Sconfinando

F.utilità calcio[file]

Malgrè tout
A me vien da ridere 
quando
Pepe passa a Carvalho.

Delle inguardabili prospettive

E' che davvero sembra di aver portato indietro l'orologio di qualche anno. Di colpo. Giù la maschera, per chi si fosse illuso che questa volta Mr. B. avrebbe per lo meno tentato di interpretare un po' più a lungo il ruolo dell'uomo di Stato. Ma no. Alla fine si è sempre allo stesso punto. E la cosa più grave è il credito che ancora gli vien dato. Perchè davvero non riesco a capire chi ancora si beve la panzana del giudice-che-si-sveglia-al-mattino-col-sacro-furore-persecutorio e pur di metterlo nei guai è disposto a bloccare le attività istituzionali. Cosa che non accade in nessun'altra democrazia occidentale!, tuonano i megafoni di corte. Già. Peccato che in nessun'altra democrazia occidentale i capi del governo abbiano tali e tanti capi d'imputazione pendenti. Nè la signora Merkel, nè Gordon Brown, nè Zapatero. Credo neppure Sarcozy, per quanto poco mi possa piacere l'uomo. Ma tant'è. Questo lato della medaglia è quello che va tenuto nascosto. Perchè non fa comodo a nessuno.
E poi suvvia, vi sono ben altre questioni no? Il decreto sicurezza, i soldati nelle città, un ticket di qui, un'ipotesi di sito per una centrale di là, e non sia mai che Robin Hood ci trovi impreparati. Comunque lui (quell'altro) a decidere ci ha messo solo nove minuti e mezzo. Vediamo se Brunetta ha qualcosa da ridire.

Farewell, sergente

Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato.
Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli starnuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don.

Festina lente

La mia domenica imbozzolata - Firmino a parte, o forse grazie a Firmino - è un regalo che mi sono fatta. Così come sono regalo tutti quegli istanti che strappo all'affrettarsi quotidiano per dedicarmi a qualcosa di diverso. Di estraneo al mondo. Per questo trovo davvero interessante questa discussione che si è aperta negli Stati Uniti sulla perdita dell'abitudine di concentrarsi su testi lunghi, come se la nostra conoscenza si costruisse su un insieme [nemmeno troppo organico] di particelle. Parcellizzazione della conoscenza, già.
[...]what the Net seems to be doing is chipping away my capacity for concentration and contemplation [...] scrive Nicholas Carr, già direttore della Harvard Business Review (La rete si sta portando via la mia capacità di concentrazione e contemplazione).
Lungi dal volerne fare un atto di accusa, prendo lo spunto per una riflessione, che rivolgo in primo luogo a me stessa. Perchè il rischio dietro l'angolo è il mordi e fuggi. Il fast food culturale e formativo, nel quale basta il riassunto, il concentrato della free press, la scorciatoia del feed Rss o della lista dei Preferiti che facilita, velocizza, organizza, ma banalizza tremendamente il piacere della scoperta. Dove la battuta salace e il titolo a effetto soppiantano il gusto dell'immersione.
Come se, in fondo, fosse solo surfing.
E proprio perchè non solo surfing vorrei, i link, come al solitro, li metto tutti:
all'articolo del Corriere, a quello di Carr su The Atlantic, alla riflessione presentata da Cnet (con un delizioso invito alla lettura prima di dormire), e a quella di Leonard Pitts.
Mi perdonino i non anglofili: credo che la sintesi del Corriere sia piuttosto buona, però.

Domenicali piacevolezze

No, non è Ratatuille. E per fortuna, qualcuno dice. Ieri, complice la pioggia, l'umido e una cosmica stanchezza, mi sono imbozzolata con Firmino, di Sam Savage. Che se lo si sfronda dall'aura di caso letterario dell'anno, con tanto di nemmeno troppo velate accuse di plagio, alla fine resta quello che è: una piacevole lettura domenicale. Una favola per adulti, a cavallo tra Faulkner, Fred Astaire e Ginger Rogers.

"Le vite, nelle storie, hanno sempre un significato e un fine. Persino le esistenze più balorde e senza scopo, come quella di Lenny in Uomini e topi, acquistano, per il fatto stesso di trovar posto in una storia, perlomeno il senso e la dignità di rappresentare Esistenze Balorde e Senza Scopo, un'esemplarità consolante, insomma. Nella vita reale non ti è concesso nemmeno questo".

E poi, io non l'avevo mai pensato che Jane Eyre sapesse di lattuga. O viceversa.

16 giugno 1988 - Apaz

Se ne parla qui
e qui
e qui
e qui
e qui

Non capisco [e non mi adeguo]

Faccio davvero fatica a capire quale sia la logica che porta il nostro governo a voler schierare pattuglie di militari a salvaguardia della nostra sicurezza. Una sicurezza così generica che si identifica con l'indefinito. Chi è il nemico? Chi sono le persone, i soggetti, le entità dai quali l'esercito saprebbe e potrebbe proteggerci meglio di quanto già non dovrebbero fare le forze di polizia? E perchè io dovrei sentirmi più rassicurata dalla presenza per le strade di militari reduci dalle missioni di pace? Che faranno? Regaleranno quaderni ai bambini con le mitragliette ben fissate sulla spalla?

