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Which angel are you?
You are a balanced person, you may be bad at times, and good at others, but your a good balance. You can be on the receiving end or the giving end but no matter what, you always seem to come out balanced. You give good advice and direct people to lead a good balance of life. Your the ying and the yang. Your level-headed and rarely fail in life. You can be in the crowd and not seen, but you have the ability to shine aswell.
Molto carino anche questo:
for some reason you have felt very distant from everyone else and you try to follow your own path. throughout the years you have seen a lot of freaky shit and sometimes it overcomes you and you get stuck in the rabbit hole trying to figure out what it is. All you know is that humans aren't the only ones out there and there is something about yourself that is still a myster. 
What is your true nature: the psychiatrist
You take the problems of others with you wherever you go. In your spare time you try to think of some way to resolve the dilemmas of your friends. You have an attraction to those who are in need and you feel that you always have to contribute in some way to make those around you like you. The respect of others is important to you.
 

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Roma

Post n°280 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da ex_pre
 


°°°Il primato di Pietro e i papi: ecchepalle!
Visto che si parla sempre di papato vediamo di fissare alcuni punti fermi. Invece che parlare del papa che ci confonde parliamo della sua diocesi ossia Roma, così sarà più facile trovare dei punti in comune. Invece del primato di Pietro parliamo del primato di Roma e poi capiremo meglio il primato del suo vescovo. 

1) Roma era la più importante città dell'Impero Romano e penso non sia necessario spiegare perché. 
2) Una delle più numerose diaspore giudaiche dopo quella Alessandrina si trovava a Roma. Dopo la distruzione di Gerusalemme negli anni 70 del Primo secolo la diaspora di Roma acquista ancora maggiore importanza . Questo vuol dire che la prima comunità giudeocristiana non ha più Gerusalemme come riferimento ma rimangono le importanti città di Antiochia come principale rifugio della comunità di Gerusalemme e Alessandria.
3) A Roma c'era una comunità cristiana fin dai tempi di Paolo, non fosse per altro lo testimonia la Lettera di Paolo ai Romani. Paolo è morto a Roma e ci sono le prove scritte e le testimonianze acheologiche. Anche Pietro è stato a Roma, una testimonianza c'è in 1Pt 5,13 (Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. ) Oltre a questa testimonianza ci sono prove storiche e acheologiche Questo vuol dire che la comunità di Roma ha avuto come fondatori i due apostoli più influenti. Nessuna chiesa ha mai rivendicato la sepoltura di uno dei due apostoli e anche i più antichi contestatori di Roma ossia gli ortodossi non hanno mai messo in dubbio questa realtà.
4) I membri della comunità romana erano più numerosi di altre comunità dato che la città all'epoca aveva circa un milione di abitanti. Inutile dire che a Roma centro politico, economico, culturale ecc ecc c'era una maggiore probabilità che tra i convertiti ci fossero più persone istruite, influenti e di ceti sociali più elevati. Questo vuol dire che chi li guidava  aveva certamente delle carte in più rispetto alle altre comunità meno numerose e con gente di minor prestigio.

La posizione politica e sociale di Roma all'interno dell'Impero, la presenza e l'importanza della diaspora giudaica a Roma, la presenza dei fondatori Paolo e Pietro, il loro martirio a Roma sono tutti elementi che pongono la comunità romana in una situazione di eccellenza rispetto a tutte le altre chiese. Tutte queste cose sarebbero molto significative per una qualsiasi istituzione umana. Quando parliamo di vescovi, diocesi, patriarcati, papato noi parliamo di presenza storica, di una realtà istituzionale e umana, di criteri logici della sua organizzazione all'interno di una società e una cultura. 

