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UN TEST CHE MI RAPPRESENTA


Which angel are you?
You are a balanced person, you may be bad at times, and good at others, but your a good balance. You can be on the receiving end or the giving end but no matter what, you always seem to come out balanced. You give good advice and direct people to lead a good balance of life. Your the ying and the yang. Your level-headed and rarely fail in life. You can be in the crowd and not seen, but you have the ability to shine aswell.
Molto carino anche questo:
for some reason you have felt very distant from everyone else and you try to follow your own path. throughout the years you have seen a lot of freaky shit and sometimes it overcomes you and you get stuck in the rabbit hole trying to figure out what it is. All you know is that humans aren't the only ones out there and there is something about yourself that is still a myster. 
What is your true nature: the psychiatrist
You take the problems of others with you wherever you go. In your spare time you try to think of some way to resolve the dilemmas of your friends. You have an attraction to those who are in need and you feel that you always have to contribute in some way to make those around you like you. The respect of others is important to you.
 

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La parola della comunità

Post n°278 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da ex_pre
 


°°° Cattolici e protestanti 4: la Tradizione
Nel post precedente ho parlato della difficoltà che gli autori dei testi evangelici hanno avuto a trasmettere la loro esperienza con Gesù e come gli scritti evangelici siano frutto di una scelta di carattere pastorale e liturgica. I Vangeli non sono stati scritti per il gusto di informare, pertanto non sono delle biografie su Gesù, i Vangeli vanno ben oltre perché vogliono dire chi era Gesù e quindi i Vangeli sono delle catechesi su Gesù.  In altre parole si può dire che gli autori e le loro fonti non portano la loro testimonianza su di una persona che si può toccare e vedere ma si assumono il compito di comunicare che ciò che hanno realmente toccato e veduto era il Verbo della vita, come dice Giovanni nella Prima Lettera. Sebbene alcuni abbiano la puzza sotto il naso appena si nominano i teologi si può dire che i testi del Nuovo Testamento sono frutto di una lunga riflessione teologica e il vangelo di Giovanni è la testimonianza più compiuta di questo processo.

La comunità primitiva con gli apostoli e anziani, aiutata dallo Spirito, ha scelto cosa tramandare con gli scritti del Nuovo Testamento. Questo principio nel quale è la comunità a generare la Scrittura ci fa capire che la Scrittura non è qualcosa che è prima o al di sopra della comunità ma è espressione letteraria della fede comunitaria. Paradossalmente la comunità può esistere senza la Scrittura ma non viceversa. Numerose chiese cristiane primitive nel Primo secolo cristiano non avevano alcun testo scritto ma solo la viva memoria degli apostoli, dei testimoni e dei loro successori. Non avere alcuno scritto non impediva loro di essere chiesa, di conoscere e incontrare il Signore vivo. Il centro della vita della comunità è la relazione viva che essa ha con il Padre. Il mistero di Cristo è tutto incentrato sulla comunità e sul legame che questa comunità ha con il Padre. Questa relazione era ed è vissuta nella celebrazione eucaristica, nella preghiera comunitaria e nei sacramenti. La Chiesa ha come fondamento un principio soprannaturale con il quale entra in contatto nella celebrazione e solo in questa si ha la piena presenza del deposito di fede. Un adagio molto caro ai cattolici è: la Chiesa fa l'Eucarestia ma l'Eucarestia fa la Chiesa!

I testi evangelici sono una parte del deposito della fede della Chiesa mentre la comunità ecclesiale è depositaria di tutto il resto perché non è andato perduto ciò che non è scritto. Dicendo questo non voglio affatto sminuire il valore della Scrittura ma solo darle la giusta collocazione. I protestanti non solo non hanno una visione organica del deposito di fede della Chiesa ma a forza di discutere e parlare con loro essi ci spingono a disarticolare un organismo che è alla base stessa della fede cristiana. Con il loro sistema: "dimostramelo ma solo citando la Bibbia" essi ci spingono a commettere lo stesso errore del quale loro stessi sono vittime, per questo parlo di differenti paradigmi ossia sistemi di pensiero.

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Commenti al Post:
Nina4ever
Nina4ever il 05/12/08 alle 01:30 via WEB
Senza la luce della FEDE, nemmeno le Scritture si arrivano a comprendere... Buon Avvento! :)
 
 
ex_pre
ex_pre il 05/12/08 alle 08:59 via WEB
Senza fede la parola di Dio è solo letteratura.
 
   
gicotagi
gicotagi il 08/12/08 alle 17:33 via WEB
ecco se non credi nemmeno che Mosè ha scritto lawq legge...e fai bugiardo Gesù che ci credeva dimmi dove e in cosa consiste la tua fede? se non credi che Dio aprì il mar rosso..solo perchè alcuni studiosi lo smentiscono dicendo che l'esodo mente....dimmi in che cosa consiste la rua fede? se Dio non ha protetto la sua Parola nell'esattezza dei particolari storici, come pretendi che l'abbbia fatto in quelli spirituali?.... queste domande ti porteranno e ti hanno portato alla crisi...caro Roy...e con queste domande ti scontrerai fino alla fine dei tuoi giorni.... shaloom
 
 
SOUL2007
SOUL2007 il 05/12/08 alle 08:59 via WEB
Forse, ma la luce della sapienza, non essendo illusoria, porta a ben altre conclusioni e paradisi di quelli inutilmente vagheggiati...
 
   
ex_pre
ex_pre il 05/12/08 alle 15:39 via WEB
La luce della sapienza per non essere illusoria passa attraverso l'umiltà e l'obbedienza a Colui che è superiore... in varie fasi di evoluzione la fede è una forma di obbedienza di grandissimo valore... quindi chi crede di esser arrivato più vicino alla vetta e non segue più sentieri dovrebbe aver rispetto e compassione per chi inizia faticosamente il suo cammino scegliendo strade più conosciute e battute. E'un discorso che ti ho fatto tante volte mi pare. Un Boddishatva che ridesse per la pochezza di chi s'incammina in un lungo viaggio sarebbe uno stronzo e non un principe dell'umanità e tu sei molto lontano dall'essere un Boddishatva e lo dimostri anche! Certe lezioni che mia madre mi ha dato le ho ben interiorizzate!
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 05/12/08 alle 15:59 via WEB
1)-Io non sono affatto arrivato alla vetta. 2)-Che la luce della sapienza debba passare attraverso l'umiltà e l'obbedienza, lo dici tu. Forse questo succede all'inizio, poi ogni tipo di umiltà non ha più senso... 3)-Ho rispetto, non compassione per chi è agli inizi. A volte però il tono provocatorio è voluto, perchè produce un risultato più immediato... 4)-Un Bodishatva non ride mai, così come non piange mai..Egli ha superato di gran lunga queste manifestazioni terrene..Al massimo sorride. 5)-Quello che io sono non è dato a te sapere...
 
     
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 05/12/08 alle 16:19 via WEB
Il maestro Roy è nel giusto e scrive la verità. :)
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 05/12/08 alle 16:24 via WEB
Il cristiano non nega la effettiva esistenza del mondo ma solo che la sua vera patria è il cielo. Il Nirvana buddista viene considerato come "annullamento (come lo intese anche Schopenahuer) ma in effetti si parla anche di uno stato di "ineffabile beatitudine " Funzione paragonabili ai Santi del cattolicesimo hanno i Boddishatva": persone che pure avendo raggiunto la soglia del Nirvana tuttavia rinunciano ad entrarvi momentaneamente per aiutare gli altri uomini nel loro difficile cammino
 
roby2012
roby2012 il 05/12/08 alle 16:58 via WEB
La Comunità sorta sull'esempio e sul Messaggio di Gesù Cristo ha avuto numerose vicissitudini e mutamenti, nel corso dei secoli. Non è stato perso un apice del Messaggio, nè una virgola della testimonianza, ma è stato distorto l'esempio. Per di più la comunità si è scissa, anzi frantumata, in uno stillicidio di orgoglio umano, prese di posizione, scismi, eresie, pantomime e grandi somme di denaro, il vero dio di gran parte della Chiesa odierna di questo pianeta. Ma c'è chi ha raccolto la testimonianza e l'esempio di Cristo: colui che ha orecchi per intendere.
 
luloca
luloca il 05/12/08 alle 17:44 via WEB
se ho ben capito, qui l'oggetto del contendere é la legittimità di pronunciarsi su argomenti di fede cristiana, aldilà di cosa rappresenti ciò che é scritto nei vangeli. Roy ritiene che il cattolicesimo rappresenti una linea direttamente collegata con i primi cristiani, a causa di una non ben precisata e misteriosa forza soprannaturale tramandata direttamente dal clero. A me queste cose sembrano un po assurde, e francamente anche pericolose. Come ho detto altre volte, attraverso la relazione maestro/discepo, é possibile tramandare non solo un insegnamento ma anche un atteggiamento mentale o un sentimento, ma ciò dipende molto sia dai maestri che dai discepoli. Francamente, per quanto magnanimo voglia dimostrarmi, non credo affatto che il cattolicesimo abbia sempre attraversato delle fasi di continuità né di carattere dottrinale, ne tantomeno spirituali. Una vera continuità con i primi cristiani secondo me non c'é mai stata.
 
