Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

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Il libretto della spesa

Post n°1671 pubblicato il 09 Settembre 2007 da SandaliAlSole
 

Quando andavo alle elementari, la Cassa di risparmio regalava, all'inizio dell'anno, un libretto di risparmio a tutti i remigini. Credo ci fosse una somma simbolica, che veniva poi incrementata negli anni con qualche mancetta o con qualche altra donazione che la Cassa stessa faceva agli alunni più meritevoli (allora si diceva così). Questa idea del risparmio veniva metodicamente inculcata nelle nostre piccole teste con calvinistica convinzione, anche con l'aiuto di una giornata celebrativa, nella quale porcellini e salvadanai la facevano da padrone. Con semplicità aritmetica ci spiegavano che non era possibile spendere più di quanto ci fosse nel famoso salvadanaio.  
Lineare, mi sembra.
E senza quel Taeg zero, che a un certo punto ha fatto la sua comparsa, convincendo tutti che in fondo si poteva acquistar qualcosa anche a rate, senza doversi vergognare come un tempo i loro genitori con le cambiali.
Questione di lessico, va da sè.
Compra oggi e paga tra sei mesi, è diventato lo slogan. E così di rata in rata c'è sempre qualcuno che presta qualcosa, purchè si acquisti. E poco importa se un bel giorno uno si ritrova che le rate gli mangian via metà dello stipendio.
Fino a oggi, devo dire, questo dilazionar dilazionando l'ho sempre visto applicato a beni pressochè voluttuari. Per questo oggi mi ha colpito, e negativamente, una pubblicità vista in tv. Una nota catena discount (Lidl per la precisione) annuncia non la solita carta fedeltà, ma una carta di credito con la quale si compra oggi e si paga a gennaio. Ecco che il credito passa dal tv al plasma 72 pollici alla bresaola e ai succhi di frutta, tute in acetato da nove euro e novantanove centesimi incluse.
E mi tornano in mente quei libretti dal panettiere, dove le donne facevan segnare la spesa, rimandando il saldo al 27. Sperando di averne abbastanza anche per il macellaio.

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Commenti al Post:
ossimora
ossimora il 09/09/07 alle 17:30 via WEB
A fine agosto ho frequentato una spiaggia dove agli abituè...al bar ristorante ,era riservato un libretto che il gestore compilava ad ogni consumazione (per niente economica),mi ha colpito sta cosa oltre a farmi pensare al conto astronomico che verosimilmente si sarebbero trovati a fine stagione.Figurarsi farci la spesa a credito!!!La tua riflessione mi ci ha fatto ripensare ed anche al librettino della cassa di risparmio dove fra le altre cose lavorava il mio papà....me la ricordo bene la "Giornata del risparmio;mi portava lui ed io mi infuriavo perchè non vincevo mai la medaglia di superrisparmiatrice.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 22:00 via WEB
So che in alcune località turistiche il libretto torna in auge proprio nei mesi estivi e per i residenti. I commercianti e gli esercenti applicano un significativo aumento ai loro listini nei mesi di luglio e agosto e non potendo far valere una doppia valuta (per il compaesano e per il forestiero) con il libretto possono fare un saldo di fine stagione con chi turista non è. Ma non è detto che sia il caso da te citato.
Io ho ancora il salvadanaio che mi regalò la cassa di risparmio in una di quelle giornate dedicate a noi piccole formichine. il problema è che ho perso la chiave e per aprirlo dovrei romperlo. e mi secca un po'. (per altro il contenuto è tutto fuoricorso!)
 
lilith_0404
lilith_0404 il 09/09/07 alle 18:32 via WEB
... e te la ricordi la poesia?
un poco oggi
un poco domani,
spiga con spiga si fa un fascetto
con un fascetto si fan tre pani
e ci campa un poveretto...

e la cassettina che ci davano era di metallo blu, con la chiusura che per aprirla bisognava andare in banca, così era sicuro che non si cedesse alla tentazione di ripensarci e riprendersi i soldi risparmiati...
Me lo ricordo anche io il libretto per segnare la spesa, e non é passato tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto usare...:-)

