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Messaggi di Aprile 2021

DOVE ANDRO' (FORSE)

Post n°1751 pubblicato il 30 Aprile 2021 da atapo
 
Tag: viaggi

SUD TUNISIA

 


 

I viaggi ancora non riprendono, quelli lunghi, quelli per esplorazione o per diletto.

Se e quando tornerà la normalità, voglio tornare in Tunisia.

Non solo quella delle coste e dell’isola di Djerba, vorrei addentrarmi nel deserto, anzi nei deserti, quello roccioso, quello sabbioso… Li ho solo letti, ne ho visto solo foto, so i nomi delle città che ne stanno ai margini e che non ho mai visitato: Douz, Tozeur.  So che in dicembre ogni anno c’è una bellissima “festa del deserto” in una di quelle, con le tribù berbere che si radunano, ci sono mercati, gare, spettacoli…

Nei nostri soggiorni sulle coste, ormai una ventina di anni fa, alcune escursioni di una giornata ci hanno portato a Matmata, dove girarono il film di Guerre Stellari, sul grande lago di sale che anticipa il deserto, poi… basta. Mi manca tutto il resto, l’ho solo sentito raccontare e mi attrae terribilmente.

Conosco il nome di un’agenzia che organizza viaggi di piccoli gruppi, ne ho studiato le proposte, ci ho sognato sopra… Chissà se arriverà il tempo di realizzarlo, questo sogno.

Intanto il sognare mi ha dato l’ispirazione e le parole per scrivere, qui.

 
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VACCINI

Post n°1750 pubblicato il 26 Aprile 2021 da atapo
 
Tag: cronaca

 

UN PASSO AVANTI

 



Ero stata male nelle settimane scorse. Comincia a farsi sentire il mal di schiena, dopo un anno che non posso più andare in piscina è già tanto se ho resistito finora; però non erano solo disturbi fisici, ma soprattutto uno stato di ansia che mi agitava continuamente, mi impediva di fare molto nelle giornate, mi rendeva irritabile tanto da sopportare a stento ogni minima contrarietà, da non riuscire a decidermi a cosa dedicarmi perché tutto mi era insopportabile e mi metteva di malumore.

Avrei voluto fuggire da tutto, ma non è possibile.

Mi aumentava a dismisura il disagio la faccenda delle vaccinazioni: dopo lo scandalo degli avvocati passati avanti ai superanziani e ai fragili, la regione aveva cercato di recuperare, ma ci si è messo il ritardo nella consegna dei vaccini a vanificare tutto. La mia fascia d’età, 1941-1951, ha avuto una prima ondata di vaccinazioni a cui non siamo riusciti a prenotarci, poi una seconda, con apertura a sorpresa del portale per le prenotazioni, ma noi l’abbiamo saputo il giorno dopo, poi più niente.

Noi stavamo attentissimi alle notizie di vaccini in arrivo, ai telegiornali su vari canali, ma erano continui rinvii. Io diventavo sempre più ansiosa: quando vedi la soluzione, o almeno una speranza, a portata di mano e che poi sfugge o sparisce, pensi: - E se nell’attesa mi ammalo? Perchè una vaccinazione deve dipendere dalla sorte o da un CLIC fortunato? -

Quando uscivo di casa, pochissimo, mi sentivo ancora più preoccupata e diffidente verso chi potevo avvicinare e stavo male sia fuori che in casa.

Poi la settimana scorsa abbiamo saputo che venerdì sarebbe arrivato uno stock di vaccini destinati alla nostra fascia d’età, così ci siamo appostati al computer all’ora indicata, pronti con le dita velocissime alla tastiera. Io al mio computer, mio marito al suo, per tentare in contemporanea…

Come è andata? Dopo un quarto d’ora dall’apertura del portale, io sono riuscita a prendere un posto nel secondo dei due giorni destinati, mio marito, forse per un’esitazione sua o per un accumulo di richieste in quell’attimo quindi un rallentamento, alla fine dell’operazione si è trovato con TUTTI i posti esauriti nella provincia di Firenze e in quella accanto (raggiungibile) di Prato. Così per lui niente da fare! Io ne sono stata dispiaciuta per lui, è stata solo questione di sfortuna…

E oggi pomeriggio ho fatto la vaccinazione: un po’ di timore ce l’avevo, alcuni miei conoscenti dopo hanno avuto febbre, freddo, mal di testa, però mi erano passati i forti disagi fisici e psicologici dei giorni precedenti e mi sentivo sollevata: avrei avuto finalmente una difesa in più.