Nina4ever
Nina4ever il 09/12/08 alle 18:07 via WEB
Caro Roy... Sono passata a trovarti... Un caro saluto! Shlom lech Mariam Maliat tai buta Maran, Maran amech Maran, Maran amech...
 
gicotagi
gicotagi il 13/12/08 alle 09:12 via WEB
il passo ,che tu hai citato l'ho commentato, centinaia di volte caro roy, ma mi sa che veramente non li leggi i miei commenti...io non cito solo il versetto in cui Gesù cacciò Pietro, ma tutti e due...se ci fai caso sono nello stesso contesto..prima Pietro fece la meravigliosa confessione e Gesù, fece la sua altrettanto bellissima promessa...matteo16:15-19, poi in seguitoal versetto 22-23 fece la fesseria di voler impedire a Gesù la sua morte sulla croce...tutto questo perchè forte del suo temperamento sanguigno Pietro era mosso un pò dallo Spirito Santo..(e infatti ricevette il miglior complimento tra tutti gli apostoli e la promessa più bella)..e un pò dallo spirito del mondo e infatti ricevette il maggior rimprovero che Gesù abbia mai fatto ad un apostolo...Pietro fu reso stabilè solo dopo il "pianto amaro" successivo al rinnegamento..quindi lì gesù gli disse pasci le mie pecore..rialza i tuoi fratelli...io credo fermamate che la roccia su cui Pietro doveva fondare la chiesa era Gesù..si nel versetto in originale c'è una distinzione tra cefa(pietro) e petra(pietra), ma in aramaico non c'è questa distinzione e siccome Gesù parlava l'aramaico, la questione ha sollevato molti problemi d'interpretazione. Io credo che la roccia è Gesù, che Gesù è il fondatore e che a pietro è stato data la benedizione ad essete il prima da aprire il regno dei cieli..con le chiavi, che Gesù gli ha dato...(pregherei i cattolici di dimenticarsi la scena della pubblicità della lavazza in cui pietro tiene le chiavi del paradiso e accoglie i credenti)..la le chiavi del regno...rappresentano la prima predicazione evangelica al mondo dopo che Gesù aveva predicato loro per tre anni...l'effusione dello spirito Santo,a pentecoste..infatti si convertirono 3000 persone e furono battezzati...ecco pietro ha avuto la benedizione di essere il primo ad aprire la salvezza del regno dei cieli alla nascita della chiesa è questo che lo rende unico, mica il fatto che ha fondato la chiesa di Roma..quelle aluusioni che fate voi sono solo forzature teologiche basate su scritti non ispirati...per quanto riguarda il primato Pietro non lo ebbe mai, perchè nel primo concilio della chiesa non era lui a presiedere,ma stefano, e poi Paolo che doveva essere meno autorevole di lui lo riprese aspramente, perchè era "da riprendere", questo mette una pezza sulla presunta infallibilità papale che predicate..eheheh sempre restando se pietro fu veramente il primo papa.... caro roy il vostro è un castello di carte e si smonta in 4 secondi...l'ho già fatto in passato citandoti tutti i versetti se tui vai aleggere i miei post precedenti è tutto registrato....shalom
 
 
ex_pre
ex_pre il 13/12/08 alle 10:36 via WEB
"io credo fermamate che la roccia su cui Pietro doveva fondare la chiesa era Gesù" bravo Francesco... stai diventando cattolico?

Non sono d'accordo con la tua interpretazione perché invece non leggi il testo evangelico invece di interpretare?
Analizziamo il testo:
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Come puoi ben vedere quello che Gesù dice si può parafrasare: "Tu sei Cefa (pietra) e su di te che sei Cefa io edificherò la mia chiesa." Cristo vuole edificare la chiesa, lui stesso la edifica e non Pietro! Cristo edifica la Chiesa su Pietro e non su di se. Questo testo non dice che è Gesù la roccia. Non dice che Pietro apre per primo il regno dei cieli quindi non inventare! Gesù gli da le chiavi affinché le usi per aprire e chiudere ossia per legare o sciogliere. Come ho già detto in un altro commento si tratta di un termine tecnico usato nel giudaismo e riguarda la vita sinagogale. Pietro è colui che guida la comunità ed ha il compito di far entrare o escludere le persone a seconda della loro condotta e Gesù gli dice che ciò che farà nella chiesa egli lo farà in cielo. Sinagoga e ekklesia (chiesa) sono termini molto affini: sinagoga = luogo dove ci si reca per stare insieme, ekklesia = comunità convocata
Pietro ha ricevuto questo compito da Gesù non per dignità personale ma a servizio della sua Chiesa, questo onore/onere è rimasto quindi alla Chiesa e non si è mai estinto. Questo compito che Pietro ha avuto è stato dato alla Chiesa in generale e se un giorno qualcuno buttasse una bomba atomica su Roma questo compito e responsabilità di certo non scomparirebbe con il papa anche se lui con il suo ufficio, ministero rappresenta ciò che Cristo ha lasciato a corredo della Chiesa. Il compito di guidare, di sciogliere e legare è infatti un compito che ogni vescovo ha sia esso cattolico, ortodosso, copto, melkita, caldeo, siro... tutte queste sono chiese che condividono ciò che Cristo ha lasciato a Pietro. Il papa caro Francesco non è altro che il vescovo di Roma... forse sei un po' ignorante, dovrò dedicare qualche post per farti capire chi è il papa. Come vedi il castello di carte è saldamente in piedi.
 
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 13/12/08 alle 12:55 via WEB
Per Francesco "gicotagi", hai scritto una cosa palesemente errata, infatti se la pietra di cui parlava Gesù era se stesso, per quale motivo lo diceva a Pietro? Per far confusione con l'aramaico? Oppure perchè i discepoli non capivano che il fondatore della comunità cristiana è Gesù Cristo? Rileggiti!!!
 
