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Post n°1321 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da SandaliAlSole
 

immagineMi rendo conto che di questo passo è facile fare di ogni giorno una giornata a favore o contro qualcosa. Ci sono però delle ricorrenze che assumono un valore simbolico importante, per il singolo e per la comunità. E questa è una di quelle ricorrenze.
Lo scorso anno moriva Luca Coscioni e non è un caso che proprio oggi sia stata convocata la Giornata Nazionale per la Libertà di Ricerca. Perchè è importante che ciò che andò perduto con il referendum del 12 giugno 2005 ritorni come importante
tema di discussione e di azione
.


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Commenti al Post:
magdalene57
magdalene57 il 20/02/07 alle 07:06 via WEB
beh... in effetti uno viene qui e tra il farewell e gli appuntamenti, ha di che riempire l'agenda.... però è molto carino. :-)))) aderisco anche oggi, con fiducia nei risultati della ricerca
 
reduced_noise
reduced_noise il 20/02/07 alle 07:09 via WEB
Difficile, ancora, di questi tempi. Anche sul caso Welby i giudizi di molti sono stati frettolosi, schierati senza analizzare in proprio. E sul giudizio frettoloso, per certi versi, non si può avere molto da ridire. Non tutti hanno l'energia che gli avanza per occuparsi di cose che non li riguardano direttamente, e/o per questioni che per essere studiate in proprio hanno bisogno di un approfondimento "faticoso". Detto questo, direi proprio discussione. Perché al di là della questione referendaria, del suo perché, sulla ricerca scientifica ci si possono fare molte domande. Limitarla è un atteggiamento "medievale", ma non limitandola è pur vero che molti "luminari" perdono per strada il senso di quello che fanno. Se mai l'hanno avuto. Ho delle forti riserve sulla pecora clonata. Di Barnard dissero, tempo dopo, che fece il primo trapianto di cuore in anticipo sui tempi e quando la medicina non vi era ancora pronta. Vero? Falso? Verosimile, quantomeno, sì. Il paziente non durò a lungo. Barnard non voleva salvare una vita, ma passare alla storia. Sono questi, e quelli che inseguono una loro folle idea, che vorrei tenere al guinzaglio. Libertà alla scienza, ma non a certi scienziati. E di conseguenza neppure alla scienza. Ci sarebbe proprio di che discuterne. Quando le questioni vengono portate avanti con dei referendum e delle idee conseguentemente contenute in poche righe, lasciano varchi al passaggio di questi "predoni", di cui forse l'uomo non ha bisogno. A me, per esempio, che la scienza mi permetta di vivere fino a cento anni, confinato per gli ultimi venti in una casa di riposo, mi fa schifo. Preferisco uscire nel bosco e morire di freddo, piuttosto. Anche se in quel momento lì forse non lo farei. Ma forse anche sì. Il caso Welby per me ha messo in primo piano la questione dell'accanimento terapeutico, che va anche in direzione opposta a quello di una certa ricerca scientifica.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 20/02/07 alle 07:18 via WEB
Come sempre, red, poni sul tavolo questioni vitali. Se ne parlò tempo fa anche in un post da upmarine, anche se quella volta cfredo che il discorso fosse un po' più astratto sul senso della ricerca. Chiaro che qui entriamo in un discorso amplissimo, dove la libertà di ricerca deve essere accompagnata da una rigorosa riflessione sui limiti della ricerca stessa. Perchè poi subentra quella distinzione nemmeno tanto sottile sul cosa si può ricercare e sulla applicazione dei risultati della ricerca stessa. Qui, in discussione è di nuovo la ricerca sulle staminali. Ma mi rendo conto che poi i confini diventano labili. I limiti, certo. Chi li indica e in virtù di cosa? Hai ragione, non in virtù di un referendum, ma nemmeno in virtù di una politica o di una religione.
 
   
MacRaiser
MacRaiser il 20/02/07 alle 11:59 via WEB
Temo che questionare sul "cosa" si ricerca, sia un po' un ossimoro, Sandali. La ricerca e' ricerca.. se sapesse cosa trovera', non lo sarebbe. Governabile piuttosto e' il "come", questo si.. su quello, la legge ha da dire certamente la sua. La questione delle sue possibili applicazioni invece e' faccenda che non riguarda gia' piu' tanto la ricerca, quanto una fase successiva.. che di solito e' gestita da chi con la ricerca ha poco o nulla a che fare, se non il fatto di usarne i risultati per fare bottino in termini di denaro e potere. Ma c'e' da dire che perfino dal peggiore degli intenti, si puo' trarre beneficio. Internet, che e' cresciuta per applicazioni militari, ne e' l'esempio piu' lampante. L'eterogenesi dei fini insegna ;)
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 20/02/07 alle 20:10 via WEB
Il cosa non presuppone il saper cosa si troverà, bensì l'ambito e gli strumenti della ricerca stessa.
Tu giustamente prendi un esempio apparentemente innocuo come Internet, da parte mia ti rispondo non con l'esempio classico delle ricerca mediche condotte nei campi di concentramento, ma con un esempio che affonda le radici ancora più in là nel tempo. Gli studi di Jenner e non solo suoi sui vaccini. L'utilizzo di orfani come soggetti inoculabili sarebbe oggi eticamente e moralmente inaccettabile. Eppure all'epoca era pratica diffusa. Tra l'intento e la tecnica utilizzata per perseguirlo c'è una notevole discrasia,non trovi?
 