 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 22:01 via WEB
Mi ricordo la poesia, lilith! Il libretto io lo vedo usare al mare, ma credo sia per la ragione che ho esposto prima ad antonia :)
 
magdalene57
magdalene57 il 09/09/07 alle 20:05 via WEB
ho letto il tuo post miti e non riesco a sorridere. sarà perchè a volte sono andata a far spesa al lidl, che qui da noi è frequentato per lo più da gente senz'altro non benestante, di quella che fa fatica ad arrivare alla metà del mese, immaginiamoci alla fine. famiglie italiane e non, che s'aggirano alla ricerca della super offerta.... la carta di fedeltà, in questo caso, mi fa pensare che le vendite siano crollate, e non perchè la gente ha cambiato supermercato, ma perchè non ha più soldi.... nemmeno per mangiare.
 
 
magdalene57
magdalene57 il 09/09/07 alle 20:06 via WEB
(non riesco a sorridere, nel senso che il ricordo dei porcellini e del libretto di risparmio è un ricordo carino... su cui sorridere. volevo spiegarmi..)
 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 22:04 via WEB
Il punto è che non si tratta di una carta fedeltà. è una carta di credito al consumo, dove credito e consumo sono da intendersi nel senso più letterale: ti faccio credito affinchè tu consumi, fosse anche la bresaola a non so quanti euro e novantanovecentesimi all'etto. Il punto è che si cerca di inculcare (anche) una sorta di deresponsabilizzazione del consumo. Tanto pagherai. Intanto compra. E consuma.
 
donnesudestbarese
donnesudestbarese il 09/09/07 alle 21:38 via WEB
Da noi il genere era femminile, perciò si chiamava "libretta". La si piegava in due, in senso verticale per metterla in tasca e non essere troppo in vista. Da "Ieluccio" (vezzeggiativo di Angelo), il bottegaio, ci andavo in bici (Atala, gloriosa rivale della Graziella..). Ieluccio era bianco come le pareti della bottega, non aveva mai chiuso un giorno, e mi faceva anche un po' impressione con quelle sue mani rosse e lucide di mortadella. A fine mese toccava ai più grandi, se non a papà, passare per "chiudere il conto", sperando non ci fosse Carmela, la moglie, che tendeva sempre ad arrotondare per eccesso le cento lire.
Al tempo della "libretta" comprammo la cinquecento e poi la casa - il trullo venne dopo, - e noi tre figli andammo all'università. Così anche "Angiolino", mio padre, operaio specializzato in distilleria con 150mila lire al mese poteva fregiarsi di un figlio medico, uno gallerista e una quasi insegnante di lingue ("quasi" perchè questo non fece in tempo a vederlo).
Per quel mio maledetto vizio di non buttare mai via niente, ho ritrovato una "libretta" e l'ho fotografata. Non ci trovate liste e cifre perchè una volta "chiuso il conto" quelle pagine venivano strappate e buttate via. Si ricominciava da capo con le stesse garanzie: onore e parola data. Merce oggi dispersa nella strisciata di una "fidelity card".
http://mio.discoremoto.alice.it/asud
Ciao e grazie sandal.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 22:08 via WEB
Grazie a te sudest! Anche mia nonna, calabrese, quando narrava ricordi di bottega parlava delle librette. Mia mamma ha invece una busta che le regalò sua madre quando si sposò, divisa in scomparti così etichettati: affitto/mutuo, luce, gas, telefono, alimetari, vestiario. Lo stipendio veniva suddiviso in quegli scomparti e il resto andava in risparmio. Era proprio un altro modo di vivere e di avere.
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 22:48 via WEB
Che poi a ben pensarci c'è molto che non quadra in questa corsa al credito. Bastan due pubblicità in tv e la fan facile. Non hai soldi, non hai un lavoro, tu, condannato al precariato a vita, non ti crucciare. Entra, chiedi e ti sarà dato. Mica come una volta, che per chiedere un mutuo dovevi aver la garanzia. Ma il trucchetto dove sta? Che io mi ricordi, le banche non han mai dato niente per niente. E tutti questi crediti, prima o poi esigibili, dove li mettono? Non è che poi si ribalta tutto sul piccolo risparmiatore, come al solito?
 