   
gicotagi
gicotagi il 14/12/08 alle 09:36 via WEB
. Secondo la Chiesa romana, Cristo dichiarò qui che fonderebbe la, sua Chiesa su Pietro costituito principe degli apostoli e supremo gerarca della Chiesa universale. Cotesta autorità suprema doveva poi passare ai successori di Pietro e questi successori sarebbero i vescovi di Roma. Del preteso pontificato di Pietro in Roma, durante venticinque anni, non è più il caso di parlare, non potendosi provare, con assoluta certezza, neppure la sua venuta in Roma. Né il testo parla di successori di Pietro, poiché la prima pietra d'un edificazione non si può sostituire e il privilegio di chi fonda una società o un'istituzione non è trasmissibile. Ma lasciando stare l'idea di successione apostolica la quale non ha che fare col testo, dobbiamo vedere se il privilegio conferito a Pietro includa veramente quanto i vescovi di Roma, più di tre secoli dopo, cominciarono a pretendere che contenesse. Se a Cesarea di Filippo Pietro fosse stato proclamato capo supremo della Chiesa cristiana, investito di autorità assoluta, come si spiega il fatto che una sì importante dichiarazione di Cristo non sia riferita che dal solo Matteo, mentre non ne dicono verbo gli altri evangelisti, due dei quali, Luca e Marco che scriveva per i Romani riferiscono però la solenne risposta di Pietro alla domanda di Gesù. Come si spiega che, poco tempo dopo, i discepoli vengano da Gesù a chiedere: «Chi è il maggiore nel regno dei cieli?» Matteo 18:1 e che la madre dei figli di Zebedeo venga, insieme con loro, a dire al Signore: «Ordina che questi miei due figli seggano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno» Matteo 20:21? Come spiegare che la Conferenza di Gerusalemme sia presieduta da Giacomo e non da Pietro che pure è presente e partecipa alla discussione, e che la decisione sia mandata ai cristiani etnici in nome, non del preteso supremo gerarca, ma in nome «degli apostoli e dei fratelli anziani» Atti 15? Come spiegare che Paolo rivendichi l'indipendenza del suo apostolato di fronte a quello degli altri e non si periti, in Antiochia, di «resistere in faccia a Pietro, perché era da condannare» e restringa il campo dell'apostolato di Pietro ai Giudei, mentre il suo si estende ai popoli dei Gentili Galati 1:12,17-18; 2:7-8,11-17? Come spiegare che nelle sue tredici Epistole, Paolo non dica una parola, neanche in via di allusione, del primato di Pietro, né la dicano Barnaba agli Ebrei, e Giacomo e Giuda e Giovanni nelle loro lettere? Come spiegare che Pietro stesso ignori il suo preteso primato nelle due Epistole che abbiamo di lui nel Nuovo Testamento? Egli chiama se stesso «apostolo di Gesù Cristo», «testimone delle sofferenze di Cristo», «anziano cogli anziani» che non devono «signoreggiare» le chiese; chiama Cristo il Sommo Pastore, la «pietra vivente» su cui sono edificate le «pietre viventi che sono i credenti», i nec verbum, quidem, 1Pietro 1:1; 2:4-5; 5:1-4? Come ammettere che il primo successore ex hypothesi di Pietro, sia diventato il principe degli apostoli ancor vivi alla morte di Pietro e fra cui si annoveravano Andrea e Giovanni? Come spiegare il silenzio dei primi secoli circa il primato giuridico di Pietro, circa la trasmissione di esso ai vescovi di Roma? Quel primato non fu incluso in alcuno dei Credo antichi. Uomini come Crisostomo, Ambrogio, Girolamo, Agostino, ecc., hanno inteso il passo Matteo 16:18 in modo diverso dai teologi cattolici medioevali che lo fecero servire alle ambizioni dei vescovi di Roma.
 
     
gicotagi
gicotagi il 14/12/08 alle 09:41 via WEB
In una parola, nulla si trova nel Nuovo Testamento né nella Chiesa dei primi secoli che sia, in favore della interpretazione romana. 2. Una interpretazione antica, esposta da parecchi dottori fra cui Crisostomo, Ilario, Ambrogio, Girolamo, Cirillo, considera la confessione di fede fatta da Pietro come il fondamento su cui Cristo edificherà la sua Chiesa. Si obbietta però che, con questa esposizione, si viene ad escludere un qualsiasi privilegio premesso dal Signore a Pietro. Il «Tu sei Pietro» resta campato in aria. Inoltre nel Nuovo Testamento si parla sempre di persone credenti, di apostoli od evangelisti come di fondamenti, di colonne, di pietre vive, nell'edifizio della: Chiesa; non di confessioni di fede sebbene, in un senso, sia esatto che la verità evangelica sta alla base della Chiesa cristiana. 3. Una terza interpretazione sostenuta da molti , considera Cristo stesso come la pietra su cui egli edificherà la sua Chiesa: «Tu sei Pietro e su quella pietra che hai confessata, cioè sul Cristo, Figliuol di Dio Vivente, edificherò la mia Chiesa». I sostenitori di questa opinione insistono sulla distinzione tra petros, sasso, e petra. roccia, che meglio conviene a Cristo che a Pietro. Ma l'argomento non regge di fronte alla considerazione che Cristo ha dovuto, in aramaico, servirsi due volte della stessa parola: Kefa. Si fa valere il fatto che spesso, nell'Antico Testamento, l'Eterno è chiamato la rocca, la rocca della salvezza, la rupe del suo popolo nel senso però di «rifugio». Esempi: Deuteronomio 32; Salmo 71:3; 89:26. È chiamato pure la «roccia dei secoli», Isaia 26:4; e nel Nuovo Testamento, Pietro stesso chiama Cristo la «pietra vivente», la pietra angolare dell'edifizio 1Pietro 2:4-7, e così Paolo Efesini 2:20; Cfr. 1Corinzi 3. Verità preziosa, che nessuno pensa a negare, giacché le anime credenti non possono poggiare la loro fede sopra un semplice uomo, ma soltanto sul Cristo morto e risuscitato per loro, lo stesso ieri, oggi ed in eterno. Resta però il fatto che se si fa dire a Gesù: «Ed io altresì ti dico che tu sei Pietro e su me stesso edificherò la mia Chiesa...», il «tu sei Pietro» perde ogni senso e al confessore del Cristo non è concesso alcun privilegio. Eppure ci pare innegabile che tale fosse l'intenzione del Signore. Siamo quindi condotti ad una quarta interpretazione che, mentre fa giustizia al contesto, si tiene lontana dagli enormi errori del papismo. 4. Secondo questa interpretazione che si fa largamente strada nell'esegesi moderna, la risposta di Cristo a Pietro va intesa così:. «Dio ti ha dato di conoscermi, e tu per primo, fra i miei seguaci, mi hai confessato come il Cristo, il Figlio di Dio; ed io altresì ti dico: Tu sei Pietro, l'uomo dalla salda fede, l'uomo dalle ardite iniziative, atto come strumento umano di fede ardente a fondare la società dei credenti di cui sarai la prima pietra e io ti darò il privilegio e l'onore, quando ne, sia venuta l'ora, di essere il primo banditore del Vangelo, colui che comunicherà la fede che possiede ad altre anime che saranno le prime, pietre viventi dell'edifizio della mia Chiesa. Avrai così il privilegio di essere il primo ad adoperare le chiavi della predicazione cristiana per aprir le porte del regno di Dio a migliaia di credenti». Il privilegio promesso a Pietro, è cosa del tutto personale, non trasmissibile, di natura onorifica e che fa di lui non già il capo ed il padrone della Chiesa Cristo la chiama la mia Chiesa, ma il primus inter pares tra i suoi colleghi nell'apostolato, ai quali il Capo Supremo della Chiesa ha conferito, mediante una misura speciale del suo Spirito, le stesse prerogative che a Pietro Giovanni 21:21-23. Il suo è dunque un primato meramente storico a motivo del posto speciale che gli è stato affidato nell'opera della fondazione della Chiesa di Dio. Gli Evangelisti, nel dare il catalogo degli apostoli, chiamano Pietro «il primo» e riferiscono parecchi fatti in cui Pietro si rivela come uomo d'iniziativa. Dopo la Pentecoste, Pietro occupa manifestamente, nei primordi della storia della Chiesa narrataci negli Atti, il primo posto. Mediante il suo ministerio viene fondata la chiesa di Gerusalemme composta di Giudei e, più tardi, egli è chiamato ad evangelizzare e a battezzare i primi credenti fra i pagani Atti 1-11. A questa parte del primato d'onore conferitogli si riferisce egli stesso nella conferenza di Gerusalemme quando dice: «Fratelli, voi sapete che, fin dai primi giorni, Iddio scelse fra voi me, affinché dalla bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero...» Atti 15:7. Parole queste che mostrano in qual senso Cristo ha potuto parlare di edificar la sua Chiesa su Pietro ed in qual senso Paolo ha potuto scrivere agli Efesini 2:20 ch'essi erano «stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo del Signore». In quel senso medesimo va intesa la visione in cui Giovanni, contemplando la Gerusalemme celeste nota che «il muro della città aveva dodici fondamenti e su quelli stavano i nomi dei dodici apostoli dell'Agnello» Apocalisse 21:14. Anche oggi, quando parliamo di servitori di Dio che hanno fondata la Chiesa in una data regione, intendiamo dire che sono stati gli apostoli di quel dato paese, ossia che Cristo si è valso della loro opera di credenti per formare altri credenti entrati come pietre viventi a far parte del grande edificio spirituale. Pietro ebbe il privilegio nel periodo delle prime origini di formare colla sua predicazione, le prime pietre vive della Chiesa di Cristo che nessuna avversa potenza doveva riuscire mai ad abbattere; e siccome egli fu l'apostolo particolare dei circoncisi, ben s'intende che il privilegio concessogli venga ricordato nel Vangelo di Matteo scritto soprattutto per i Giudeo-cristiani. È questa la prima volta che incontriamo la parola ecclesia, che ritroveremo un'altra volta ancora nel Nuovo Testamento, cioè in Matteo 18:17, ove ha un significato più ristretto. Qui essa abbraccia tutta quanta la società o fratellanza dei credenti in Cristo, la quale fa riscontro alla radunanza d'Israele caal, che nella versione dei 70. porta il nome di ecclesia. Gesù chiama «mia Chiesa» la società ch'egli voleva costituire; espressione ammirabile, che non si trova altrove nei Vangeli, la quale indica che, la Chiesa è proprietà di Cristo, per cui egli l'ama, e ne prende cura. e le porte dello Hades non la potranno vincere. Parole intese a mettere in risalto l'importanza divina e permanente dell'edificio nella cui fondazione Pietro avrà una parte cospicua. La parola greca Hades, Ebrei Sceol, nella Scrittura viene a significare il regno della morte; e siccome la potenza di quel regno è nelle mani di Satana Ebrei 2:14, le parole si possono riferire anche all'influenza ed alle macchinazioni di lui. Dello Hades si parla come di luogo che ha delle porte Giobbe 38:17, e altrove, le quali spalancandosi a guisa di apertura d'abisso inghiottiscono le generazioni umane. Siccome Satana è il distruttore, ed ha possanza sulla morte, noi non ci allontaneremo dal vero ammettendo che la locuzione «porte dello Hades» rappresenta tutta quanta la possanza e l'astuzia del regno di Satana; le quali però non prevarranno mai.
 
