Sconfinando

Scusa se ti chiamo idiota

Va bene. Il tono è un po' forte. E poi mi rendo conto che è troppo facile chiamarli-si-ci  idioti. Perchè l'idiozia va di pari passo con l'obnubilamento della mente. Mentre qui è lo spirito, il cuore o comunque uno lo chiami che viene progressivamente spento.
Ed è così facile voltare la testa di fronte a una morte vera. Fingere che non sia successo lì. Che nulla sia accaduto. Un altro giro, un altro tuffo, un altro colpo di racchettone. Ed è così facile fare la fila e pagare pure, per vedere la morte che si fa spettacolo. Osceno. Vuoto di ogni significato. E di ogni senso.

A[E]li[e]mentari coincidenze

A me questa cosa dei segni, delle coincidenze, delle casualità non così casuali piace sempre un sacco. Anche se poi non so interpretarla. Per cui mi dico che un senso c'è e il limite è mio che non riesco a coglierlo.

Perchè non può essere altro che una singolare coincidenza il fatto che mentre a Ginevra si discute sulle sorti del Pachino e del Sanmarzano, io abbia pescato, tra i "corti di carta" che cominciano ad accumularsi sullo scaffale proprio American Parmigiano di Wu Ming. Carino. Carinocarinocarino. Imprevedibile per di più. E con un bel solleticare tutte le italiche manie per la genuinità alimentare. "Per noi è già abbastanza dannoso che possano chiamare parmesan il loro formaggio di merda. Se potessero venderlo come Parmigiano lo troveresti anche al Polo Sud. Invece è cosa nostra, l'abbiamo inventato noi, cazzo. Loro si tengano la Coca-Cola e gli hot dog". Una storia che si snoda tra Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Google Maps e il Consorzio per la Tutela del Parmigiano Reggiano. E che si legge tutta d'un fiato, con un occhio a quel tomone di Q sul quale mi sfransi anni fa.

Sulla questione nodale, invece, quella che vede opposti protezionisti e neoliberisti, ammetto di non avere le idee particolarmente chiare. Trovo un po' inconcepibile, in tempi energeticamente difficili, far viaggiare il riso per 9000 e rotti chilometri per arrivare da Bangkok a Milano. Anche le patate, a dire il vero.

Neo.logismi

Luca Sofri insinua, suggerisce, in fondo teme anche, che con il nuovo iPhone invece di cliccare si debba dire tappare. Da to tap. Il tap del dito sul display. Insomma, quella cosa lì. Dopo il draggare, il droppare, il postare, il loggare (seguito da conseguente sloggare, con due G), il bannare, il downloadare, l'uploadare, il postare, il pastare (ebbene si, uno l'ha detto a me "devi pastare quello che hai copiato"), il forwardare, mi ci manca solo il tappare. E tutte le sue logiche e un po' meno logiche derive. Una volta ho sentito anche un discussionare, ma non credo che chi l'ha pronunciato fosse così sobrio.

Era molto sobria, invece, quella persona che anni fa con totale nonchalance mi parlava del rischio di overachievare un budget. Non so come continuò il discorso con lei. Per me finì in quel preciso istante.

Consiglio di lettura mattutino. Carino, oh si!

Dei saldi, dei soldi e del tempo che va

Guarda mamma che belle! Entusiasta, mi mostra il suo acquisto, uscito dal suo portafoglio, dopo giorni di ricerca di qualcosa di sfizioso da comprarsi, senza spendere troppo però. Son lì, nere, a piccoli ricami, i nastri lunghi sciolti, e quella suola di corda. Un tuffo indietro nel tempo, le sue prime espadrillas. Perchè io ne ho consumate e sfinite a bizzeffe nelle mie lunghe estati in montagna. La stagione iniziava con quelle più sobrie, rigoroso monocolore, per poi evolvere in bizzarrie sempre più estrose: a righe, fantasia, personalizzate da qualche amico dalla mano felice. Si portavano ben calzate, nella versione pseudo-elegante, oppure a ciabattina, un po' più casual. Poi un giorno la corda sfilacciata cominciava a far capolino dai lati. E allora si provvedeva a strategici ritagli e rappezzi. Fin che non c'era più niente da fare. E, senza rimpianti, si infilavano nel primo cestino raggiungibile. Con la stessa leggerezza con cui poco alla volta si perdevano indirizzi e nomi e volti, certi di ritrovarli l'anno successivo. Come le espadrillas, del resto. Costavano poco, pochissimo. Quattromilalire, le ultime che ho comprate. O così credo di ricordarmi. Mettevo da parte qualche mancia, per un colore in più. Perchè poi mi piaceva entrare nel negozio e guardare lo scaffale stracolmo e puntare il dito verso quella tonalità che no, la settimana prima proprio non c'era. Di qualcuna mi rimaneva un frammento di stoffa, ritagliato con la forbice un attimo prima di infilarla in pattumiera. Avrebbe ricordato un'estate, su un diario sempre più rigonfio. 