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Commenti al Post:
gicotagi
gicotagi il 26/12/08 alle 08:14 via WEB
L'apostolo Pietro a Roma? Durata della permanenza di Pietro a Roma e data della sua morte Una tradizione del III secolo (1) ricorda la permanenza di Pietro a Roma per 25 anni (dal 42 al 67 d.C.). A tale tradizione fa riferimento anche Girolamo (2). In realtà, oggi nessuno studioso cattolico può sostenere che Pietro sia rimasto a Roma per 25 anni, poiché ciò contrasterebbe sia con la cacciata dei cristiani da Roma al tempo di Claudio (3), sia con la presenza di Pietro a Gerusalemme durante il convegno apostolico (ca. 50 d.C.). Si noti pure che, secondo Girolamo, Pietro venne a Roma per «smascherarvi il mago Simone», il che suggerisce un legame tra questa tradizione e le leggende prodotte su Simon Mago, per cui l'attendibilità di tale notizia ne risulta assai compromessa. Di più la tradizione e l'ipotesi della sua lunga permanenza a Roma è contraddetta da alcuni dati biblici indiscutibili. Nel 42 Pietro lascia Gerusalemme per recarsi ad Antiochia dove Paolo lo trova poco dopo (At 12, 1 s; Ga 2, 11). Nel 40-50 v'è la riunione degli apostoli a Gerusalemme e in essa Pietro non parla affatto di un suo lavoro tra i Gentili, ma s'accontenta di riferire il fatto del battesimo di Cornelio. Sono Barnaba e Paolo che parlano invece della loro missione tra i Gentili (At 15, 7-11; cfr c. 17). Il celebre Valesio dice che non v'è dubbio che Pietro avesse dimorato nella Giudea e nella Siria fino all'ultimo anno di Agrippa. Nell'anno 51-52 Pietro è al Concilio di Gerusalemme (Atti 15). Non molto dopo, Paolo rimprovera Pietro ad Antiochia (Galati 2). Dopo la riunione di Gerusalemme gli Atti degli apostoli, ispirati dallo Spirito Santo, non parlano più di Pietro, eppure ci danno la storia della chiesa fino al 61. Nel 57 Paolo scrive ai Romani, ma non dice affatto che la Chiesa era stata evangelizzata da Pietro, come sarebbe stato logico. Paolo scrive la sua lettera ai Romani senza fare neppure una allusione a Pietro, che secondo la tradizione cattolica sarebbe stato il loro Vescovo, il superiore di Paolo. Nel capitolo 16 Paolo saluta 26 persone (per nome) che erano a Roma, fra queste alcune sono da lui chiamate compagni d'opera. E Pietro? Neppure un accenno! Nel 63-64, scrivendo le sue lettere dalla prigionia, Paolo mai allude alla presenza di Pietro (4). Gli Ebrei desiderano sapere qualcosa di questa nuova «via» che è tanto avversata, come se nulla sapessero, il che sarebbe stato assurdo qualora Pietro fosse stato a Roma (At 28, 21-24). Nel 64 d.C. v'è la persecuzione di Nerone con la probabile morte di Pietro. Ecco il brano di Tacito (ca. 60-120 d.C): « Siccome circolavano voci che l'incendio di Roma, il quale aveva danneggiato dieci dei quattordici quartieri romani, fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, colpendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani. Cristo, da cui deriva il loro nome, era stato condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato durante l'impero di Tiberio. Sottomessa per un momento, questa superstizione detestabile, riappare non solo nella Giudea, ove era sorto il male, ma anche a Roma, ove confluisce da ogni luogo ed è ammirato quanto vi è di orribile e vergognoso. Pertanto, prima si arrestarono quelli che confessavano (d'essere cristiani), poi una moltitudine ingente – in seguito alle segnalazioni di quelli – fu condannata, non tanto per l'accusa dell'incendio, quanto piuttosto per il suo odio del genere umano. Alla pena vi aggiunse lo scherno: alcuni ricoperti con pelli di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri furono crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco in modo da servire d'illuminazione notturna, una volta che era terminato il giorno. Nerone aveva offerto i suoi giardini per lo spettacolo e dava giochi nel Circo, ove egli con la divisa di auriga si mescolava alla plebe oppure partecipava alle corse con il suo carro. Allora si manifestò un sentimento di pietà, pur trattandosi di gente meritevole dei più esemplari castighi, perché si vedeva che erano annientati non per un bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo » (5). Si può quindi concludere che Pietro non fu affatto il fondatore della chiesa di Roma, e che se vi venne, vi giunse solo per subirvi il martirio. È anche il pensiero di Porfirio, un filosofo neoplatonico, che di Pietro dice: «Fu crocifisso dopo aver guidato al pascolo il suo gregge per soli pochi mesi».
 