     
ex_pre
ex_pre il 15/12/08 alle 15:08 via WEB
Per quel che riguarda il tuo secondo commento la tua lettura/parafrasi del Vengelo è alquanto "creativa", tale creatività viene sfoggiata da voi evangelici quando vi state arrampicando sugli specchi. Comunque mi voglio divertire un po' con te.
Il passo di cui si sta parlando si può parafrasare anche così:
"Gesù dice: Simone io ti cambio nome ora tu sei la Pietra, la Roccia e su di te io intendo costruire pietra dopo pietra l'edificio che ho in mente. Questo edificio io lo assisterò e proteggerò in eterno affinché Satana non lo faccia cadere. Siccome le pietre sono le persone stesse allora a te do le chiavi con il compito di far entrare o estromettere le persone da questa costruzione perché ciò che tu in terra farai per questa costruzione io lo riterrò fatto anche per il cielo."

Quindi Francesco, siccome la costruzione della Chiesa è iniziata con Pietro e continua ancora oggi "l'operato di Pietro" non è un onore legato alla sua persona ma un'eredità che ha continuato ad esistere lungo tutta la storia.

Pertanto, visto che tu e i tuoi amici discendenti di Lutero non fate parte di questo edificio poiché nessuno vi ha reso parte voi siete solo dei mucchietti di sassi ma non fate parte della Chiesa anzi, voi la odiate con tutte le vostre forze e volete vederla in rovina. Capisco perciò quanto interesse abbiate a cambiare il senso di quel passo evangelico!
 
     
gicotagi
gicotagi il 14/12/08 alle 09:46 via WEB
ti ho messo tutte le quattro interpretazioni cher esistono sul tema da parte dei cristiani...compresa la vostra analizzate il tutto... e vedrete quale è la più vicina al testo..la vostra non di sicuro...visto che è nata nel 4 secolo e prima non ve ne era traccia!!!!!
 
     
ex_pre
ex_pre il 15/12/08 alle 09:29 via WEB
E' bene Francesco che tu abbia rimarcato l'importanza dei Dodici e che la comunità cristiana sia stata strutturata e si sia dotata di strumenti per formare ciò che Cristo ha voluto indicando il primato di Pietro. Come ho già detto a Pietro in quel passo viene data una autorità a servizio della chiesa, un'autorità (quella di sciogliere o legare) che serve alla vita della Chiesa e certo non venne meno con la morte di Pietro ma divenne propria di tutti i capi della Chiesa quindi apostoli e successori. Tu hai portato altre citazioni ma non hai risposto a ciò che ho detto io. Hai portato tanta roba ma non hai approfondito. Mi voglio soffermare su una citazione che riporti in modo ideologico, come al solito. Vorrei citare il testo di Atti 15 che porti come dimostrazione che Pietro non guidasse la cosidetta Conferenza di Gerusalemme, caro Francesco, bisogna che tu legga il testo prima di citarlo:
Atti 15 4 Giunti poi a Gerusalemme, [Paolo e Barnaba] furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè. 6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: «Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro». 12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. 13 Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: ecc ecc Come vedi caro Francesco Pietro parla per primo ma è probabile che faccia parlare Giacomo a nome della comunità degli Apostoli e Anziani forse perché lui in passato si era sbilanciato a favore delle tesi dei farisei convertiti e quindi era compromesso. D'altronde in quella situazione fluida nella quale la Chiesa stava muovendo i primi passi è inutile andare a cercare schemi gerarchici, forme e strutture istituzionali che solo in futuro andranno a formarsi.
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 14/12/08 alle 15:42 via WEB
In un importante e bellissimo Documento della COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE PER IL DIALOGO TEOLOGICO TRA LA CHIESA CATTOLICA ROMANA E LA CHIESA ORTODOSSA scritto a Ravenna il 13 ottobre 2007 è sottolineato che: - "Entrambe le parti concordano sul fatto che tale taxis canonica era riconosciuta da tutti all’epoca della Chiesa indivisa. Inoltre, concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che «presiede nella carità», secondo l’espressione di Sant’Ignazio d’Antiochia (Ai Romani, Prologo), occupava il primo posto nella taxis, e che il vescovo di Roma è pertanto il protos tra i patriarchi. Tuttavia essi non sono d’accordo sull’interpretazione delle testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio. - 42. La conciliarità a livello universale, esercitata nei concili ecumenici, implica un ruolo attivo del vescovo di Roma, quale protos tra i vescovi delle sedi maggiori, nel consenso dell’assemblea dei vescovi. Sebbene il vescovo di Roma non abbia convocato i concili ecumenici dei primi secoli, e non li abbia mai presieduti, egli fu non di meno strettamente coinvolto nel processo decisionale di tali concili. - 43. Primato e conciliarità sono reciprocamente interdipendenti. Per tale motivo il primato ai diversi livelli della vita della Chiesa, locale, regionale e universale, deve essere sempre considerato nel contesto della conciliarità e, analogamente, la conciliarità nel contesto del primato. Per quanto riguarda il primato ai diversi livelli, desideriamo affermare i seguenti punti: - 1. Il primato, a tutti i livelli, è una pratica fermamente fondata nella tradizione canonica della Chiesa. - 2. Mentre il fatto del primato a livello universale è accettato dall’Oriente e dall’Occidente, esistono delle differenze nel comprendere sia il modo secondo il quale esso dovrebbe essere esercitato, sia i suoi fondamenti scritturali e teologici. - 44. Nella storia dell’Oriente e dell’Occidente, almeno fino al IX secolo, e sempre nel contesto della conciliarità, era riconosciuta una serie di prerogative, secondo le condizioni dei tempi, per il protos o kephale, in ciascuno dei livelli ecclesiastici stabiliti: localmente, per il vescovo in quanto protos della sua diocesi rispetto ai suoi presbiteri e ai suoi fedeli; a livello regionale, per i protos di ciascuna metropoli rispetto ai vescovi della sua provincia, e per il protos di ciascuno dei cinque patriarcati rispetto ai metropoliti di ciascuna circoscrizione; e universalmente, per il vescovo di Roma come protos tra i patriarchi. Tale distinzione di livelli non diminuisce né l’eguaglianza sacramentale di ogni vescovo né la cattolicità di ciascuna Chiesa locale.
 
 
ex_pre
ex_pre il 17/12/08 alle 14:22 via WEB
Come sempre Ganimede sei prezioso per i tuoi contributi che aggiungono sempre elementi interessanti e utili anche se da leggere con un po' più d'impegno e pazienza... ;)
Ho aspettato un po' per leggere con cura il testo che hai portato, sono contento di constatare che ho una visione delle cose aderente a ciò che quel incontro ecumenico ha sancito con quel documento.
 
