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Messaggi di Aprile 2012

GRRRRR

Post n°833 pubblicato il 24 Aprile 2012 da atapo
 

 

VIAGGI ... NON  VIAGGI...

Quando in famiglia fu chiaro (vedi post 821) che al posto del tour in Sicilia il massimo dell'avventura di un viaggetto primaverile sarebbe stato passare il lungo ponte 25 aprile-1 maggio nel Lazio da mia suocera, visto che LUI aveva intenzione di sistemarle l'impianto elettrico, io espressi il più gentilmente possibile la mia opinione, cioè che non avrei retto sei (dico SEI) giorni in quel modo, ad ascoltare le chiacchiere incessanti di mia suocera rivolte rigorosamente al figlio che a mezz'aria sulla scala faceva passare fili e collaudava lampadine, avendo come diversivo (forse) visite a qualche mercato e (sicuro) pranzi e cene luculliane ed ingrassanti con gli altri parenti che ci sono laggiù. Dissi che me ne sarei andata...

Da quel paese ci sono corriere, c'è il treno...sarei andata a Roma, o in qualche altro posto, non importa, partita al mattino e tornata alla sera. Sola, naturalmente, non è il massimo comunque...

Quando poi LUI dopo diversi giorni telefonò alla sua mamma e insieme agli auguri di Pasqua la informò del nostro arrivo, ecco quale fu la risposta: “MA IO NON CI SONO; VADO IN EGITTO !”

Direi che a 85 anni è più furba del figlio!

Sentii la risposta in tempo reale perchè mettiamo il viva voce e...il mio cuore fece capriole!

CIOE', DOVREI TORNARE IL 25 O IL 26, non ricordo bene, te lo farò sapere...”

Le capriole finirono in un tonfo perchè LUI disse: “ Veniamo appena torni” .

Io dopo tentai di convincerlo che una signora di 85 anni dopo una settimana in viaggio per l'Egitto ha bisogno di qualche giorno di relax, forse non è il caso che le piombiamo in casa, lei si sentirebbe in dovere di prepararci di tutto e di più, le restiamo fra i piedi e LUI le butta per aria la casa per questo benedetto impianto (come fa nei bricolages qui in casa nostra). Macchè! Ma in fondo che si ricorda LUI di viaggi e di ritorni, visto che si muove da casa solo due volte all'anno?

Così nelle successive telefonate per accordi si decise che saremmo arrivati da lei il 27 mattina.

Ma saremmo partiti lo stesso il 25, per fare un giretto noi due...dove? Bella domanda!

Diverse volte chiesi a LUI se aveva qualche idea, dove avrebbe voluto andare...nessuna risposta! Io avevo altro da fare che cercare mete e organizzare giri nell'Italia centrale, i giorni passavano, allora gli ho proposto alcuni luoghi tra cui scegliere (come al solito, così non si sente “costretto”), ma ancora nulla, infine ieri l'altro mi sono rimessa su internet e ho scoperto che a Bomarzo il 25 c'è un palio con una sagra. Bomarzo era uno dei paesi nella mia lista, c'è da vedere il parco dei mostri...pare che la sagra di Bomarzo gli vada a genio: ALLELUIA!

Ma per arrivare in tempo al palio bisognerebbe partire domattina abbastanza presto ...ostacolo quasi insormontabile per LUI!

Anche perchè oggi avrebbe dovuto passare tutta la giornata al camper per farci dei lavori prima della partenza, invece diluvia e LUI è sempre qui in giro per casa: quasi di sicuro non andrà. Domani chissà, come al solito: con i suoi tempi tecnici di viaggio non ci batte nessuno nell'arrivare quando le feste sono già finite, è già capitato diverse volte...

Poi dal 27 al 30 ci sono ben quattro giorni: io ho dato un'occhiata anche alle mostre che ci sono a Roma in questo periodo, per scappare se non ne potrò più...

Ah, dimenticavo: black out per quanto riguarda internet fino al ritorno, naturalmente. Nemmeno un po' di realtà virtuale a farmi compagnia! Tanto, cosa vuoi che siano sei giorni...

In Sicilia le previsioni metereologiche danno un tempo gradevole...sarebbe stato proprio un bel viaggio...

(Sì, oggi mi sento cattiva, quasi perfida)

 

mostro nel parco di Bomarzo

 

 

 

 

 
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METEO

Post n°832 pubblicato il 23 Aprile 2012 da atapo
 

 

SOLE, PIOGGIA, FREDDO, VENTO...

...e via così ormai da parecchi giorni. D'accordo, di acqua ce n'è bisogno altrimenti quest'estate ci saranno grossi problemi di siccità, ma una bella...

...pioggerellina

che picchia argentina

sui tegoli vecchi

sull'orto

sul fico e sul moro

ornati di gemmule d'oro...”

come diceva (più o meno) quel poeta che studiavamo alla scuola elementare un secolo fa, ormai ce la possiamo scordare, pare che la pioggia normale di primavera non esista più.

Qui si susseguono temporali improvvisi, nuvoloni gonfi e bassi, temperatura in picchiata, vento sgarbato, umidità da far paura. Quindi maglione, ombrello, cappello, la giacca non basta perchè ci si inzuppa completamente e allora l'unico che funziona veramente è il giaccone impermeabile da marinaio che ho comperato in Bretagna...e se lo usano i bretoni marinai, come diceva Asterix, vuol dire che regge l'acqua del diluvio!

