espe dixit
pensieri, parole, opere, o_missioni di un bipede« . | ogni volta » |
Io non ho idoli, e neanche dei.
Credo caparbiamente nella vita, nelle idee e nell’istinto.
Fabbrico radici provvisorie lì dove sto bene.
Mi è capitato spesso di star bene in un posto, trovare il clima adatto, i tempi giusti, la luce che serviva alla mia pelle per fiorire. Talvolta anche la musica mi era congeniale.
E’ importante, la musica.
Puoi vivere senza, sì.
Anche senza l’amore puoi vivere, e anche senza il mare.
Ma senza respirare non puoi vivere, e mi è capitato di trovare posti dove il respiro mi veniva facile. Assecondavo spontaneamente i ritmi inventati dal mio corpo e superavo le giornate, una dopo l’altra, senza fatica. Mi lasciavo ammaliare dall’idea di potermi fermare, appoggiare le mani sul tavolo, costruire certezze fatte di piccoli pezzi pazientemente assemblati.
Così permettevo alle mie piccole radici di sprofondare un po’, di lasciarsi coccolare e accarezzare dall’ambiente tiepido e avvolgente, di sentirsi protette e rassicurate.
Per un po’ di tempo i nervi si distendevano; assaporavo, quieta, la sensazione di essere finalmente a casa, tra odori conosciuti e cose lasciate e ritrovate nello stesso posto.
Infilavo lo stupore in tasca e imparavo a memoria i versi del tempo sempre uguale, lasciandomi incastrare senza opporre resistenza in meccanismi che, lavorando inosservati, m’impedivano di produrre pensieri alternativi.
Ho fabbricato spesso radici provvisorie, aggrappate velocemente a terreni che sembravano fertili, e forse lo erano anche.
Credo sia il mio modo di aggredirli a renderli improbabili.
Ogni volta mi avventuro e scendo in profondità, nel caldo umido invitante, frugo, frugo e va a finire che prima o poi le mie dita toccano il marcio, e si ritraggono, inorridite, pur sapendo che ogni terra sana ha i suoi sani vermi.
Torna a riproporsi il solito sogno, con me legata come un involtino al palo, e gli idoli e gli dei a danzare, il ghigno vestito da maschere sorridenti, intorno.
Sento, nel sonno, il tintinnio delle catene che nascondono dietro la schiena.
Così, rapidamente come son venuta, fuggo.
Bastano poche parole incastrate fra loro in modo intrigante a farmi tuffare ancora dentro brividi in cui annaspo più di quanto vorrei.
Basta che il sole, un giorno, abbia un colore leggermente diverso, a farmi cambiare strada, attratta dalla luce, che vedo, e dall’ombra, che annuso.
Mi infilo, passerotto e lupo, nel bosco più fitto che c’è, e vi saluto, idoli. Vi saluto, dei.
Il vostro ballo non mi prende. Ritiro le frementi radichette, svuoto le tasche e inforco la mia vita a metà tra il pari e il dispari, facciamo un pari diesis.
[disegno di loscrittoree]
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C_ARTIGLI
"L'amore non possiede né vuole essere posseduto."
K. Gibran
"L'amore non possiede né vuole essere posseduto. Parla per te."
Espe
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qual è il colmo per un assessor alla cultura della Lega Nord?
Promuovere scambi gutturali
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FISIONOMIA DI UN AMICO
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ANGELO VASSALLO
Sindaco di Pollica (SA)
ucciso il 5 settembre 2010
Uccidendo Vassallo, la mafia non ha voluto solo difendere le attività legate al narcotraffico e all'edilizia. Ha ucciso un profeta. Un eletto dal popolo che affrontava con intensità e coraggio le disfunzioni più evidenti ella società contemporanea.
Alain Faure - direttore di ricerca Istituto di studi politici di Grenoble - LE MONDE
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A PEPPINO IMPASTATO
UOMO LIBERO
LORO NON AVEVANO LA SCORTA
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