   
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 18:30 via WEB
Ti ringrazio Roy, se vogliamo realmnte che il Corpo di Cristo (la Chiesa) sia nuovamente unito, non possiamo non guardare a Oriente (Chiesa Ortodossa) che mantiene viva e intatta la Santa Tradizione trasmessa dagli Apostoli e ai loro successori (i Vescovi) fino ad oggi. La Riforma Protestante ha perso un'enorme Patrimonio rifiutando la Tradizione della Chiesa e i Padri.
 
lauviaha
lauviaha il 15/12/08 alle 16:38 via WEB
Amor sia in tutti i vostri cuori, BUON NATALE egy
 
 
ex_pre
ex_pre il 17/12/08 alle 14:23 via WEB
Perché tutta questa fretta? Non è ancora Natale, mancano diversi giorni!
 
Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 16/12/08 alle 11:02 via WEB
Felice e sereno Natale, Gesù sia sempre nel tuo cuore, pace e bene, ^__^ Marco
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 18:38 via WEB
La metafora della pietra o roccia ha nella Bibbia quattro significati ed applicazioni: a) Viene applicata anzitutto a Jahve, come appare dalle seguenti citazioni. “Jahve è la Roccia del mio rifugio”, ripeteva Davide in circostanze difficili della sua vita (2 Samuele 22, 2). Diceva pure: “Jahve è la Roccia di Israele” (2 Samuele 23, 3). Prima di Davide Mosé aveva detto: “Jahve è Roccia” (Deuteronomio 32, 4). E più tardi Isaia additava Jahve come Roccia dei popolo eletto (cf. Isaia 17, 10; 44, 8). Infine il salmista pregava: “Benedetto Jahve, mia Roccia” (Salmo 144, 1; 95, 1 ecc.). b) Nel Nuovo Testamento Gesù si è qualificato come “la pietra d'angolo” (Matteo 21, 42), ossia come la pietra principale nella edificazione del nuovo Israele, applicando a se stesso le parole del Salmo 118, 22-23 (cf. Efesìni 2, 19-20). E’ chiaro che l'essere Pietra di Cristo non vanifica l'essere Roccia di Jahve né viceversa l'essere Roccia di Jahve svuota l'essere Pietra di Cristo. Solo bisogna sapere e volere conciliare le due esplicite testimonianze della Bibbia senza sdiminuire né dell'una né dell'altra. c) Anche Simone, il figlio di Giovanni, è qualificato come Pietra nella Bibbia del Nuovo Testamento. Fu Gesù stesso a imporgli questo nuovo nome come leggiamo in san Giovanni: “Andrea incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (...) e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)"” (Giovanni 1, 41-42; cf. Marco 3, 16). E’ chiaro anche qui che l'essere Cefa o Roccia di Simone non vanifica l'essere Pietra o Roccia di Cristo, né viceversa. Le due cose si possono e si devono conciliare per essere fedeli a tutto ciò che dice la Scrittura con onestà e coraggio, senza ridimensionare la Parola di Dio a nostro piacimento. d) Ricordiamo infine che tutti i credenti in Cristo sono detti nella Bibbia pietre vive. San Pietro applica anche ad essi la metafora della pietra (cf. 1 Pietro 2, 4-5).
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 18:40 via WEB
Anche la metafora di fondamento ricorre nella Bibbia più d'una volta e naturalmente con diversi significati ed applicazioni. Ricordiamone alcune: a) Fondamento, prima di tutti, è detto Gesù Cristo, secondo la vigorosa precisazione di san Paolo. Scrive l'Apostolo: “Ma ciascuno stia attento come costruisce. infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Corinzi 3, 10-1 1). b) Ma oltre che per Cristo, Paolo usa la metafora di fondamento anche per gli Apostoli e i profeti. Riportiamo le sue parole: “Voi (= i pagani divenuti cristiani) non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo” (Efesini 2, 19-20). San Giovanni poi nell'Apocalisse 21, 14 ci fa sapere che: “Le mura della città (= della Chiesa) poggiano su dodici basamenti, su cui sono i nomi dei dodici Apostoli”. c) Infine la Chiesa tutta in terra, ancora da san Paolo, è detta fondamento: “Voglio che tu (= Timoteo) sappia come comportarti nella casa di Dio che è la Chiesa del Dio Vivente, colonna e sostegno (= fondamento) della verità” (1 Timoteo 3, 15).
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 18:45 via WEB
Simone, il figlio di Giovanni, deve certamente dirsi fondamento della Chiesa in quanto Apostolo, anzi il Primo degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2) ai sensi della testimonianza di san Paolo (cf. Efesini 2, 19). A lui pure si applica la metafora della pietra viva in quanto credente in Cristo, che con la fede e con l'amore fino al martirio è divenuto una componente di primo piano nella costruzione della dimora di Dio con gli uomini. Ma nei suoi riguardi la Bibbia dice qualcosa di più, di particolare, di specifico. Nel primo incontro con lui Gesù gli cambiò nome e volle che si chiamasse Cefa, che vuol dire Pietro (Giovanni 1, 42). Il vangelo di Marco conferma questa volontà di Cristo. Dopo una notte di preghiera, solo, in luogo appartato, Gesù costituì il gruppo dei Dodici. Al primo posto è collocato Simone, “al quale impose il nome di Pietro” (Mar- co 3, 16; cf. Luca 6, 12-16). Il gesto di Cristo non fu un gesto improvvisato, ma meditato nella lunga preghiera. Per chi legge la Bibbia con intelligenza ed amore questo gesto di Cristo non può non provocare delle domande, a cui bisogna rispondere in modo convincente, non superficiale, avendo sempre la Bibbia come guida: - Se Simone doveva essere fondamento come gli altri Apostoli e pietra viva come tutti i credenti in Cristo, perché solo a lui il Maestro volle imporre il nome di Cefa (= uomo-roccia)? Perché proprio quel nome e non un altro? - - Se Cristo voleva essere lui la Roccia o Pietra in modo esclusivo, perché chiamò roccia o pietra anche il Primo degli Apostoli? E’ possibile conciliare le due cose senza detrarre nulla dalla grandezza di Cristo e dalla funzione di Simone? La risposta adeguata alle domande sopra formulate si ha solo se si ammette che il gesto di Cristo aveva un significato preciso e sicuro: Cristo volle che Simone, divenuto Pietro o Cefa, fosse l'uomo-roccia, in vista dell'opera che egli - il Maestro - stava per attuare, ossia la fondazione e la edificazione della nuova comunità la Chiesa. Dando a Simone il nome di Roccia (Pietro) Gesù voleva indicare che Simone avrebbe dovuto esercitare una funzione fondamentale nella Chiesa. Quale? Pietro, poggiando se stesso su Cristo, il principale e insostituibile fondamento della Chiesa, confermerà nella verità tutti i suoi fratelli (cf. Luca 22,32). La funzione specifica di Pietro, a livello visibile, sarà sempre garanzia che la fede della Chiesa manterrà piena fedeltà alla Parola di Dio. Dov'è Pietro ivi è la Chiesa; dov'è la Chiesa ivi è Cristo; dov'è Cristo ivi è la salvezza (S. Ambrogío).
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:04 via WEB
In base alla conoscenza oggettiva della Bibbia, senza pregiudizi confessionali, oggi tutti gli studiosi si accordano sempre più che la pietra (roccia), su cui Cristo ha promesso di edificare la sua Chiesa, è Pietro professante la fede nella divinità di Cristo. Fanno eccezione i seguaci di alcune sette come i Testimoni di Geova e gli Evangelici-Pentecostali rimasti ancora su posizioni vecchie e irrazionali, secondo cui le parole “su questa pietra” (Matteo 16, 18), andrebbero riferite a Cristo, non a Pietro. HANNO SCRITTO: “Quando Gesù disse a Pietro: "Su questa pietra edificherò la mia chiesa", egli si riferiva a se medesimo come la grande Rocca sulla quale la sua "chiesa" sarebbe edificata. Secondo il manoscritto siriaco Gesù disse: "Tu sei Cefa: e su questa pietra (cefa) edificherò la mia chiesa". Nel manoscritto siriaco il tu è maschile ed indica che il primo Cefa è di genere maschile e si riferisce quindi allo apostolo Pietro, ma l'aggettivo questa è femminile; ciò dimostra che il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro. Si riferisce infatti a Cristo Gesù, il quale costituisce la petra (greco” o grande Rocca”. OSSERVAZIONI: a) Ponderate bene le parole là dove dicono. “il secondo cefa è di genere femminile e non si riferisce a Pietro, ma a qualcun altro”. La logica e anche la grammatica esigerebbero che il secondo cela, essendo di genere femminile, si riferisse a qualcun'altra, a una persona cioè di genere femminile, come per esempio alla suocera di Pietro o a Petronilla, sua legittima figlia. A loro avviso, il secondo cefa, essendo di genere femminile, non si riferisce a Pietro perché uomo, ma a... Gesù Cristo! Gesù Cristo sarebbe di genere femminile! b) La verità è che la differenza di genere è dovuta a esigenze di lingua sia nella traduzione siriaca che in quella greca, latina, italiana ecc. Ma queste esigenze di lingua non cambiano il pensiero di Cristo secondo cui le parole su questa pietra vanno riferite sicuramente a Simon Pietro. In aramaico, la lingua parlata da Gesù, Pietro e pietra corrispondono a un unico termine, cioè cefa, che è di genere maschile. Volendo conservare il genere in tutti e due casi, si potrebbe dire in italiano: “Tu sei il fondamento roccioso e su questo fondamento roccioso ecc.”. Nelle traduzioni (greca, siriaca, latina, italiana ecc.) il primo cela (tu sei Cefa) diventa Petròs (cf. Giovanni 1, 42), ossia nome di uomo e rimane maschile come nell'originale aramaico. Ma il secondo cefa (su questa pietra), continuando ad essere nome comune, cambia genere (da maschile in femminile), perché la parola greca (siriaca, latina, italiana ecc.) corrispondente è di genere femminile. Ma ciò è dovuto a esigenze linguistiche, come già si è detto, senza che la metafora cambi significato. c) ALTRE CONSIDERAZIONI: - Se le parole “su questa pietra” si riferissero a Cristo e non a Pietro, avremmo un linguaggio contorto e confuso. Gesù avrebbe iniziato il suo dire rivolgendosi a Pietro: “Beato te Simone (...). Tu sei Pietro”. A questo punto, dimenticando bruscàmente il suo interlocutore, si sarebbe rivolto a se stesso. Poi di nuovo a Pietro: “A te darò le chiavi...”. Pietro con la sua solita franchezza avrebbe potuto chiedere: “Perché dici che sono Cefa, proprio ora, se poi intendi parlare di te stesso come Cefa?”. - Il discorso invece diventa logico e chiaro se si ammette, come di fatto è, che tra “tu sei Cefa” e “su questa pietra (cefa)” vi sia corrispondenza. Gesù ha spiegato a Pietro che cosa comportava il suo nuovo nome, qual' era cioè la natura della sua missione e il suo destino nella Chiesa.