Beh, finora mi sento bene, tutto normale, siamo andati anche a fare la spesa, ho preparato la cena, ho mangiato… tutto ok. Sto pensando, se continua così, di andare domattina in centro a cercare il regalo di compleanno per Damiano, poi dovrò prendere l’appuntamento dal dentista: avevo lasciato in sospeso gli impegni dei prossimi giorni, chissà se sarei stata bene…

Mi hanno fatto il vaccino Johnson, quello è arrivato, che non necessita della seconda dose, una fortuna anche questa!

Mio marito… pare che prenderanno gli appuntamenti scaglionati d’ora in poi, in attesa che arrivino altri vaccini, almeno avrà un’idea di quando gli toccherà (speriamo presto).

 
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INCONTRO

Post n°1749 pubblicato il 23 Aprile 2021 da atapo
 

RIECCOLI!


 

Nel pomeriggio è passata mia figlia coi quattro bambini: doveva portarli dal parrucchiere che ha il negozio a duecento metri da casa mia, così c'era la scusa per venire in visita dai nonni e per fare gli auguri al nonno di cui oggi è l'onomastico.

Abbiamo fatto merenda tutti insieme, mia figlia aveva preparato le raviole, io biscotti e succhi di frutta. Era da tanto che non ci vedevamo: come sono cresciuti tutti!

Martino, che ha dodici anni e mezzo, si sta proprio trasformando, ha già il vocione da uomo. Damiano non ha più bisogno delle stampelle per muoversi, però deve continare ad andare dal fisioterapista, perchè è alto, magro e il disturbo che ha al ginocchio rischia di fargli prendere delle posture sbagliate, già tende a camminare tutto storto, Diletta e Cesare crescono, crescono...

I giochi sono stati i soliti, dentro casa e su altalene e scivolo in giardino, velocemente si riappropriavano degli spazi, dei giocattoli, dei peluche da coccolare, dei libri da leggere o farsi leggere: sanno dove andare a cercare.

Talvolta uno sparisce: si chiude in bagno con un libro o un giocattolo per un bisogno... impegnativo.

Stavolta c'è stata una sorpresa: mia figlia aveva ancora nella nostra soffitta un servizio buono di piatti che aveva scelto dall'eredità dei miei suoceri. Così per prenderlo e portarselo finalmente nella casa nuova abbiamo aperto la soffitta, a cui si accede con una botola e una scala retraibile.

Meraviglia! Tutti hanno voluto andare a curiosare in soffitta insieme al nonno, inerpicandosi sulla scaletta traballante, per tutti una nuova esperienza. Non sarebbero più scesi, si sono convinti solo perchè era arrivata l'ora di rientrare e di passare prima al ristorante cinese per ritirare la cena ordinata.

I due più piccoli erano emozionatissimi, una volta che sono riusciti a scendere con mille precauzioni hanno esclamato: - Questa casa è bellissima! -

Più tardi mio marito ha detto che Martino, in soffitta, gli ha confidato che in estate, finita la scuola, vorrebbe venire da noi, salire in soffitta e stare lassù tranquillo.

Credo che sia il caso di darsi da fare per sistemare al meglio la casa in montagna: anche là avranno spazi da esplorare, stanze in cui fare i loro regni... e in estate ci staranno senz'altro molto meglio che in una soffitta afosa!


 

 
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EFFETTI COLLATERALI

Post n°1748 pubblicato il 17 Aprile 2021 da atapo
 

 

SENZA PAROLE

 

J.H. Fragonard, La lettrice

 

Cosa mi sta succedendo? Mi sento in una nuova fase di questo eterno periodo di pandemia: sono mutamenti all’inizio impercettibili, poi un giorno mi rendo conto in pieno che c’è qualcosa di diverso da una settimana, da un mese prima. Il nuovo ROSSO toscano (che non è un tipo di Chianti stavolta, purtroppo!) ci ha richiusi in casa: non si esce se non ci sono motivi inderogabili e dimostrabili con un’autocertificazione che, finora, nessuno mi ha mai chiesto. In effetti, il giretto dal giornalaio o al supermercato più vicino, l’appuntamento col dentista o altri controlli medici non sono uscite di grande soddisfazione e non rallegrano affatto. Così, pian piano, mi sono accorta che le mie massime aspirazioni di questo ultimo periodo, al di là degli essenziali lavori domestici, sono diventati il dormire e il leggere libri.

