americani? Ma se son famosi per il caffè schifoso, al pari dei tedeschi e degli inglesi, che apposta hanno inventato il té visto che non riescono a berlo nemmeno loro.
In ogni modo nella mia si metteva la polvere direttamente nel filtro, tale e quale al bar, ma più in piccolo. Era buonissimo, mi dispiace dirlo ma era anche meglio di quello della nonna.
Purtroppo sic transit gloria mundi anche questa a un certo punto ha cominciato a sgocciolare invece che erogare, tossicchiare, soffiare vapori come un drago costipato fino a seccarsi definitivamente.
Sì sì, lo so cosa stai per dire: è il calcare.
Non sono così sprovveduta, avevo fatto il ciclo di manutenzione come scritto sul manuale, avevo messo le bustine, le pastiglie, il liquidino ma niente, zero calcare. Cosa dovevo fare? Ormai mi ero abituata, ne ho presa un'altra. Una Bagutta tutta rossa, compatta e economica. E' durata meno di un anno. Chi più spende meno spende, signora mia.
Ma io ero già povera, la crisi cominciava a farsi sentire e il lavoro a scarseggiare: non potevo permettermi di comprare un'altra, ennesima macchina del caffè, e tanto meno più spendere per meno spendere. Rassegnarmi alla moka? Mai.
Ho messo via i punti dell'Esselunga e ho preso la De Longhi Urania, un modello di prestigio ma diffuso, tutta cromata con sopra un pomello rotondo nero e un balconcino con la balaustra per mettere a scaldare le tazzine. Sembrava un ufo. E faceva il caffè a ufo, con la cremina sopra come nei migliori sogni delle pubblicità.
Quando ha smesso di funzionare non me la sono sentita di buttarla, l'ho messa in un ripiano in alto con lo stesso spirito di quelli che si fanno congelare nell'attesa che qualcuno scopra un rimedio contro la malattia mortale che li ha uccisi.
Il caffè della moka non è poi così male, specialmente quella dell'omino coi baffi, la Bialetti autentica.
Non è vero, lo ammetto, è una bugia.
Io poi non ce l'ho nemmeno. Ho una Tobino in acciao inox un po' ammaccata e con il manico bruciato, con la plastica sciolta in basso in una goccia e di più non si può fare, ci sono altre priorità. Il caffè anzi è meglio se non lo bevo: sono vecchia, sono stanca, non dormo la notte e ho avuto anche il colpo della strega.

A lungo andare, sai, ci si accontenta, spesso vado al bar della pasticceria Martesana con Massimo e mi godo il super espresso vero, a volte l'accompagno con una brioche alla marmellata di albicocche, la fanno loro, a volte con due biscotti Campiello che mi porto da casa, costano meno.
Se ti rassegni e non ci pensi più vedrai, succede l'imprevisto, ed è successo una mattina chiara di qualche giorno fa. Dopo il caffè alla Martesana siamo andati a far due passi e Massimo mi ha raccontato che la sua macchina del caffè espresso non funziona più.
Sto pensando di comprarne un'altra, mi ha detto, il caffè non esce, sputacchia e borbotta, deve essere rotta.
L'hai fatto il ciclo del calcare? gli ho ricordato, saputella.
Sì, due volte, ma non cambia niente.
Nel frattempo siamo arrivati alla stazione centrale all'ingresso di Mediaworld, quello che da non molto ha sostituito il Saturn perché pochi negozi, in questa città, restano lì dove sono per tutto il tempo.
Ne vuoi comprare un'altra?
Mah, vediamo cosa mi dicono. E' in garanzia ma non l'ho comprata qui.
I due giovanotti del reparto, uno biondino, l'altro calvino, ci stanno a sentire con interesse. In una mattina feriale il reparto è vuoto, si annoiano forse?
Il calcare non c'entra, signora mia, la colpa è dell'olio del caffè che intasa i condotti. Bisogna sgrassare la macchina con le pastiglie di manutenzione Saeco.
Ah, davvero? E quanto costano?
Dieci euro, ma non le abbiamo. Sono terminate.
A dire la verità il discorso è stato molto più lungo e articolatissimo, botta e risposta, ma lo faccio breve per non annoiare il mio unico lettore ancora rimasto sveglio. Grazie sai, significhi molto per me.
A pensarci bene, credo che i due venditori ci abbiano detto un segreto che andava contro il loro interesse e contro la casta tutta dei venditori di caffettiere espresso e secondo me doveva essere vero. Massimo dubitava un po' ma io insistevo, bisognava mettere alla prova la soffiata il più presto possibile.
Siamo andati di filato in via Scarlatti dove c'è un piccolo negozio di riparazione e ricambi di elettrodomestici. No, non è il ferramenta che fa le officine in miniatura ma è lì vicino. Non aveva le pastiglie ma le poteva ordinare, ci interessava?
Certo che ci interessava.
Dopo soli due o tre giorni ecco le pastiglie.
Lo facciamo insieme? lo fai tu? Lo faccio io?
Lo faccio io, tanto non ho niente da perdere.
Ho preso la scala e ho tirato giù il cadavere della mia De Longhi. Era tutta impolverata, opaca, non sembrava neanche lei. L'ho lavata, l'ho pulita, l'ho lustrata e poi l'ho messa vicino alla Saeco di Massimo, sembrava l'ospedale delle caffettiere.
Ho aperto il pacchetto delle pasticche e con la lente ho letto le istruzioni: si vede che doveva essere proprio una ricetta magica come quella che si ricava l'oro dal piombo con la pietra filosofale perché erano scritte piccolissime, più del bugiardino delle medicine, e reticenti, certe cose le ho dovute indovinare.
Non dirò niente infatti di come ho smontato il portafiltro e il filtro, di come l'ho immerso nella portentosa soluzione, di quanto tempo ho atteso l'effetto dell'intruglio, dei buchetti ribucati e delle valvole stappate, non vorrei subire ripercussioni dal sindacato dei venditori di macchine del caffè espresso. E poi sono esperienze che, raggiunta una certa età ciascuno deve fare da sé.
Dirò solo che la resurrezione della caffettiera è possibile e avviene due o tre giorni dopo la nostra pasqua, che sono di nuovo espressizzata come nei miei anni migliori e se mi vieni a trovare ti offro uno dei miei famosi caffè, forte e ristretto, con due dita di cremina sopra e il profumo inconfondibile della miscela Flaiano.

Quella sporca dozzina verrà decretata giovedì 16, restano ancora pochi giorni per  partecipare al gioco come già hanno fatto Coniglio mannaro, Angela, Marina e Michele

Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è.

 
 
 

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