Poi all'improvviso torna il sole, tutto si scalda, ma si resta immersi in una nuvola di umidità e di vapore, si suda...e col bretone giaccone faccio la sauna!

In questo modo il raffreddore e la tosse non mi passano mai, ma c'è di peggio: sono metereopatica e questa stagione mi innervosisce e mi intristisce fino a farmi star male. Così facilmente vedo nero, penso in negativo, le cose belle che ho attorno non riescono ad avere il sopravvento su quelle inevitabilmente meno felici. Così mi sento triste, oltre che stanca...vorrei rinchiudermi in un baule, restare al buio, dormire finchè questo momento non sia finito, così almeno non corro il rischio di far pagare ad altri conseguenze poco garbate di questo mio stato d'animo. E invece bisogna far finta di niente, sorridere, essere gentili, dribblare le situazioni di stress e aspettare che tutto passi insieme ai temporali. Avrei voglia di star sola, ma quando sono sola sento ancora più fastidio e tristezza...e dire che il marito in questo periodo è anche meno musone del solito e abbastanza disponibile, mi ha accompagnato a far la spesa, ha girato il video allo spettacolo dei bambini e mi ha pure detto che è stato bello, lui sempre così avaro di complimenti, oggi siamo usciti insieme...Così mi sento ancora più in colpa e ingrata.

Giovedì sono andata ad una camminata in alcuni giardini storici di Firenze, organizzata dall'Università dell'età libera. Posti magnifici, ma quanta acqua...e vento...e sole...e umidità... abbiamo preso! Riuscivo a stento a scattare qualche foto, tra un'apertura e l'altra dell'ombrello.

Mi veniva in mente quando andammo a passare le vacanze estive col camper per alcune estati consecutive nel nord della Francia e in Belgio, perchè mio marito diceva che voleva fuggire il caldo estivo. L'abbiamo fuggito, sì! Terre affascinanti anche lassù, ma...acqua, abbondantemente, almeno uno scroscio quasi ogni giorno non mancava, eravamo sempre fradici e nel camper non riuscivamo ad asciugare i vestiti. L'ultimo di quegli anni, in Belgio, mio marito ne ebbe abbastanza (finalmente!) e disse che almeno per un po' di tornare al Nord non se ne parlava...e io tirai un sospiro di sollievo: ne avevo le scatole piene di vivere “in umido” l'unico viaggio estivo che facevamo!

A pensarci bene, in questi giorni, oltre che a causa del tempo, mi girano le scatole anche per qualcosa d'altro...ma lo dirò la prossima volta.

 

giardino di Boboli: tulipani sotto la pioggia

 
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PICCOLO GRANDE TEATRO

Post n°831 pubblicato il 19 Aprile 2012 da atapo
 

 

LE PETIT PRINCE...c'est fini !

 

Qualcuno vuole sapere come è andata...ed io voglio fissare questa bella pagina della mia vita.

Dunque, sorprese fino all'ultimo: ieri, appena arrivata con molto anticipo per preparare tutto, la bidella mi ha detto che non potevo usare l'auditorium-teatro perchè il giorno prima era arrivata una circolare che ci sarebbe stato un incontro tra un medico scolastico e degli insegnanti e anche altre stanze grandi risultavano occupate da altri incontri. Come???!!! Dopo che avevo chiesto e richiesto già da diverse settimane, che avevo attaccato il previsto cartello di prenotazione con un buon anticipo...Telefonata rovente all'insegnante vicaria, che per fortuna ha confermato l'auditorium a me e che la bidella trovasse un'altra stanza per il medico ecc.

Poi, mentre radunavo i miei “attori” all'uscita delle 16,30, mi si è avvicinata una mamma con una bambina di Mauritius che avevo conosciuto nella classe in cui ho fatto l'intervento di arte: mi ha chiesto se sua figlia poteva frequentare il mio corso di francese...ora! Per l'anno prossimo semmai, le ho risposto, ora c'è solo lo spettacolo finale. E' rimasta male, dice che l'ha saputo solo da poco che esisteva questo corso: ecco ancora una conferma del modo sommario in cui venne data l'informazione ufficiale a inizio d'anno, come avevo già detto a dicembre!

Infine, si è ripresentata quella bambina cinese “costretta” a lasciare il corso, di cui avevo parlato nell'ultimo post: aveva convinto i suoi a lasciarla per questa volta, voleva assistere allo spettacolo...e noi abbiamo fatto di più: l'abbiamo inserita all'ultimo tuffo nella scena del deserto a cui aveva già partecipato e i compagni sono stati molto gentili trovando soluzioni e guidandola per farla recitare anche in altre scene collettive: i bambini sono stupendi! Direi che nessuno tra il pubblico si è accorto di questa new entry.

Eccezionalmente avevo chiesto a mio marito se veniva a farmi il video, perchè questo lavoro per me era importante e ci tenevo ad averne un bel ricordo ... Lui ha assistito all'ultima prova ieri per organizzare le riprese e devo dire che è stato bravo, ha seguito le indicazioni che gli avevo dato prima a tavolino spiegandogli le scene e i movimenti.