Dormire per dimenticare, non pensare: dormo di notte, dormo di pomeriggio anche più di un’ora se non metto la sveglia. Il periodo Covid a qualcuno porta insonnia, a me, almeno per ora, tutto il contrario.

Leggere libri per entrare in altri mondi, vivere mille vite, diceva Umberto Eco. Ha ragione, e meglio se sono vite senza Covid, ma normali come erano prima.

Non è un problema: ho tanti libri in casa da leggere, causa i miei acquisti compulsivi, ho solo l’imbarazzo della scelta, me li divoro rapidamente, uno degli ultimi è stato “Gita al faro” di Virginia Wolf, era da tanto che volevo conoscerla. Una volta “entrata” nel suo modo di scrivere l’ho proprio gustato. Ne ho altri scritti da lei, ma non li leggerò tutti di seguito, mi piace variare e alternare. Nei corsi dell’Università dell’età libera che ho seguito in DAD quest’anno ho conosciuto diverse scrittrici degli ultimi secoli, una tematica che mi ha molto interessato, così ho comperato qualche libro di alcune di loro, romanzi e novelle, per approfondire e capirle meglio. Magari un’altra volta ne parlo di più.

Ma tutte queste parole scritte mi hanno fatto pensare a quanto sono diminuite le parole… parlate. Con chi dovrei parlare? Mio marito non è l’uomo dalle grandi conversazioni e certe sue idee bisogna trattarle con precauzione perché si inalbera con poco e diventa quasi persecutorio nel voler convincere l’interlocutore, specie se questi sono io che mi trovo, volente o nolente, sempre a portata di mano e di voce.

Non ci si incontra con nessuno.

Talvolta telefono, o ricevo telefonate. Non mi è mai piaciuto telefonare, è diverso dal parlarsi di persona, sfugge l’espressione, lo sguardo, a volte le voci si sovrappongono… Ora ci si deve accontentare, ma non mi soddisfa, mi pare sempre di aver trascurato o dimenticato qualcosa, o di essermi spiegata affrettatamente, quando chiudo la telefonata spesso vorrei richiamare subito dopo… forse per poter prolungare quel raro contatto.

Così ho l’impressione che mi manchino le parole, che a non usarle pian piano se ne fuggano via, me ne restino sempre meno per chiarire i miei pensieri o ciò che vorrei raccontare parlando e, ahimè, anche scrivendo. Vorrei scrivere qualche racconto, con tante letture mi frullano idee per la testa, ma poi, quando mi siedo davanti alla pagina bianca del computer, le idee non si convertono facilmente in parole, che devo andare faticosamente a cercare e quando le trovo mi pare che siano sempre inadeguate.

La mia insegnante di scrittura creativa (dal corso dell’università dell’età libera che feci due anni fa siamo rimaste in contatto) ha aperto un gruppo Whatsapp tra i suoi allievi: avrebbe voluto trovare il modo di fare qualche incontro più o meno letterario all’aperto, ma finora non ci siamo riusciti. Così nel gruppo ci scambiamo consigli di lettura, impressioni e altre notizie, ma che siano positive, si raccomanda lei, per “alleggerirci”. Dice che dovremmo scrivere ogni giorno qualcosa, per non perdere l’abitudine alle parole: anche questo suo suggerimento mi ha fatto riflettere su quanto ho scritto sopra.

Ieri però abbiamo fatto un passo in più: per chi era disponibile abbiamo fissato un appuntamento su Skype. C’era chi non poteva e chi non sapeva usare la tecnologia, ci siamo trovate in cinque e abbiamo chiacchierato quasi un’ora. E’ stato davvero piacevole vedersi in viso, finalmente un po’ di conversazione, di scambi di esperienze, di piccole letture di qualcosa che avevamo scritto, tutto molto semplicemente, quasi non mi pareva di essere dietro a uno schermo, ma in un salotto davanti a una tazza di thè. Ogni tanto lo rifaremo, in attesa di trovare un luogo e un modo per incontri in presenza più culturali e per esperienze di scrittura. Io ho sentito che quell’oretta mi ha dato una vivacità e una soddisfazione che da tanto mi mancava.

