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Quando andavo alle elementari, la Cassa di risparmio regalava, all'inizio dell'anno, un libretto di risparmio a tutti i remigini. Credo ci fosse una somma simbolica, che veniva poi incrementata negli anni con qualche mancetta o con qualche altra donazione che la Cassa stessa faceva agli alunni più meritevoli (allora si diceva così). Questa idea del risparmio veniva metodicamente inculcata nelle nostre piccole teste con calvinistica convinzione, anche con l'aiuto di una giornata celebrativa, nella quale porcellini e salvadanai la facevano da padrone. Con semplicità aritmetica ci spiegavano che non era possibile spendere più di quanto ci fosse nel famoso salvadanaio. |
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Io ho ancora il salvadanaio che mi regalò la cassa di risparmio in una di quelle giornate dedicate a noi piccole formichine. il problema è che ho perso la chiave e per aprirlo dovrei romperlo. e mi secca un po'. (per altro il contenuto è tutto fuoricorso!)
un poco oggi
un poco domani,
spiga con spiga si fa un fascetto
con un fascetto si fan tre pani
e ci campa un poveretto...
e la cassettina che ci davano era di metallo blu, con la chiusura che per aprirla bisognava andare in banca, così era sicuro che non si cedesse alla tentazione di ripensarci e riprendersi i soldi risparmiati...
Me lo ricordo anche io il libretto per segnare la spesa, e non é passato tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto usare...:-)
Al tempo della "libretta" comprammo la cinquecento e poi la casa - il trullo venne dopo, - e noi tre figli andammo all'università. Così anche "Angiolino", mio padre, operaio specializzato in distilleria con 150mila lire al mese poteva fregiarsi di un figlio medico, uno gallerista e una quasi insegnante di lingue ("quasi" perchè questo non fece in tempo a vederlo).
Per quel mio maledetto vizio di non buttare mai via niente, ho ritrovato una "libretta" e l'ho fotografata. Non ci trovate liste e cifre perchè una volta "chiuso il conto" quelle pagine venivano strappate e buttate via. Si ricominciava da capo con le stesse garanzie: onore e parola data. Merce oggi dispersa nella strisciata di una "fidelity card".
http://mio.discoremoto.alice.it/asud
Ciao e grazie sandal.
La risposta è nelle stesse ultime tre parole della domanda. Se non è il piccolo risparmiatore, è la collettività più in generale.
In effetti il virtuosismo del passato era ereditato da tempi di miseria. Che anche quando non erano di miseria, erano di meno splendore che fino a ieri. Che forse uno, prima di arrischiarsi a fare la patente e comprare una 500, ci pensava cento volte di più di quanto ci pensava, fino a ieri, a comprare una A3. Pur potendosi permettere l'acquisto con maggiore sicurezza. Era l'esperienza di un recente passato, a far drizzare le antenne. Quel passato ora non è più recente. Al massimo si prospetta come possibile futuro, ma il futuro è sempre abbastanza ignoto da non poter farci conti preventivi "a sensazione". Oggi anche chi non si lascia prendere dai tassi zero stenta a rinunciare a qualche gadget di cui potrebbe fare a meno. L'onda lunga del boom economico ci ha illusi di essere ricchi a lungo termine. Ed in un certo senso lo saremmo davvero, se i mercati non avessero un comportamento sistolico-diastolico che è forse inevitabile e fisiologico. In qualche modo, siccome è l'economia che gira a creare ricchezza (che dunque è molto più "dinamica" che "statica"), dopo un certo periodo di entusiasmo, di consumo parzialmente fine a se stesso, il senso, il perché del consumo svanisce, si dissolve, almeno da una parte degli "attori". Ed innesca la diminuzione di ricchezza. Ma l'abitudine a "pensare in grande" permane.
E per tornare al discorso delle banche, forse questa sorta di entusiasmo ha contagiato un po' tutti. Senza negare che le banche in qualche modo si prendono comunque le loro garanzie, rispetto ai tempi in cui uno per comprare una casa col mutuo doveva far ipotecare due o tre case di altrettanti familiari, oggi anche le banche la fanno più facile. Oggi ipotechi la casa stessa che stai comprando. Una cosa che forse solo vent'anni fa era impensabile. In qualche modo trovano un trucco con cui far quadrare i conti. Li fanno quadrare anche quando perdono somme ingentissime per prestiti azzardati, garantiti a parola (neanche d'onore), a favore di imprenditori e finanzieri d'assalto cui le cose non vanno sempre dritte.
Quindi io vedo in tutto questo due tipi di problemi.
Da un lato la solita assenza di consapevolezza anche e soprattutto in ciò che si consuma.
Dall'altro regole falsate, dove nessuno sembra prendersi la responsabilità, scaricandola e diluendola fin che può.