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:08 via WEB
Con due immagini bibliche, quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere, Gesù ha reso più chiare il suo pensiero, vale a dire ha fatto capire bene che cosa egli intendeva affidare a Pietro, costituendolo roccia o pietra della sua Chiesa. Sempre rivolto a Pietro Gesù continua dicendo: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Matteo 16, 19). SPIEGAZIONE: I. - La prima immagine - quella della chiave o delle chiavi - era stata usata dal profeta Isaia. Parlando a nome di Jahve, il profeta aveva detto: “Metterò il tuo (di Sebna) potere nelle sue (di Eliakim) mani (...). Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire” (Isaia 22, 21-22). Sebna era stato un ministro infedele del re Ezechia. Fu rimosso dal suo ufficio e il potere fu dato ad Eliakim: sulla sua spalla fu posta la chiave della casa reale (di David). In stile biblica dare la chiave equivale a costituire qualcuno in autorità. Usare la chiave per aprire e chiudere significa esercitare il potere legislativo ed esecutivo. Nel Regno di Dio chi tiene la chiave è il Signore Gesù, “quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre” (Apocalisse 2, 7). Qui si parla d'una sola chiave come in Isaia 22, 22. Altrove, nell'Apocalisse, lo stesso Gesù dice: “E ho le chiavi della morte e dell'ade (Apocalisse 1, 18). Qui si parla di più chiavi, ma il significato non cambia: “Ho il potere sopra la morte e sopra gli ìnferi”. E’ dunque fuor di dubbio che con l'immagine biblica delle chiavi Gesù ha voluto conferire a Pietro una specifica autorità nella Sua Chiesa, vale a dire il ministero autorevole d'interpretare la Parola di Dio e curare che sia accolta e vissuta dai veri discepoli del Signore. L'esercizio di questo ministero si ha sulla terra, ma le conseguenze si hanno anche in cielo. Questo significa che i giudizi di Pietro sono ratificati da Dio. 2. - La seconda immagine - quella del legare e sciogliere - conferma ed esplicita il contenuto dell'immagine o simbolo delle chiavi. Nel linguaggio corrente al tempo di Gesù, specie in quello degli scribi e dottori della Legge, legare aveva il significato di condannare con autorità, oppure proibire o dichiarare vietata una cosa, un'azione, un comportamento. Al contrario, sciogliere voleva dire permettere o assolvere o dichiarare lecita una cosa. Pietro dunque, costituito maggiordomo nella Chiesa di Dio, ha il potere sulla terra di dichiarare con autorità ciò che è contrario e quindi esclude dal Regno di Dio; e ciò che ad esso è conforme e rende lecito l'accesso. In altre parole, a Pietro qui sulla terra spetta il giudizio determinante in materia di fede e di morale sempre in rapporto al Regno di Dio. E’ chiaro che egli può fare tutto questo in nome di Cristo, vale a dire ha la funzione di interpretare autorevolmente ciò che Cristo ha insegnato, senza che nulla sia detratto o aggiunto al deposito della fede. La fede di Pietro è, norma sicura di fede per tutti i veri discepoli di Cristo.
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:11 via WEB
Nell'ultimo capitolo del quarto vangelo abbiamo il racconto particolareggiato di come avvenne l'effettivo conferimento del Primato a san Pietro, dopo la promessa di cui in Matteo 16, 16-18. Racconta san Giovanni: “Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli. Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene? e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose: "Pasci le mie pecorelle"” (Giovanni 21, 14-17). Spiegazione: a) Per far capire bene il suo pensiero Gesù sì serve della metafora del pastore e delle pecore, che esprime simbolicamente l'autorità esercitata sugli uomini mediante un governo capace non solo di dare ai sudditi i mezzi necessari alla vita, ma anche di difenderli contro i nemici. E’ la parabola del buon pastore (Cf. Giovanni 10, 1-6). b) Anche questa metafora è assai comune nella Bibbia. In Isaia Jahve è descritto “simile a un pastore che conduce al pascolo il suo gregge, raccoglie nelle sue braccia gli agnelli ( ... ), conduce al riposo le pecore madri” (40, 11; Cf. Ezechiele 34, 10-14). Jahve ha pure voluto affidare le sue pecore ad alcuni suoi servi le guida per mano di Mosè (Cf. Salmo 77, 21), e dopo di lui designa Giosuè come capo (Cf. Numeri 27, 15-20). c) A imitazione del Padre anche l'Unigenito Figlio si presenta come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore (Cf. Giovanni 10, 11-15); e come il Padre, dispone che il suo gregge abbia una guida in uomini fidati, pieni di amore per lui. A tale compito sceglie Pietro, malgrado la sua negazione, seguita da un sincero pentimento (cf. Marco 14, 72). Gesù lo ha riabilitato apparendo a lui singolarmente dopo la sua risurrezione (cf. 1 Corinzi 15, 5; Luca 24, 34) e anche assieme agli altri (cf. Giovanni 20, 19-23; Luca 24, 36-53). Ciò che racconta san Giovanni (21, 15-17) non è altro che la conferma e il compimento della promessa fatta a Pietro in Matteo 16, 16-18. d) Anche altri discepoli di Cristo hanno l'incarico di vigilare sulle singole comunità (cf. Atti 20, 28) come pastori, presbiteri ed episcopi (cf. Efesini 4, 11; 1 Pietro 5, 1 ss.). Ma Simone, il figlio di Giovanni, che ha avuto dal Maestro il nuovo nome di Pietro (= la roccia), ha il compito di vigilare su tutto il gregge di Cristo, sugli agnelli e sulle pecore Egli è il maggiordomo della Casa del Signore, il vicario di Cristo. La missione di Pietro è universale. Sotto la sua guida il gregge di Cristo sarà condotto a buoni pascoli. Fuor di metafora, questo vuol dire che Pietro assicurerà la sana dottrina in tutta la Chiesa. Arroccata su questa pietra la comunità di Cristo non sarà mai sopraffatta dall'errore e dalle potenze del male (cf. Matteo 16, 18).
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:14 via WEB
Dopo il conferimento effettivo del Primato (cf. Giovanni 21, 15-17), soprattutto dopo che lo Spirito Santo diede agli Apostoli la conoscenza esatta della verità e la forza per professarla (cf. Giovanni 14, 26; Atti 1, 8) Pietro è riconosciuto come guida indiscussa di tutta la comunità e di fatto esercita la sua funzione. La vita dell'intera Chiesa gravita intorno a lui. Tutti guardano a Pietro come alla Roccia, su cui Cristo intendeva edificare la sua Chiesa. Ecco alcuni fatti comprovanti: - Pietro è sempre il primo negli elenchi degli Apostoli (cf. Matteo 10, 2-4, Marco 3, 16-19; Luca 6, 13-16; Atti 1, 13). - Pietro propone e dirige l'elezione di uno che prenda il posto di Giuda, il traditore (cf Atti 1, 15). - Pietro è il portavoce ufficiale di tutta la comunità il giorno di Pentecoste. Tutti avevano ricevuto la forza dello Spirito Santo, ma Pietro parla a nome di tutti ai Giudei convenuti a Gerusalemme (cf. Atti 2, 14). - Pietro risponde ai capi del popolo e agli anziani per giustificare il suo operato e quello degli altri Apostoli (cf. Atti 4, 8). - Pietro vigila sul corretto comportamento dei nuovi discepoli e punisce severamente Anania e sua moglie perché avevano mentito allo Spirito Santo (cf. Atti 5, 1-11). - Pietro è messo in carcere e la preghiera di tutta la Chiesa sale incessante a Dio per la sua liberazione (cf. Atti 12, 5). - Pietro in modo particolare ha il potere di fare miracoli: guarisce i paralitici (cf. Atti 3, 6; 9, 34); risuscita i morti (cf. Atti 9, 39-41). Perfino l'ombra della sua persona opera meraviglie (cf Atti 5, 12-16). - Pietro parla come capo al concilio di Gerusalemme e quanto egli dice determina le decisioni prese da quell'assemblea con l'assistenza dello Spirito Santo (cf. Atti cap. 15). - Pietro, a preferenza degli altri Apostoli, è consultato da Paolo che vuole assicurarsi dell'autenticità del Vangelo (cf. Galati cc. 1 e 2).
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:17 via WEB
PIETRO NON MUORE Verità da ricordare I. - Capo della Chiesa è Cristo. Questa è stata la perenne fede dei cattolici con piena fedeltà alla Bibbia che dice. “Egli (Cristo) è il Capo del corpo, cioè della Chiesa” (Colossesi, 1, 18). “Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa” (Efesini 1, 22; 4, 15; 5, 23). Recentemente questa dottrina è stata riaffermata più volte dal Concilio Vaticano II: “Capo di questo Corpo (= la Chiesa) è Cristo”. Insinuare che secondo l'insegnamento cattolico il Papa e non Cristo sia Capo della Chiesa, equi- vale a insinuare l'errore, a ingannare la gente. 2. - Cristo non ha successori. “Egli è, il Primo e l'ultimo, e il Vivente” (Apocalisse 1, 17-18; cf. 22, 13). Il Vivente non muore mai. E’ sempre presente. Non lascia mai il posto vuoto perché sia occupato da altri. “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20). Il Papa non è successore di Cristo, ma suo vicario o rappresentante. 3. - Cristo ha nella Chiesa rappresentanti qualificati. Dopo la sua Ascensione il Vivente è invisibile. Un giorno riapparirà (cf. Atti 1, 9-11). Nel tempo della presenza invisibile, che è il tempo della Chiesa pellegrina sulla terra, Cristo ha voluto che ci fossero suoi rappresentanti qualificati. Non successori, ma rappresentanti. A quest'ufficio Cristo ha destinato uomini, non angeli. I primi furono scelti da lui direttamente perché “stessero con lui e per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Marco 3, 14-15). Li chiamò Apostoli (cf. Luca, 6, 13), cioè inviati. Gli Apostoli sono perciò rappresentanti qualificati di Cristo, Capo della Chiesa. San Paolo li chiama “collaboratori di Dio” (I Corinzi 3, 9) e suoi ambasciatori “Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro” (2 Corinzi 5, 20).
 