p.s. Ho visto che ci sono anche griffate. Non oso pensare a una babouche firmata Prada. Quelle no logo, per fortuna, economiche lo sono ancora.
pps. La foto appartiene a Ilarib

Tranquilla.mente / quantunque.mente

Secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa per chiudere il caso aperto dai gestacci di Umberto Bossi durante l'inno d'Italia è necessario e sufficiente che il leader della Lega "si scusi tranquillamente". [Repubblica]

Credo che Bossi debba tranquillamente scusarsi con gli italiani», dichiara il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «Se davvero Bossi ritenesse degno di insulto il sentimento d'identità nazionale e di amore per la patria che è alla base dell'impegno di tanti giovani in divisa che difendono la libertà e la sicurezza nelle missioni internazionali - aggiunge il ministro - allora non mi sentirei di stare a fianco suo e degli altri ministri della Lega Nord nel consiglio dei ministri" [Corriere della Sera]

Giusto, in fondo che sarà mai. Semplicemente la reiterazione di cose già dette e sentite. Come una vecchia cantilena, no?
Quando vedo il tricolore m'incazzo. Io il tricolore lo uso per pulirmi il culo.
Lo aveva detto undici anni fa. E non c'era nemmeno la malattia a far da scusante.
Forse La Russa ha la memoria corta. Come questo Paese del resto.

O forse tutto questo livore è per la nuova bocciatura del figliolo? Su babbo, in fondo si sa che è sempre colpa della scuola. Mica vorrai insegnare alla progenie una cosa così complessa come la responsabilità individuale, no?

sdraiati

Non è un meme, ma forse si

Un libro per l'estate (anche due, o tre)

Dai una mano a SandalialSole,
Grazie!

E non [ci] mi indurre in tentazione

Il distributore automatico del mio benzinaio
ha smagnetizzato i Bancomat.
Anche il mio.
Il duplicato mi arriverà tra dieci giorni.
Quasi quasi chiedo alla signorina in banca
di tenerlo in ostaggio ancora un po'.

Help requested

Non che uno voglia gridare al miracolo ogni volta che legge un libro. Però devo dire che mi sento un po' orfana. Orfana di libri belli. Di quelli che tu spiace mollare e che sfogli a caso prima di infilarli nello scaffale loro destinato. Non che quelli che ho letto ultimamente siano proprio male. Ma lasciano quella punta di insoddisfazione che ti fa pensare che non tutti gli ingredienti fossero giusti. O così freschi.
L'ultimo che ho terminato è Tutto per una ragazza, di Nick Hornby. Che doveva essere una sorta di rito di riconciliazione con l'autore, dopo la delusione di Una vita da lettore. Va bene. Me l'ero cercata. Perchè fattodiniente me lo aveva anche detto di lasciar perdere. Comunque sia, mi era rimasto questo senso di perdita e speravo di colmarlo. E invece.
Sarà che credo di aver sviluppato una sorta di allergia per i cinquantenni che tornano a infilarsi nei panni dei sedicenni (e questo vale più di ogni altra cosa per quell'altra delusione della mia vita da lettrice che è Banana Yoshimoto), sarà che, insomma, il buon Nick qui paraculeggia abbastanza, sarà che i salti avanti nel tempo hanno lo stesso sapore di artificio come quelli all'indietro, alla fine ho chiuso il libro con un perplesso "e quindi?". Non è male, alla fine. Ma è inconsistente. Nulla, ma proprio nulla a che vedere con Alta fedeltà, ecco.

Adesso vorrei qualcosa di bello.
Ma di bello davvero.
Help.

F.utilissima domandina del mattino

Perchè ogni volta che mi fermo davanti a una vetrina
con la magica scritta "Saldi",
le uniche cose che mi piacciono e mi attraggono
sono quelle che in saldo non sono?