Sconfinando

A volte basta poco

Parlarne, di certo.
E poi esci, ti stanchi un po'. Un amico che passa a sorpresa da casa. Un giro in bici. Una canzone che volevi sentire da un po'.
E ti accorgi che torni serena.
Malgrè tout.

[la foto è "rubata" al blog lampi nel buio su splinder]

Lettera aperta, prima che venga chiusa.

Care Maestre,

a qualche mese di distanza dai primi colloqui, ci troviamo purtroppo a constatare che gli episodi di bullismo e violenza nella nostra classe non sono diminuiti. Continuano, anzi, coinvolgendo ora anche la sfera sessuale.

Sono episodi di cui siete perfettamente a conoscenza, ma contro i quali non siete finora in alcun modo intervenute, se non con generici rimproveri.
Eppure, non capiamo come possa sfuggirvi la gravità dei gesti e l’impatto che possono avere sulla serenità di chi dovrebbe frequentare la scuola senza timori o vergogne.
Siamo perfettamente consapevoli che siamo parlando di situazioni di grave disagio.
Ma il disagio non si risolve semplicemente ignorandolo.
Il chiedere colloqui con i genitori, quando tutti gli inviti sono disattesi, è inutile.
Sono situazioni nelle quali è evidente la necessità dell’intervento di un esperto. Di una persona competente in grado di affrontare insieme a voi i temi del disagio con i bambini e, anche, con le loro “vittime”.
Questo intervento noi chiediamo oggi.
Lo chiediamo formalmente, inviando questa lettera, in copia conoscenza, anche al dirigente scolastico.
Qualora non dovessimo riscontrare risposte da parte vostra, ci riserviamo di ricorrere direttamente ai servizi sociali, denunciando tutti gli episodi avvenuti, così come già a voi comunicati.
Le mamme di B, E, G, M, V.

Posteggiando perplessa

Perplessa osservo la cassetta della posta straripante.
Delle due l'una. O il postino ha deciso di passare da queste parti un giorno ogni tre, oppure tutti hanno pensato di scriverci nello stesso momento.
Chissà come mai propenderei per la prima.
Nel mucchio, una lettera di una persona che abita in questa stessa strada.
Chiede appoggio per fare pressione con il Comune perchè sia ripristinato il servizio di lavaggio della strada, a suo avviso troppo saltuario.
I fiori di robinia, a suo dire, sporcano la via e i passi carrai.
Conclude chiedendo gentilmente che "per questo periodo di disturbo della natura" gli operatori ecologici passino con maggiore frequenza.
E mette le mani avanti, pensando, ahilui, al "periodo autunnale dove ci sarà la caduta delle foglie".

Credo che qui ci sia solo una natura disturbata e disturbante.
E le robinie non ne fanno parte.

Cose da donne

Ieri con mia madre a snocciolar ciliege per il clafoutis. Si chiacchiera a ruota libera e vien fuori questa storia che in Francia lo fanno senza togliere i nocciolini, che danno un sapore particolare al dolce. E lei mi racconta che quando era sfollata, in tempo di guerra, facevano questo dolce con le pesche, semplicemente messe in padella con un poco di burro e zucchero, sulle quali venivano versate le uova sbattute con un po' di latte. Una volta rappreso, il tortino veniva capovolto su un piatto e mangiato tiepido.
Il principio è lo stesso no?
Già. E come si chiamava questo dolce?
Frittata dolce.
Certo che Clafoutis suona tutta un'altra cosa.

In realtà...

Oggi che mi sto dedicando a un lavoro disperatamente routinario,
mi diverto anche.
Mi dà un senso di enorme soddisfazione l'avere come unica preoccupazione veder salire una colonna (quella dei processed) mentre l'altra scende (wip).
E poi lo sto facendo da casa, con la musica, a piedi nudi, il mio tè qui di fianco.
Dunque aggiungo delle variabili alla routine che così tanto routine non è più.

Naturalmente, è cosa buona e giusta non farlo sapere al G.C.
A lui ho detto che la cottimista non è nelle mie corde.
Ma credo lo sappia che stavo facendo un po' di teatro.
Non sono queste le cose sulle quali mi impunto.

Senza parole

Di pizzi e falpalà

Magari il contrappasso sarà vedermele comparire, un giorno, con gonne e camicette tutte ruches e jabot e le balze per sopramercato.
Finora sono riuscita a tenerle lontane da colletti inamidati, polsini vezzosi, fiocchi e brillantini.
Spero abbiano capito.
Ridondanza contro essenza.
E non sto parlando solo di vestiti.

Degli strani percorsi (mentali)

Da bambina, in quanto Femmina, mi erano stati regalati i libri di Astrid Lindgren.
Le vacanze all'Isola dei Gabbiani e Pippi Calzelunghe, naturalmente.
A mio fratello toccavano invece Sandokan e i libri di Salgari e Verne.

Mi ricordo che litigammo per l'Isola del Tesoro.
Se Pippi Calzelunghe cantava "Quindici uomini quindici uomini sulla cassa del morto" era chiaro che era un libro anche da Femmine.
Se pure un po' speciali come Pippi, e come in fondo sognavo di diventare io.


[Il fatto che io mi senta Jack Sparrow e che sia arrivata a Stevenson e da lì a Pippi Calzelunghe fa parte di uno strano percorso associativo, dal quale mi dissocio.]

Retrospettiva

Che il voltarsi indietro non significa per forza non guardare avanti.
Le operazioni nostalgia, lo sai bene, non son mai destinate a grandi successi.
Ma ti volti lo stesso.
A volte per salutare qualcosa di te.

E il fermarsi non significa per forza non ripartire.
A volte, hai solo una scarpa slacciata.

[l'immagine è di fotosensibile.isiline.it]

Mormorando (atti privati in questioni storiche)

E io lo so che il 24 maggio andrebbe ricordato
per l’inizio della guerra,
quella del quindicidiciotto.
Ma a me questa data ricorda la nonna.
Perché lei, il 24 maggio,
finiva sempre per cantare la canzone del Piave.
Lei, che era una ragazza del novantanove e lo ripeteva sempre con orgoglio.