 
gicotagi
gicotagi il 18/12/08 alle 01:20 via WEB
ehhhehehe questa della perenne fedeltà alla bibbia dei cattolici...eehehhe te la potevi risparmiare ganimede....ehhehe..mi fai divertire..ehehehhe
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:20 via WEB
LA SUCCESSIONE APOSTOLICA La rappresentanza qualificata di Cristo nella Chiesa doveva finire con la morte dei Dodici? a) Leggendo attentamente la Bibbia la risposta deve essere negativa. San Paolo ci ricorda che Cristo, “ascendendo in cielo (...) ha distribuito doni agli uomini (...). E’- lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo (= la Chiesa)” (Efesini 4, 7-13). Questa struttura, data alla Chiesa dal suo divin Fondatore, non può cambiare. Deve durare fino alla fine dei tempi, fino cioè alla seconda venuta del Signore. b) Gli apostoli capirono bene questa volontà del loro Maestro. Non solo perciò si circondarono di collaboratori, ai quali affidarono le loro responsabilità (cf. Atti 6, 2-6; 11, 30; 14, 23 ecc.), ma diedero disposizioni che alla loro morte altri uomini qualificati prendessero il loro posto. Le notizie più dettagliate le abbiamo da san Paolo. Dovendosi assestare dalle chiese da lui fondate lascia alla loro guida persone ben provate e di fiducia: Timoteo ad Efeso (Cf. 1 Timoteo 1, 2), Tito a Creta (Cf. Tito 1, 5). Egli vuole che le persone poste alla guida delle comunità siano trattate con molto rispetto e carità a motivo del loro lavoro (Cf. 1 Tessalonicesi 5, 12-14). Più tardi, prevedendo prossima la morte (Cf. 2 Timoteo 4, 6-8), san Paolo dà chiare disposizioni affinché il ministero qualificato continui ininterrottamente. Scrive a Timoteo: “Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo e le cose che hai udito da me trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare altri a loro volta” (2 Timoteo 2, 1-2). c) Che le cose siano andate proprio così ce l'assicura Clemente Romano, morto a Roma nel 95 d.C. durante la persecuzione di Traiano. Egli era stato alla scuola dei santi Pietro e Paolo e verso la fine dei primo secolo scrisse una Lettera alla Chiesa di Corinto dov'è detto tra l'altro: “Gli Apostoli furono mandati a portare la Buona Novella dal Signore Gesù. Gesù Cristo fu mandato da Dio. Ricevuto il loro mandato andarono ad annunziare la Buona Novella. Predicando per le campagne e per le città sceglievano ottime persone tra i primi convertiti e le costituivano vescovi e diaconi (... ) e diedero ordine che quando costoro fossero morti altri uomini provati succedessero nel loro ministero”.
 
Ganimede.76
Ganimede.76 il 17/12/08 alle 19:22 via WEB
LA SUCCESSIONE NEL PRIMATO Anche Pietro ebbe i suoi successori nella funzione di pascere tutto il gregge di Cristo (cf. Giovanni 21, 15-17). Non poteva essere diversamente. a) Cristo aveva promesso di edificare la sua Chiesa sull'uomo-roccia, ossia su Pietro (cf. Matteo 16, 18). Anche dopo la morte di Pietro, Cristo continua ad edificare la sua Chiesa. Vi deve essere dunque qualcuno che continui la funzione di fondamento visibile affidata a Simone, l'uomo-roccia. Pietro come persona fisica è morto (cf. Giovanni, 21, 19). Ma è volontà di Cristo che come fondamento visibile della vera Chiesa Pietro continui a vivere in coloro che hanno ereditato la sua funzione primaziale. Il Primato di Pietro continua nei suoi successori. b) Chi sono? La risposta è sicura. Sono coloro i quali hanno raccolto il mantello di Pietro come Eliseo quello di Elia (cf. 2 Re 2, 13), vale a dire i Vescovi di Roma, che per divina disposizione hanno ereditato la missione e la funzione qualificata di Pietro. Cefa, il Primo degli Apostoli, colui al quale Cristo affidò la cura di tutto il suo gregge, finì i suoi giorni a Roma con un glorioso martirio. Fu Dio a disporre che la vita della sua Chiesa prendesse questa svolta. Il Vescovo di Roma dunque succede a Pietro anche nella guida di tutta la Chiesa. Il Primato petrino si perpetua nel Primato romano.
 
