Sconfinando

Bastava poco

A volte basta proprio poco.
Un sonno profondo, senza sogni e pensieri
per vedere nuovi colori al mattino.

(Anche pensare che la tangenziale non mi avrà per parecchi giorni non è male)

Davvero

Non sono nervosa
nemmeno arrabbiata
non ho malumori
nè nuovi problemi

Aggrottata, mi vedi
il segno in mezzo alla fronte

Poco reattiva, dici.

Sono solo
molto
ma molto
ma molto
stanca.

Morning has broken

La radio al mattino può essere una iattura.
Il giornale radio delle 6 può guastare irrimediabilmente una giornata.
Ultimamente è difficile che la migliori, devo dire.
E poi la musica.
Puoi alzarti cantando.
Oppure allungare la mano per spegnere.

A volte, come stamane, ti avvolgi ancora un po' nelle coperte e ti lasci abbracciare dalle parole.

L'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore.

Ho lacrime da donna
cosmetiche e severe
e lacrime da uomo
profonde e non meno sincere.

E continuo a bussare alla porta di Dio
e continuo a bussare alla porta di Dio
a passo di cane alla porta di Dio
a passo di cane alla porta di Dio.

Chi non ha scarpe non ha ragione mai
chi non ha scarpe non ha padroni
rispondo io chi non ha scarpe non ha scarpe allora
chi non ha scarpe non ha scarpe.

Vengo a vedere per l'ultima volta
il mio grande amore
vengo a trovare per l'ultima volta
il mio compositore
cuore di latta che non hai fatto che guai
cuore meschino che non hai fatto che guai.

Col mio sguardo diritto
e i miei occhi speciali
come una vedova di vent'anni che vuole sapere
una puttana di trent'anni che vuole vedere
all'estremo limite del vero
all'estremo limite del vero c'è.

Che l'amore con l'amore si paga
che l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore.

O Capitano Mio Capitano
anche se il viaggio è finito
sento ancora tempesta annunciare
e le donne esultare
le campane suonare
e altre inutili parole d'amore.

O Capitano Mio Capitano
è che non posso lasciare
che nemmeno un sogno scivoli via
sotto nuove bandiere
ancora giorni e sere
per il tempo che ha l'anima mia
e per me.

Orecchie d'asino
in questo entroterra umido
vince chi dimentica
vince chi dimentica.

L'innamorato perpetuo
scrive la sua ultima lettera alla luna
dall'orizzonte degli eventi
fa l'elogio del peccato e del peccatore
quante inutili parole d'amore
quante inutili parole
quante inutili parole d'amore
quante inutili parole.

E l'amore con l'amore si paga
e l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore si paga
l'amore con l'amore.

Ho lacrime da donna
cosmetiche e severe
e lacrime da uomo
d'amore, direi.

Io continuo a bussare alla porta di Dio
e continuo a bussare alla porta di Dio.
(Ivano Fossati - versione cantata da Fiorella Mannoia)

La parola del giorno

Ieri ho imparato una parola che non conoscevo.

Camauro: dal b.lat. CAMELAUCUM, nome che Anastasio dà al berretto del papa e che trae dal gr. KAMELAUCHION propr. Berretto di pelo di cammello – Berretto che copre gli orecchi, proprio del sommo pontefice. (www.etimo.it)

Non essendo vaticanista, né avendo intenzione di diventarlo prossimamente, credo non la userò mai.
Ma tanto per essere preparata.  

Anche io (brevi note su un anno non ancora concluso)

Una manciata di giorni da sgranare tra le dita, prima della fine dell'anno.
In genere evito i bilanci, mi sembra sempre di dover ponderare ciò che ponderabile non è: la vita.
Mi piace però ripensare ai momenti belli o importanti, fosse solo per riassaporarli un po'.

Ne scelgo dodici, uno per ogni mese, anche se poi l'ordine è più casuale che rigoroso.
Ma va bene così.

*Il terzo episodio de Il Signore degli Anelli (tutti insieme, grandi e bambini. L'entusiasmo dei maschietti per Legolas e la sua perizia, Silvia illanguidita su Orlando Bloom, le mamme a sospirare per il ramingo)

* I nostri cineforum della domenica sera. Latte e biscotti, tutti sul divano, un film "da grandi".

* Parigi, Place des Vosges. Il sole che spacca di colpo un cielo gonfio di pioggia. E noi lì, persi tra portici e giardini.

* La raccolta delle ciliege. L'albero stracarico. Ciotole e ciotole di frutti rossi. I bambini arrampicati sulla pianta. La marmellata che bolle in cucina.

* Le pagelle delle bimbe. E un pacchettino sul piatto la sera. "Sei stata promossa anche tu, per essere stata con loro sempre".