Lo spettacolo è stato...come mi aspettavo e come speravo! Suggestivo, poetico, ognuno ha fatto il suo con l'impegno e la spontaneità che i bambini dimostrano quando fanno qualcosa che amano...ed io ne sono stata molto fiera di questi piccoli principi e principesse che anche quest'anno hanno formato un gruppo imparando a collaborare insieme.

C'è il video, ci sono le foto scattate da tanti spettatori, quelle di gruppo anche insieme a me dopo la fine, quelle che alcuni genitori hanno scattato al proprio figlio in costume di scena, perchè dopo, mentre io parlavo con gli adulti, i bambini hanno ripreso fuori tutto e si sono rivestiti per farsi ammirare ancora un poco.

E' venuta la responsabile dei corsi extracurriculari dell'istituto, ha detto che esporrà le foto nella sede di presidenza, sono venuti alcuni amici che fanno teatro con me e ne sono stata particolarmente contenta, perchè mi hanno conosciuta come regista (e apprezzata, hanno detto), oltre che come attrice.

I genitori hanno chiesto per l'anno prossimo, vorrebbero già conferme...ma questo è un grosso punto interrogativo. Per ora godiamoci il successo e...vi lascio con qualche foto, spero che vi piacciano ...

l'inizio

 


la rosa

 

il viaggio tra i pianeti


l'arrivo nel deserto

 

la volpe

 


gli attori alla fine dello spettacolo

 

 
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PICCOLI PRINCIPI

Post n°830 pubblicato il 17 Aprile 2012 da atapo
 

 

VERSO LA FINE

Mi sono accorta che quest'anno non ho parlato quasi per niente del mio corso di francese con i bambini: ne raccontai qui il periodo iniziale, poi misi alcune foto per Natale, poi più nulla, mentre negli anni precedenti ogni tanto qualche aneddoto o momento curioso era stato occasione di post.

Che è successo? Beh, direi che il motivo principale è che, essendo stavolta molto più “teatrale” che “linguistico”, è stato parecchio diverso, più che racconti avrei dovuto mettere video delle nostre performances, video che comunque non ho girato...

Inoltre mi hanno un po' demoralizzato i tira-e-molla di alcuni, più genitori che bambini: qualcuno dopo poche lezioni si è ritirato, qualcuno frequentava saltuariamente, una bravissima bambina cinese a metà corso ha smesso, con suo grande dispiacere, perchè il babbo, che l'aveva iscritta anche al corso di cinese dal lunedì al venerdì, ha deciso che perdere mezza lezione di cinese alla settimana a causa del francese toglieva molto all'apprendimento del cinese...

Insomma, fino a febbraio io non potevo contare su un gruppo stabile di alunni, le attività andavano ripetute varie volte a causa degli assenti, era difficile creare un buon gruppo affiatato, impostare una recita finale la vedevo una faccenda molto complicata...potevo contare su sei-sette attori, un po' pochi, visto che recitare in francese implicava che non sarebbero riusciti a preparare dialoghi lunghi...

D'altra parte, come avevo detto in dicembre, loro mi avevano lanciato una sfida intrigante: il PICCOLO PRINCIPE !


 

E su questa sfida rimuginavo e rimuginavo, non mi sapevo decidere, mi pareva troppo difficile vista la situazione che ho detto prima...Ogni tanto me lo richiedevano, io rispondevo: “Vedremo...” e prendevo tempo. Intanto rileggevo il libro, parlando con i bambini avevo scoperto che nessuno in realtà l'aveva letto (hanno dai 7 ai 10 anni), ma lo conoscevano un po' come si conosce...un mito, qualche episodio per sentito dire, ne avevano viste alcune immagini...

Durante le vacanze natalizie a Firenze c'è stato uno spettacolo teatrale sul piccolo principe, io ero alle Canarie, ma uno degli alunni l'ha visto e nella lezione successiva ce lo ha raccontato con grande entusiasmo, trasmettendo l'entusiasmo ai compagni e, lo confesso, anche a me.

Così ho deciso di accettarla, la loro sfida. Naturalmente era improponibile la lettura di tutto il testo, né in italiano né tanto meno in francese. Allora ho cominciato con l'invito, nei nostri giochi teatrali, ad imitare i personaggi che già conoscevano. In Francia acquistai una audiocassetta con molte canzoni del musical di Cocciante, “Il piccolo principe”, mai uscito in Italia, canzoni bellissime, ma troppo difficili...però...il brano sull'eco, col protagonista solo nel deserto è molto suggestivo, alcune frasi sono semplici...

I bambini si erano emozionati al suo ascolto, eccoli trasformati in montagne che rispondono ad un principe piombato sulla Terra che si sente solo...bravissimi!

Avevo sbloccato la situazione, forse avevo trovato la via giusta...

In alcuni miei piccoli libri acquistati in Francia, per bambini della scuola materna, c'erano immagini di parti della storia con brevissime didascalie: li abbiamo letti insieme ed ad ogni pagina io ampliavo il racconto, parlando in francese semplice, aiutando a capire con l'italiano: ecco “la storia della rosa”, “la storia della volpe”, la storia del serpente”, “la storia del re”, “la storia dell'aviatore e del montone”, “la storia dei vulcani”, “la storia dei baobab”...