     
MacRaiser
MacRaiser il 21/02/07 alle 11:55 via WEB
Trovo.. dicevo appunto: differenza tra "cosa" e "come".. Pero' mi chiedo: Jenner quante vite ha salvato? E' una domanda non da poco.. E e tu stessa definisci l'esempio che ho portato io "apparentemente" innocuo.. :)
 
pelino55
pelino55 il 20/02/07 alle 11:01 via WEB
Sono d'accordo con red. Però ,come dice miti, rimane aperto il problema di che cosa s'intende per limiti e chi li definisce e con quale criterio. Problema, a mio giudizio, senza soluzione perchè le costanti cambiano in funzione degli individui, delle ideologie, delle religioni e del libero pensiero di ciascuno. Non mi limiterei però a discutere dell'accanimento terapeutico: quello mi sembra un tema di retroguardia. Il vero tema, e il più arduo, è quello della scelta consapevole e individuale, scelta anche di lasciare questa vita.
 
stoico.epicureo
stoico.epicureo il 20/02/07 alle 12:15 via WEB
Temo che la questione sia da affrontare a compartimenti, lasciatemi dire, stagni. Da una parte vanno messe le esigenze o gli obiettivi di un genere umano votato alla sopravvivenza perenne ad ogni costo (e dove stanno le bellissime sicumere dell'evoluzionismo, la razza si rafforza con la selezione)e questo a detrimento non solo del nostro patrimonio genetico, ma anche intellettuale (troppi sciocchi vincogno su pochi saggi).Dall'altra si posiziona il vivace dibattito che a mio incompetente e assai modesto parere si riduce ad una pura questione di morale (si noti bene, non etica, ma morale). Personalmente se avessi un figlio che sta morendo perchè la ricerca è stata castrata da un referendum, credo proprio non riuscirei a farmene una ragione, per converso temo che si stia perdendo un pochino il senso del limite al consentito (si ho scritto bene, limite al consentito).
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 20/02/07 alle 18:28 via WEB
Per quanto ne so, non esiste organismo vivente che non sia votato alla "sopravvivenza perenne ad ogni costo".. Se non erro e' la legge su cui si basa tutto l'ecosistema terrestre.. Sbaglio? :p
 
upmarine
upmarine il 20/02/07 alle 21:19 via WEB
Io ricerco per dare una risposta ai miei perchè. Non è colpa mia, mi viene naturale dedicare tempo, quanto più possibile, alla soddisfazione di questo mio bisogno. Studio i meccanismi dela vita, e se un domani, dai miei risultati, dovessero venire fuori dei farmaci che arricchiscono una multinazionale non posso farci niente, se non vedere il lato positivo della cosa: ho aiutato a risolvere un problema. Non vedo secondi fini in quello che faccio. Non nascondo che esiste una forma di orgoglio personale quando mi vedo citato in altri articoli. E sono molto fiero quando scopro che altri colleghi con cui sono in contatto, magari italiani, sono degni di essere menzionati come candidati al Nobel. Il nostro tornaconto è la fama, e non tutti vi arrivano, nonostante gli sforzi. Esistono tante piccole scoperte quotidiane che trovano immediati utilizzi: materiali, mezzi diagnostici, ottimizzazione di processi. Oppure "semplice" conoscenza, come nelle scienze umane. Io non vorrei sentirmi frenato solo perchè non tutti sono in grado di capire dove voglio arrivare, se anche lo sapessi a priori. Mi piacerebbe però non essere solo nella decisione sulla moralità o eticità della mia ricerca. Tuttavia, non credo che sia una decisione da affidare alla maggioranza. Piuttosto sarebbe più consona ad un commissione di saggi, di diverse estrazioni culturali. Tutto fallisce se però resta un organismo nazionale. Deve essere qualcosa a carattere universale. Ho paura che resti un'utopia, dal momento che le ingerenze di interessi economici possono essere più che pressanti. E allora, restiamo fermi per paura di errori? Mi chiedo, allora, perchè l'evoluzione mi ha dato il cervello per arrivare a pensare alcune invenzioni o ad arrivare a certe scoperte, se mi viene vietato l'utilizzo del pensiero. Non siamo forse noi stessi pedine di qualcosa di più grande? Anche senza pensare ad un Dio, ci sono concetti che possono essere al di sopra di noi stessi e per questo incomprensibili. E allora vogliamo creare nuove religioni perchè non siamo in grado di capire? Io, nel mio piccolo, mi sento autorizzato a cercare una soluzione o una risposta se ne ho le capacità. Altrimenti lascio stare. Comunque, come ho già detto, questo è solo un blog. Anche se molto evoluto, resta sempre un blog. Discutiamo di tante cose, ma siamo piccole gocce all'interno di un grande oceano.
 
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