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Post n°2082 pubblicato il 28 Agosto 2008 da SandaliAlSole
Ovvero, come convincersi di aver fatto qualcosa, Questa cosa mi fa impazzire. Perchè non è nemmeno la montagna che partorisce il topolino. Non è la mano di vernice con la quale ci si illude di nascondere la crepa sul muro. A me pare piuttosto una presa in giro bella e buona. Dopo gli sproloqui dei giorni scorsi sui livelli di preparazione degli studenti, così come risulta dai test Ocse Pisa, con tantro di polemica tra scuole-del-Sud-e-scuole-del-Nord, uno si aspetta la soluzione geniale. Il colpo di mano che porti di nuovo la qualità della formazione e dell'istruzione al centro del dibattito. Illusa. Il colpo di mano è nientepopodimenoche il ritorno al voto in pagella. Wow. Quando si dice innovazione eh. Io sono cresciuta nella scuola che dava tutta la gamma dei voti, dallo zero spaccato (ebbene sì!) al dieci e lode. Poi negli anni ho assistito al passaggio ai giudizi sintetici, ai giudizi sintetici accompagnati dai giudizi analitici, ai giudizi analitici senza giudizi sintetici, alla proposta dei voti all'anglosassone (quelli con le lettere, tanto per intenderci) e poi vari ritorni al passato e al futuro, integrati con le personalizzazioni che di volta in volta i docenti ritenevano più opportune. [Buono + a quale distanza sta, ad esempio, dal distinto?] Il punto, comunque, è che mi sembra per lo meno assurdo pensare di risolvere i problemi della scuola italiana partendo dal fondo, ovvero dalle valutazioni. Come se un atto formale, quale la valutazione finale di fatto è, potesse di per sè sopperire a una serie di lacune e carenze sostanziali. Molto più grave, per altro, mi pare la nonchalance con la quale si parla del ritorno al maestro unico alle scuole primarie. Soprattutto perchè qualcuno si esibirà in miracolosi equilibrismi dialettici per trovare giustificazioni pseudo-didattiche a una necessità che è solo ed esclusivamente economica e a un atto che ha come unica motivazione il taglio dei costi. [Vista l'ansia con la quale ieri Altero Matteoli si è affrettato a rassicurare che nessun dipendente Alitalia resterà a spasso, mi aspetto altrettanta solerzia nei confronti dei lavoratori della scuola. Illusa eh?] Ma investire sulla scuola proprio mai eh? |
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Sulla questione maestro unico o meno, resto perplessa. E' vero, io sono cresciuta nell'era della maestra (anzi, con la M maiuscola) unica, e devo dire che fece un lavoro eccellente, con tutte noi 30 allieve che affollavamo banchi della sua classe. Ma allora non si osava molto oltre il leggere, scrivere e far di conto, mentre adesso, anche qui lo sai meglio di me, le competenze (le chiamate così no?) che sono richieste a voi e ai vostri allievi spaziano ben oltre. Senza contare che io non trovo per nulla sbagliata l'alternanza di due (non ho detto cinque) figure educative nel gruppo classe. Ma questo è un mio punto di vista, opinabile per altro. Di nuovo, però, mi pongo la domanda: le ragioni che spingono al ritorno al maestro unico sono pedagogiche e didattiche oppure meramente economiche? nell'un caso sono più che disposta a ragionarne, nell'altro no. Perchè, come credo di aver ripetuto più e più volte in questi tre anni di blog, di scuola si deve e si può parlare in termini di investimento. tutto il resto è un impoverimento del Paese.
p.s. come vedi non ne faccio una questione di destra e sinistra, ma, davvero, di massimi sistemi.
Nel contempo, ho anche ben presenti le discussioni con gli insegnanti, da noi genitori invitati in sede di consiglio di circolo, a valorizzare le competenze interne invece di ricorrere sempre e comunque agli esperti, con l'obiettivo di investire i fondi in qualcosa di più duraturo e meno effimero, dai libri per la biblioteca alle sale computer. Un'insegnante, nel corso di una di queste riunioni, mi ricordo che mi disse testualmente: "Io non avrei alcun problema ad aggiornarmi. basta che mi diano un anno sabbatico". Su questi aspetti, credimi, mi trovi pienamente d'accordo con te. Così come, a fronte di insegnanti chiaramente non preparati per il loro ruolo (chi riesce a far applicare con convinzione a una classe la proprietà commutativa nella sottrazione qualche problema di base mi darai atto che ce l'ha)io sono favorevole alla rimozione dall'incarico.
Il punto, però, è il punto di partenza. Preso atto che la scuola italiana necessita di una serie di correttivi e importanti pure, da dove si parte? A parer mio dalla definizione degli obiettivi e dall'adeguamento dell'intera organizzazione agli obiettivi stessi. Il ministro, così mi sembra, parte dall'ultima riga di bilancio. E decide che il risultato finale deve essere diverso. E da lì sale a ritroso tagliando. Gli obiettivi, messa in questi termini, non mi sembrano proprio gli stessi.
Secondo e più importante punto. Dal momento che la scuola dovrebbe rappresentare tra i servizi ai cittadini (insieme alla sanità che si cita giustamente nella discussione da antonia) uno di quelli che merita maggiore attenzione, non credo che procederei nel modo da te indicato (vale a dire vedo quanti soldi ho a disposizione e poi esco a farla spesa). Credo che per prima cosa stabilisco i livelli di servizio che devo/posso/intendo/voglio/vorrei-tanto raggiungere e poi modulo in base a ciascun livello la spesa necessaria. Perchè è chiaro che se è del livello minimo che ci si accontenta, si può tranquillamente dimezzare il numero dei docenti e raddoppiare il numero degli alunni per classe. Ma spero che questo non sia negli obiettivi di nessuno.
Un'ultima nota (e con questo diventano tre le osservazioni). Ieri abbiamo ragionato sulla questione progettifici e ti ho detto che negli ultimi tempi ho fatto sempre più fatica a coinvolgere i genitori nel repereimento dei fondi necessari per far partire i progetti. Però non di soli progetti si tratta. E le iniziative a supporto degli alunni in difficoltà dove le mettiamo? I percorsi di integrazione per gli alunni stranieri? I percorsi di recupero? Gli insegnanti di sostegno per gli alunni disabili? I primi tagli, giocoforza, andranno in questa direzione, perchè è qui che ci sono meno tutele (anche sindacali, ebbene si) e meno garanzie. Traduco: sarà più facile intervenire sugli strumenti e sul personale che seguono i casi di disagio, invece che lavorare sulla qualità. Cosa che credo non potrebbe accadere se l'approccio fose sistematico e mirato e mettesse l'aiuto a chi è in situazioni di difficoltà nelle questioni irrinunciabili.