Ascoltavano incantati come quando si narrano le fiabe...poi provavano ad imitare i personaggi...chiedevano tanti perchè...concludevano che c'era molta fantasia...discutevano tra loro se alla fine il protagonista moriva davvero oppure no.

Eravamo già tutti presi da quella storia incantevole.

A questo punto abbiamo passato tutta una lezione al computer, dove su youtube avevo rintracciato i video del musical di cui già erano bravi ad interpretare “l'écho”, per osservare i movimenti più efficaci nella recitazione dei personaggi che avevano scoperto: affascinati soprattutto dai movimenti sinuosi dell'attore-serpente, dalle espressioni di timidezza e ritrosia della volpe che vuole essere “apprivoisé”...Ognuno cominciava ad identificarsi e si proponeva per questo o quel personaggio...


 

Quel giorno abbiamo ascoltato e scelto anche la canzone di Noah che ci sarebbe servita ad un certo punto dello spettacolo, ne hanno imparato in fretta il ritornello.

Io li ascoltavo nelle loro considerazioni, nei loro commenti e nei loro entusiasmi, cercando di intuire quale era il senso che loro stavano dando alla storia del Piccolo Principe, un'opera complessa che secondo me ha molte chiavi di lettura: qual era la chiave che stavano usando i miei principini dai 7 ai 10 anni, qual era il significato che avremmo potuto comunicare col nostro spettacolo?

Ho creduto di trovarlo nel desiderio e nell'importanza dell'amicizia: la ricerca di amici sarebbe stato il nostro filo conduttore. Così ho preparato la sceneggiatura, “capovolgendo” la storia (l'aviatore arriva alla fine!) e decidendo che il protagonista non muore affatto ed è piaciuta ai bambini, alle prove abbiamo aggiustato i gesti e le battute, la fantasia è servita molto nei foulards-costumi e nei palloni-pianeti. Si stanno sforzando di imparare al meglio le loro frasi, non è semplice perchè anche limitandole il più possibile e lasciando molto alla gestualità, ognuno ne ha diverse da dire, visto che i miei piccoli attori sono solo sette!

Un amico di blog mi aveva inviato una musica composta da lui e la usiamo come “colonna sonora” insieme alla canzone: pensate, una musica originale tutta e solo per questo spettacolo!

Non vorrei essere presuntuosa, ma ora mi sento soddisfatta di quello che è saltato fuori, mi pare che riesca ad esprimere almeno un poco della poesia che c'è nel libro...ora basta solo che i bambini diano il meglio di sé ...

...DOMANI!

Perchè è domani pomeriggio che ci sarà lo spettacolo...

 

 
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FESTE

Post n°829 pubblicato il 15 Aprile 2012 da atapo
 

 

UN TRANQUILLO WEEKEND DI MALTEMPO

Le previsioni metereologiche erano pessime, eppure in questo fine settimana io e mio marito avevamo importanti impegni, costretti quindi a non dare assolutamente ascolto a tutti gli acciacchi che la pioggia, il vento e l'umidità di solito ci regalano. E allora coraggio!

Ieri nel pomeriggio eravamo invitati al matrimonio del figlio di quella famosa famiglia perfetta, con successiva cena sui colli fiorentini in una villa sede della congregazione di religiosi e laici di cui fanno parte anche questi nostri amici. La faccenda si è protratta fin quasi a mezzanotte, fra cibarie ed allegri intrattenimenti, alla fine ero stanchissima ed avevo anche mal di testa, talmente stanca che non mi andava nemmeno il bis della torta nuziale...

Un matrimonio perfetto sarebbe stato, se non fosse che è piovuto abbondantemente, continuamente, perfidamente per tutta la giornata...Dopo la cerimonia non ci si decideva ad uscire di chiesa per affrontare, oltre che il lancio del riso anche la pioggia abbastanza forte, lassù alla villa si doveva parcheggiare in una zona a prato ridotta ad un acquitrino, il fotografo ufficiale era disperato perchè non sapeva dove metter in posa gli sposi per quelle belle foto romantiche che poi fanno tanto commuovere sull'album di nozze...

I presenti tentavano di consolarsi dicendosi l'un l'altro il solito “sposa bagnata sposa fortunata”, varie signore rabbrividivano nei vestiti primaverili, gli sposi erano chiaramente un po' dispiaciuti, avrebbero desiderato un miglior trattamento dall'alto dei cieli...

 


 

Io e mio marito ci dicevamo che di tanti matrimoni a cui abbiamo partecipato negli anni, questo è stato l'unico BAGNATO...salvo naturalmente il nostro, in cui il temporale era stato MOOOLTO più violento, quasi indimenticabile, con tuoni e fulmini, quasi un segnale del tipo “ma che state facendo? Attenti a voi!”

Stamattina abbiamo sentito a stento la sveglia.

Nel pomeriggio l'altro impegno: il secondo compleanno di Riccardo, con raduno di parenti ed amici in un paesino sulle montagne pistoiesi, nella casa degli zii materni.

 

 

 

Fortunatamente niente pioggia lassù, ma una grande umidità in mezzo a quei boschi, un vento gelido ed un bel freddo, sotto un cielo di nuvoloni di tutti i colori e laggiù in pianura delle zone scure che non promettevano nulla di buono. Una bella festa con tanti bambini e tante cose buone da mangiare, perchè l'altra nonna si fa sempre in quattro in cucina ed anche stavolta...eravamo in molti e sono ugualmente rimasti molti avanzi da suddividere tra queste giovani coppie che vivranno di rendita nei pasti per alcuni giorni.