 
gicotagi
gicotagi il 26/12/08 alle 08:15 via WEB
. Ancora oggi le guide mostrano il carcere Mamertino nel quale per una ripida scaletta sarebbe sceso Pietro quando vi fu imprigionato. E con poca obbiettività vi dicono: «Guardate qui nella roccia l’effigie lasciata miracolosamente da Pietro quando vi sbatté la testa contro per uno schiaffo che gli venne dato». È pura leggenda. Mai Pietro poté scendere in quel carcere, riservato ai sovrani o nobili, rei di lesa maestà ossia di ribellione al governo centrale di Roma. Ancora oggi le guide mostrano in quel carcere una piccola vasca e dicono: «Qui Pietro ha battezzato due carcerieri convertitisi alla sua parola». Pura leggenda anche questa, e riconosciuta tale dagli stessi autori cattolici. Ma la gente semplice che vi si reca, spesso accetta tutto a occhi chiusi e crede perciò che Pietro si sia veramente recato a Roma. In realtà, tale tradizione non compare che dopo il V o VI secolo negli «Atti dei Santi Processo e Martiniano», come anche studiosi cattolici ammettono. 2. Se andate nella chiesa di San Sebastiano, presso le catacombe omonime, sulla via Appia, vi si mostrerà una lastra di pietra con l’impronta di due grossi piedi. E vi diranno: «Ecco l’impronta lasciata da Cristo quando apparve a Pietro sulla via Appia. Stava costui abbandonando Roma per sfuggire la persecuzione neroniana, quando Cristo gli venne incontro, e l’apostolo gli chiese “Dove vai?” (Quo vadis). “A subirvi nuovamente la morte di croce”, gli rispose il Maestro. E Pietro confuso e pentito tornò sui suoi passi per subire lui pure il martirio per Gesú. E là, in quel luogo, la pietra conservò miracolosamente l’impronta dei piedi di Gesú». Anche questa, però, è pura leggenda. Gli stessi studiosi cattolici affermano che quella presunta reliquia di Cristo non è altro che il monumento votivo posto in un non ben determinato santuario pagano da parte di un pellegrino, a significare la strada da lui percorsa e il suo desiderio di eternare la propria presenza nel santuario stesso; poiché, a quel tempo, vigeva la consuetudine di lasciare nei templi pagani simili impronte di piedi per testimoniare l’avvenuto pellegrinaggio votivo a quel luogo. Questa pietra fu poi trasportata dal tempio pagano in un tempio cattolico, dove è tuttora esposta alla venerazione quasi fosse una reliquia miracolosa del Cristo apparso a Pietro. 3. Se visitate la Basilica di San Pietro, in Roma, vi si indicherà la cosiddetta Cattedra di San Pietro, ossia una poltrona su cui l’apostolo si sarebbe assiso negli anni della sua residenza romana. Questa sedia non è ora possibile vederla essendo tutta ricoperta di rivestimenti preziosi e artistici. Tuttavia, alcune persone che qualche secolo fa ebbero la possibilità di esaminare tale «reliquia», vi avrebbero trovato una sedia araba con un’iscrizione inneggiante a Maometto. 4. Riguardo alle ossa di Pietro, uno specialista, il prof. Oscar Cullmann, su invito del papa stesso andò a esplorare gli scavi effettuati sotto la basilica vaticana, e ha scritto in merito: «Per dimostrare che le ossa di Pietro hanno veramente riposato nella supposta tomba, sotto la cupola attuale, sarebbero necessari indizi più sicuri di quelli che si possono addurre sulla base degli scavi recenti. Anzi ... le ragioni che giocano contro la probabilità di una sepoltura di Pietro da parte dei cristiani nelle immediate vicinanze degli Horti neroniani (giardini di Nerone) sono quasi decisive. Come potevano i cristiani, nei giorni di terrore della persecuzione neroniana, compiere proprio in questo punto una sepoltura (un funerale)? V’era una qualche possibilità di distinguere il cadavere di Pietro dagli altri? Non si deve pensare invece che le ossa dei suppliziati, nel caso che le loro ceneri non siano state disperse sul Tevere, siano state gettate in una fossa comune?».
 