 
gicotagi
gicotagi il 18/12/08 alle 01:30 via WEB
l'altro ieri ho assistito involontariamente ad una messa perchè ho accompagnato mia suocera a visitare una delle più belle chiese di genova...a parte il fatto che c'erano tre persone in una chiesa immensa...ho riascoltato le liturgie dopo anni...e devo dire che sempre ricevo dal signore la conferma che questa chiesa è proprio fuori...niente di santo niete di apostolico niente di cattolico niente ..rimane la chiesa di roma...credete che in quei spenti rituali religiosi ci sia salvezza delle anime ,ci sia lo Spirito?...non sarebbero nati i movimenti carismatici all'interno della vostra chiesa se così fosse...senza offesa sono felicissimo di esserne uscito ed adesso che conosco Gesù...tenetevi pure la vostra chiesa superapostolica..io ho Gesù, e sono nato di nuovo...andrò sicuramente in paradiso...non so voi ma io ci sarò....anche se il papa dice che non siamo chiesa...perchè fino a prova contraria è Dio che decide... p.s...gani non mi dire..che sono presuntuoso ..perchè la certezza della salvezza è biblica e te lo ho dimostrato mille volte....shalom
 
   
ex_pre
ex_pre il 20/12/08 alle 09:24 via WEB
Come sempre con questi "trucchetti" risolvi la questione senza dare una risposta. Sia io che Ganimede ti abbiamo portato le parole della Scrittura proprio come fai tu ma la cosa non ti interessa perché tu hai un'altra teologia.
Per quanto riguarda i carismatici non credo proprio che siano un grande valore per la Chiesa.
 
     
Ganimede.76
Ganimede.76 il 20/12/08 alle 11:08 via WEB
Come ha detto Roy, ti abbiamo dimostrato Bibbia alla mano, il fondamento Scritturale sul Primato di Pietro, il fondamento della Cattedra di Roma e la successione Apostolica. Cerca di non sviare adesso l'argomento con le tue solite provocazioni e cerchiamo di istaurare un confronto costruttivo e serio!!!
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 20/12/08 alle 11:12 via WEB
Il giorno che capirete la frase sottoesposta penso che per tutti voi si spalancheranno definitivamente le porte della sapienza: Pistis è la fede accettata immediatamente e la Gnosis, l'esame della fede stessa, la conoscenza superiore delle verità religiose per una loro accettazione super-intuitiva.
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 20/12/08 alle 13:55 via WEB
fORSE I POTENTI SANNO... http://it.youtube.com/watch?v=O823SGqpLHg
 
   
Ganimede.76
Ganimede.76 il 20/12/08 alle 10:44 via WEB
L'attegiamento di Gicotagi è tipico di quelle persone che hanno delegato ad altri la facoltà di pensare, rifiutando di farlo con la propria testa. E' tipico di quelle persone che si limitano a riportare argomenti di altri senza averli prima compresi e poi per sviare l'ostacolo se ne escono con battute poco intelliggenti. Per quanto riguarda poi l'esperienza carismatica all'interno della Chiesa Cattolica c'è da dire che i carismi al suo interno non sono mai mancati e i Gruppi Carismatici nati dall'esperienza protestante-pentecostale non hanno portato proprio niente di nuovo. Hanno solamente rafforzato questa esperienza che è di tutti i cristiani ma che forse all'interno della Chiesa Cattolica si era assopita.
 
     
luloca
luloca il 23/12/08 alle 09:58 via WEB
Da quanto ne so io, il titolo di papa, all'inizio della chiesa, era attribuito a tutti i vescovi. E' una tradizione che ancora sopravvive in ambito ortodosso. Il titolo di pontefice invece deriva da una carica del paganesimo romano. All'epoca di Pietro nessuno avrebbe potuto attribuirgli questo titolo, perché era esclusivo dell'imperatore, pontefice massimo di tutti i culti dell'impero. L'istituzione pontificale della chiesa é ancora un mistero. C'é chi la fa risalire al primo secolo e chi al terzo. Da fonti storiche e archeologiche sembra che il primo papa sia stato Marcellino, nel terzo secolo. Ma anche qui non possiamo essere certi che la sua fosse una carica esclusiva, probabilmente esistevano altri papi, o meglio ancora vescovi a cui veniva attribuito questo titolo. Per quanto riguarda Pietro, era probabilmente a capo della comunità di Roma, ma questo non vuol dire assolutamente niente, perché le varie chiese erano in perfetta autonomia: nominavano vescovi e stabilivano linee dottrinali a loro piacimento.
 
     
gicotagi
gicotagi il 23/12/08 alle 22:07 via WEB
ehhh..è proprio bellissimo a Natale sentire un ateo che vi dà lezioni di storia della chiesa...ehhe roy..quando vi dico che raccontate frotole..tu ti arrabbi a quanto pare non ono il solo...shalom
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 24/12/08 alle 08:49 via WEB
Auguro a tutti voi un buon solstizio d'inverno...
 
     
ex_pre
ex_pre il 24/12/08 alle 08:59 via WEB
Buon solstizio d'inverno a te Soul.
Che la luce prenda la sua rivincita sulla notte, la verità diradi la tenebra della menzogna e il bene smantelli le oscure trame del male. Il simbolo del solstizio sia per te ciò che è per noi cristiani è il Natale.
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 24/12/08 alle 09:22 via WEB
SOULINI, 2:12..Ed io dissi al Signore: "Un conto è parlare dell'oro impolverato, un altro conto è parlare della polvere dorata... Ed Elli a me: "Tu sazi la mia sete di sapienza e non versi in terra neanche una goccia.." Ed Io a Lui: "Certo, poichè io sono il Dio di Dio...Torna onde sei venuto, Grande Arrogante, e porta teco i tuoi Arconti.."
 
     
ex_pre
ex_pre il 24/12/08 alle 09:31 via WEB
Ti piace proprio questa storia dell'oro in polvere eh!? Ti ha colpito, beh goditela!
 
     
SOUL2007
SOUL2007 il 24/12/08 alle 10:15 via WEB
Certo che me la godo...La polvere rappresenta il velo che copre l'oro, mentre il resto è illusione, cioè polvere d'oro..
 
   
gicotagi
gicotagi il 20/12/08 alle 19:50 via WEB
NO caro roy ti ho portato tute le quattro interpretazioni esistenti dei versetti da te preso in esame, e ti ho detto cosa credo, allo ra ti ho specificato io credo che Gesù è la roccia ,ma credo altresì che Pietro sia stato scelto per aprire il regno a tutti e avvenne il giorno della nascita della chiesa a Pentecoste quando Pietro predicò e trmila persone si convertirono...io credo così...Pietro non era il principe degli apostoli,ne tantomeno il primo papa..visto che sno invenzioni sel 4 secolo...se volete credre questo siete liberi...la mia chiesa è apostolixa ed è fondata sull'insegnamento degli apostoli..tutti gli apostoli..perchè tutti sono stati testimoni oculari della resurezione...poi basta che uno inteligente che pensa con la sua testa come dice ganimede e si legge le lettre diPietro capisce che queste cose in cui credete sono fesserie...shalom
 
roby2012
roby2012 il 23/12/08 alle 01:15 via WEB
Ciao Roy e tutti! Auguri di liete festività e di un proficuo anno nuovo. Roby
 
 
ex_pre
ex_pre il 24/12/08 alle 09:02 via WEB
Ciao Roby, grazie degli auguri,buon natale anche a te... anche se purtroppo è il terzultimo Natale che festeggeremo. ;)
 
   
roby2012
roby2012 il 25/12/08 alle 12:23 via WEB
E' vero!... giacchè quando nascerà di nuovo sulle Nubi del Cielo, sarà ogni giorno Natale.
 
gelix
gelix il 23/12/08 alle 01:50 via WEB
Ti auguro un buon natale con tanta pace e felicità, ciao Ernesto
 
 
ex_pre
ex_pre il 24/12/08 alle 09:00 via WEB
Grazie Gelix, tanti auguri anche a te e ai tuoi cari.
 
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