Il festeggiato con i regali si è fatto il guardaroba estivo, ma ha apprezzato molto anche il libro che gli abbiamo regalato noi con tutti i mezzi di trasporto, che ora sono la sua passione, e voleva leggerlo subito, ma gli era impossibile con tutta la baraonda che facevano amici e cuginetti. Martino stava per tuffarsi nella torta con le fragole, acchiappato al volo... solo una mano ha spolverato un po' di panna...

 


 

Per fortuna c'era un sacco di costruzioni per tutti e i palloncini gonfiabili erano di gomma robusta ed hanno resistito fino alla fine della festa...

E per fortuna il weekend è finito: stasera dieta e sciroppo per la gola, che dopo questi due giorni sta dando di nuovo segni di cedimento...

 
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RITORNO

Post n°828 pubblicato il 11 Aprile 2012 da atapo
 

RONDINI

 

Le ho viste ieri.

Al mattino tre o quattro: avevo alzato per caso gli occhi al cielo ed eccole, poche, silenziose, velocissime e tanto in alto, ho dovuto seguirle un po' con lo sguardo per riconoscere la sagoma e convincermi che non erano i soliti storni …

Ma alla sera, mentre aspettavo l'autobus, il cielo si è improvvisamente riempito, piccole frecce nere sullo sfondo di nuvoloni grigi e azzurri illuminati dal sole basso ed ho provato la sensazione di tutti gli anni: sono tornate, ancora, la primavera è al completo ormai. Mi danno allegria, sono un appuntamento che in questo periodo aspetto con impazienza, la loro tenacia, il loro coraggio di questi lunghi viaggi annuali, loro così piccine e fragili, ridanno anche a me una bella forza e mi rinnovano gli entusiasmi e l'ottimismo: qualcosa di buono ci si può sempre aspettare, anche se le vie sembrano complicate e ricche di ostacoli, si tratterà di aver pazienza e non perdere fiducia.

Anche se stamattina, qui, sta diluviando.

 

rondine a Matera

(foto scattata l'estate scorsa)

 
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PASQUETTA

Post n°827 pubblicato il 09 Aprile 2012 da atapo
 
Tag: memoria

 

UOVA SODE

Dopo la pioggia di Pasqua, che giornata piena di sole il giorno di Pasquetta! Da fare una bella passeggiata all'aperto, a un picnic, a una sagra. Mio marito però è stanco dall'overdose pasquale dei nipotini quindi ha deciso di studiare, io oggi non ho voglia di andarmene in giro da sola, in casa ci sono mille cosette da fare, guardo il sole dalla finestra in attesa della sera, perchè andremo al cinema...almeno quello!

E girello qui tra i blog...così un post letto da Oretta mi ha fatto tornare in mente...tanto tempo fa...tradizione della Pasquetta bolognese...



 

Sulle prime colline bolognesi si trova il santuario della madonna di San Luca, che sovrasta tutta la città: il primo segnale che annuncia Bologna a chi vi arriva da ogni punto cardinale. I pendìì attorno al santuario sono ancora oggi ricoperti di boschi, prati e campi, nonostante la città si sia allargata da quando io ero piccola, piccolissima...Quella Madonna occupa un posto importante nel cuore di noi Bolognesi, credenti e non credenti: un'immagine e una tradizione che ci è familiare e piena di affetto.

C'è un lunghissimo portico, più di due chilometri, che, affiancandosi alla strada, sale dalla città al santuario, molto famoso e citato in ogni guida turistica.

Salire alla Madonna di San Luca” era una bella scampagnata per un Lunedì dell'Angelo pieno di sole.

E mi è tornata in mente questa gita, con i miei genitori, una delle rare occasioni in cui uscivamo tutti insieme: io piccolissima insieme a loro (non mi ricordo che ci fosse già mio fratello), dopo l'autobus da casa nostra all'inizio del portico, salivo sotto le arcate, correvo avanti, tornavo indietro, come fanno tutti i bambini, mi affacciavo ogni tanto dalle arcate a vedere laggiù la città sempre più piccola, mentre babbo e mamma, che salivano lentamente chiacchierando, per tenermi un po' calma mi indicavano i luoghi: “Vedi, di là abita lo zio...dall'altra parte la zia...dov'è la nostra casa? Ora non si vede, bisogna arrivare in cima perchè è dall'altra parte del monte...”



 

Ogni tanto il panorama era nascosto da alti cespugli, mi ricordo che c'erano molti biancospini già fioriti, mi piacevano tanto e cercavo di prenderne qualche ramo, sfidando le spine che mi bucavano sempre: che pianta dispettosa! Ma io continuavo ad esserne attratta, come in tutte le occasioni di sfide difficili da vincere...

