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POMERIGGIO DI SABATO...

Post n°471 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da atapo
 

...TRA PASSATO E FUTURO.

Arrivo trafelata al portone di Palazzo Vecchio.

 

Al metal detector individuo subito la piccola sagoma della vecchia zia, che si guarda attorno strizzando gli occhi per cercarmi tra turisti e invitati ai matrimoni.

Guarda, è arrivata prima dell'orario fissato, la macchina con autista che ha noleggiato da Bologna (è anziana, cammina a stento, ma si può permettere questo ed altro...) ha passato l'Appennino senza intoppi e rallentamenti.

“Non ti preoccupare, non siamo in ritardo” e mi sorride felice socchiudendo ancora di più gli occhi.

A volte il suo abbigliamento ci lascia un po' sconcertati, ma oggi indossa un sobrio cappotto color cammello...però...da sotto spunta un'enorme e bella spilla di modernariato, tipo Trifari (o forse è Trifari autentica, non oso indagare...) e il cappello...è un leopardato alto, tipo pan di zucchero con la punta arrotondata, direi che si fa notare anche stavolta...

Subito mi viene in mente quando suo figlio, mio cugino e mio complice in birbonate infantili, la battezzò D'Artagnan per via dei cappelli che lei esibiva negli incontri familiari: una volta un cappello a grandi margherite attirò delle vespe che ci perseguitarono per la durata di non so più quale cerimonia...

La zia oggi riceve in Palazzo Vecchio un premio per le sue poesie, offerto da una associazione letteraria. Mi aveva chiesto se avevo piacere di accompagnarla. Moltissimo!

Qualche conoscente aveva malignato: “Lo fai per l'eredità.”

No, non ho mai pensato ad un'eredità...le voglio bene davvero: la sento tanto simile a me, abbiamo parecchio in comune (non certo dal punto di vista finanziario), è stata vicino alla mia famiglia per lunghissimi anni e in certi momenti difficili lei e suo marito ci hanno aiutato con affetto, contrariamente ad altri parenti.

Ora è vedova, anziana, fragile, malandata in salute.

Una lettera, una cartolina, una telefonata ogni tanto le fanno un immenso piacere, il suo invito per oggi ha fatto piacere anche a me e volentieri le ho dedicato queste poche ore.

Cerchiamo l'ascensore, camminiamo entrambe col bastone, gli uscieri ci indicano e ci accompagnano. Nel bel salone dei 500 si svolge la premiazione, coi soliti discorsi, applausi, convenevoli...la zia diventa impaziente:

“Quando tocca a me? Devo tornare a Bologna, si fa buio, quell'autostrada...tutto quel traffico...Andrea è un bravo autista, ma insomma...”

Finalmente ha in mano la sua pergamena e la sua targa-premio e la stringe felice come una bambina. E' ora di andare.

“Zia, ti porto io il premio?”

“No, ora faccio posto nella borsa”, infatti dalla borsa toglie il pacchetto che la riempiva,

“è un regalino per te, un portachiavi da tavolo un po' originale, spero ti piaccia.” (E a casa scoprirò che, oltre che originale, è d'argento, di uno dei più famosi argentieri inglesi...ma anche questo è...mia zia!)

Siamo fuori in una ventosa serata che si sta facendo buia, la zia è stanca e la vedo più affaticata nel camminare, per fortuna l'auto non è distante.

“Vuoi una cioccolata calda, una pasta?”

“No, zia, non ti disturbare, è meglio che tu parta prima che si faccia troppo buio e troppo freddo...”

Ancora un abbraccio. L'autista l'accudisce con premura e l'aiuta ad entrare e a sistemarsi in macchina, mentre lei dice: “Ah, com'è bella Firenze! E i muri qui in centro sono tutti puliti, non imbrattati di scritte come a Bologna!” Beh, questo complimento a Firenze non l'avevo ancora sentito da nessuno!

Resto a vederla partire lentamente mentre ci salutiamo agitando la mano...buon viaggio, zia!

Sono contenta di averti visto felice per essere qui...

Poi, con calma mi avvio per le strade del centro...dovrò camminare a lungo, c'è anche uno sciopero degli autobus, per arrivare a dare un saluto alla festa di Martino.

Lì ci sono tanti giovani, nuove famiglie, confusione, colori, giocattoli, bambini piccoli e bambini in arrivo...la vita che va avanti. Avevo chiesto alla zia se voleva venire anche lei, ma si sentiva già stanca.

I pochi nonni sorridono, seduti tranquilli, a godersi la scena.

Martino e i suoi piccoli amici all'assalto della torta di compleanno

 

 
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