Come quando per caso, mentre andavo per una radiografia, per strada ho incontrato la regista degli “Spostati” e ci siamo fermate a parlare una decina di minuti: ecco le parole di nuovo usate, uscivano a illuminare quel nostro inaspettato e goduto incontro. E dopo, per un po’ mi sentivo allegra.

Aspetto con ansia e desiderio che la situazione migliori: mi avvilisce anche il fatto che qui in Toscana i vaccini per noi dal 1941 al 1951 stiano arrivando col contagocce, quando hanno aperto le iscrizioni online dopo pochi minuti i posti erano esauriti e finora io e mio marito non siamo riusciti a prenotarci. Anche questa storia mi aumenta lo stress: quando ce la faremo? E ce la faremo a sfuggire al Covid fino al momento della vaccinazione? La nostra segregazione dipende anche da questi ritardi.


 

 
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PERDITA

Post n°1747 pubblicato il 12 Aprile 2021 da atapo
 

ADDIO

 

Renoir

 

Da oggi posso di nuovo usare il mio computer. Il problema stava nel monitor: accennava ad accendersi, ma non arrivava in fondo e tutto tornava buio. Il perché non si sa, ma, appurato che dipendeva da questo, mio marito mi ha sostituito il monitor con un altro vecchio che aveva in giro.

Non sbalordite: per quanto riguarda elettronica e informatica in casa nostra le zone riservate al marito sono un’officina e un magazzino!

Questo monitor supplente (poi ne arriverà uno nuovo) è più piccolo, meno luminoso, però fa tutto ciò che serve, quindi mi accontento. Ma non è di questo che voglio parlare oggi.

Stamattina ho ricevuto una telefonata da una collega ex-insegnante del CIDI, con cui lavoro nel gruppo di intercultura: mi ha informato che un’altra collega, sempre del nostro gruppo, è morta ieri, improvvisamente. Chi mi ha chiamato le aveva parlato appena sabato, sapeva che da tempo aveva un tumore, ma ciò non le impediva di essere attiva in varie iniziative e non parlava con nessuno del suo grave stato di salute. Stavolta il Covid non c’entra.

Di qualche anno più di me, chi ci ha lasciato non aveva marito né figli, solo lontani parenti, qualche amica, i colleghi delle iniziative a cui collaborava, un sacerdote.

Io ne sono rimasta tanto addolorata. Non era la nostra un’amicizia di grandi frequentazioni, ma nel CIDI in lei avevo trovato una persona bella, sensibile, impegnata e ci stavo insieme volentieri.

In verità era stata lei a “trovarmi”, molti anni fa: ero entrata da poco in quell’associazione di insegnanti per rinnovare la scuola, la mia timidezza e lo sforzo per ambientarmi non mi facevano intervenire spesso, nelle riunioni parlavo ancora di rado delle mie esperienze scolastiche.

Lei un giorno, non ricordo nemmeno come, mi propose di aiutarla a organizzare i corsi di aggiornamento per i colleghi, sia nell’associazione sia nelle scuole che li richiedevano: sarebbe stato l’insegnamento della storia il nostro campo di intervento, io per la scuola primaria, lei per la scuola media. Non l’avevo mai fatto, ma l’idea mi attirava, anche se in quella materia non ero affatto specializzata.

Un po’ l’interesse, un po’ l’orgoglio, un po’ il timore di far brutta figura di fronte a lei e ai colleghi che ci avrebbero ascoltato, approfondii le problematiche, i metodi, collaudai certe proposte nella mia classe, mi preparai percorsi, progetti, lezioni per questi corsi di aggiornamento. All’inizio gli incontri si facevano tutte e due insieme, ma presto mi fece lavorare autonomamente.

Fu una esperienza che mi diede parecchie soddisfazioni: continuò per diversi anni, entrai in contatto con tante persone, le mie lezioni erano seguite con profitto dai colleghi frequentanti. Anche la mia autostima era aumentata molto, ero contenta di trasmettere ad altri qualcosa che li potesse aiutare nel loro lavoro.

Presi più sicurezza nelle mie capacità e successivamente organizzai da sola anche altri corsi di aggiornamento, su altre tematiche: la lettura e le biblioteche, l’educazione artistica (quest’ultima a quel tempo non era molto considerata nell’aggiornamento, io fui pioniera in questo.).