A metà del cammino c'era qualcosa che sempre smorzava la mia allegria, più degli affreschi sbiaditi con le scene tragiche della via Crucis sotto le arcate: ci sedevamo a riposare sul muretto, dal portico si vedeva un edificio (c'è ancora) e papà mi diceva: “Siamo a metà, ecco il collegio delle orfanelle” Infatti era (ora è stato chiuso) un orfanotrofio che ospitava bambine sole o con situazioni difficili, era da poco finita la guerra! Io allungavo il collo, per vedere se nel giardino ci fosse qualche bambina, ma mai nessuna stava all'aperto! Però le avrei viste quelle bambine, quando in ogni mese di maggio alla processione dietro a quella Madonna, nel centro di Bologna, esse sfilavano in divisa, compunte e ordinate accompagnate dalle suore. E in quelle due occasioni mi correva un brivido lungo la schiena: le orfanelle! Quasi un carcere, come prigioniere, nella mia immaginazione nutrita da fiabe e da trasmissioni che ascoltavo alla radio...E lo spettro del collegio, minaccia a cui ricorrevano i miei genitori quando il mio comportamento sfidava le loro capacità di sopportazione...E la solitudine, senza mamma e papà...perchè sapevo anche che tra quelle bambine c'erano due mie cugine, rimaste orfane a causa della guerra, che a volte venivano a casa mia per qualche ora, o passavano alcuni giorni al mare con noi d'estate. I miei genitori dicevano che erano state molto fortunate ad essere state accolte in quel bel collegio, che a me invece sembrava tristissimo...

 


 

Poi la salita riprendeva e presto la malinconia passava, attratta di nuovo dal paesaggio e dalla basilica che ormai era enorme sopra di noi. Arrivati lassù, una doverosa visita in chiesa, davanti all'immagine venerata, ricoperta da argento e da fiori, poi via alla ricerca del prato su cui fare il pic nic. C'erano sempre, immancabilmente, le uova sode, di cui io e papà eravamo golosi: che gusto addentarle così senza forchetta e coltello, poi un boccone di pane, poi l'acqua che versavo dalla borraccia di metallo in quel bicchierino richiudibile formato da tanti anelli che si alzavano uno sull'altro e che a volte si richiudevano all'improvviso inondandomi la gonna di acqua e procurandomi un ennesimo rimprovero...

Probabilmente c'erano anche i panini con la mortadella, forse erano panini dolci, altre nostre passioni alimentari di quel tempo...e poco altro, eravamo poveri. Ma più di tutto il sapore di Pasquetta è quello di un uovo sodo addentato voracemente sui prati di san Luca, mentre il vento di primavera scompigliava i riccioli a me e alla mia bellissima mamma.

 
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PASQUA 2012

Post n°826 pubblicato il 09 Aprile 2012 da atapo
 

 

PRANZO DI PASQUA

Il nostro tavolone di legno vero-finto-antico sembra enorme quando siamo solo in due a consumarvi sopra i pasti, ma ieri al pranzo di Pasqua era insufficiente...e per alcuni tegami è stato necessario usare un carrello in più! Mio marito commentava un po' allibito: “Nel giro di tre anni non ci stiamo più! La prossima volta bisogna che lo apra e lo allunghi questo tavolo...”

Eravamo in nove! Ormai esigono un posto attorno al tavolo tutti e tre i nipotini, anche Damiano sul suo seggiolone che ingombra più di tutti. Un pranzo tranquillo, dando poco peso a qualche capriccio, all'acqua rovesciata sulla tovaglia, ai pezzi di tagliatelle buttati per terra da Dada, ai lanci improvvisi di qualche pallina di gomma...

E che tuffo al cuore quando mia figlia all'arrivo, appena entrata in casa mia, ha esclamato: “Che bello, si sente il profumo come quando andavamo a casa della nonna!” (alludendo a mia mamma) Ho provato un brivido di emozione dentro di me, si potrebbe anche credere che c'erano delle sue tracce, c'era lei lì con noi, che mi aiutava a ricreare e a mantenere quelle belle atmosfere degli incontri familiari, ora che la nonna sono diventata io...quel profumo forse aveva attraversato il tempo e chissà quale spazio...

La vigilia, mentre preparavo, avevo ripensato a cosa faceva piacere per Pasqua a me e a mio fratello quando eravamo piccoli e a cosa organizzavo con i miei figli, ricordi di infanzie lontane...allora ho ricercato alcuni pupazzetti a forma di coniglio che tenevo fra il mio materiale di scuola e li ho sparsi sulla tavola apparecchiata e sul divano...Il nonno (mio marito) ha avuto come al solito da ridire: “Ecco, guardiamo sempre all'estero, i conigli sono della tradizione nordica, noi abbiamo i pulcini e gli agnelli!”

Uffa, io avevo in casa solo conigli! Ai pulcini provvederò l'anno prossimo... Tanto ai bimbi sono piaciuti lo stesso.

Poi ho cotto le uova sode e ho preso fuori dall' armadio delle cose antiche una grande scatola con gli avanzi di matite colorate ancora dai tempi dei miei figli e quando sono arrivati, nell'attesa di andare a tavola, gli ho proposto di colorarle. Si sono messi all'opera, figli e nipoti: chi colorava, chi guardava, chi voleva assaggiare le matite colorate...

 


 

Penso che di questa giornata mi rimarrà in mente proprio la dolcezza di questo momento, le mie due generazioni insieme unite da una scatola storica di colori e da un cestino di uova sode...

E ho avuto due splendidi aiutanti quando si è trattato di spostare il carrello dalla cucina alla sala da pranzo...mentre un terzo si dava da fare a dirigere tutto quel traffico...o forse l'intenzione di quest'ultimo era un po' diversa? Per la cronaca: il carrello è arrivato indenne a destinazione!