* Lo spettacolo di danza al Nazionale. Elena dolcissima con suo chignon e il volto serio nella concentrazione. Giulia e la sua danza acrobatica, sorridente nonostante lo sforzo. Silvia e il suo flamenco da sola, sul palco, con Monica.

* I Momix a La Spezia. Entusiasmo, fascino, allegria, stupore. E la musica dei Talking Heads a chiudere lo spettacolo.

* Normandia. Il cimitero dei soldati tedeschi a La Cambe. Croci nere in ricordo di vite comunque spezzate.

* Le incursioni alla Feltrinelli. Acquisto libero e carta di credito stremata.

* Il primo giorno di Silvia alle scuole superiori. La sua emozione e la nostra.

* La gita di San Martino. Tutti insieme, con gli amici di sempre. Tra vino, formaggi e la fuga a Ravenna.



Il dodicesimo non c'è ancora.
Saranno questi giorni, finalmente tutti insieme.

Quasi quasi...

Da un paio di settimane sto leggendo questo "Sotto la pelle" di Michel Faber.
E ancora sto cercando un motivo per andare avanti.
Una fatica improba e non riesco a capire se sono troppo stanca io o davvero il libro è così distante da me.

Mi concedo tempo fino a Natale.

Poi ho già pronto un altro libro.

Mani

Silvia ha mani grandi, dita lunghe.
Il primo velo di smalto trasparente e le pellicine mordicchiate con l'incuranza nervosa dell'adolescenza.

Giulia ha mani gelate.
Torna allegra da scuola, il musino gelido nonostante la sciarpa, le mani due pezzi di ghiaccio.
Ride, me le infila nel collo, giusto per il gusto di farmi strillare.

Elena ha mani piccole. Mani bambine, che ancora cercano le mie.

G. ha mani ruvide. Torna a casa la sera, una carezza sul viso, col dorso della mano, la pelle screpolata. Mi ci strofino, lentamente.

Guardo le mie mani. I segni del tempo. La pelle, i piccoli segni, quasi invisibili.
E la forza, la dolcezza, la tenerezza, la rabbia, l'amore e il dolore.
Tutto nelle mani.
Le mie.

Peccato di gola

Questa sì che è una pausa post-riunione di programmazione

Christmas Soundtrack

Alla fine l'abbiamo decisa.
Dopo lunghe discussioni e un numero imprecisato di caffè, ecco la colonna sonora per le prossime feste, in "accordo", per così dire, con mio fratello.
Il difficile sarà stabilire l'ordine, ma io opto sempre per il random.
Lui vuole un'altra sorella.
Ma questa è un'altra storia.

Yellow Moon – Neville Brothers
Calling You – Holly Cole
Moments in Love – Art of Noise
Ain’t no Sunshine When She’s gone – Bill Whiters
Cantaloop – Us3
Ausencia – Cesaria Evora
Carizzi d’Ammuri – Agricantus
Brown Eyed Girl – Van Morrison
Chanson egocentrique – Franco Battiato + Alice
Swedish Reggae – Piirpauke
Close to me – The Cure
Coming Back to me – Jefferson Airplane
Daydream – The Lovin’ Spoonful
Demasiado Corazon – Willy Deville
Dirty Old Town – The Pogues
Dream a Little Dream of me – Laura Fygi
Fairy Tale of New York – The Pogues
Perfect Day – Lou Reed
Happy Feet – Paolo Conte
I Can’t Stand It – Eric Clapton
I love Paris – Les Negresses Vertes
I will survive – Cake
Inner City Blues – Joe Cocker
It’s a Wonderful Life – Black
Jamaica Farewell – Harry Belafonte
Jammu Africa – Ismail Lo
Karma Police – Radiohead
Loco de Amor – David Byrne
Mama Don’t – JJK
Moon Dance – Van Morrison
On Broadway – George Benson
Our Spanish Love Song – Charlie Haden Quartet
Out of time man – Mano Negra
Premonition – John Fogerty
Redemption Song – Joe Strummer

n.b c'è solo una canzone natalizia :)

Frivole idiosincrasie natalizie

Quest'anno va di moda il Babbo Natale.
Niente a che vedere con l'omone paffuto e rubizzo che dalla Coca Cola in poi ha popolato i nostri sogni bambini.
Il Babbo Natale che va di moda quest'anno è piccolo, dimagrito, senza pancia e sederone.
E si arrampica.
Sui balconi, sulle finestre, sui tetti, sui cancelli, persino sui lampioni.
E' un Babbo Natale con una infinità di replicanti.
Tutti smagriti e informi.
Tristi sacchetti di poliestere, a mala pena riempiti per dar vaga sostanza.

Ogni volta che ne vedo uno, la mano corre all'accendino, per il familiare clack clack.
Chi sa che bella fiammata.

Ricordo ancora...