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Post n°2107 pubblicato il 15 Settembre 2008 da SandaliAlSole
E io già lo so che fattodiniente obietterà che non si può confondere nè si deve confondere la didattica con l'assistenza alle famiglie. Che le due cose stanno su piani differenti. E che il tempo scuola strutturato sulle 40 ore settimanali risponde forse più a una necessità delle famiglie che a una necessità didattica reale. E' vero che se si torna indietro nel tempo, quando andavo a scuola io il doposcuola - così si chiamava - era frequentato da chi, avendo la mamma lavoratrice, non aveva nonne o zie in grado di occuparsene in attesa del rientro dei genitori. E' altrettanto vero che quella che 40 anni fa era esigenza di pochi, oggi è esigenza dei più. E guardare all'esperienze all'estero è sicuramente importante, a patto di considerare tutti gli elementi in gioco: supporti sociali e alle famiglie inclusi. Per questo motivo, non mi stupisco, nè mi stupirò, se alla fine saranno (saremo?) sempre più donne a concludere che no, non ne vale la pena. E ritorneranno (ritorneremo?) in casa. Nei secoli dei secoli. Perchè così era e così sarà. Per chi desidera seguire le discussioni in corso, fino alle 18 se ne parla qui. |
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premetto, anche se non ve ne è bisogno, che il mio è il punto di vista dell'utente e non dell'operatore scolastico. quindi tutte le mie riflessioni sono la voce del genitore. Alle elementari ho scelto per le mie figlie una scuola che garantisse le 40 ore a tutti i bambini, inclusa la mensa, che però con la riforma moratti è divenuta facoltativa per chi poteva/voleva tornare a casa a mangiare. Diverso è il caso delle scuole medie. Perdonami, so che dovrebbero esser primarie e secondarie di primo grado, ma alla fine per me sempre medie sono. La prima non aveva alternativa: 30 ore per tutti, tranne una classe che rientrava due pomeriggi, del tutto insufficienti, come tu sottolinei, se il problema è che i genitori lavorano entrambi. Per la seconda due alternative (stessa scuola eh, semplicemente prima e dopo la riforma): 27 o 33 ore. scegliamo le 33, perchè la proposta didattica che ci viene fatta ci convince: potenziamento per i bambini che hanno bisogno di aiuto, attività di approfondimento per tutti gli altri (scrittura creativa, conversazione in inglese, informatica, storia del cinema e letteratura, metodo di studio). le classi vengono costituite normalmente, ma i ragazzi delle 33 ore si fermano nelle ore in più a seguire, per l'appunto, le sei ore aggiuntive. Per la terza, (stessa scuola, nuova versione della riforma), l'opzione è 29 o 33 ore. Questa volta, la proposta didattica è talmente insipiente (origami, maschere in cartapesta e via discorrendo) che ci fa optare per le 29 ore.
Come vedi, sono io la prima ad avvalermi della facoltà di scelta, laddove mi viene offerta. Quel che io noto, tuttavia, è che sempre più spesso attivitàche dovrebbero essere opportunità per i ragazzi e per le famiglie, si annullano. Non so dirti per colpa o per merito di chi, non conosco i meccanismi interni. Io vedo il risultato. e il risultato assomiglia sempre di più a quei tristissimi doposcuola della mia infanzia, nei quali l'importante era far passare il tempo, nell'attesa che i genitori rientrassero. Nessuno chiede alla scuola di sostituirsi alla famiglia, ma tra il sostituirsi e il complementare ce ne passa. o no? Ora, sostenere a priori che per i bambini sono sufficienti 24 ore alla settimana di lezione, significa privarli automaticamente di 132 ore di lezione all'anno, che in 5 anni si traducono in 660 ore di scuola in meno. Sai che patrimonio potrebbero rappresentare per i molti bambini quelle 660 ore?
Da prevenuta quale sono, ho trovato interessante anche questa lettura qui .
Grazie se avrai la pazienza di leggere fino in fondo questi lunghissimi commenti
Preciso una cosa, tuttavia. Tu scrivi "Cioè nessuno salta su per la qualità che non c'è, ma solo quando arriva il "destro" che vuole tagliare gli sprechi.". Beh, non è esattamente così. Nel caso specifico, sono due anni (ovvero da quando è stata modificata l'offerta formativa per le 33 ore) che i genitori e i comitati dei genitori chiedono con interventi nelle sedi e nei luoghi deputati non il ritorno al passato, ma una proposta più arricchente di quella attuale. è chiaro che se non esiste percorso alternativo, alla fine uno torni ad esercitare la famosa scelta.
La stessa cosa, giusto per fare un parallelismo, riguarda il servizio mensa. Se la qualità attuale non è adeguata, non si abolisce il servizio mensa tout court o lo si rende "indesiderabile" ai più, ma si lavora per elevarne la qulità. E questo io l'ho sempre detto, nelle millanta riunioni alle quali partecipo e ho partecipato.
Poi, ed è questo l'anello che manca a me, io da utente non riesco a percepire se la mancanza di qualità o la mancanza di volontà nell'accrescere la qualità dell'insegnamento sia da attribuire agli insegnanti, al ministero, al provveditorato. Io vedo però che c'è sempre meno voglia di investire e sempre meno motivazione a farlo. Sì. hai ragione. il mio timore è proprio quello che citi in fondo: che al parziale risanamento non segua alcun investimento. con buona pace dell'Ocse e di tutto il resto.
Gli atteggiamenti di EL e FDN sono comprensibili ma mi ricordano un detto: attenti a non buttar via il bimbo insieme all'acqua sporca.
credo che il merito sia proprio una delle cose sulle quali pone più forte l'accento fdn. detto questo, io sono convinta che le questioni non si elidono a vicenda e che quando si parla di qualità della scuola è necessario misurare un insieme fatto di strutture, insegnanti, alunni, famiglie (non dimentichiamole, please!). Se si cancellano alcune premesse importanti, però, merito e qualità sono esclusi in partenza.
io sono convinta che le donne in famiglia siano ben più che una risorsa. il punto è se scelgono di starvi o se vi son costrette da circostanze e /o condizioni. o no?
Grazie, comunque.