 


 
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PASQUA CON CHI VUOI

Post n°825 pubblicato il 07 Aprile 2012 da atapo
 

 

SONO ARRIVATA PRIMA !

 

Memore di come andò l'anno scorso, quando ad aspettare aspettare... entrambi i miei figli furono invitati dai rispettivi suoceri a passare insieme il giorno di Pasqua e io e mio marito ci ritrovammo soli, da poveri vecchietti, al pranzo pasquale...

...quest'anno ho preso l'iniziativa per tempo, chiedendo al coniuge: “Invitiamo qualcuno per Pasqua?”

Lui ha voluto fare lo spiritoso (almeno così spero) rispondendo: “Sì, la “famiglia perfetta” (e gli amici-lettori sanno a chi alludo, a chi in questo periodo sta sul piedistallo delle simpatie maritali...)

La mia reazione non è stata per niente entusiasta, ho ribattuto che preferivo stare con figli e nipoti, lui ha abbozzato e via alle telefonate: e sono arrivata prima!!! I sempre solerti consuoceri non si erano ancora organizzati!!!

Così li avremo qui tutti per il pranzo di Pasqua e saremo in nove.

Studiato il menu, la spedizione all'ipermercato per la spesa grossa già fatta ieri mattina per evitare la ressa del sabato, ma pareva che in molti avessero avuto la mia stessa idea...Stavolta il marito mi ha accompagnato, salvo poi “rintanarsi” la maggior parte del tempo nei reparti tecnologici e completamente inutili per il pranzo di Pasqua. Soprassediamo...

Peccato che il malanno dei giorni scorsi stia guarendo molto lentamente e mi abbia lasciata fisicamente a terra, tentando malignamente di rovinarmi la festa.

Ma qualcuno ha telefonato...ed ecco l'incubo della Pasqua di due anni fa, speriamo non si ripeta, però mi è tornato in mente e non riesco a scacciarlo.

Intanto ieri, con calma, ho cominciato le preparazioni dai biscotti: le mie colombine pasquali, tradizione familiare. Alcune le ho messe nei sacchetti infiocchettati, uno per Martino e uno per Riccardo. Damiano, con solo due denti, si accontenterà dei Plasmon per quest'anno!

Offro qualche colombina appena fatta anche a voi, come l'anno scorso, e vi auguro con tutto il cuore

BUONA PASQUA

piena di pace e di belle sorprese...non solo nell'uovo di cioccolata!

 


 

 
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ENNUIS

Post n°824 pubblicato il 05 Aprile 2012 da atapo
 
Tag: cronaca

 

CHE SUCCEDE

Succede che è primavera, quindi ormai sono attenuati se non svaniti gli effetti della vaccinazione antiinfluenzale,

succede che dopo il troppo caldo è arrivato il troppo umido,

succede anche che, forse, l'età non aiuta,

allora dicendo “è il cambiamento di stagione” si prova a dare una spiegazione a certi stati d'animo e di fisico...

Insomma, da più di una settimana ho un raffreddore (almeno così pare) così subdolo e potente che sembrava finire in pochi giorni, poi si è accompagnato alla tosse, si è ben rinforzato tanto che da diverse notti riesco a dormire solo poche ore, ai pasti mi viene la nausea dopo due bocconi, mi trascino durante la giornata con una stanchezza enorme. Le medicine che uso di solito e che avevo in casa pare non facciano nessun effetto. Forse all'inizio gli avevo dato poca importanza, forse stava in incubazione già da prima, o forse...boh?

Così divento triste e irritabile, sopporto male quelle che mi viene da chiamare “les ennuis”, con una parola francese molto in voga in questo periodo nel teatro dei miei scolari.

Ennuis dentro di me, ennuis di famiglia, ennuis di vario genere...

Vado alla ricerca di quella serenità e di quell'ottimismo che ultimamente mi avevano accompagnato, ma li ritrovo a fatica, anche se so che sarebbero la cura giusta. Devo impegnarmi, devo continuare a vedere le cose dal lato migliore, il bicchiere mezzo pieno, perchè qualcosa per riempirlo vedrai che si trova...

Intanto sarà meglio fare una passeggiata dal medico.

 


 

 
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MOMENTI DI CORA

Post n°823 pubblicato il 02 Aprile 2012 da atapo
 

 

TAPPARELLE ROSSE

 


 

Quando cala il sipario su uno spettacolo e il personaggio, che ti era penetrato dentro ed aveva assorbito ore ed energie quasi a diventare parte di te stesso, ti lascia...

nell'attesa di iniziare la trasformazione in un personaggio nuovo, magari completamente differente...

c'è una specie di terra di nessuno, o meglio: terra di te stesso, in cui ritrovarsi con calma a pensare e a guardare nel fondo del proprio cuore. Come una piccola vacanza, in fondo recitare è un lavoro.

Così Cora si accorge che l'inverno è passato, le fredde serate delle prove erano in sintonia col suo personaggio di dolore e di forza, ora ha lasciato questo e l'inverno ha finito i suoi giorni, ci sarà qualcos'altro in attesa dietro l'angolo.