 
elioliquido
elioliquido il 09/09/07 alle 23:35 via WEB

La risposta è nelle stesse ultime tre parole della domanda. Se non è il piccolo risparmiatore, è la collettività più in generale.

In effetti il virtuosismo del passato era ereditato da tempi di miseria. Che anche quando non erano di miseria, erano di meno splendore che fino a ieri. Che forse uno, prima di arrischiarsi a fare la patente e comprare una 500, ci pensava cento volte di più di quanto ci pensava, fino a ieri, a comprare una A3. Pur potendosi permettere l'acquisto con maggiore sicurezza. Era l'esperienza di un recente passato, a far drizzare le antenne. Quel passato ora non è più recente. Al massimo si prospetta come possibile futuro, ma il futuro è sempre abbastanza ignoto da non poter farci conti preventivi "a sensazione". Oggi anche chi non si lascia prendere dai tassi zero stenta a rinunciare a qualche gadget di cui potrebbe fare a meno. L'onda lunga del boom economico ci ha illusi di essere ricchi a lungo termine. Ed in un certo senso lo saremmo davvero, se i mercati non avessero un comportamento sistolico-diastolico che è forse inevitabile e fisiologico. In qualche modo, siccome è l'economia che gira a creare ricchezza (che dunque è molto più "dinamica" che "statica"), dopo un certo periodo di entusiasmo, di consumo parzialmente fine a se stesso, il senso, il perché del consumo svanisce, si dissolve, almeno da una parte degli "attori". Ed innesca la diminuzione di ricchezza. Ma l'abitudine a "pensare in grande" permane.

E per tornare al discorso delle banche, forse questa sorta di entusiasmo ha contagiato un po' tutti. Senza negare che le banche in qualche modo si prendono comunque le loro garanzie, rispetto ai tempi in cui uno per comprare una casa col mutuo doveva far ipotecare due o tre case di altrettanti familiari, oggi anche le banche la fanno più facile. Oggi ipotechi la casa stessa che stai comprando. Una cosa che forse solo vent'anni fa era impensabile. In qualche modo trovano un trucco con cui far quadrare i conti. Li fanno quadrare anche quando perdono somme ingentissime per prestiti azzardati, garantiti a parola (neanche d'onore), a favore di imprenditori e finanzieri d'assalto cui le cose non vanno sempre dritte.

 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 09/09/07 alle 23:43 via WEB
Sto leggendo in questi giorni un po' di articoli ripresi anche dalle scorse settimane, con lo scandalo dei mutui Usa. Il punto è sempre lo stesso: le banche, le finanziarie di fatto acquistano crediti esigibili non a babbo morto, ma quasi (ho sentito parlare di mutui trentennali, cosa che se uno mette su casa a 30 anni, diventa sua quando va in pensione) che poi in qualche modo annegano in tutta una serie di prodotti e prodottini finanziari che vendono all'inconsapevole risparmiatore. E se il signor camillo, che ha fatto un mutuo o ha comprato la tv a rate, comincia a saltare qualche rata, l'effetto farfalla non è così astruso.
Quindi io vedo in tutto questo due tipi di problemi.
Da un lato la solita assenza di consapevolezza anche e soprattutto in ciò che si consuma.
Dall'altro regole falsate, dove nessuno sembra prendersi la responsabilità, scaricandola e diluendola fin che può.
 
upmarine
upmarine il 10/09/07 alle 00:08 via WEB
Cosa dirti. E' bello leggerti. Rendi poetico anche quel che di poetico poco ha.
 
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