   
gicotagi
gicotagi il 26/12/08 alle 08:26 via WEB
come al solito sei bravo a buttare fumo negli occhi...ma la verità viene sempre a galla ,se leggeai i miei due commenti ..e ti documenterai vedrai...buone feste...shaloom
 
ex_pre
ex_pre il 05/01/09 alle 11:46 via WEB
Ho letto i tuoi due documenti. A quanto pare il fumo lo butti tu Francesco e ne hai tutto l'interesse.
1) Che Pietro sia andato a Roma penso che nessuno lo possa negare che ci sia rimasto per 25 anni senza muoversi nessuno lo vuole dimostrare ed è un'affermazione inutile.
2) Che Pietro sia stato attivo solo per i giudei può essere probabile, perché no, ma è proprio per questo che ho detto che a Roma c'era la più importante diaspora ebraica dell'epoca quindi questa tua affermazione non vuol dire nulla.
3)Il fatto che le lettere di Paolo non nominino Pietro a Roma non vuol dire che niente, Paolo mica dice tutto.
Paolo nemmeno parla degli altri apostoli e se li nomina è perché rientrano in un suo discorso non perché vuole informaci su cosa fanno e dove stanno.
4) Ammesso e non concesso che Pietro sia stato solo martirizzato a Roma non è necessario che Pietro abbia iniziato l'evangelizzazione di Roma e che questa sia fondata da Pietro. Perché Pietro sia il suo vescovo è sufficiente che ci sia stato l'ultimo periodo della sua vita perché la comunità romana lo abbia riconosciuto come capo e guida al di sopra di tutti gli altri.
4) Quella del carcere mamertino e delle catacombe di San Sebastiano non sono prove ma tradizioni popolari che lasciano il tempo che trovano.
5) Anche quella della cattedra di San Pietro è una tradizione e come affermi tu stesso gli studiosi cattolici non vi fanno riferimento e quindi perché riporti cose che noi stessi non riteniamo provare niente?
6) A proposito della tomba di Pietro ci sono le prove archeologiche che oramai nessuno contesta e che Culmann stesso in seguitò accettò assieme a Lietzmann altro autorevole storico protestante.
7) Una cosa che non hai considerato è perché nessuna chiesa antica ha mai contestato questa tradizione?
8) Un'altra cosa: perché mai Paolo che è stato a Roma ed è morto li non è considerato vescovo di Roma ma è invece considerato Pietro?

Come vedi non è fumo caro Francesco, c'è molto arrosto.
 
 
gicotagi
gicotagi il 05/01/09 alle 17:33 via WEB
caro roy, credo che sia impossibilr che Paolo in una lettera alla chiesa i roma, citi 26 persone e non daluti il vescovo di roma..di fronte all'evidenza..scappi ..quasi quasi rispondi comr i tdg che informati sull e lro manipèolazioni dottrinali ti rispondono..e ciò cosa significa?
 
   
ex_pre
ex_pre il 05/01/09 alle 19:11 via WEB
Paolo scrive ai Romani da Corinto nell'anno 55, Pietro venne martirizzato il 67 come Paolo. Può darsi che Pietro non ci fosse ancora stato oppure che non era all'epoca li, magari l'aveva incontrato due giorni prima in qualche altro posto che ne sappiamo. Comunque al di la di Maria nessun nome di quelli presenti nei saluti di Paolo ai fratelli romani è un nome giudaico come mai? Potrebbe anche essere che all'epoca le due comunità giudaica e pagana avessero vita separata e così Pietro guidasse quella giudaica mantenendo la separazione che si trova in più parti. Su questo fatto dovrei informarmi perché l'ideami è venuta mentre scrivevo. Come vedi Francesco io non scappo e non temo la verità.
 
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