Ha del tempo per sé adesso Cora e passeggia nel vento della mattinata primaverile, in quel quartiere non suo, tra le bancarelle chiassose del mercato, così, senza voler comprare nulla, solo per curiosare e ascoltare. Dopo l'ultimo venditore Cora continua la passeggiata lungo la strada che adesso è silenziosa, zona residenziale di villette e giardini, con poche auto e pochi passanti ad incrociarla. Bello dev'essere abitare qui...le abitazioni un po' si assomigliano tutte, sono i giardini ad avere impronte diverse, come fossero ritratti di chi ci vive e ha scelto una pianta o l'altra, una fioritura o un'altra. Subito dopo un incrocio, qualcosa attrae l'attenzione di Cora: una villetta, una delle tante, ma c'è qualcosa di diverso: tutte le finestre hanno le tapparelle rosse, un rosso vivace, che mette allegria. E sono tutte più o meno sollevate, come tanti occhi sorridenti ed ammiccanti. Intorno il giardino come nelle abitazioni accanto: fra le piante un' alta magnolia, due oleandri a fare sentinella ai lati del cancello, alcune palme e qualcosa di vivace che occhieggia tra le foglie di altri alberelli: sono agrumi, carichi di frutti belli, grossi...hanno resistito lì all'aperto tutto l'inverno? I padroni di casa devono avere proprio il pollice verde, o forse c'è l'arte di un giardiniere esperto.

 


 

A Cora viene in mente il giardino di una sua amica, in Francia, dove cresceva un albero di limoni carico insieme di fiori e di frutti circa in questa stagione: che profumo faceva, com'erano saporiti quei limoni e quanti ce n'erano e cadevano col vento di mistral, tanto che la padrona di casa quelli che non usava li radunava sul muretto a disposizione dei passanti. Che bei giorni Cora aveva passato laggiù! Chissà se anche gli abitanti di questa villetta mangiano i loro frutti, sono arance grosse, forse tarocchi, sono limoni...no, troppo grandi, troppo tondi ...pompelmi! Già! Strano! Cora non ha mai visto alberi di pompelmi in un giardino così a nord. Chi abiterà in quella casa? Da dove avrà portato quei frutti?

La fantasia lascia i ricordi e diventa immaginazione, invenzione. A Cora piace fare un gioco: guardare dentro le finestre delle case ed immaginare i personaggi e la vita che scorre dietro ai vetri. Qualcuno l'ha rimproverata per questo dicendole che è un “rubare” le vite altrui, violare qualcosa di personale; lei non crede di far nulla di male, è una piccola curiosità che la fa solo fantasticare, che finisce presto. Allora alza gli occhi a quelle tapparelle rosse, ma ogni finestra ha tendine bianche con un leggero ricamo traforato in mezzo, per niente trasparenti e ben tese, ogni vetro è chiuso, non si intravedono mobili, né ombre di persone...un briciolo di delusione, ma così può immaginare tutto e il contrario di tutto... Saranno persone tranquille, ordinate, con una vita senza scosse, anche se quel rosso squillante delle tapparelle le fa pensare a qualche vena di piccola follia relegata nell'ombra del tran tran quotidiano. Ognuno ha qualcosa che tiene dentro di sé ben nascosto e che fa trapelare solo a tratti, quando la sintonia con altri scioglie corazze, come quelle finestre se si aprissero e lasciassero scoprire, dare volti e storie. Quegli agrumi parlano di altre terre, forse li hanno portati da un viaggio, o dal paese d'origine, saranno ricordo di giorni felici...

A Cora piacerebbe abitare in quella casa che sembra sorriderle e le mette nel cuore una serena dolcezza: guarderebbe la via da quei ricami traforati delle tendine senza farsi scorgere, e chissà che qualcuno in qualche stanza in questo momento non lo stia proprio facendo e la stia osservando lì ferma all'incrocio... In questi giorni di primavera tiepida metterebbe una poltroncina in giardino, sotto uno degli alberi, e starebbe a leggere e a prendere il sole delicatamente, il pallore dell'inverno comincerebbe a colorarsi, quasi un inizio di abbronzatura. Immagina quella magnolia e quell'oleandro nello splendore delle fioriture, fra qualche mese...Le sembra di ritornare bambina quando aveva anche lei un giardino.

Pensa che lì potrebbe essere felice e non da sola, vorrebbe con lei il suo amore, è sicura che lì sarebbe più bello...un amore che a volte non è semplice, un amore molto difficile, come le disse tanti anni prima un marinaio quasi pirata leggendole la mano, mentre il suo veliero portava in gita sul mare quel gruppo di amiche. A tutte aveva predetto qualcosa, tutte avevano riso pensando alle sciocchezze di una giornata di vacanza, anche Cora, a cui la giovane età dava entusiasmo e certezza che l'amore avrebbe superato ogni difficoltà, perchè l'amore deve essere coraggioso e paziente...Ma per tutte, negli anni, si era avverato ciò che aveva detto il pirata...

Cora si meraviglia dei percorsi della sua mente, o forse del suo cuore: "Guarda quali pensieri...uno tira l'altro...e io mi ci perdo... e che ci sto a fare ancora qui? Neanche la potessi comperare davvero questa casa e abitarci..."

Il suo sguardo si sposta da quelle finestre all'orologio: è l'ora in cui bisogna rientrare...bisogna rientrare nella realtà della vita vera.

 
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