Ricorda D'Avanzo su Repubblica: [...]Non è mai avvenuto in Italia che i soldati fossero chiamati a far fronte all'ordine pubblico o al controllo delle città. Nemmeno nei terribili mesi che seguirono alla morte di Falcone e Borsellino, all'aperta sfida lanciata contro lo Stato dalla Cosa Nostra di Totò Riina. In quell'occasione, l'Esercito si limitò a proteggere, con "posti fissi", gli edifici pubblici e i luoghi "sensibili" liberando dall'impegno non investigativo le forze di polizia. La decisione del governo di "parificare" 2.500 soldati "agli agenti di pubblica sicurezza" con "compiti di pattugliamento e perlustrazione" delle città inaugura una nuova, inedita stagione. Evocando ragioni (necessità) di "ordine pubblico" e "sicurezza" avvicina, sovrappone il diritto alla violenza. [...]

Personalmente non vedo nulla di rassicurante nell'immagine di pattuglie armate a presidio di una passeggiata in centro o al parco. Un inutile sopruso. Un atto di forza che poco ha a che fare con l'idea di uno stato democratico nel quale ancora mi illudevo di vivere.

Delle lettere e di chi dovrebbe leggerle

In questi giorni un po' frenetici, avevo tenuto da parte la lettera aperta di Giorgio Bezzecchi, vice presidente nazionale dell'Opera Nomadi. Credo sia da leggere, non solo per chi vive a Milano.
[p.s. della lettera di Bezzecchi si parla qui, qui e qui]

Oggetto: Prossimo intervento differenziale per cittadini Italiani (censimento fotografico e schedatura-Polizia), domani mattina, presso il campo comunale di via Impastato a Milano (famiglie Bezzechi).
Sono passati sessant'anni dalla promulgazione delle leggi razziali e dalla pubblicazione della rivista "La difesa della razza"di Guido Landra e dei primi rastrellamenti che sfociarono dopo un breve periodo di tempo in un ordine esplicito di "internamento degli zingari italiani" in campi di concentramento (Circ.Bocchini 27/04/41), quei "campi del Duce" di cui in Italia si è preferito perdere la memoria. "RICORDARE PER NON DIMENTICARE".
Sono passati sessant'anni, ma le preoccupazioni, la percezione del pericolo, I PROVVEDIMENTI PUBBLICI SONO GLI STESSI DI OGGI.
E' agghiacciante quello che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, a Milano. Rimanere in SILENZIO oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani. NESSUNA collaborazione di Enti o Associazioni è giustificata
(VERGOGNA!)........
Mi appello alla società civile, chiedo un sostegno per le comunità di rom e sinti Milanesi.............voci dal silenzio........ Ricordo che domani sarà schedato anche mio padre, CITTADINO ITALIANO, che ha patito la persecuzione nazi-fascista con l'internamento in campo concentrazionale italiano (Tossicia).................mio nonno deportato a Birkenau e uscito dal camino................VERGOGNA!
MI VERGOGNO, IN QUESTO MOMENTO, DI ESSRE CITTADINO ITALIANO E CRISTIANO.................
Chiedo in questo momento tragico per la democrazia e la cultura a Milano ed in Italia, di URLARE il proprio dissenso per questa politica razzista, incivile e becera. RICORDO E NON DIMENTICO che oggi siamo noi e domani..............................
Milano,05/06/2008
Rag. Giorgio Bezzecchi (Rom-medaglia d'oro al valor civico)

p.s.2 chi volesse, può scrivere qui:
segreteria@operanomadimilano.org
ROMANDROM@libero.it

Io ci ho provato

E sono tentata di arrendermi.
Quando si dice parlare con chiarezza.

Riporto solo un passaggio dell'ineffabile prosa bertinottiana.
Insomma, quanto a distanza dalla famosa base possiamo pure parlare di anni luce.

[...]Così la a privativa arriva direttamente al cuore della democrazia, al conflitto. Se negarlo è impossibile, quel che invece è possibile è sospingerlo in una dimensione patologica perché priva della legittimazione sociale e politica garantita solo dal riconoscimento del suo carattere progressivo e di attore della giustizia sociale. Relazioni sindacali e sociali a-conflittuali guidate da parametri esterni alla condizione di lavoro ne costituiscono il suggello.[...]

p.s. Lui, l'articolo, l'ha passato a Babelfish:
credo che sia la sintesi migliore che se ne potesse ricavare.

Prioritarie Questioni

Da quando si è insediata, l'amministrazione comunale di questa città si è fatta punto d'onore di rispettare ciò che i cittadini che la hanno eletta evidentemente considerano prioritario. Affondando a piene mani in quel guazzabuglio che viene banalmente riassunto in ordine, sicurezza, decoro e pulizia e che finisce per tradursi in tagli ai sussidi al campo nomadi, riduzione degli ausili ai bambini stranieri, cancellazione dei patrocini a manifestazioni come la marcia per la pace, chiusura dell'ufficio pace, sfratto ai centri sociali, ronde serali antiprostitute e diurne antizingarialmercato. In compenso, da qualche mese abbiamo un entusiasmante calendario di eventi gratuiti per tutta la cittadinanza: mezzora di Harlem Globetrotters in piazza per la festa del Santo Patrono, un mistico concerto di Fabri Fibra ieri sera, prossime esibizioni di Gemelli Diversi, L'Aura e tali Sonhora. Della serie mai più senza.
Di certo un quadro preciso delle priorità degli amministratori. Applausi per Fibra Fibra.