Poi passai a insegnare francese nella scuola primaria, un lavoro tutto da inventare, uscii dal giro di questi corsi e ci incontrammo più di rado, solo nelle riunioni generali dell’associazione.

Da circa due anni frequentava il nostro gruppo di intercultura, ma non assiduamente: poichè abitava in provincia di Firenze e non guidava, la sua presenza dipendeva anche dalla salute, dagli orari dei mezzi pubblici… un po’ come succede anche a me. Però nel suo paese, ormai in pensione, con altre insegnanti aveva aperto, come volontariato, una scuola di italiano e un piccolo centro di incontro per le donne straniere emigrate, che potevano frequentarlo anche con i figli piccoli: una splendida iniziativa, di cui ci parlava con entusiasmo. Quest’anno nelle nostre riunioni on line ci presentava le enormi difficoltà del momento.

Lei diceva che ricorderà sempre le parole di conforto che le scrissi quando morì il suo papà, perché le aveva sentite tanto vicine, io di lei ricorderò sempre la sua dolcezza, la sua fiducia in me, la sua capacità di introdurmi in quelle iniziative di lavoro in cui temevo di essere così poco capace.

Oggi, pensando tristemente a lei, pensavo anche alla mia età, alle età di molte persone a cui voglio bene: numeri così alti, pian piano dovrò abituarmi sempre più spesso a lasciarle andare, a poterle tenere solo nel mio cuore...

 
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ISOLAMENTO

Post n°1746 pubblicato il 10 Aprile 2021 da atapo
 

 

ROTTO

 

Da lunedì scorso il mio computer è MORTO. Non si accende nemmeno.

ROTTO, ha sentenziato il marito e non riesce a capirci niente. L’ha letteralmente fatto a pezzi per controllare di tutto, ma finora non c’è verso.

Io uso il suo, naturalmente quando non serve a lui, o quando lui è a guardare la televisione, quindi i tempi sono limitati e dipendenti dai suoi. E ho sempre paura di combinare guai, di chiudergli o cancellargli qualcosa di importante perché lui, da tecnico super esperto, tiene aperte un sacco di schede, ha diciture e schermate per me incomprensibili… e poi, insomma, è come dover utilizzare una casa che non è la tua, in cui sei ospite appena tollerato: hai sempre paura di far danni.

Il suo e il mio computer sono collegati in rete: se i primi giorni riuscivo lo stesso a lavorare sui miei file, potevo scrivere, aggiornare gli elenchi degli scambi, scaricare e sistemare foto o documenti… da quando me lo ha smontato non posso più accedere a tutto questo, mi sono fatta sul suo una cartella provvisoria dove colloco ciò che trovo di indispensabile e che poi dovrò travasare e riordinare da me quando il pc sarà riparato o sostituito.

Qui ora leggo la posta, scrivo mail se c’è bisogno, uso facebook, ma il tutto senza poterci mettere foto o documenti miei.

Anche questa ci voleva, non era abbastanza l’isolamento e il non incontrare nessuno!

E Firenze continua ad essere in zona rossa…

E i vaccini per quelli della mia età non arrivano, le prenotazioni non riaprono...

Insomma, mi sento parecchio bloccata e di cattivo umore, abbastanza depressa.

 

 
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AUGURI

Post n°1745 pubblicato il 04 Aprile 2021 da atapo
 
Tag: cronaca

PER  QUEST' ANNO

 

 

Quando ho visto questa foto, mi ha fatto ridere... insomma, non esageriamo, ma sorridere sì: è il compendio della Pasqua 2021.

Ben mascherati, mi raccomando!

Occhiali da sole, perchè la primavera tutto sommato è di bel tempo, allora vorresti uscire, ma dove vai, se il biglietto  per le Canarie non ce l'hai?

Ti resta il giardino, per chi può, in cui fare una caccia alle uova...

Io l'ho fatta la caccia a un mio singolo uovo di cioccolata, volevo prenderlo dal Mercato equo-solidale, mi sono ridotta a ieri e ho raccattato al volo il penultimo rimasto nel negozio!

E dopo questi discorsi un po' sconclusionati, forsi dovuti allo stress del momento storico...

BUONA PASQUA A TUTTI!

 
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